di Alfonso Indelicato (*)
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Pochi giorni fa, sulla rivista trendy “Pagina 99” è uscito un articolo a firma Marco Filoni con l’eloquente titolo “Liberiamo gli studenti dai Promessi Sposi”, e l’ancor più eloquente sottotitolo “La noia di leggere Manzoni a quindici anni”.
Niente di nuovo sotto il sole: la polemica contro i Promessi Sposi comincia già quando il romanzo soffre la sua lunga gestazione, e si acuisce nei decenni successivi raggiungendo punte assai acuminate non solo grazie a Carducci e Croce (il quale poi si ricredette) annotati nell’articolo, ma a intere scuole letterarie, come, non sembri strano, quella romanica. Ad esempio qualche anno fa fu Spinazzola a puntare il dito contro il moderatismo manzoniano, ma mi fermo subito qui perché i critici “contro” sono talmente numerosi che le citazioni non finirebbero mai. E poiché anche le polemiche dell’ambiente dei professori non sono mai mancate, si potrebbe affermare – parafrasando una nota espressione di papa Ratzinger pronunciata per altra causa – che “il miracolo dei Promessi Sposi è quello di essere sopravvissuto a milioni e milioni di critiche negative”.
Ma entriamo nel merito dell’ostilità del Filoni. Sembra di capire che essa, più che una questione di tedio o allegria, si fondi sul fatto che la scelta dei docenti sia indirizzata su un testo di autore italiano, mentre nei sistemi scolastici di molti altri paesi, asserisce l’articolista, si introducono opere di autori stranieri. E’ dunque una questione di esterofilia, nella quale ci dispiace di non poter intravedere un valido criterio di giudizio letterario, né di poter condividere l’entusiasmo del Filoni per il fatto che invece il Pakistan portato ad esempio “propone Il fondamentalista riluttante di Mohsin Hamid”. Forse che siamo dei vieti nazionalisti, se diciamo che la nostra tradizione letteraria non abbisogna di risciacquare i panni nelle acque dell’Indo, e che “Il fondamentalista riluttante” potrebbe tranquillamente non essere presente nella bibliotechina dei nostri studenti, senza che tale assenza arrechi loro una grave depauperazione? Forse.
Più oltre nella sua disamina il Filoni sembra ribadire il concetto: “ci vorrebbe forse un po’ di coraggio per superare un certo familismo culturale che investe la nostra società: i nostri padri vogliono che studiamo le stesse cose che hanno studiato loro, così come noi vogliamo che i nostri figli studino quello su cui siamo incappati noi stessi”. Insomma non è precisamente una questione di noia, ma di oltrepassare i confini e aprirsi ad altre culture. Il professore che sceglie di leggere in classe “i Promessi” (come scandisce il simpatico abbreviante scuolese dei nostri ragazzi) è un asfittico sciovinista e priva i suoi studenti di uno sguardo sul variegato mondo della cultura, coltivando l’orticello di casa.
E’ insomma, quello del Filoni, un invito alla globalizzazione delle letture nella scuola. Un’idea non certo nuova, che nelle nostre scuole trova collocazione da più di vent’anni, da quando cioè le case editrici scolastiche, fiutati i nuovi tempi, vanno spilluzzicando nella congerie di scrittori semisconosciuti del terzo, quarto e quinto mondo.
Caro Filoni si tranquillizzi: poetesse sudafricane, narratori amazzonici e sufi dei deserti davvero non mancano nelle antologie italiane, ma non crediamo riescano ad avvincere gli studenti italiani più di quanto faccia – se ben spiegato dal docente – il nostro immortale romanzo.
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(*) Responsabile del Dipartimento Scuola della Lombardia di FdI – Alleanza Nazionale
11 commenti su “Difesa di Renzo e Lucia – di Alfonso Indelicato”
comunque, meglio un pakistano che Saviano
Dai famosi “18 politici” degli anni ’70 con i quali le università italiane hanno sfornato schiere di ciucci con la laurea (salvo lodevoli eccezioni), si ha l’impressione che per molti “professori” di Lettere (cioè di Italiano) sia molto più facile far “studiare” “opere” (chiedo scusa per il continuo ricorso alle virgolette) di «poetesse sudafricane, narratori amazzonici e sufi dei deserti» che «I Promessi Sposi» del Manzoni.
Grande finale! Confermo! I miei alunni quindicenni mi supplicano di continuare a leggere il capitolo successivo… i nostri ragazzi sono ancora assetati di bellezza… possiamo solo rovinarli. ….
Ma ‘sto Filoni, chi se lo fila? Con simili idiozie credo abbia molti simpatizzanti fra i Centri Sociali e il radicalume italico. Se li contassimo sarebbero veramente una infima percentuale, come quella del Partito Radicale, e come questo partito sono pochi e fan chiasso come le teste di legno del Giusti.
Ho fatto leggere i Promessi Sposi anche ai ragazzi di terza media; non in edizione integrale, si intende, ma soffermandoci sui passi più significativi e che dessero una visione complessiva dell’opera. Quante belle riflessioni e quali opportunità per parlare di quel senso religioso della vita che purtroppo si vuole maleficamente cancellare soprattutto dai cuori dei giovani! Mi hanno seguito, eccome, e non parlo dell’età della pietra, ma ancora di una decina di anni fa. Spero che in loro, ormai grandi, sia rimasta qualche briciola di questi insegnamenti, e per questo ringrazio ugualmente Manzoni per (tutta) la sua opera che certamente non morrà, anzi, non deve morire.
Certo nei Promessi sposi non c’è l’esaltazione della sodomia, dell’islamismo, dell’adulterio, del modernismo…..sarà forse per questo che vorrebbero eliminarlo; lo si potrebbe sostituire nelle scuole con la lettura delle opere complete del marchese De Sade, più al passo coi tempi satanici odierni.
Ma si capisce! Questo è il vero motivo! un uomo e una donna che vogliono sposarsi ad onta del prepotente di turno….. e poi la divina provvidenza…. Non sia mai…..
E’ stata la prima Cosa a cui ho pensato anche io leggendo l’articolo. D’altronde non ci si capacita altrimenti dell’accanimento con cui si è sempre e da più parti criticato questo capolavoro. Ovvio che oggi per far meglio digerire senza gonfiori o flatulenze varie condotte di vita peccaminose si sventagli in mala fede il multiculturalismo per “aprire le menti” dei ragazzi. Se si fosse in buona fede la multiculturalità potrebbe tranquillamente convivere nelle nostre antologie con Nostra “buona” letteratura perché una cosa non esclude l’altra a priori.
Scendeva dalla soglia d’uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunciava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d’averne sparse tante; c’era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un’anima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà, e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne cuori. Portava essa in collo una bambina di forse nov’anni, morta; ma tutta ben accomodata, co’ capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l’avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. Né la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere su un braccio, col petto appoggiato al petto, come…
“Niente di nuovo sotto il sole: la polemica contro i Promessi Sposi comincia già quando il romanzo soffre la sua lunga gestazione”.
Certo , ma bisognerebbe forse ricordare che una buona quota fu di marca squisitamente cattolica e non fu affatto occasionale.
Il “Romanzo della Provvidenza” fu però imposto come emblema del nuovo corso liberale e da allora ogni altro aspetto e ogni critica fu messa a tacere. E così si è continuato fino a giorni nostri. Se il valore letterario non può essere messo in discussione , altrettanto non può dirsi
per il senso ultimo del cattolicesimo manzoniano. Quella forma di cattolicesimo che è poi diventata l’emblema negativo nell’immaginario collettivo del prete codardo , del cattolicesimo contorto e superstizioso , della vocazione fasulla ecc. Se un cattolico prende sul serio “I Promessi” non può che annoiarsi da principio. Infatti cosa impedirebbe a Renzo e Lucia di sposarsi di nascosto? Nulla.
A questo punto meglio il terzomondismo che un cattolicesimo caricaturale che diventa “orgoglio nazionale”.
confesso che da classicista antiromantico non amo il manzoni e i suoi livorosi insulti contro il latino contenuti nei ‘promessi sposi’. Tuttavia altre letture italiane sono possibili (per esempio i melodrammi del Metastasio)