… Guareschi scrisse l’elogio del correttore di bozze, personaggio appartato, nato praticamente con l’invenzione della stampa, quando (annota lo scrittore) Gutenberg, tirata una bozza della sua prima composizione tipografica, si accorse che alla seconda riga una signora elefante aveva sostituito una signora elegante.
di Giovanni Lugaresi
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C’è uno scritto (malnoto) di Giovanni Papini che è una dichiarazione d’amore al tipografo. Soltanto chi ha l’età, e presenza nel mondo di questo artigiano, come il giornalista, o lo scrittore, può apprezzare quello scritto in cui la figura del tipografo, appunto, viene nobilitata.
Speculare a quella del tipografo è la figura del correttore di bozze, oggi quasi del tutto scomparsa, almeno nel mondo giornalistico, perché con le tecnologie sempre più sofisticate, chi fa questa professione è ad un tempo autore dell’articolo, correttore del medesimo e (spesso) impaginatore. Con il risultato che gli errori di stampa, i refusi, ci sono ancora, anzi, forse sono aumentati rispetto al passato, quando, appunto, c’erano i correttori di bozze.
Per cui una “donna elegante” può diventare (nientemeno!) una “donna elefante”!!! Ed è “La donna elefante”, sottotitolo, “Elogio del correttore di bozze” lo scritto di Giovannino Guareschi pubblicato dalle Edizioni Henry Beyle (Milano), le quali hanno appositamente sostituito la i di Beyle con la y, proprio a dare immagine “concreta” del refuso (voluto), marchio della ditta. Si tratta di 375 copie numerate: carta, formato, caratteri tipografici che per eleganza nulla hanno da invidiare al mitico Vanni Scheiwiller, o ai raffinati Libretti di Mal’Aria di Arrigo Bugiani.
Lo scritto di Guareschi rientra nei Piccoli Quaderni di prosa e di invenzione, collana che annovera fra gli autori Apollinaire e Proust, Gatto e Caproni, Saba e Arpino, Musil e Swift, Buzzati e Magris.
La prosa risale al 1968, anno di morte di Giovannino, ma non ha certamente perso nulla della freschezza, dell’inventiva, della originalità che sono tratti della pagina guareschiana. Non va dimenticato infatti che all’insegna dell’Obbedienza pronta, cieca, assoluta, lo scrittore della Bassa aveva inventato la figura del “trinariciuto”, il quale aveva bisogno di un “contrordine, compagni” per rendersi conto che l’ordine ricevuto era sbagliato… per un semplice errore, cioè la sostituzione di una lettera. Esempio: una vignetta mostra un gruppo di attivisti del Fronte Popolare (elezioni politiche del 1948) legati e trascinati da un gatto. Accorre trafelato un compagno che avverte: “Contrordine, frontagni! La frase pubblicata dall’Unità: ‘Tutti i lavoratori devono essere legati a un unico gatto’ contiene un errore di stampa, e pertanto va letta: ‘Tutti i lavoratori devono essere legati a un unico patto’”…
Sulla scorta di questi “precedenti”, per così dire, Guareschi scrisse l’elogio del correttore di bozze, personaggio appartato, nato praticamente con l’invenzione della stampa, quando (annota lo scrittore) Gutenberg, tirata una bozza della sua prima composizione tipografica, si accorse che alla seconda riga una signora elefante aveva sostituito una signora elegante.
Ma il correttore di bozze non si limita (limitava) a correggere i refusi, metteva del suo, perché, come avverte Guareschi, cambiava parole che non gli sembravano appropriate, o addirittura una frase che non gli sembrava abbastanza efficace. Naturalmente, lo scrittore esagera, ma non si è lontani dal vero, in certi casi, a credere ad operazioni del genere…
Ma gli autori, massime quelli importanti, affermati, nemmeno per sogno, sono grati al correttore di bozze, anzi. Ci fermiamo qui, con le osservazioni guareschiane, per dire piuttosto: il che è bello e istruttivo. E sempre nell’attesa che esca una ristampa della famosa “Favola di Natale”, scritta giusto settant’anni fa in un lager nazista, dove Giovannino era finito per una scelta di coscienza: un libro toccante, coinvolgente, testimonianza di fede, di libertà interiore, di sconfinata umanità, percorso da un soffio costante di poesia.
1 commento su “Elogio del correttore di bozze – di Giovanni Lugaresi”
Fin da bambina sono una “maniaca” della lettura e quindi della lingua italiana (anche se
sicuramente faccio errori), e anch’io faccio un caldo elogio al “correttore di bozze”.
Inorridivo quando cominciai a vedere errori di scrittura nei libri, ma ora ormai, bisogna
farci l’abitudine.
Forse, è più esatto scrivere: “Inorridii quando cominciai a ….” ???
Ma l’orrore continuò…!!!!!