Dopo l’eterologa, qualche riflessione sulla fecondazione artificiale omologa – di Carla D’Agostino Ungaretti

di Carla D’Agostino Ungaretti

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zzfvtIn passato ho avuto occasione di condurre qualche riflessione sul perché la fecondazione artificiale eterologa mi sembri una vera mostruosità del nostro tempo, anche dopo che essa ha ricevuto la benedizione laica da parte della Magistratura italiana e di recente, indirettamente, anche dal Tribunale dei Minorenni di Roma, che ha consentito a una signora omosessuale di adottare la figlia biologica della sua partner concepita appunto con quel metodo.

In questi ultimi tempi l’attenzione dei mass-media si è focalizzata soprattutto sulla procreazione eterologa, forse perché la scoperta di questa modalità alternativa  di procreazione – che io preferirei chiamare modalità mostruosa di procreazione (a rischio di offendere le orecchie di tante anime belle, anche cattoliche) e che solo pochi decenni fa sarebbe stato giudicata fantascientifica – è stata la più incredibile e stupefacente trovata dello sviluppo  tecnologico in atto nel mondo riguardante da  vicino la vita umana, i nostri figli e il futuro delle nostre famiglie. Ma l’entusiasmo suscitato dalle sentenze che ho appena citato – e che ha travolto Regioni, Comuni e centri di assistenza alle coppie sterili – ha fatto passare in secondo piano la procreazione omologa che invece era già stata metabolizzata dal pubblico, anche cattolico, come espediente naturale e accettabile da praticare senz’altro, tanto è vero che essa viene regolarmente suggerita quando il figlio tarda ad arrivare.  Ma le cose non sono così semplici, né moralmente, né dal punto di vista strettamente pratico e stavolta vorrei un po’ riflettere (da cattolica “bambina”) su quest’altro tipo di modalità alternativa di procreazione anche per smorzare un po’ gli entusiasmi di tante giovani coppie che rimandano sine die la formazione di una famiglia e convincerle a non perdere tempo prezioso, invece di confidare tanto nel futuro aiuto della scienza

Per dirla in parole povere, la fecondazione assistita omologa può essere intrauterina o extrauterina. Nel primo caso lo spermatozoo del marito prelevato col metodo che tutti conosciamo – che di regola è condannato dalla Chiesa ma, nel caso specifico, può essere ritenuto lecito – viene inserito, al momento opportuno, nell’utero della moglie dove, incontrando l’ovulo, dà origine (quasi sempre) al concepimento. Nel secondo caso, invece (detto FIVET) entrambi i gameti (ovulo e spermatozoo) vengono estratti dai corpi della coppia ed inseriti nella provetta dove, incontrandosi,  daranno origine a svariati embrioni il cui numero non è dato sapere in anticipo.

Nel primo caso (fecondazione omologa intrauterina) questa tecnica  può essere definita come un aiuto medico al rapporto coniugale, nel caso in cui l’atto personale della coppia non sia riuscito ad arrivare a compimento a causa di una qualche forma patologica. Il mezzo tecnico non sostituisce il rapporto coniugale, ma rappresenta una facilitazione e un aiuto affinché esso raggiunga il suo obiettivo naturale e cioè il concepimento..

Nel secondo caso invece (fecondazione omologa extrauterina), il concepimento avviene al di fuori del corpo dei coniugi e il suo successo dipende dalla perizia e dalla competenza di terze persone, medici e biologi, al cui potere sono affidate la vita e l’identità dei molti embrioni che vengono “prodotti”, orribile espressione tecnica che fa capire come il nuovo essere umano cui è stata data la vita sia equiparato a un qualunque prodotto artigianale o industriale. Inoltre, come non tutti i prodotti artigianali o industriali possono riuscire perfetti, perché possono sempre verificarsi degli errori di fabbricazione, così la FIVET nelle circostanze in cui essa è abitualmente praticata, è sempre causa di un’elevatissima abortività embrionale, vale a dire della morte di molti di quegli esseri umani che sono stati concepiti nella provetta.

Quindi, la fecondazione assistita intrauterina è moralmente lecita, mentre quella extracorporea o extrauterina è totalmente da respingere. Nella prima, l’intervento dei medici serve a rendere più facile il processo naturale, così come l’assunzione di aspirina, in caso di influenza, serve a controllare la febbre aiutando e accelerando la guarigione del malato. Nella seconda, l’intervento dei tecnici si sostituisce completamente al rapporto coniugale creando una volontaria dissociazione tra i due significati del rapporto stesso: quello unitivo e quello procreativo, che invece formano un’unità inscindibile. Inoltre è causa della morte di molti embrioni, evento condannabile moralmente al pari dell’aborto del feto concepito naturalmente.

Ma anche nel caso in cui si riuscisse ad evitare la morte degli embrioni umani così generati, ovviamente non tutti potranno essere inseriti nell’utero della donna, come dovrebbe avvenire in teoria, per le difficoltà pratiche e perché non tutte le coppie desiderose di figli accetterebbero di generare contemporaneamente otto o dieci gemelli. Ecco, quindi, gli enormi problemi sia morali che pratici che derivano  dalla FIVET.

Se l’intenzione che muove i coniugi a usare questa tecnica procreativa è di per sé buona – perché il desiderio di diventare genitori è il più umano e naturale per l’uomo e la donna che uniscono le loro vite – non altrettanto può dirsi per il metodo scelto. La procreazione è un atto personale della coppia che dà vita a un altro essere umano; essa coinvolge la responsabilità dei coniugi, il significato più profondo dell’amore coniugale, la dignità e il destino del nascituro. Come ha scritto il Card. Sgreccia, “la procreazione è atto diretto e personale del Creatore che crea e infonde l’anima spirituale, in virtù della quale la nuova persona viene elevata, per il Mistero dell’Incarnazione, a far parte del Corpo Mistico di Cristo”[1] . Quindi, secondo l’ottica cristiana, ripetutamente ribadita da vari Pontefici, da Pio XII a S. Giovanni Paolo II, i coniugi aperti alla procreazione  si rendono collaboratori del Padre Creatore.

E’ facile capire a questo punto perché la morale cattolica respinga la FIVET: l’intervento del medico non serve a favorire la legge di natura, voluta da Dio, curando l’infertilità provocata da qualche impedimento, ma solo ad aggirare l’ostacolo senza curarne le cause che ancora permangono una volta concluso il suo intervento. Senza contare poi che, sempre nell’ottica cattolica, l’infertilità in questione può essere parte del progetto di Dio per di quei coniugi che, pertanto, verrebbe aggirato con l’aiuto della tecnologia procurando anche la morte o  l’ “inutilizzazione” (mi si perdoni questa brutta espressione) dei tanti embrioni prodotti di cui il “mondo” non sa che cosa farsene. Congelarli, come un qualunque prodotto alimentare da consumare in futuro, in attesa che qualche coppia voglia farseli trapiantare, trasformando così la FIVET in una fecondazione eterologa? E se, nel frattempo i “freezers” si guastano provocando la morte  di quegli esseri umani conservati, come è già accaduto?

Non è molto triste tutto ciò? Sono problemi enormi ancora lontani dal trovare una soluzione, ma il mondo (anche cattolico) non lo percepisce e non ne vede la peccaminosità, soprattutto quando i gameti appartengono a una coppia regolarmente sposata (“Non sono marito e moglie? Che gliene importa al Padre Eterno se il concepimento avviene nella pancia della moglie o in una provetta?”). Inoltre quegli embrioni agli occhi del mondo, hanno un imperdonabile difetto che ne svaluta le quotazioni: non possono essere presi in braccio perché sono microscopici e invisibili a occhio nudo, non piangono, non ridono, non reclamano  a gran voce la loro pappa, non hanno coscienza di sé. Quindi che esseri umani sono? Sono “cose“, “oggetti” che invece (guardate un po’!) un pregio ce l’hanno: come le cose o gli oggetti possono essere studiati al microscopio per vedere se sono sani, se avranno gli occhi neri o azzurri, i capelli neri o biondi e allora, sempre secondo il “mondo” potranno essere scelti o respinti, così come si sceglie un articolo di lusso e si rimanda al mittente uno rivelatosi di cattiva qualità..

E’ evidente che questa interpretazione del fenomeno procreazione può essere accettata solo da chi ha una visione totalmente cristiana dell’esistenza e infatti oggigiorno, nel clima relativistico che respiriamo nel quale ogni desiderio umano ha diritto di essere soddisfatto, essa viene rifiutata dalla maggior parte degli interessati, anche cattolici, che si dichiarano pronti a ricorrere alla FIVET qualora il figlio desiderato tardi ad arrivare e ad accettare la selezione degli embrioni alla ricerca di quello perfetto. Tutti infatti proclamano a gran voce: “Non è naturale che desideriamo un figlio sano e bello?”. Sì, certo che è naturale, ma chi si professa cristiano non deve dimenticare che la procreazione non è un diritto umano, come vorrebbe convincerci il pensiero moderno, ma un dono di Dio, Creatore e Arbitro della vita umana, e i figli non sono cose, ma esseri umani fatti anch’essi a immagine e somiglianza di quel Dio, anche se non sono perfetti.

Ho solo accennato, en passant, ai problemi morali e pratici che scaturiscono da questa rivoluzione (perché di vera rivoluzione si tratta) tecnologica ma, in questa nostra epoca che vede il trionfo della tecnologia, il problema principale, quello che veramente dovrebbe turbare i sonni dei filosofi moderni è un altro: capire se tutto ciò che è possibile fare con la tecnologia sia anche lecito e benefico per l’uomo. Oggi i figli sono mezzi di soddisfazione personale, sono un diritto da realizzare, da esibire con orgoglio; la fecondazione extracorporea viene contrabbandata come un atto di amore, ma amore verso chi? Verso i più forti come gli aspiranti genitori, pronti ad assecondare un business mondiale fiorentissimo, o verso l’essere umano nascituro, la cui vita non è neppure garantita se il suo embrione non risponde agli esigenti canoni della cultura moderna?

Il pensiero moderno ha dimenticato l’assioma kantiano: “Ricorda di trattare te stesso e gli altri uomini sempre come fine e mai come mezzo”  e la profonda trasformazione dei costumi sessuali, unita alle formidabili innovazioni tecnologiche, sta provocando un tracollo antropologico. Di questo terribile problema solo la Chiesa Cattolica sembra rendersi conto ma, purtroppo, il Male che ha allignato anche tra le file del clero, con i casi di pedofilia e omosessualità, ne ha minato la credibilità agli occhi del “mondo“. Allora tocca a noi, seguaci di Cristo senza se e senza ma, dare la nostra personale e quotidiana testimonianza con la parola e con il comportamento, nella certezza costante che non siamo soli.

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[1]  cfr. Elio Sgreccia, Manuale di bioetica, Vita e Pensiero, Milano 2007.

4 commenti su “Dopo l’eterologa, qualche riflessione sulla fecondazione artificiale omologa – di Carla D’Agostino Ungaretti”

  1. Ottimo articolo: per fortuna c’è ancora qualcuno che non ha paura di dire chiaramente come stanno le cose!
    I “cattolici” favorevoli alla FIVET (anche a quella omologa) dimenticano il quinto Comandamento!
    La questione è gravissima (moltissime vite umane soppresse e moltissimi peccati mortali commessi) ma i nostri pastori preferiscono parlare di raccolta differenziata, lavoro, corruzione, mafia, ecumenismo, pacifismo,… e scusarsi col mondo per il fatto che i Cattolici cerchino di promuovere la regalità sociale di NSGC!
    Ripeto quello che già scrissi: la profezia della Chiesa Cattolica è quasi scomparsa!

  2. Articolo chiarissimo cara Carla, però io fo un commento da donna molto
    ignorante: .
    – “La tecnica della fecondazione omologa intrauterina è moralmente lecita
    perché serve a rendere più facile il processo naturale, così come l’assunzione
    di aspirina ecc. ecc.”

    Ma questa tecnica è stata l’ingresso del MALE nel mondo della procreazione
    come voluta da Dio.
    Sappiamo tutti che il MALE non si presenta quasi mai in maniera eclatante,
    ma sempre in maniera subdola e con l’apparenza di BENE.
    E infatti siamo arrivati alla scelta degli embrioni, sani, biondi, ecc., cioè
    siamo arrivati all’EUGENETICA HITLERIANA.
    Certamente il desiderio del figlio per una coppia sposata cristiana è più che
    naturale, ma se il figlio non nasce E’ PER VOLONTA’ DI DIO!!!!
    TUTTO QUELLO CHE AVVIENE IN QUESTO MONDO LO VUOLE O LO
    PERMETTE DIO.
    Quante croci hanno sempre avuto e hanno specialmente oggi le famiglie: il
    matrimonio che si sfascia, i figlioli disabili, i figlioli delinquenti…

    1. Carla D'Agostino Ungaretti

      Può darsi che lei abbia ragione, cara Signora Paola e anche questo è un aspetto della confusione che cerca di infiltrarsi in tutti i modi nella coscienza dei cattolici. Gli esperti cattolici di bioetica dicono che la fecondazione omologa intrauterina non è peccaminosa, ma lo spermatozoo del marito come può essere inserito nell’utero della moglie se non prelevandolo con la masturbazione? La quale, secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica è una pratica peccaminosa. Allora possiamo dire che il fine giustifica i mezzi? Fino a non molti anni fa la mancanza di figli era attribuita solo alla sterilità della donna e non era giusto perché la sterilità può essere causata anche dalla “azospermia” maschile, che può essere curata, ma come accertarla se non con quel metodo? Non so rispondere a questa domanda e spero che studioso della materia ci chiarisca le idee. Grazie per avermi letto.

  3. Voi conoscete tutti i fattori genetici che sono intervenuti tramite i vostri antenati a determinare ciò che siete? Io dico che noi siamo altro e oltre la nostra genetica. L’essenza dell’individuo è conferita dall’alto ed il corpo con la sua genetica è involucro relativo. Pensate che Gesù avesse i geni di Giuseppe? Anche se così fosse… La questione è relativa. Pensate che Elisabetta avesse procreato per geni naturali? La Scienza può essere Opera di Dio e nn solo di satana. L’intervento Divino potrebbe manifestarsi attraverso la Scienza. Altro punto da estendere è il legame di sangue tra la madre che porta in grembo e nutre il nascituro e il nascituro stesso. La ricerca individua l’influenza epigenetica come determinante.. eppure.. nonostante tutto.. ciò che più di tutto rende genitore è la modalità con cui si accoglie e si cresce un bambino. E soprattutto la libertà che gli si trasmette nel concetto di non essere di proprietà del genitore, qualsiasi sia la tipologia di genitore

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