Credo che sia doveroso da parte Sua un chiarimento circa il messaggio che la manifestazione indetta il 30 gennaio prossimo contro il ddl Cirinnà vorrebbe far giungere ai responsabili della cosa pubblica, i quali stanno dimostrando con evidenza di usare in modo sconsiderato e irresponsabile il proprio potere politico, senza distinzione di appartenenza. Le persone che si fidano di chi le convoca e intraprendono anche lunghi viaggi per rispondere alla convocazione, sono meritevoli di essere adeguatamente informate sugli obiettivi dell’iniziativa a cui contribuiscono a dare corpo.
di Elisabetta Frezza
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Mi rivolgo a Lei nella Sua qualità di coordinatore e portavoce del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, che sta chiamando a raccolta le famiglie italiane per la manifestazione indetta il 30 gennaio prossimo contro il ddl Cirinnà.
Credo infatti che, in vista della futura mobilitazione, sia doveroso da parte Sua un chiarimento circa il messaggio che la nuova adunata vorrebbe far giungere ai responsabili della cosa pubblica, i quali stanno dimostrando con evidenza di usare in modo sconsiderato e irresponsabile il proprio potere politico, senza distinzione di appartenenza.
La conclamata contrarietà al disegno di legge attualmente all’esame del Parlamento – il NO Cirinnà assunto a slogan dell’iniziativa – è una bandiera troppo vaga, che in questo frangente rischia di risultare sommamente equivoca: è piuttosto scontato che il monstrum giuridico partorito dalla onorevole piddina con la collaborazione di varie levatrici di turno, tutte orgogliosamente omofile, susciti istintivo raccapriccio in chiunque abbia conservato qualche residuo anticorpo al veleno della follia ideologica sparso a man bassa in tutte le direzioni dalla cabina di comando della macchina tritacervelli. Nè occorre possedere particolari competenze giuridiche per cogliere le aberrazioni ivi contenute, è sufficiente un po’ di sano buon senso.
E fin qui siamo tutti d’accordo.
Al di là di questo minimissimo comun denominatore (pars destruens), voi organizzatori avete però a parer mio il dovere di spiegare dove, di fatto, intendete andare a parare (pars construens), soprattutto perché nella vostra carovana imbarcate tante brave persone desiderose di far sentire una voce dissonante da quella, prepotente e sinistra, che risuona come eco ufficiale. Persone che si fidano di chi le convoca con tanto ardore, che sono disposte a intraprendere un viaggio per la causa e perciò anche meritevoli di essere adeguatamente informate sugli obiettivi dell’iniziativa a cui contribuiscono a dare corpo.
A prova del fatto che la mia domanda non è pretestuosa nè peregrina, non posso non ricordare l’imbarazzante circostanza verificatasi in occasione della scorsa adunata, quella del 20 giugno, cui seguì di lì a pochissimi giorni la rivoltante esibizione parlamentare dei politici presenti in piazza, pronti ad elargire il proprio voto di fiducia al governo Renzi su quella famigerata legge c.d. della buona scuola, che ha fornito avallo normativo a tutte le manipolazioni di stampo genderista dei programmi scolastici. (Al proposito, e per inciso, mi ha colpita sentirla parlare di gender nelle scuole come di una evenienza futuribile e tutt’ora scongiurabile in via diplomatica, anziché di una tragica realtà in atto in ogni angolo del paese).
In effetti, quella volta, si è notato un certo imbarazzo nel definire i termini della manifestazione, che alla fine si decise non dovesse essere contro nulla e nessuno, ma semplicemente celebrare la bellezza della famiglia naturale. Si è visto poi in che modo bizzarro il messaggio è stato recepito da chi di dovere.
Oggi, dopo sette mesi interlocutori intessuti di fumosi discorsi incrociati su famiglie, coppie, convivenze e matrimoni, voi sollecitate una nuova imponente calata su Roma. E vi premurate di sottolineare come il manifestare contro questo testo sciagurato non significhi voler discriminare nessuno, o non voler riconoscere i c.d. diritti degli omosessuali. Ecco, qui sta il punto.
Perché, vede, suppongo non sia più un mistero per nessuno, almeno tra gli addetti ai lavori, come tra il “matrimonio” omosessuale della Cirinnà e ogni altra forma di tutela giuridica delle convivenze more uxorio non ci sia alcuna differenza qualitativa. In altre parole, qualsiasi declinazione o veste onomastica ci si inventi – aggiungendo un pezzettino di qua o togliendone uno di là per conquistare l’immancabile punto di incontro, sempre seduti all’immancabile tavolo delle negoziazioni – nulla cambia nella sostanza, si tratta di mere gradazioni di un solo unico fenomeno, in sè nocivo per la conservazione e la vita della società: rendere tali unioni di fatto uno status riconosciuto e tutelato dall’ordinamento costituisce uno sfregio al senso stesso del diritto, la cui coessenziale funzione “ordinatrice” viene manomessa e tradita. Senza considerare – ma questa è solo una logica conseguenza del vizio originario insito nella premessa – che qualsiasi delle varianti sul tema è di fatto matematicamente destinata a uniformarsi, più prima che poi, a quella più estrema ed eversiva in virtù dell’intervento, scontatissimo, della magistratura militante. Poichè si sa già che il proteiforme principio di uguaglianza-a-prescindere imporrà, a parità di condizioni (comunanza di vita sentimentale-affettiva-sessuale), l’estensione indiscriminata del medesimo trattamento previsto per il matrimonio. Scardinare il significato e la funzione dell’istituzione famigliare, violentandola nel suo significato ontologico per giustapporre ad essa grottesche parodie, non può non provocare una micidiale reazione a catena e lo smottamento di tutti i valori di riferimento della società.
Le chiedo dunque la cortesia di chiarire a me e a tanti questo punto fondamentale. A sentire e leggere i vari interventi sul tema, si trae l’impressione che su ciò si voglia elegantemente glissare, forse per farsi capienti e accoglienti di tutto l’ampio spettro dei potenziali partecipanti – dai galantiniani ai nostalgici del magistero, dai dialoganti agli introversi – e forse, comunque, perché c’è un copione già scritto, dal finale scontato, che si è deciso di integrare con qualche peripezia utile a dare corpo alla trama e lustro quanto basta a tutte le parti in scena, in primis ai sedicenti cattolici.
Tra i parlamentari ormai non c’è più nessuno che non si sgoli a ripetere compulsivamente la formula beota – entrata nell’orecchio a tutti e mandata a memoria collettiva – che “diritti individuali si, adozioni no”, oppure quell’altro assurdo tormentone che i bambini hanno “diritto” a una mamma e un papà. Sappiamo che la finta resistenza ha trovato qui il suo mantra non solo condiviso ad intra, ma condivisibile anche ad extra dai supposti avversari, tanto è solo una questione di tempo, il risultato è assicurato e poi anche la chiesa in uscita ha detto papale-papale che ci sta. Più di così..
È qui che vogliamo arrivare?
A sentire certe Sue dichiarazioni recenti parrebbe tanto di sì, che ci si sia tutti allineati su questa direttrice suicida, pur a diverse velocità. Lei per esempio dice di essere perfettamente d’accordo sulle convivenze non matrimoniali purché non omogenee al matrimonio e si spinge sino a coniare per esse la creativa figura paragiuridica del “diritto attenuato” (Clicca qui per il video che contiene questa affermazione), rispetto alla “pienezza del diritto” che sarebbe prerogativa della famiglia. Una di quelle formule – tipo quelle di cui sopra – destinate ad avere una fortuna inversamente proporzionale alla loro sensatezza.
Chissà se tutte le famiglie, perlomeno quelle non eterodirette, che stanno mettendo in conto una trasferta a Roma sono contente di questa trovata. Forse no.
Sarebbe bello avvisarle in tempo utile per quali obiettivi sarà spesa la loro eventuale generosa presenza. Quali battaglie, vere o simulate, saranno condotte anche nel loro nome.
La ringrazio molto se vorrà darmi qualche delucidazione in merito.
14 commenti su “Ddl Cirinnà. Lettera aperta a Massimo Gandolfini – di Elisabetta Frezza”
Gentile e stimata Amica, ho molto apprezzato il suo intervento. L’espressione “diritto attenuato” tradisce l’identità fragile, vaga e ballerina di chi l’ha coniata. Lei fa bene a sospettare. Il mondo cattolico è avvelenato dai pensieri dimezzati dal coltello buonista. Il santo clero rovescia le sue incertezze e affida i suoi dubbi all’intransigenza (apparente) di studiosi il pensiero dei quali traballa. Il ballo è iniziato il 28 ottobre del 1958 (giorno dell’elezione del card. Angelo Roncalli). Con stima e con affetto la saluto. Suo in Cristo Re e Maria Regina, piero vassallo
ps non a lei ma agli immemori buonisti, rammento che papa Roncalli ammetteva di essere stato inquisito ai tempi della crisi modernista…
“Il ballo è iniziato il 28 ottobre del 1958” : caro profesore, io vado ripetendo fino alla noia che quella data segna l’inizio dell’usurpazione del soglio petrino da parte dei modernisti, della massoneria, dei poteri oscuri delle tenebre: Purtroppo molti, che pur si dicono tradizionalisti, non accettano questo punto di vista, rimanendo a metà del guado (cosa che fa anche il bravo Socci), volendo conciliare il diavolo con l’acqua santa. Quindi, pur fortemente critici verso Bergoglio, incensano Ratzinger come se non fosse il frutto (ed anche uno degli artefici, purtroppo) della rivoluzione del 1962-’65. Mah, speriamo che aprano gli occhi, prima o poi, perché ci sarebbe bisogno di unità sul fronte tradizionalista, altrimenti i modernisti vinceranno una battaglia dopo l’altra con il “divide et impera” (ma l’ultima, però, la perderanno, e credo che ne rimarranno sorpresi, pensando ormai di aver vinto su tutta la linea).
Cara Dr.ssa Elisabetta Frezza,
da quello che ho capito si va a sostenere i tremebondi parlamentari che da soli a contrastare il main stream del sesso contro verso, non son capaci. Quindi si va ad aiutare i pavidi.
La verità viene, come al solito, variamente vestita e truccata per rendere la miseria della realtà presentabile. Personalmente non guardo a questa truffa. Guardo e ricordo le persone del giugno scorso, io c’ero. E’ su quelle persone e su migliaia di altre, che nel frattempo hanno visto e capito, che spero e, se possibile, sarò a Roma anche per tutti quelli come lei impegnati così seriamente in questa battaglia contro la follia.Andare quando il fine è mistificato e non pochi politici e religiosi inaffidabili? Spero che tutta l’Italia sana scenda a Roma, se così fosse un urlo muto si leverà da Roma e del DDl non resterà più traccia,Questo spero,per questo andrò, mentre migliaia di noi stanno pregando affinchè questo mostro sia messo in condizioni di non nuocere ad alcuno nè ora nè poi.
Ottima puntualizzazione ma ritengo che la manifestazione sarà infestata da tanti cattocomunisti – vedasi PD, UDC, NCD – che a parole sostengono di difendere la famiglia ma, in realtà, l’annientano con l’aborto, l’eutanasia, il divorzio – breve e/o lungo che sia – e la droga libera. Adesso a parole avversano il ddl Cirinnà non denunciandone l’ennesimo attentato alla famiglia che siffatto progetto contiene, ma ponendo dubbi e/o eccezioni di…costituzionalità (sic!). Ma che bel modo di salvaguardare la famiglia!
Approvo in pieno ciò che chiede la Dott.ssa Frezza, ma il Prof. Gandolfini risponderà esaustivamente? “Diritto attenuato”: inquietante definizione sintomatica della sciagura etica e morale verso la quale ci avviamo con sempre meno spazi di manovra: come una nave in rotta di collisione con un iceberg! …waiting for Parusia.
La ringrazio di questa richiesta di precisazione. Il punto centrale è proprio intorno al riconoscimento dei diritti degli omosessuali. Purtroppo anche fra i cattolici, come fin dal divorzio, si è innestato il concetto sbagliato del “io non lo farei mai, ma non posso impedire ad un altro di farlo” e nel caso degli omosessuali anche altri, banali ma tenaci, del tipo “che male c’é?”, o “perché no?” oppure ancora “se si vogliono bene….”. Si raccolgono i frutti di una omiletica vuota, sentimentaloide e buonista che da dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II la stragrande maggioranza di parroci e sacerdoti hanno elargito nel comodo delle banalità a discapito della fede, della dottrina, degli insegnamenti di Gesù e della morale che da essi deve discendere. Prof. Gandolfini abbia il coraggio di assumere una posizione chiara e netta anche su questo primo e fondamentale aspetto, anche se contro tutti… e a Roma verranno davvero in tanti.
“Il nostro è un “no” a tutto il ddl Cirinnà. É un no a ogni tentativo di trasformare le cosiddette unioni civili in qualcosa che possa anche solo assomigliare al matrimonio così come è indicato dall’art. 29 della Costituzione. Dirò di più: non vediamo alcuna necessità di procedere alla creazione di nuovi istituti giuridici quali le unioni civili, se proprio si vuole procedere in una qualche direzione, allora si metta insieme organicamente ciò che già esiste nel nostro ordinamento a proposito di diritti civili legati alla singola persona”.Questa frase è tratta dall’intervista concessa da Gandolfini a La Bussola quotidiana e pubblicata oggi sul sito. Mi pare che non ci siano dubbi sul no netto a tutta la “Cirinnà”. Perché dubitarne? Il 20 giugno sotto uno scroscio d’acqua di un’ora ed il solleone di Roma io c’ero ed ho sentito ciò che veniva chiaramente detto e non è sorto nessun dubbio sugli intenti del comitato. Se ci sono idee migliori per contrastare lo tsunami dello schifo, ditecelo e ci…
Purtroppo anch’io sono certo che il riconoscimento, di qualunque tipo, di una coppia omosessuale da parte dello stato sia un errore madornale. Ne va del futuro della difesa dell’identità del matrimonio e del bene della società, cioè dei figli e di ognuno di noi.
Comportandosi così, se anche si vincesse una battaglia (la approvazione in Senato della Cirinnà, cosa già di per sé difficile), la guerra sarà irrimediabilmente perduta. Sarà solo questione di tempo.
A tutti i politici cattolici: scendere a compromesso su questi temi significa giocare con il fuoco ma quello eterno. Essi dovranno rispondere a Dio di queste scellerate. Di unioni civili non se ne dovrebbe neppure parlare perché ci sono già ed è il matrimonio civile. Occorre parlare chiaramente e dire che le unioni civili sono solo una scusa per introdurre le unioni gay. Se passeranno questi obbrobri faremo un altro passo verso il baratro dopo il divorzio e l’aborto, purtroppo dobbiamo attenderci castighi di Dio perché il mondo è anche la Chiesa si stanno sempre più allontanando dalle Vie del Signore.
La dottoressa Frezza ha colto nel segno, se non passa un vero pensiero cattolico, ovverò la pura e semplice verità sulle unioni peccaminose di omosessuali o anche semplicemente di eterosessuali che vivono in concubinaggio, sarà la solita adunanza di buone persone che accettano tutto purchè i bambini abbiano il diritto ad una mamma (vedi Adinolfi, come se il papà avesse poco valore). A quando una vera manifestazione di veri cattolcici, che per vera misericordia dicano che consentire, apoggiare tramite leggi, il peccato (l’atto contro natura grida vendetta al cospetto di Dio, di Dio, che non è quella divinità buonista in cui crede Bergoglio) è un crimine contro l’umanità? Si contro l’umanità, perchè si mandano i peccatori all’inferno e si da scandalo ai piccoli. Certo che dai Kiko Arguelliani c’è poco da sperare in tal senso. L’importante come dice il Papa nell’ultimo scandaloso video è l’amore.
Caro Stefano, il professor Gandolfini oggi sfodera dal suo cilindro un’altra categoria, quella dei “diritti civili legati alla singola persona”, che pare una variante dei già spesi “diritti individuali dei conviventi”. Parrebbe trattarsi delle prerogative di cui ogni persona gode in quanto tale, senza che importi nulla con chi detta persona condivide il letto o l’appartamento o l’attrazione affettiva o sessuale. Questi “diritti civili” – dice Gandolfini – andrebbero assemblati organicamente. Mi restano però due dubbi, ancora. Primo: che il prof.Gandolfini – magari per la scarsa dimestichezza con i concetti giuridici – pensi all’“assemblaggio” già confezionato dal “Si alla famiglia” nel suo Testo Unico (ben noto a questo sito), visto che l’estensore Mantovano è tra i promotori dell’evento e condivideva con lui il palco del 20 giugno. Secondo: che quest’ultimo abito sia quello di circostanza indossato per l’occasione, visto che il direttore della Bussola sul tema la pensa e la scrive giusta…
Il dubbio numero due sorge spontaneo non solo ascoltando il video linkato nell’articolo, dove il Professore conia la categoria dei diritti attenuati, ma anche, ad esempio, rileggendo questa intervista che Le sottopongo. Legga la risposta alla terza domanda: http://www.intelligonews.it/articoli/19-ottobre-2015/31893/unioni-civili-gandolfini-adozioni-scompatteranno-anche-i-5-stelle-nasce-osservatorio-sul-gender
Probabilmente l’obiettivo è pigliare dentro più clienti possibile. Ma poi? La milionata della piazza (ve l’auguriamo tutta!) viene spesa per quale oggetto? L’assegno in bianco firmato di chi scende in piazza a Roma come sarà utilizzato? Il 31 gennaio il singolo partecipante non ha più voce in capitolo, è diventato il cover-man di una copertina che verrà decisa (o lo è già stata) da altri, nel bene o nel male.
La scelta è: partecipare per far pervenire, alla alte sfere decisionali, almeno l’ombra del nostro pensiero e della nostra profonda convinzione antiomosessualista (ma si, diciamo pure omofoba, così li facciamo contenti), oppure rimanere puri e coerenti fino in fondo e rifiutare ogni compromissione con chi ha un pensiero annacquato, tiepido e “politico”, con la consapevolezza del fatto che ciò che è nella nostra mente e nel nostro cuore rimarrà, in questo caso, lì dov’è, senza nessuna possibilità di essere minimamente conosciuto e valorizzato. E’ una scelta difficile, molto difficile. Di certo possiamo dire che un fallimento “numerico” di questo family day sarebbe comunque una grande vittoria per i….. (non so neanche come chiamarli senza usare parolacce) quindi, se non altro per questo, io credo che ci sarò. Poi, nel mio piccolo, chiarirò la mia idea con coloro che mi capiteranno accanto.
Io credo che finchè i cattolici non rimetteranno al centro la regalità di Gesù, ma continueranno a fare i difensori dei diritti umani, si andrà poco lontano dal precipizio a cui ci siamo avviati.