Dagli all’individualista!… (che non è sinonimo di egoista)  –  di Giovanni Lugaresi

L’individualista vero, autentico… è prima di tutto una persona che si assume le (sue) responsabilità, che risponde delle proprie azioni, che quando sbaglia paga, e non cerca alibi, giustificazioni, imputando agli altri, o alla società, gli errori commessi. E questo vale per le situazioni importanti come per quelle meno importanti ma magari più appariscenti.

di Giovanni Lugaresi

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zzpcrFrequentemente, troppo frequentemente, da cattedre e pulpiti vari (religiosi e laici) sentiamo ammonizioni forti e decise: guai all’individualismo, anatema sit per gli individualisti! – con il corollario di considerazioni e ragioni, in nome di una solidale convivenza che consideri la persona, i suoi bisogni e i suoi diritti.

Quanto alla solidale convivenza e ai diritti della persona, per carità, nulla da eccepire. Quello che non ci va assolutamente è il dire no, la negazione dell’individualismo.

E il perché è presto detto. Un sano individualismo (sottolineiamo “sano”) infatti non può che essere foriero di alcuni importanti e significativi elementi. A incominciare dal non voler essere gregge, a contrastare una sorta di pecorume generalizzato, per cui se tutti fanno una cosa, ebbene, dobbiamo farla anche noi, acriticamente, accodandoci alla massa, che in quanto tale rifugge dall’etica della responsabilità personale.

L’individualista vero, autentico, infatti, è prima di tutto una persona che si assume le (sue) responsabilità, che risponde delle proprie azioni, che quando sbaglia paga, e non cerca alibi, giustificazioni, imputando agli altri, o alla società, gli errori commessi.

E questo vale per le situazioni importanti come per quelle meno importanti ma magari più appariscenti.

Prendiamo la moda, e le mode. Assistiamo a un fenomeno ampiamente diffuso, quanto deprimente, per cui se una mocciosa di quattordici anni si mette il piercing, ecco un esercito di coetanee, coetanei, amici o conoscenti, che la seguono. D’altro canto, è la moda, no?! E così per l’orecchino ai lobi di un maschietto, o anche di un maschione. Va di moda, no? Per non parlare poi dei tatuaggi. A volte vere e proprie sporcizie sulla pelle di uomini e donne.

Ancora: i Babbo Natale fantocci appiccati ai balconi, alle inferriate, alle terrazze delle case già ai primi di dicembre e che il 25 vengono fatti arrivare a destinazione, cioè al piano più alto dell’edificio. E’ una moda che imperversa da oltre un decennio, e di questi fantocci se ne trovano perfino (horribile visu!) all’esterno delle canoniche delle parrocchie – con preti, ovviamente che camminano con le mode e con il consumismo (tanto deprecato dai pulpiti) piuttosto che con il Vangelo!

Nessuno che si chieda, ma perché lo faccio? Che cosa può aggiungere alla mia persona e alla mia personalità questa “aggiunta”?

Lo fanno gli altri. Sì, ma perché mai dovrei farlo io?

Ecco: questo è il vero, sano individualismo, il contrario della mentalità del gregge, del cervello portato all’ammasso, del conformistico “mi adeguo”, “va di moda così”, lo fanno tutti, eccetera.

Dalle cattedre e dai pulpiti, invece, ecco le condanne dell’individualismo che viene uniformato all’egoismo, alla dimenticanza, se non all’esclusione, dell’altro. Quando invece si dovrebbe esaltarne le caratteristiche fondamentali e portanti.

L’individualista vero, dunque, è colui che non cede alle tentazioni delle mode, che cammina spedito per la sua strada, che non è quella facile, comoda, percorsa dal gregge, ma una strada scelta a dispetto del conformismo generalizzato, frutto di una scelta che deriva dalla voce della coscienza, del ragionamento, e che si traduce, appunto, in un retto agire, nonostante tutto e tutti. In barba ai facili opportunismi, e ai vantaggi che ne conseguono.

Il che non porta certamente a dimenticare l’”altro”, a non vedere i bisogni e i diritti delle persone. Riconosciuti, eccome, perché è del vero individualista considerare gli altri uno per uno, e non come massa, assembramento. Quanto ai bisogni e ai bisognosi, infine, l’individualista vero è quello che aiuta senza farsi vedere, senza mettersi in mostra.

Basta, dunque, con queste frequenti intemerate, ed evviva gli individualisti!

6 commenti su “Dagli all’individualista!… (che non è sinonimo di egoista)  –  di Giovanni Lugaresi”

  1. Giusto! Evviva questo tipo di individualisti! E meno male che c’è qualcuno che non sopporta babbi natale arrampicati sui balconi delle case, e credo pure le vetrine addobbate ai primi di novembre, gli orribili tatuaggi come quelli dei calciatori – che non ce n’è uno che non ne faccia sfoggio-, le farfalline come quella di Belen, il brillantino sul dente che fa molto chic, la dieta vegetariana, quella vegana, tutte e due molto eco-bio-chic, e giù scimmiottamenti di questo genere tanto per dire “sono anch’io uno di voi”. Svegliarsi bisogna, finché siamo in tempo!

  2. Viva la libertà ! La libertà di pensare con la mia testa , la libertà di non essere conformata alla’ idea dominante , la libertà di essere figlia di Gesù . Un ‘ individualista convinta .

  3. Questo è il paradosso del mondo d’oggi: da un lato l’esaltazione acritica del diritto di “realizzarsi”, la rivendicazione di pretesi “diritti” e il rifiuto delle regole; dall’altro la più abietta sottomissione alle tendenze del momento, degna delle pecore di Orwell.

  4. D’accordissimo! Il vero individualista si riconosce perché è sempre oggetto di scherno da parte dei libertari! Ne ho anch’io fatto esperienza perché anche a scuola (anni 60) e poi all’Università e più tardi al lavoro, pensavo con la mia testa…di cattolica tradizionalista, la cosa più trasgressiva che ci sia.

  5. la gente ama nascondersi nel gregge, che spesso, invece che essere misericordioso e altruista, come i cattolici buonisti vorrebbero far credere, è crudele e indifferente. Ricordiamoci che la folla di Gerusalemme che alla domenica delle palme aveva salutato ed esaltato Gesù, era la stessa che, fomentata dai suoi nemici, lo aveva voluto morto il Venerdì Santo!
    La coscienza è innanzitutto individuale, ognuno di noi è chiamato a un rapporto personale con Dio e poi insieme ai fratelli…non si può delegare al gruppo la propria vita interiore, così come purtroppo si vede spesso nelle parrocchie o nei movimenti, che sono molte volte una scusa per non stare da soli e per accodarsi.

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