Dopo la legge 194 e la legge 40 si prepara l’invasione finale. E i cattolici non hanno niente da mettersi – di Elisabetta Frezza e Roberto Dal Bosco

La legge 194, intitolata con macabro umorismo istituzionale “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, ha appena compiuto quarant’anni.

Una carriera di successo, va riconosciuto, perché, grazie a lei (la legge), la maternità è stata “tutelata” con sei milioni di esseri umani chirurgicamente ammazzati nel grembo delle loro madri e un numero indefinito ma sterminato di altri esseri umani soppresso chimicamente grazie ai veleni spacciati dall’industria del farmaco, la cui straordinaria fortuna va comunque ascritta agli strepitosi effetti pedagogici della stessa legge. Insomma, quarant’anni di soddisfazioni.

La 194, infatti, non solo ha trasformato i reparti di ostetricia in strutture che schizofrenicamente somministrano la morte mentre, nel box accanto, assistono la vita nascente, ma, rimuovendo il divieto di aborto e la relativa sanzione, ha aperto la porta alla rapida assimilazione di un nuovo modo di pensare, determinando il rovesciamento del generale giudizio di condanna fondato sul presupposto della intangibilità della vita umana e del suo valore; giudizio che, a partire dal mondo greco, si era consolidato nella morale comune e, col diffondersi del messaggio cristiano, aveva attraversato tutta la cultura occidentale.

La norma è riuscita in breve tempo ad assorbire e via via cancellare nella coscienza collettiva la percezione del disvalore morale insito nella soppressione di un essere umano innocente. Il significato del principio di intangibilità della vita è stato nel frattempo mistificato e oscurato anche per via mediatica, distorcendo il concetto stesso di vita: da dato oggettivo, naturalisticamente accertabile, la vita è diventata nel comune sentire la proiezione di un criterio soggettivo, ovvero termine di una valutazione personale, e perciò dipendente da questa valutazione.

Nel conflitto tra il valore della vita in sé e il valore della volontà (del soggetto designato: nel caso dell’aborto, la madre, previamente suggestionata e rieducata per estirparle ogni barlume di ragione), vince la volontà, a cui – onde non rischi di essere assimilata sic et simpliciter all’arbitrio – viene artatamente assegnata quella qualifica di “diritto” che oggi non si nega più ad alcuna pretesa desiderante, da che il relativismo etico è assurto stabilmente a criterio giuridico. È chiaro che Alfie e l’aborto post-natale teorizzato da Singer e dai mostri suoi allievi, e realizzato impunemente oggi sotto l’ombrello delle istituzioni, sono gli epigoni raccapriccianti di una mentalità radicatasi negli ultimi decenni come una metastasi nel corpo sociale.

Come sempre, le parole magiche servono a offuscare la realtà dell’oltraggio alla vita umana fino a rendere digeribile l’indigesto e fare di questo oltraggio, nell’immaginario collettivo, cosa buona oltre che cosa giusta. Il canovaccio si ripete e passa dall’interruzione volontaria di gravidanza all’eutanasia all’eugenetica e a tutte le pratiche di morte mascherate da azioni benefiche figlie del progresso etico e tecnologico nell’era gloriosa del postumano.

Il dopo 194: la perversione del creato

 Tuttavia, posti gli innegabili meriti eversivi della nostra legge, che “tutela la maternità” in modo alternativo, c’è da chiedersi quale significato e quali prospettive abbia oggi la battaglia sedicente pro life concentrata sulla 194, quando l’ecatombe quarantennale dell’aborto è moltiplicata all’ennesima potenza dalla pratica faustiana della fecondazione in vitro (cioè della industria manifatturiera degli esseri umani) che, per ogni bambino sintetico prodotto in provetta, una ventina ne distrugge di default.

Agitarsi solo contro l’aborto nel tempo delle catene di montaggio dell’uomo artificiale e dei suoi pezzi di ricambio è una battaglia di retroguardia pura, un po’ come discutere di cavalli e di carrozze quando le autostrade sono solcate da veicoli elettrici a guida autonoma, e i cieli da jet supersonici. O come, mentre la casa va a fuoco, pensare a mettere lo yogurt in frigo.

Una fissazione, di certo cattolicissimo mondo monomaniaco, incomprensibile e quasi sospetta: vien da pensare che gli adepti di questo mondo vivano ibernati in una realtà parallela, o non vedano più in là del proprio naso, oppure chissà, magari chiudano consapevolmente un occhio, o anche due, sulla voragine aperta dalla legge 40 al fine di  distrarre l’attenzione delle truppe pro life dal vero fronte apocalittico, che intanto può galoppare nel silenzio tombale della presunta opposizione: su questo tocca dare paradossalmente ragione allo spudorato Bergoglio, che, fresco di Conclave, disse al suo fido megafono Spadaro che la chiesa non poteva continuare ad essere ossessionata dall’aborto. Presa così, al netto dei contestuali vaneggiamenti, l’affermazione è verissima. Senza scherzi.

La vera strage di embrioni – ma questo non è certo l’unico tema in gioco – non la fa più la legge democristiana 194: la fa la legge 40, ossia quella con la quale lo stato simildemocratico e la chiesa ex cattolica uniti sdoganavano una volta per tutte, nel 2004, la fecondazione artificiale. Che significa la riproduzione umana su scala industriale, al di fuori del disegno della creazione di Dio.

Diligenti interpreti del modello di Overton, i vescovi hanno preso in carico ciò che era impensabile, cioè l’uomo concepito in laboratorio da apprendisti stregoni – Edwards dichiarò senza reticenze che, producendo Louise Brown, la prima bambina in provetta, aveva dimostrato di sapersi mettere al posto di Dio – per farlo risalire, lungo una manciata di decenni, verso la certificazione legislativa con timbro episcopale.

Così, la perversione del creato, con morte massiva incorporata, è legge. Legge voluta e vidimata dai vescovi e applicata su scala nazionale con il denaro dei contribuenti.

Il numero di embrioni distrutti con la fecondazione in vitro di stato (una ventina per ogni suppellettile sottoforma di bambino che le coppie sterili si ritrovano in braccio) ha superato di gran lunga il bilancio, di magnitudine post-atomica, dell’aborto di stato.

La legge 40 e il piano clerical-demoniaco

 Ma la strage indefessa connessa alla FIVET è oscurata da un colossale quanto grossolano inganno: la FIVET passa come una pratica vòlta a dare la vita, sicché l’enormità di materiale umano che viene sezionato, selezionato, congelato, scartato in vista dell’impianto, resta nascosto dietro la facciata falsamente benefica della operazione. Sfugge come questa sia espressione somma della blasfemia dell’uomo che si sostituisce a Dio e gioca con gli ingredienti della vita scimmiottando una ricetta che non gli appartiene. Le decine di aborti che stanno dietro un solo bambino sintetico sono eclissati dal prodotto finale: appaiono cioè come ossimorici aborti pro life.

I numeri stratosferici della micromorte in provetta, incruenta sterilizzata e invisibile, offerti da statistiche che nessuno si prende la briga di interpretare, si riferiscono peraltro a prima che il cattolicissimo ministro Lorenzin, longamanus della conferenza episcopale a palazzo Chigi, inserisse la FIVET nei LEA (a spese nostre) e lanciasse a tappeto la propaganda fertilizzante per conto delle multinazionali del farmaco.

L’orizzonte della politica lorenziniana era dichiarato a chiare lettere tra gli obiettivi del Fertility day, la geniale trovata accalappia-prolife partorita nel laboratorio neodemocristiano, la cui dichiarazione di intenti così suonava: «Educare alla procreazione. Identificare i difetti nella riproduzione. Aiutare la procreazione, quando necessario, con percorsi di fecondazione omologa ed eterologa». E ancora, della fecondazione artificiale, si diceva: «quella che era nata come risposta terapeutica a condizioni di patologia specifiche e molto selezionate, sta forse assumendo il significato di un’alternativa fisiologica».

“Alternativa fisiologica”. Il passaggio che precede di poco la “scelta doverosa”, quando la massa si convincerà che non giovarsi dei passi avanti della tecnica può essere percepito ad extra come manifestazione di cieco egoismo, sicuramente di una scarsa sollecitudine nei confronti del nascituro a rischio imperfezione (che significa insufficiente qualità della vita).

Dunque il Fertility Day ha suggellato, anche sulla scena mediatica, il cambio di paradigma della procreazione, che da naturale deve diventare sintetica. Nella fisionomia della riproduzione umana, l’asse va spostato verso la “fertilizzazione”, su modello zootecnico, in vista di una totale de-sessualizzazione della maternità e della paternità e di una selezione tecnologica che azzeri le incognite della natura (la tecnica, essendo buona per definizione, è emendata a priori dai rischi a medio e lungo termine legati alla riuscita della operazione; per i difetti di fabbricazione sovviene invece l’aborto pre e post natale).

Va ricordato una volta di più come il mondo cosiddetto pro life abbia applaudito all’unanimità l’iniziativa, comprese le frange ritenute più intransigenti, esprimendo tutti grande soddisfazione. Dal loro punto di vista, si trattava di una iniziativa prolife. Uno strano caso di miopia conclamata e, vien da pensare, forse non del tutto involontaria.

L’aborto è stato il trampolino della nuova umanità sintetica

 Alla luce di quanto sopra considerato, diventa evidente come l’aborto, e prima ancora il divorzio, non siano stati altro che una sorta di trampolino di lancio per raggiungere un obiettivo ulteriore. E lo stesso vale per le nozze sodomitiche con i loro uteri affittati: grandi specchi per allodole preordinati a un fine più ambizioso e comprensivo, quello di cancellare la procreazione naturale e di soppiantarla con la riproduzione artificiale, per popolare il mondo con la nuova umanità sintetica.

Questo traguardo non è frutto casuale del progresso inarrestabile: è l’esito di un piano diabolico apparecchiato decenni or sono da una regia che ha a che fare con certo mondo cattolico deviato. Qualcuno nella chiesa ha voluto tutto questo e si è speso perché il disegno si realizzasse.

In questa prospettiva, inquietante ma assolutamente realistica, tornano tutti i passaggi politici documentati dalla storia più o meno recente: torna la resistenza simulata alla 194 (le belle trovate dell’”aborto minimale”, dell’”abortismo umanitario”, del “minimo etico” e di tutte le finte escogitate all’inseguimento del male minore); tornano i ridicoli “paletti” sulla provetta, fatti per essere abbattuti; torna la formulazione contraddittoria e spesso surreale, persino esilarante, delle disposizioni di legge; torna la filosofia dell’eterno compromesso che aleggia sopra ogni cosa: compromesso che non era nemmeno postumo, per salvare il salvabile, bensì preventivo, cioè congegnato ex ante per favorire il raggiungimento di un risultato che altrimenti sarebbe apparso inconcepibile e inaccettabile agli occhi dei più.

La legge 194 e la legge 40 sono state apparecchiate dal carrozzone episcopale foraggiato con l’otto per mille, al preciso scopo di traghettare a medio termine l’invasione dell’uomo sintetico, salvandosi la faccia (ma neanche poi tanto) con una contestuale falsa opposizione. L’operazione si è svolta con successo se oggi siamo arrivati a dover assistere alla frequentazione abituale degli ambienti vaticani da parte dei guru della ricerca transumanista e del credo malthusiano (“il grande Ehrlich” è tra le ultime guest star dei sacri palazzi).

Con la compartecipazione attiva del cattolicesimo degenerato, la riproduzione diviene così un rubinetto che si apre e chiude a volontà di qualcuno. E l’uomo un automa senza identità, privo di legami di sangue e senza le radici di una famiglia di una patria di una storia: l’uomo sintetico è facile da controllare, sia in quantità sia (in teoria) in qualità.

Non sappiamo dove abiti la sua anima. Come ha commentato una lettrice al nostro ultimo articolo, il libro dell’Apocalisse (17,8) parla degli uomini “il cui nome non è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo”, e sono quelli che adoreranno l’anticristo.

La cosa certa è che la chiesa ha lavorato per questo nuovo massacro di figli di Dio e per l’invasione delle nuove creature. Gli architetti clericali dediti alla edificazione del postumano, che da lustri sguazzano nel liquido amniotico della chiesa postcattolica, hanno nomi e cognomi e tuttora rivestono ruoli cardine, più o meno visibili, nel contesto politico ed ecclesiale che ruota intorno ai temi della vita e della morte.

21 commenti su “Dopo la legge 194 e la legge 40 si prepara l’invasione finale. E i cattolici non hanno niente da mettersi – di Elisabetta Frezza e Roberto Dal Bosco”

  1. Alberto Speroni

    ognuno fa quel che vuole e quel che può ,se vuole e se può! il mondo è pieno all’ infinito di miserie umane che c’è l’imbarazzo della scelta di certo non si può contemporaneamente fare tutto e quel poco che si fa certamente non è perfetto !

    1. tuttavia….A nessuno di noi è chiesto di salvare (da soli) il mondo. Ma ciascuno ha il dovere di fare del proprio meglio. B-P

  2. “Non sappiamo dove abiti la sua anima”… La citazione del commento al precedente articolo, che non avevo letto, mi ha profondamente inquietato. Aggiungiamo il marchio della Bestia (“Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio”, Ap 13,17), visione della virtualizzazione degli scambi commerciali e dei futuri (prossimi) chip sottopelle per l’acquisto elettronico, et voilà, i tempi ultimi sono arrivati.

    1. anche se leggendo il Domino di conseguenze che dallo sdoganamento dell’aborto si sono dipanate attraverso questi ultimi anni ai nostri occhi, vengono i brividi

      1. mi spingerò oltre, forse attirandomi qualche critica, ma sono sempre più convinto che l’accanimento mediatico senza precedenti sul tema delle violenze sessuali per cui è assurto agli “onori” delle cronache il Sig. Weinstein (fra i tanti), con tutta la successiva levata di scudi da parte di stars e starlettes hollywoodiane e di casa nostra e che ha assunto tratti fra il tragicomico e il totalitario, sia volto al perseguimento dello stesso diabolico disegno che la Dottoressa Frezza delinea efficacemente in questo articolo: quello di cancellare la procreazione naturale e di soppiantarla con la riproduzione artificiale, per popolare il mondo con la nuova umanità sintetica.

  3. Rispetto ai milioni di morti fatti tramite aborto, è senz’altro esiguo quello dei sacrificati in vista di salvataggi via trapianti cardiaci. Cuori strappati dal petto di malcapitati dichiarati alla bisogna “clinicamente morti”, cuori ancora perfettamente battenti e vitali, come è necessario che siano, altrimenti non sarebbe possibile l’operazione. Eppure di questo tipo di omicidio nessuno parla, né tanto meno si ribellano i parenti spesso ignari e storditi dal dolore quando gli si comunica la cosiddetta morte cerebrale del loro congiunto; così che circuiti da personaggi abilissimi, generalmente acconsentono all’espianto. Mai fosse uscita da un pulpito una parola su questa questione, mai. Fin dal tempo di Barnard vennero modificati i protocolli per stabilire quando una persona può dichiararsi morta: non più quando il cuore non batte più, ma quando l’encefalogramma è “piatto”. Una persona semplice come me potrebbe pensare che il Padreterno potrebbe anche operare un miracolo. Perché impedirglielo?”

    1. Cara Tonietta,
      Finalmente qualcuno che lo dice!a parte che la morte cerebrale non esiste, ma poi tutti gli espianti sono da persone vive! E noi cattolici possiamo farci ammazzare per la scienza? Possiamo ricevere un organo al prezzo di una vita umana? Eppure tanti cattolici sono fanatici dei trapianti!
      E ci ricordiamo anche che nella teologia morale era proibito anche donare organi da vivi perché inutile e dannoso ? NessunO ne fa menzione!

    2. Sono d’accordissimo con questi interventi: l’espianto di organi avviene da persona fisiologicamente VIVA, dichiarata “clinicamente” morta, dove la definizione di quest’ultima è del tutto opinabile ed aleatoria. Cercate “predazione d’organi” online…

  4. normanno Malaguti

    Attendiamo l’Apocalisse!
    Oltre questa macro bestemmia, non so immaginare altro che una “PROVVIDENZIALE ” APOCALISSE.” SIGNORE, DIO PADRE; SIGNORE FIGLIO, SIGNORE SPIRITO SANTO,
    Vieni presto a salvarci! abbi pietà di noi………

  5. Il Papa getta la spugna: “Meglio la separazione di una guerra mondiale”
    http://www.ilgiornale.it/news/politica/papa-getta-spugna-meglio-separazione-guerra-mondiale-1532372.html

    Non so se è vera questa notizia riportata da il Giornale di pochi minuti fa riguardo ciò che avrebbe detto ( uso il condizionale )a Santa Marta Papa Francesco, ma se é vera la notizia, questo è il ” liberi tutti ” generale senza se e senza ma, la distruzione della famiglia, della società ed in ultimo la definitiva protestantizzazione della ex Chiesa Cattolica e quindi la sua scomparsa nella Religione Mondiale.

    1. Notizia errata. Il Giornale riporta solo la prima parte del discorso del Papa . Nella seconda parte invece il Papa respinge il divorzio e la separazione tra i coniugi. Titolo ed articolo errati e fuorvianti. Me ne scuso. Anche io ho preso un abbaglio.

    2. Non esageriamo! Il fatto di essere perplessi sull’operato di questo Papa per molte buone ragioni, non deve diventare un ossessiva ricerca del negativo in ogni parola che dice.
      Stando solamente a quanto riportato, salvo smentite, non mi sembra che il Papa abbia detto nulla di diverso da quanto poteva dire un confessore di 100 anni fa. Se esistono valide ragioni, i coniugi possono anzi, in alcuni casi, hanno il dovere di separarsi. Preferite tenervi in casa lo stupratore delle vostre figlie e/o dei vostri figli? O un sadico violento, alcolizzato o dragato? O più semplicemente, ma non meno drammaticamente, un uomo capace di annullare qualsiasi possibilità di crescita e di sviluppo dei figli per colpa del proprio modo di essere e di agire? Un uomo che riduce in stato di miseria la propria famiglia spendendo al gioco in una sera quello che guadagna in un mese e non vuole curarsi? Un uomo sessualmente deviato che frequenta ogni tipo di rapporto extra coniugale?
      Mutatis mutandis leggete “donna” laddove è scritto “uomo”.
      Il problema non è separarsi quando è necessario, ma cosa…

      1. fare dopo. Qui si vede la differenza fra un cristiano e un non cristiano.
        Conosco dei cristiani che si sono visti piombare addosso questa enorme croce e, per amore di Cristo, hanno scelto la castità dedicandosi ai figli, quando li avevano, o ai fratelli nella Carità.
        Se Dio permette il male è solo per farne nascere un bene maggiore sempre però rispettando il libero arbitrio dei singoli.
        Santa Rita da Cascia voleva farsi monaca ma i genitori la fecero sposare. Fu sposa e madre esemplare per 18 anni finché il marito non fu assassinato. Invece di pensare a risposarsi, tornò al suo antico desiderio. Ma non lo realizzò perché i parenti e soprattutto i figli erano intenzionati a iniziare una faida. Allora spese tutta se stessa per portare la pace fra le famiglie nemiche pregando Iddio per i suoi figlioli. Ma siccome questi non desistevano, chiese a Iddio di farli morire piuttosto che macchiarsi di omicidio. E così fu. Solo dopo che le famiglie fecero pace, Rita coronò la sua vocazione.
        Cercare la volontà del Signore nel bene e nel male: Dio ha dato, Dio ha tolto. Sia Benedetto il…

  6. Purtroppo, da oggi anche in Irlanda entra in vigore la pena di morte per gli innocenti.
    A questo punto non possiamo che auspicare quanto prima la fine di questa europa; solo dalle macerie può nascere la ricostruzione.

    1. Sentito in un tg: ” In Irlanda si prospetta la vittoria dei pro aborto anche con il voto dei cattolici,visto che la chiesa sulla questione ha tenuto un basso profilo”.

  7. Se volete vedere in immagini buona parte di quanto descritto nell’articolo, guardate il film di fantascienza (???) GATTACA – La porta dell’universo.
    Parla esattamente di una società dove i nati da parto naturale sono un’assurda eccezione e vengono emarginati.

  8. Mi è capitato di vedere la foto a questo link: https://www.ilpost.it/2018/05/26/irlanda-referendum-aborto-risultati/
    Che tristezza infinita!!! Anche se io fossi un abortista, non credo che gioirei in quel modo. Considererei comunque che se un giorno dovessi ricorrere a tale pratica sarebbe comunque un grande trauma, una sconfitta.
    Per analogia, si potrebbe gioire così per una legge che abbatte il divieto di farsi tagliare le gambe? Beh certo, nel caso dell’aborto non sono le tue le gambe che tagli……..

  9. Parole di verità, che dissipano come un fascio di luce queste tremende tenebre, che paiono vincenti o prevalenti persino in ambito cattolico. Un grazie di cuore.

  10. Atti della prima Giornata nazionale della Compagnia della Buona Morte (26.05.18):

    TRE VIDEO:
    1) “Il processo della necrocultura: dalla dolce morte agli infanticidi di Stato” (Cristiano LUGLI);
    2) “Timore e tremore: i Novissimi e le anime dannate” (don Claudio CRESCIMANNO);
    3) “Medicalizzazione della morte e tramonto della vita spirituale” (prof. Matteo D’AMICO).

    Atti della prima Giornata nazionale della Compagnia della Buona Morte (26.05.18):

    TRE VIDEO:
    1) “Il processo della necrocultura: dalla dolce morte agli infanticidi di Stato” (Cristiano LUGLI);
    2) “Timore e tremore: i Novissimi e le anime dannate” (don Claudio CRESCIMANNO);
    3) “Medicalizzazione della morte e tramonto della vita spirituale” (prof. Matteo D’AMICO).

    https://www.radiospada.org/2018/06/da-vedere-compagnia-della-buona-morte-i-filmati-della-i-giornata-nazionale-26-5-18/

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