Non si loderà mai abbastanza il povero Karl Marx, che ne ha sbagliate tante, ma ci ha lasciato quel saggio monito secondo cui la storia si presenta una prima volta in tragedia e la seconda si ripete in farsa. Va sempre a finire così quando ci sono di mezzo gli uomini che fornicano con il potere in amoris laetitia e si esibiscono gaiamente sotto i riflettori del mondo. Dunque il giallo, pallidissimo per la verità, della mezza lettera di Benedetto XVI sui saggi dedicati alla teologia di Francesco I non ha fatto eccezione, ed è arrivato in una sola settimana alla comica finale con le dimissioni di monsignor Dario Edoardo Viganò da Prefetto della Segreteria per la Comunicazione. L’evangelizzatore dei massmedia, il faro morale delle news che piacciono alla chiesa che piace ha lasciato la sua carica per aver spacciato una notizia semivera. O semifalsa, se si preferisce, che è la stessa cosa. Naturalmente, monsignore è uscito dalla porta della Segreteria come Prefetto per rientrarvi dal portone come Assessore, cioè come garante della continuità massmediatica secondo Bergoglio. Un’operazione, si sarebbe tentati di dire, all’italiana, o anche all’argentina, e invece tocca ammettere alla vaticana.
Il succo della vicenda è tutto qua, una piccola scaramuccia di potere dopo cui tutto cambia perché tutto rimanga uguale. Il gattopardo che si aggira dentro le mura leonine è di gran lunga più abile e vorace di quello siculo. Così abile e vorace da alimentarsi di tutto quanto propagano sul suo conto, in bene e in male, quei massmedia con i quali volentieri si apparta dietro i divani dei salotti perbene e che monsignor Viganò avrebbe dovuto educare al vero con le sue maldestre bugie. Neanche il genio di un Tomasi di Lampedusa riuscirebbe da solo a cartografare la geografia di un potere sempre uguale a se stesso in virtù, o meglio in vizio, di oscuri e insondabili labirinti delle anime e dei corpi.
In ragione di questo gattopardismo, ancor più che i vari Melloni, Rodari & Tornielli affannati nel mostrare come e qualmente tutto vada bene madama la marchesa, sono patetici i presunti trionfatori della tenzone. Non hanno capito, i poveri megafoni del ratzingerismo, che tutto finisce qui, anzi era finito prima di cominciare per emerito volere. Sono convinti di aver vinto una battaglia e non si sono accorti che non c’è la guerra. Intanto, sopraffatti da un incontenibile conservatorismo di ritorno, fanno scorrere inchiostro vittorioso con la baldanza di un novantenne prostatico. Nei giornali si definirebbe sbrigativamente l’increscioso fenomeno con una formula più concisa, ma meno elegante.
Più che nelle dimissioni di monsignore, il gran finale della farsa sta in questo continuare a raccontare ignobili vicende condite con il gusto pruriginoso per il lato B del potere, in questo sentirsi cronisti di epocali cambiamenti sbirciando dalla serratura, tra l’altro della porta sbagliata. Uno spettacolino che ricorda veramente Marx, Groucho, ancor più di Karl. Richiama alla memoria il Marx newyorkese che ammoniva “Questi sono i miei principi, se non vi piacciono ne ho degli altri” e poi spiegava che “il segreto della vita comprende l’onestà e un comportamento corretto: se riesci a fingerli, ce l’hai fatta”.
Per la cronachetta di tali epiche giornate, varrebbe come conclusione quest’altro pensierino grouchiste “La commedia non mi è piaciuta, però l’ho vista in condizioni sfavorevoli: il sipario era alzato”. Ma, a volerne trarre qualche considerazione, bisogna tornare all’altro Marx, quello di Treviri, perché prima della farsa è andata in scena la tragedia.
Per quanto in sessantaquattresimo, bagatelle di tal fatta sono eco di cronache tremende provenienti da una chiesa che ha trasunstanziato il sangue dei martiri nell’inchiostro degli scrivani. Una chiesa venuta a patti scellerati con il mondo e ha rinunciato all’unica arma che lo possa convertire, il martirio. Una chiesa che teme il proprio sangue, ancor prima che per le ferite mortali da cui solo può sgorgare, per l’efficacia che gli è consustanziale. Più che il proprio dolore e il proprio male, questi similcristiani temono il bene del prossimo. Hanno cominciato a tacere l’inferno e hanno finito per chiudere le porte del paradiso. Una chiesa atea non può permettere che dal cuore ferito delle creature sgorghi il desiderio di Dio a testimonianza del suo tradimento del vangelo. Così, alla Parola di Dio sostituisce il gossip degli uomini, alla Buona Novella preferisce “Novella 2000”, entra in comunione con le sue pecorelle attraverso il pettegolezzo sulle beghe di palazzo.
Non è data differenza tra chi sta da una parte chi sta dall’altra, fra progressisti e conservatori, partecipano tutti della stessa fede nell’uomo e praticano tutti la stessa religione della parola vana e vanitosa. Dunque, mettono tutti in scena lo stesso rito. Le redazioni sono le loro chiese, lo scoop è il loro sacramento, che ha come materia l’inchiostro e come forma un titolo. E i lettori cibano le loro anime con i sacramenti mondani persino più piamente e con più fede di quando si mettono in piedi a ricevere sulle mani il Corpo di Nostro Signore, ammesso che lo sia veramente.
Tutti, ministri e fedeli, sono in adorazione dello stesso dio, che fa la sua epifania sotto la forma dei mezzi di comunicazione. Si illudono di tramettere e ricevere un messaggio, ma, come aveva previsto McLuhan, non fanno che diffondere il mezzo, ormai assurto al rango di divinità. E il potere curiale spezza il pane della notizia nelle mani di tutti i ministri del culto, a qualunque parrocchia appartengano, perché arrivi al popolo frazionato nelle giuste proporzioni fra progressismo e conservazione e poi, una volta goduto e ruminato, venga archiviato tutto intero, senza che nulla sia cambiato. Che è il vero miracolo prodotto da queste orribili celebrazioni.
La malattia dell’animo umano su cui riposano tali riti è la vanagloria, così ben descritto da San Giovanni Climaco nella Scala del Paradiso: “La vanagloria è, quanto al genere, stravolgimento della natura, perversione dei costumi, attenzione continua al biasimo; quanto alla qualità è dispersione delle fatiche, spreco dei sudori, travisamento del tesoro, figlia della mancanza di fede, precorritrice della superbia, naufragio in porto, formica nell’aia”. E il ministro del culto, sempre seguendo l’autore della Scala, è “il vanaglorioso (…) un idolatra credente, che in apparenza venera Dio, ma vuole piacere agli uomini e non a Dio. Il vanaglorioso è, chiunque sia, un esibizionista”.
La prova sta nella considerazione tratta da una giornalista completamente estranea a simili liturgie una volta saputo che tutto ha avuto inizio con la lettura della mezza lettera di Benedetto XVI da parte di monsignor Viganò: “Ma non poteva evitare di leggerla?”. No, non poteva non leggerla, perché la vanità è più forte della prudenza. Ma soprattutto perché l’idea della divinità, per quanto falsa, instilla nel cuore dell’uomo che il suo rito venga celebrato.
11 commenti su “Dai loro riti li riconoscerete. Il sangue dei martiri e l’inchiostro degli scrivani – di Alessandro Gnocchi”
Una ulteriore vicenda penosa sorta e maldestramente sviluppata fra le fila di questa mala associazione che osa e ardisce ancora chiamarsi chiesa cattolica.Se dovessi esprimere il mio attuale stato d’animo dopo la lunga fase dello sconcerto, ecco, è quello di sentirmi profondamente offesa: offesa nel mio sentimento religioso che ho mantenuto intatto dai tempi della mia educazione familiare e del mio primo catechismo là dove avevo imparato che il timor di Dio doveva essere al di sopra di tutto e regolare ogni azione. Il timor di Dio, proprio quello di cui questi spudorati affiliati oggi si fanno beffe.
Chi scandalizza va cacciato.I cristiani devono essere dei combattenti per sconfiggere il Male satanico e mai scoraggiarsi, perché Lui ha vinto il mondo.
Però, caro Gnocchi, è meglio aver smascherato la truffa vaticana che non averci neanche provato.
Prendete tanto in giro ma chi vuole scardinare la Chiesa ancora siede fermamente al suo posto.
Quando i pastori tradiscono ci resta solo da pregare perché ne vengano altri migliori.
Ma allora l’otto per mille lo devolviamo oppure no?
Si è confermato il proverbio che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi.
Grazie dell’ ottimo articolo! Ottimo anche l’articolo di Stefano Fontana su La Nuova Bussola : “Benedetto XVI, un pontefice impossibile da ‘taroccare’ ” con gli articoli di Riccardo Cascioli e Lorenzo Bertocchi.
Abbiamo fiducia … il Cielo ci sta aiutando!
Buona Settimana Santa e Buona Pasqua a tutti voi di Riscossa Cristiana.
Nell’augurare buona Settimana Santa a tutti, non posso non notare quanto i toni apertamente anti-BXVI di Alessandro Gnocchi e dei commentatori si siano misteriosamente sopiti rispetto all’articolo “Questo Papa (emerito) non mi piace”; e giustamente direi, dacché si è capito che l’endorsement non era un endorsement, ma una porta in faccia. Me ne compiaccio, ed invito tutti a pregare per Papa Benedetto Decimosesto.
Mi pare che Lei a questo punto ne voglia fare una questione personale. Le sfugge ovviamente e nuovamente che qui non si tratta di essere pro o contro quelli che si vestono di bianco, ma di seguire Cristo anzichè le vanità di una corte di saltimbanchi.
Saltimbanco l’emerito biancovestito che invece di scrivere o rifiutare prefazioni dovrebbe (come promesso e non mantenuto) mettersi da parte e lasciare
il vaticano, dismettere la talare bianca ed il titolo papale che non gli spetta essendosi dimesso e ritronare in Baviera a fare il pensionato anzichè usurpare
dopo essersi dimesso.
Saltimbanco Viganò che va facendo figure patetiche e si dimette restando al suo posto.
Super saltimbanco l’eretico sudamericano che accetta le dimissioni senza rimuovere i dimessi e si fa fare le critiche teologiche
da gente che non è capace neppure di fare la cronaca della tenzone fantozziana tra scapoli e ammogliati.
Se l’ignoranza teologica di Bergoglio è uno stolto pregiudizio è perchè il papato emerito è una farsa, come il resto ormai in vaticano !!!!
Carissimo Matteo, mi spiace tu non abbia ancora compreso che il passo di lato fatto da BXVI ha aperto un fatto storico che non si ripeterà mai più e mi spiace che tu non abbia ancora compreso come la nostra generazione stà per essere testimone di un fatto che mai più si ripeterà nella storia umana, almeno come la conosciamo finora. Giorni stanno per arrivare durante i quali capirai che BXVI è il Katècon, colui il quale stà frenando una ondata di male che non abbiamo nemmeno immaginato. Ma prima di tutto ciò il buon Dio, quello veramente misericordioso, darà a ciascuno la possibilità di capire e schierarsi. Spero tu sia, allora, dalla parte giusta.
Un abbraccio
Sig. Giulio il Katècon non si fa da parte per consentire che al suo posto si insedi un eretico. “Colui che trattiene” non si dimette, resta al suo posto, qui invece
abbiamo di fronte uno che è fuggito lasciando libero il passo all’eresia e alla blasfemia e non contento ha persino minato l’istituzione
papale ed il primato petrino introducendo una dualità ed una ambiguità assurda con la invenzione del “papato emerito” che riduce il papato ad
un incarico da barzelletta.
Pensi se adesso si dimettesse anche Bergoglio, ci dovremmo ritrovare con tre papi ???
Queste infatuazioni millenaristiche non mi interessano neppure un pò. I fatti sono fatti e su quelli bisogna ragionare e decidere.
Ratzinger si è dimesso e deve coerentemente ritirarsi anziché usurpare un titolo a cui ha rinunciato ed a cui non ha più alcun diritto, mentre
l’eretico sudamericano ammesso che sia mai stato validamente eletto è decaduto ipso facto per eresia formale manifesta.
Io sono già schierato con Cristo e tanto necessita. Per andare in paradiso non servono finti papi.
Carissimo, non si tratta di millenarismo. A meno che la seconda venuta di Gesù (vedi Apocalisse) non sia da considerare come tale.
L’errore, a mio giudizio, che si fa è di pensare che questo non possa accadere nella nostra generazione … ma prima o poi dovrà accadere, no ?
Per quanto riguarda il Katècon anche qui, a mio giudizio, si continua a considerare colui che trattiene come qualcosa di visibile, una opposizione quasi fisica. Ma BXVI l’ha ben spiegato: la sua azione è tramite la preghiera. E, fino a prova contraria, è “l’arma” per eccellenza … altrimenti non sarebbe “logico” nemmeno il ritirarsi di Gesù in preghiera, avrebbe solo compiuto miracoli.
Sono contento che tu sia schierato con Cristo: presto ci chiederà di confermare la nostra posizione (contro Bergoglio che chiederà ai sacerdoti, invece, di manifestare apertamente la loro devozione a lui).
Un abbraccio