di Cristina Siccardi
La Chiesa ci insegna che sono quattro i peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio:
1. Omicidio volontario
2. Peccato impuro contro natura
3. Oppressione dei poveri
4. Defraudare la giusta mercede a chi lavora
Che cos’è l’aborto? È un omicidio volontario e come tale grida vendetta al cospetto di Dio. Come è possibile uccidere il proprio figlio? Disse la beata Madre Teresa di Calcutta: «Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l’aborto, perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio per mano della madre stessa (…). Perché se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c’è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a te di uccidere me». E ancora: «Oggi ci sono molti Paesi che permettono l’aborto, la sterilizzazione e altri mezzi per evitare o distruggere la vita fin dal suo inizio. Questo è un segno ovvio che tali Paesi sono i più poveri tra i poveri, poiché non hanno il coraggio di accettare nemmeno una vita in più. La vita del bambino non ancora nato, come la vita dei poveri che troviamo per le strade di Calcutta, di Roma o di altre parti del mondo, la vita dei bambini e degli adulti è sempre la stessa vita. È la nostra vita. È il dono che viene da Dio […]. Io credo solamente che nessuna mano umana abbia il diritto di alzarsi per stroncare la vita. Ogni esistenza è la vita di Dio in noi. Anche il bambino non nato ha la vita divina in sé. Non abbiamo nessun diritto di annientare questa vita, con nessun mezzo. Uomo, donna, bambino, non fa differenza. Mi pare che il grido dei bambini non nati salga fino a noi, bambini ammazzati prima di venire al mondo, accusa che risuona davanti al trono di Dio».
Come può uno Stato legittimare l’omicidio di chi non è ancora in grado di autodifendersi e di denunciare i propri diritti? Sostenere l’aborto significa sottoscrivere al genocidio delle popolazioni. Partecipare alla Marcia per la vita del 12 maggio significa schierarsi dalla parte della sacralità della vita, degli innocenti, della ragione.
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