“I teologi “altruisti” si accorsero che nella Cristianità (la società basata sul cristianesimo) vivevano delle persone che facevano degli indegni guadagni sfruttando il cristianesimo. Allora fecero in modo da distruggere la Cristianità ottenendo che altre persone (o forse le stesse) facessero guadagni ancora più ingenti sfruttando l’anticristianesimo”.
Questa lunga citazione dell’amico chestertoniano Prof. Roberto Prisco ci introduce argutamente e realisticamente nella comprensione del capitalismo, di origine protestante, il cui emblema è espresso pienamente, a mio modo di vedere, dal bilionario Elon Musk. Approfittando del regime di quarantena dovuto al Covid, ho avuto modo di approfondire la figura di questo personaggio di origine sudafricana, formatosi in Canada, che è divenuto uno degli uomini più ricchi del mondo negli Stati Uniti. Ne ho parlato con amici, affrontando il concetto di “limite”, doveroso nella cultura e tradizione cattolica e antitetico al concetto di “illimitato” o “sconfinato”, di matrice protestante. Gilbert Keith Chesterton esprimeva così, nel suo modo paradossale, il concetto di “limite”: “L’essenza del quadro sta nella sua cornice”. John Ronald Reuel Tolkien individuava nel concetto di “sub-creazione” l’analogia con la Creazione.
Al contrario, l’assenza di limiti, che va dal latifondismo all’imperialismo sino alla concezione individualistica del liberalismo poggia su una concezione teologica eretica rispetto al dogma e alla dottrina sociale della Chiesa cattolica. Partendo dal dogma del peccato originale sino al principio del bene comune e della destinazione universale dei beni, la dottrina cattolica ha sempre arginato l’arbitrio dell’uomo entro il confine equilibrato della sana fede e della retta ragione, derivandone un’antropologia caratteristica e, per molti versi, contrapposta al protestantesimo. L’anima cattolica, unita sostanzialmente al corpo, ha percepito la vita umana in rapporto analogico con Dio: creatura-Creatore, intelligenza-Logos, corpo sociale-Corpo Mistico, ecc.
Tutto ciò che è nell’ordine creaturale ha dei limiti (legati al corpo e alle facoltà dell’anima razionale), i quali hanno a che fare indissolubilmente con il Solo, l’Unico illimitato, cioè Dio Creatore. Il fine (telos) di ogni creatura non è l’accumulo infinito di beni materiali, magari visto come sigillo del benvolere divino, ma la salvezza dell’anima attraverso un uso equilibrato e moderato dei beni. Iddio ha predisposto che i beni non fossero preda di singole volontà accaparratrici in concorrenza tra loro, ma che questi beni fossero a servizio del bene comune, ossia del bene di tutte le persone nell’unità anima/corpo. Nella visione cattolica inoltre predomina la gerarchia nell’ordine, dal punto di vista non solo sociale ma anche ad esempio nell’unità delle virtù dal punto di vista etico; entro questa concezione si rispecchia il cosmo voluto e pensato da Dio,d ove le legittime disuguaglianze sono assunte e accolte. Tutto è misurato, ordinato, composto con saggezza e sapienza. Quando ascolto i proclami visionari di Elon Musk, dai progetti sulla vita su Marte ai tunnel sotterranei per contrastare il traffico delle grandi città, ho sempre l’impressione della pericolosa anarchia che connota il capitalismo.
Le visioni di Musk non hanno le caratteristiche, ad esempio, dell’audacia dei pinnacoli e delle guglie delle cattedrali medievali, della divina poesia di Dante o dell’impianto teologico-filosofico della Summa Teologica di san Tommaso d’Aquino, laddove la ricerca di un equilibrio tra fede e ragione permetteva la realizzazione di grandi opere, a servizio di Dio. In Elon Musk tutto è a servizio del Sé stesso, della propria onnipotenza, senza misura, senza limiti. Il nome dato all’ultimo suo figlio è rappresentativo di questa follia senza regole: “X AE A-12”, in cui la variabile matematica “X” è collegata alla “AE” elficache allude all’intelligenza artificiale e alla tecnologia legata all’aeronautica, con il modello “A-12”. Un nome, che non è un nome, ma una formula, data perlopiù a un figlio. Nelle considerazioni balzane di Elon Musk, che ho avuto modo di ascoltare davanti a platee come quella degli sceicchi di Dubai o intervistato da numerose emittenti statunitensi, si può comprendere il significato proprio dell’”eccentricità”, ossia la perdita di un centro, di un uso moderato dell’immaginazione.
Non ci sono più confini né limiti nella visionarietà di questo giovane bilionario (Elon Musk è nato nel 1971): egli è icona del capitalismo, dalla produzione delle auto elettriche Tesla ai programmi di intelligenza artificiale con Neuralink e così per tutte le sue opere e fantasie. L’assenza di un rapporto armonico e proporzionale con il Creatore fa di lui (e del capitalismo) un oppositore al senso cattolico della storia e delle vicende umane: senza più misura né moderazione vengono meno i presupposti di quella libertà tanto sbandierata ma praticamente volatilizzata nelle fantasie finanziarie, nelle avventure industriali, nelle chimere dei viaggi interspaziali e nelle lusinghe disumanizzanti dell’intelligenza artificiale.