di Belvecchio
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Non si tratta di una grande novità, quanto piuttosto dalla normalizzazione di una anormalità; normalizzazione perché il fenomeno di cui parliamo si va diffondendo sempre più nelle diverse diocesi.
Qui segnaliamo il caso della diocesi di Ferrara, dove un parroco – di Santa Caterina e di San Giovanni Evangelista – comunica ai fedeli che la benedizione delle case, usuale in tempo pasquale, verrà effettuata indifferentemente da due preti e da tre laici.
E’ risaputo che i preti disponibili diventano sempre meno numerosi, ma questo non significa che possano essere rimpiazzati con dei laici, né significa che un prete, se costretto dalle circostanze, non debba impegnare tutta intera la sua giornata e farsi in quattro per compiere adeguatamente il suo ministero dei confronti dei suoi parrocchiani, pochi o molti che siano.
Nel volantino qui riprodotto, che ci è stato inviato da un amico del luogo, sta scritto che i tre laici sarebbero “collaboratori autorizzati”, e si presume che siano autorizzati dal vescovo, poiché l’autorizzazione del prete non è contemplata in alcuna normativa.
Quando parliamo dei documenti ufficiali ci riferiamo a quelli vigenti; dei documenti passati accenneremo a conclusione di questa breve nota.
La normativa vigente è stata stabilità dalla CEI in seguito all’aggiornamento seguito al Vaticano II, essa prevede che il rito della benedizione possa essere celebrato – oggi si dice “presieduto” – anche da “Laici con particolare incarico” (Benedizionale, Premesse generali, n° 18/d). E’ previsto che:
«Anche altri laici, uomini e donne, in forza del sacerdozio comune, … a condizione che esista un compito specifico … a determinate condizioni e a giudizio dell’Ordinario del luogo … possono celebrare alcune benedizioni con il rito e il formulario per essi previsto…»
Ora, la prima cosa che si deve far notare è che, a differenza del benedizionale tradizionale, questo moderno non prevede un “rito” e un “formulario” per la benedizione delle case in occasione della Pasqua, ragion per cui, nel caso che ci interessa, non si capisce bene in che modo il “laico con particolare incarico” debba “celebrare” questa benedizione.
Quando, ai nn° 35-38, il benedizionale moderno prescrive le vesti liturgiche da indossare, elenca quelle per il vescovo, per il prete, per il diacono e per i “ministri istituiti”, ma non parla dei “laici con particolare incarico”; ragion per cui, non solo non c’è un rito, ma manca anche il paramento liturgico per il caso che qui ci interessa.
Per quanto riguarda il prete e il diacono, è prescritto che «indossino il camice con la stola. Se si usa l’abito talare, il camice può essere sostituito dalla cotta»; il che significa che la benedizione richiede come minimo che si indossi la stola. Ma è ovvio che il “laico con particolare incarico” non può indossare la stola, prerogativa riservata agli ordinati.
Ne consegue che, di fatto, sono rese possibili almeno due tipi di benedizione: una compiuta dall’ordinato e un’altra compiuta dal laico. E ammesso, e non concesso, che si tratti di due benedizioni equivalenti, è evidente che ci si debba interrogare sulla efficacia di tali benedizioni, così che se ne deduce facilmente che, come minimo, siamo in presenza di una benedizione di prima categoria – più compiuta e certo efficace – ed una di seconda categoria – manchevole e di dubbia efficacia; o al limite: di una benedizione vera ed una benedizione falsa.
Di fronte a tale constatazione, quale sarà il criterio in base al quale in quella tal casa giungerà la benedizione di prima categoria fatta dall’ordinato, mentre in quella tal’altra casa giungerà la benedizione di seconda categoria fatta dal laico?
Non solo, ma i fedeli, non saranno posti di fronte alla condizione di dovere subire il tipo di benedizione che li lascia poco convinti sulla sua efficacia?
E’ ovvio che ogni considerazione di questo genere viene meno se si ritiene che, in realtà, non si tratterebbe di un sacramentale con la sua efficacia, ma di un’occasione “comunitaria” nella quale si ricorda la benevolenza di Dio, lasciando a Dio stesso l’intervento in termini di efficacia. Ma in questo caso non si dovrebbe neanche parlare di benedizione, e tutto il ragionamento crolla trascinando con sé la stessa benedizione così amministrata. Insomma, mentre si parla di benedizione, ma in realtà non c’è alcuna benedizione.
E purtroppo la cruda realtà attuale è che, in linea di principio, si mantiene la benedizione delle case nel tempo pasquale, solo perché non si può, ancora, eliminare un uso antico che i fedeli continuano a sentire come significativo e importante per le loro case e per le loro famiglie. Una sorta di formalità accomodante per far contenti quei fedeli che ancora “ci tengono”.
Il benedizionale tradizionale prevedeva la benedizione delle case sia nel tempo pasquale sia nel tempo non pasquale, e tale benedizione doveva essere impartita dal parroco o da un altro sacerdote da lui delegato, i quali dovevano indossare la cotta e la stola e portare con loro l’acqua esorcizzata e benedetta alla vigilia di Pasqua, con la quale aspergere il luogo.
Questa benedizione fatta solo da un ministro ordinato è scomparsa ed è subentrata la strana idea del “sacerdozio comune” dei fedeli, il quale anche dal nome stesso si rivela essere tutta un’altra cosa. E come il Vaticano II ha imposto la mondanizzazione della Chiesa, così oggi si pretende di laicizzare la liturgia, scivolando sempre più profondamente verso la protestantizzazione del cattolicesimo.
Questa vicenda della benedizione amministrata da un laico, uomo o donna, è il sintomo della volontà di mutare il sacramento dell’Ordine, nei confronti della quale lo stesso papa Francesco si sta muovendo lentamente: prima aprendo la porta al ministero delle donne, con le diaconesse; poi auspicando l’ordinazione di laici sposati, i cosiddetti viri probati; infine organizzando il prossimo Sinodo dei vescovi con in vista il sacerdozio alle donne e l’abolizione del celibato ecclesiastico.
Quando il veleno si assume a piccole dosi, l’organismo vi si abitua e non si avvertono con evidenza i sintomi dell’avvelenamento, ma alla fine l’organismo muore.
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20 commenti su “Dalla mondanizzazione alla laicizzazione del cattolicesimo – di Belvecchio”
se la massoneria riesce ad abolire o sminuire il sacramento del ordine sacerdotale ,i rimanenti sei cadranno come birilli…..
In questa ormai conclamata deriva verso il protestantesimo ci si sente come un naufrago in mezzo alla tempesta ed è per questo che bisogna implorare il soccorso della Madonna Santissima perché rimaniamo saldi nella nostra Vera Fede.
Solo Lei, con la Sua instancabile e materna intercessione può accorrere in nostro aiuto, coiadiuvata da quella die Santi che in ogni tempo sono graditi al Signore. Prego che le vocazioni che germogliano possano crescere e fortificarsi in ambienti Sani…
Circolano cattivi maestri di questi tempi, caro Sanna, tanto che se una volta era una grande grazia e motivo di gioia per le famiglie la vocazione di un figlio, oggi bisogna temere che entrando in seminario le buone disposizioni con cui un giovane aspira al sacerdozio in quegli stessi luoghi vengano traviate con la stesso entusiasmo con cui prima venivano accresciute e incoraggiate.
La presenza dei laici nella benedizione delle case è una necessità, sempre meglio che niente! Magari i mali della Chiesa fossero so!o questi!
No, cara Antonella, non è così. Allora, perché non prenderci una boccetta d’acqua Santa, portarcela a casa e spruzzarla un po’ qua e un po’ là, come ci pare meglio? Sarebbe la stessa cosa. Vuole mettere la presenza di un prete e tutto il senso che essa comporta? Personalmente posso dire che anche la distribuzione della Comunione fatta dai laici non mi piace (nonostante che questi ne siano autorizzati), tanto che quando questo avviene (e ancora di più se si tratta di donne) preferisco dirigermi dalla parte del sacerdote.
Scusami Antonella, se la benedizione della casa la può fare anche un laico, allora, in virtù del “sacerdozio comune” a tutti i fedeli, quale, non sarebbe forse più idoneo il capo famiglia per assolvere questo ruolo dei “laici” e quindi benedire la sua casa, facendosi magari dare un poco di acqua benedetta dal proprio parroco?.
Ciao
hanno perso la testa. non vi sono parole
E’ Prescritto «indossino il camice con la stola. Se si usa l’abito talare, il camice può essere sostituito dalla cotta» Già su questo non ci siamo più da un bel pezzo, jeans e maglione, giubbotto se inverno e via. (anche il clergyman è da lungo dato per disperso). Nella mia parrocchia nei condomini la benedizione veniva impartita nell’androne, ovviamente anche da laici o se va bene da suore, ora si è diviso la parrocchia in zone ogni anno se ne fa una gli altri si recano un giorno stabilito in chiesa per una benedizione comunitaria, a cui ovviamente va poca gente, la motivazione è che si benedicono le persone non le case. Ma?
Nelle grandi città si parte e quei poveretti trovano le porte chiuse dopo la fatica.
Ma perché, dico io, il parroco non benedice TUTTE le famiglie dall’altare con un’unica celebrazione?
Caro Belvecchio, con il pretesto della mancanza di sacerdoti e con l’analogo pretesto del “sacerdozio generico” riconosciuto ad ogni fedele, il disegno rivoluzionario di Bergoglio continua il suo cammino nella rottamazione delle sacre strutture della Chiesa. Pensa intanto all’esercizio abusivo del rito con cui taluni fedeli mimano gesti e parole del celebrante, come ad. es. recitare il “Padre – nostro” a braccia aperte o come ripetere, in contemporanea, le parole della consacrazione, o come portarsi a spasso la particola sulle mani prima di ingerirla. Pensa a quanti semplici battezzati – uomini e donne – recano l’Eucaristìa ai malati come fosse un pacchetto. Pensa agli inservienti che nello svolgimento della Santa Messa, se ne stanno, sull’altare, in pantaloncini e camicetta, o in tuta sportiva. E’ la modernità, bellezza, il soffio della nuova Pentecoste!
Spero vivamente che a questo punto lo scisma ci sia, in modo che possiamo sapere dove è il “piccolo resto cattolico” e lasciare andare dove vogliono Mario Bergoglio e il suo circo dei miracoli.
Dovremmo protestare tutti. Nella mia parrocchia ancora non si è arrivati a tanto ma se dovesse accadere, rifiuterò la pagliacciata della benedizione impartita da un laico e sono pronta a litigare col parroco. Già non gli sono molto simpatica perché “sono quelli come me che rovinano la chiesa” (lo scrivo con la c minuscola).
Perché lo fanno? Perché non si danno una calmata? Ma ci si rende conto che simili scelte non possono arrecare del bene a nessuno? Se ad esempio una persona senza alcun titolo segue un buon corso in materia di sicurezza sul lavoro, sul “primo soccorso”, della durata – poniamo – di tre giorni, viene per caso promosso sul campo e assume le funzioni di cardiochirurgo? E dunque perché confondere i ruoli nella Santa Chiesa? Il Sacerdote è un Consacrato, il laico è un semplice battezzato : i compiti sono distinti ; il Ministro riceve una specifica chiamata dal Signore ed impartisce i Sacramenti. Stiamo assistendo a continui deragliamenti dalla strada tracciata dal Vangelo e dall’insegnamento bimillenario della Chiesa. Si fermino, i creativi, gli alemanni scatenati, i cavalieri sedicenti senza macchia, i fautori tutti dei “tempi nuovi”, e riprendano il giusto cammino, quello indicato da Gesù, prima che sia troppo tardi. Perché Gesù è giovane sempre, e non ha bisogno di aggiornamenti.
Ma scusino, laico per laico, allora la casa me la faccio benedire dal capo famiglia, cioè mio marito, visto che già fa la benedizione dei pasti. Che scemenza, se mi viene a casa un laico a propormi la benedizione lo rimando al mittente come faccio coi i testimoni di Geova. Per fortuna esiste la FSSPX!!!!
Riporto il commento di un blogger di un sito cattolico (non è il caso di aggiungere tradizionalista, poiché i siti modernisti non lo sono) a proposito dell’odierna celebrazione interconfessionale di oggi in San Pietro :
“Lutero è all’inferno … e non bisogna pregare nei templi luterani” … queste cose rivelò l’angolo custode alla beata suor Serafina Micheli nel IV centenario della nascita do Martin Lutero):
13 ottobre 2016, inizio del centenario delle apparizioni di Fatima, un uomo vestito di bianco espone la statua di questo eretico dannato nell’aula Paolo VI e la onora insieme a un migliaio di pellegrini … poi si reca a Lund per commemorare il V centenario della riforma luterana … ma ci vuole tanto a capire per chi lavora Bergolio?
http://www.miliziadisanmichelearcangelo.org/content/view/2468/90/lang,it/
Our Lady of La Salette, restore the Holy Church
(Nostra Signora di La Salette, restaura la Santa Chiesa)
Nella mia parrocchia è stato appena comunicato che quest’anno non ci benediranno la casa perché si va a rotazione (metà parrocchia ogni quaresima), altrimenti i sacerdoti non ce la fanno …
Senza entrare nel merito delle considerazioni di Belvecchio i laici sono due e non tre, a meno che non si includa in quel numero erroneamente anche il diacono permanente.
Faccio notare, a tal riguardo, che il diacono permanente fa parte dell’Ordine sacro. Il diaconato rappresenta il primo gradino del sacerdozio gerarchico.
Tanto per giusta precisazione.
MONS. NEGRI non ha fatto in tempo ad essere pensionato che già fanno capolino i primi carciofi
Tutto vero, ma perche’scrivere 3 laici se uno e’un diacono? Non che la benedizione di un diacono sia la stessa di quella di un sacerdote, certo, ma non si puo’neanche equiparare a quella di un laico.