a cura di Marco Bongi
A circa un anno e mezzo dall’assunzione del Suo importante incarico, abbiamo potuto intervistare don Pierpaolo Maria Petrucci, Superiore del Distretto Italiano della FSSPX. Lo ringraziamo per la disponibilità e partiamo subito con le domande.
D. 1 – In questo periodo molti avvenimenti, per lo più positivi, hanno caratterizzato la vita del distretto. Vorrei cominciare dalla nascita del pre-seminario italiano, struttura questa che si riferisce specificamente allo scopo principale della Fraternità, ovvero la formazione di nuovi sacerdoti. Cosa ci può dire in merito?
R. – Il primo anno di attività del pre-seminario è stato molto positivo: abbiamo avuto la presenza di diversi giovani ed uno di loro entrerà a settembre nel seminario di Flavigny. Per il prossimo anno abbiamo un numero ancora maggiore di domande che esamineremo nelle prossime settimane. L’attività didattica inizierà il primo ottobre.
D.2 – Ci può spiegare brevemente come è organizzata la vita all’interno del pre-seminario? se ci fosse qualche giovane interessato cosa dovrebbe fare?
R. – Il pre-seminario ha due scopi principali: in primo luogo verificare la vocazione dei giovani aspiranti ma anche, per coloro che dovessero scoprire di non essere portati per il sacerdozio, di fornire loro una formazione cristiana, teologica e spirituale, che servirà senza dubbio in ogni momento della vita. E’ importante infatti che anche futuri padri di famiglia siano dei cristiani militanti e dei combattenti per il Regno Sociale di Nostro Signore Gesù Cristo.
La giornata tipo nel pre-seminario si svolge in questo modo: al mattino vengono impartite lezioni sulla dottrina cristiana, introduzione alla filosofia ed alla teologia, nozioni di liturgia e spiritualità cattolica, studio degli atti del magistero dei papi. Questo studio in particolare ci permette di presentare la posizione della FSSPX nella crisi attuale della Chiesa, posizione che coincide con quella espressa dal Magistero costante fino al Concilio Vaticano II. Nel pomeriggio, oltre allo studio personale, ci si dedica ad attività manuali. Ci sono poi visite alla città di Roma. La preghiera in comune di alcune parti dell’Ufficio divino e del rosario scandiscono il ritmo delle giornate, che sono centrate sulla celebrazione della S. Messa.
D. 3 – I ragazzi che si rivolgono al pre-seminario provengono in genere da altre esperienze di seminari oppure arrivano subito alla FSSPX?
R. – Direi che esistono entrambi i casi : alcuni giovani arrivano a noi demoralizzati e scandalizzati da precedenti esperienze negative, altri, consapevoli della situazione esistente nei seminari moderni, si rivolgono direttamente a noi chiedendoci una formazione tradizionale. Coloro che fossero comunque interessati a frequentare questi corsi possono rivolgersi ai nostri Priorati ed, in particolare, a quello di Albano.
D.4 – Veniamo ora alle altre realizzazioni che si stanno sviluppando. In tale quadro assume senz’altro una particolare importanza la nascita del nuovo Priorato in Veneto. Sono infatti trascorsi oltre trent’anni dalla fondazione dell’ultima casa italiana a Rimini. Ora, dopo tante traversie, il processo di espansione sembra finalmente ripreso. Ci può dire come è nato questo nuovo Priorato?
R. – Da anni il Priorato di Rimini inviava settimanalmente un sacerdote a celebrare la Messa a Lanzago di Silea dove possediamo una piccola cappella con un terreno annesso. Col tempo è nato il progetto di trasformare questa struttura in un Priorato. In un primo momento abbiamo predisposto un progetto per la costruzione di un nuovo edificio ma alcune difficoltà burocratiche ci hanno frenato. La Provvidenza però ci ha fatto trovare una villa adiacente alla nostra proprietà che era stata messa in vendita. La struttura ad oggi abbisogna soltanto di qualche piccolo lavoro di manutenzione e subito dopo, se Dio vorrà, saremo in grado di inaugurare il nuovo Priorato.
D.5 – Altri progetti si stanno sviluppando a Seregno e a San Damiano di Piacenza. Di cosa si tratta?
R. – A Seregno, centro dove abbiamo un buon numero di fedeli, è stato acquistato un capannone industriale che intendiamo trasformare in Chiesa. In futuro questo grande spazio potrebbe anche divenire un nuovo Priorato. Nel mese di Settembre speriamo di cominciare i lavori di ristrutturazione. Anche a San Damiano esiste un edificio che viene gestito dal distretto svizzero che organizza pellegrinaggi. Tale distretto ha deciso di ristrutturare la casa e probabilmente ci sarà la possibilità di costruire una nuova cappella.
D. 6 – L’anno scorso è partita anche la prima scuola elementare italiana della FSSPX. Che significato attribuisce a questa iniziativa?
R. – Si tratta di una piccola scuola aggregata al Priorato di Rimini. Gli allievi, per ora, sono soltanto cinque. Contiamo però di andare avanti su questa strada attraverso la fondazione di nuove scuole, anche magari medie e superiori. La battaglia per la scuola cattolica è fondamentale per la Chiesa, soprattutto in questo momento dove leggi sempre più contrarie allo stesso diritto naturale stanno per essere varate, con conseguenze assai negative sul piano didattico. In Italia forse questa necessità non è mai stata sentita come in altri paesi perché l’idea prevalente è che la scuola pubblica, prevedendo l’insegnamento della Religione, non sia una vera e propria istituzione laica. Purtroppo al contrario tutta la concezione della scuola moderna è fondata sul concetto soggiacente che l’esistenza di Dio ed i doveri che l’uomo ha nei suoi confronti sono facoltativi e quindi lasciati alla libera scelta di ognuno. La Chiesa ha sempre insegnato ai cattolici di dare ai loro figli una formazione davvero cristiana e di preservarli dalla scuola aconfessionale. In Francia da anni i cattolici sono stati abituati a lottare contro la scuola atea di stato. La Fraternità ha potuto realizzare numerose scuole in questo paese. Speriamo di poter fare altrettanto in Italia.
D. 7 – A differenza di altre nazioni la Fraternità in Italia sembra avere più contatti con il clero diocesano e forse anche con alcuni vescovi. Ci conferma questa impressione?
R. – In linea di principio noi cerchiamo di avere contatti con i sacerdoti, i parroci ed anche con i vescovi. Ciò anche per sfatare alcuni pregiudizi sul nostro conto. Organizziamo regolarmente incontri ed esercizi spirituali per i sacerdoti. Anche quando le posizioni non collimano non rifiutiamo mai un franco confronto volto a far comprendere meglio la nostra posizione. E’ vero inoltre che, da quando è stato emanato il Motu Proprio “Summorum Pontificum”, molti sacerdoti italiani hanno ripreso la celebrazione della Messa tradizionale. Costoro si sono avvicinati in gran numero alla Fraternità chiedendoci testi, messali, formazione liturgica ed anche dottrinale. Il celebrare la S. Messa tradizionale è molto spesso un primo passo per avvicinarsi alla sana teologia e scoprire così la profonda crisi che sta attraversando la Chiesa oggi.
D. 8 – Secondo lei di cosa avrebbe più bisogno la Chiesa nei frangenti attuali?
R. – Penso che la Chiesa abbia bisogno di ecclesiastici coraggiosi, animati da uno spirito soprannaturale che vivano alla luce della fede e che, alla luce della dottrina immutabile, abbiano il coraggio di denunciare con chiarezza gli errori del mondo moderno. Pensiamo anche solo alla legge terribile recentemente approvata in Francia sul matrimonio omosessuale: la gerarchia ha passato quasi sotto silenzio questo evento. Solo i tradizionalisti si sono mobilitati con grande energia.
D. 9 – Forse in Italia un maggiore coraggio lo si può riscontrare nel laicato cattolico?
R. – Direi di si e questo mi sembra un segno molto positivo ma non è sufficiente. L’amore della verità ci deve portare anche a mettere gli esponenti della gerarchia di fronte alle proprie responsabilità di pastori. Un compito dei sottoposti è anche quello di segnalare gli errori ai superiori, sia pur con il dovuto rispetto e considerazione del loro ruolo. Sono convinto che se, oltre ai laici, i membri della gerarchia ecclesiastica consci della crisi profonda che viviamo nella Chiesa avessero il coraggio di uscire allo scoperto, si potrebbe realizzare un grande bene. Mi sembra che sia questa la condizione essenziale per una vera restaurazione nella Chiesa.
D.10 – In conclusione vuole lasciarci ancora qualche pensiero?
R. – Vorrei ancora sottolineare il ruolo fondamentale della famiglia nella propagazione della Fede. Abbiamo bisogno di famiglie davvero cattoliche che sappiano accogliere con generosità i figli come un dono di Dio. Le famiglie numerose sono sempre state una benedizione per la società cristiana. E’ inoltre molto importante poter contare su laici preparati che sappiano affiancare i Sacerdoti nella battaglia culturale contro lo spirito del mondo. In Italia ne abbiamo già diversi ma vorrei che ce ne fossero ancora di più e che sapessero unirsi ed organizzarsi in modo da agire efficacemente per operare una restaurazione dell’ordine sociale e politico, secondo i principi della Chiesa.