Il virus, alla fine, è passato anche di qua. Lo hanno accolto in casa i miei figli minori che, vedendo cosa sta succedendo in giro, aspettavano prima o poi la sua venuta. Il che suona vagamente blasfemo, ma così ci hanno ridotti nel fantastico mondo nuovo della tecnocrazia biosecuritaria e della psicopatologia generalizzata. Non fosse stato intercettato con l’epifania della seconda tacca rosa nello stick del tampone – riedizione pandemica dei mitici test di gravidanza che ci hanno tenuto tutti, qualche volta nella vita, col fiato sospeso – nessuno di loro teenagers si sarebbe accorto del suo transito, tanto fugace quanto indolore. In tempi normali – concetto sepolto – avrebbero continuato ad andare a scuola, come nulla fosse e come sempre si è sempre fatto in compagnia di un raffreddore. Invece, test, dad e quarantena di famiglia, fino a futuro decreto di scarcerazione da parte dell’autorità competente: quella che elargisce a discrezione brandelli di libertà vigilata.
È grossomodo questa l’entità del malanno per il quale una percentuale bulgara di ragazzini è sottoposta – con religioso slancio, con dose variabile di scetticismo, o con la morte nel cuore, a seconda dei casi – alla somministrazione di un farmaco tuttora in fase di sperimentazione. Basta il dato incontrovertibile del carattere sperimentale del trattamento, al netto della sua dannosità, a rendere pazzesca da un lato l’intimidazione esercitata dall’alto, dall’altro l’adesione offerta dal basso. Non c’è proporzione tra il rischio e il beneficio, la vittoria del primo è schiacciante, eppure i superstiti al rito iniziatico-sacrificale sono già una esigua minoranza, e siamo solo a gennaio. L’effetto gregge è implacabile e non concede spazio alle riflessioni più elementari: pur di non fare la parte del diverso, uno accetta a tavolino l’inversione dell’onere della prova sulla propria salute e firma, bendato, un’ipoteca sul proprio futuro.
Ma, se si può umanamente comprendere la propensione di un giovanissimo a omologarsi ai suoi pari, a causa della micidiale pressione del gruppo unita alla spinta di una propaganda mediatica senza precedenti e al moltiplicarsi di ricatti criminali, più sconvolgente appare la fenomenologia dell’involuzione adulta, e in particolare di quella materna.
Vero è che le istituzioni si esibiscono, da due anni a questa parte, in un crescendo rossiniano di demenza mista a tracotanza, nel cui vortice è risucchiata ogni traccia di cultura giuridica e ogni conquista di civiltà. Vero è che bisogna prendere atto di come la forza di gravità delle istituzioni non tenda più verso il bene comune, ma verso male comune, e di come l’inversione di un principio acquisito come questo, e interiorizzato, possa a buon diritto provocare capogiri in chi non abbia già maturato in sé almeno un dubbio pregresso. Vero è, ancora, che il martellamento compulsivo sul senso civico, sull’educazione alla legalità, sul rispetto delle regole quali che siano ha scavato pian piano la pietra forgiata nel senso di giustizia, nel buon senso e nel senso comune, nell’orgoglio e nell’onore, fino a sgretolare un patrimonio di sostanza cristallizzato nel cuore degli individui e nell’anima della collettività. Vero è, infine, che la sbornia libertaria e la ricreazione perenne, la perdita del centro e di ogni riferimento morale, l’edonismo e l’egoismo resi pilastri dell’esistenza, abbiano privato i più di ogni difesa contro la menzogna, lasciando sguarnito un terreno di conquista sterminato. Alla fine, il punto è che non si è più capaci di elaborare un pensiero, di elevare lo sguardo e riconoscere dove abiti la verità delle cose.
Tutto vero. E tuttavia non può non lasciare sbalorditi il pullulare dei concorrenti alle gare di obbedienza sfrenata e masochista, allestite spontaneamente di fronte a disposizioni non solo vessatorie, non solo irragionevoli, non solo arbitrarie, non solo pretestuose, ma autenticamente surreali, idiote, provocatorie e grottesche. Altrettanti test di obbedienza, sempre più arditi, sempre più folli e temerari, giusto per sperimentare fino a dove può spingersi la prepotenza gratuita. E così si arriva senza colpo ferire alla direttiva con cui l’azienda socio-sanitaria onnipotente, disponendo la temporanea chiusura di un asilo nido, prescrive che gli alunni in quarantena debbano «mantenere lo stato di isolamento», «evitare i contatti con i conviventi», «utilizzare stanza e bagno non condivisi con altre persone con adeguato ricambio d’aria», «assicurare di essere raggiungibili telefonicamente per le attività di sorveglianza sanitaria», «monitorare il proprio stato di salute e, in caso di comparsa di sintomi, contattare il pediatra». E tante grazie per la collaborazione, cari bebé.
Il dramma è che ci saranno madri zelanti e zelote che si impegneranno a seguire con la massima diligenza possibile il libretto di istruzioni dell’autorità – chiamiamola così, nel nostro gioco di società – se tocca persino leggere della signora che, per evitare che il figlioletto positivo la contagi, lo trasporta nel bagagliaio dell’auto come nemmeno un cane.
Insomma, un potere idiota e beffardo vomita a getto continuo sui sudditi tutta la sua disumanità, distillata in grida sgangherate. E i sudditi ci si rotolano dentro con voluttà morbosa. Ma cosa può spingere la gente a bearsi di tanto degrado?
Non ne scriverei se non avessi toccato con mano in prima persona la metamorfosi di madri fino a ieri presunte amorevoli: parliamo di genitrici sollecite, piene di premure e di ambizioni, pronte a seguire i figli nelle loro prodezze scolastiche, sportive o di varia altra natura. Ebbene, arriva la supposta emergenza e, istantaneamente, le signore si mostrificano in ossequio ai deliri del despota di turno.
Il luogo per eccellenza delle confessioni più incredibili sono le famigerate chat scolastiche, dove si sono potuti leggere racconti dell’orrore, seguiti da applausi in effige (file di manine gialle battenti) e parole compunte di comprensione e di stima. Ed ecco si legge di figli positivi al fatidico test – sintomatici o no – chiusi in camera per giorni e giorni, in compagnia del telefonino o dell’Ipad, avvicinati solo con bardature da palombaro per la consegna del rancio; di figli relegati in capanni in giardino allestiti come ricovero di fortuna; di figli costretti a indossare continuativamente il bavaglio in casa, anche nel sonno, e stare a distanza; di figli spediti in terrazza per la mezzora d’aria senza bavaglio; di figli tamponati a ripetizione senza un perché.
Prodezze riferite tutte con compiacimento e raccolte tutte con sentita ammirazione dalla colleganza conforme. Così si comportano le brave persone, quelle serie, diligenti, che hanno a cuore la salute dei propri simili. Applausi, manine.
Ma cosa può essere esploso nella testa di queste signore? Quale incantesimo può ridurre una madre a vedere suo figlio come un oggetto da scansare, un pericolo da cui difendere se stessa?
Atteggiamenti del genere, al di fuori da ogni immaginazione, e ancor più la loro accettazione diffusa, presuppongono non soltanto un totale azzeramento critico e cognitivo, ma anche e soprattutto un annientamento umano e affettivo che, solo, può fare da anticamera all’instaurazione della barbarie. È valso per i nostri vecchi, condannati alla reclusione negli istituti concentrazionari e alla solitudine siderale in punto di morte. Vale, ancor più, per i cuccioli d’uomo, verso i quali quantomeno l’istinto dovrebbe funzionare da antidoto all’abbandono.
La facilità e la velocità con cui si è manifestata questa combinazione tra lobotomia e sterilizzazione emotiva si spiegano solo guardando a un processo che viene da molto lontano. Viene da una programmatica demolizione della figura femminile e della sua essenza più profonda, del suo ruolo e della sua attitudine naturale. Il martellamento ossessivo sui cervelli a suon di pari opportunità, emancipazione, uguaglianza; l’elevazione della carriera a obiettivo fondamentale della vita; la cosiddetta pianificazione familiare; l’aborto libero e legalizzato, la selezione degli imperfetti; la fabbricazione in laboratorio di esseri umani su ordinazione, la separazione biologica tra sesso e procreazione nel nuovo paradigma della fertilizzazione su modello zootecnico.
Un grumo di artificio è stato innestato nella testa delle masse e sta producendo i suoi frutti avariati. Fino a tollerare che una mamma, anziché proiettarsi fisicamente sul figlio malato, o triste, o indifeso di fronte a un mondo farneticante, e curarlo prima di tutto con il calore della sua prossimità facendogli da scudo contro ogni male, lo isoli e lo allontani da sé.
Col concorso esterno delle istituzioni di ogni ordine e grado, spento ogni recettore di umanità, stiamo diventando dei mostri senz’anima. È in via di allestimento il futuro psichedelico e allucinato di cui mai e poi mai ci presteremo a essere parte.
17 commenti su “Da mamme a matrigne. Un altro effetto della follia pandemica”
Condivido in pieno, è la mia esperienza di questi giorni. Due gemellini di 14 mesi in quarantena e la direttrice del nido che ci “invita a seguire dettagliatamente quanto disposto”, ovvero la reclusione e l’isolamento dei bimbi. Follia allo stato puro!
Non mi resta che sperare che, di 4 figli in giro per le scuole, almeno uno porti anche a me il famoso covid, per permettermi di vivere una vita normale… per sei mesi… è un film horror!
Per fortuna esistono ancora delle buone mamme !!!
Resistete !
Ai miei tempi se si sapeva che c’era un caso di morbillo in una famiglia amica, si faceva il conto e la tempistica delle varie malattie esantematiche e i candidati andavano tutti a giocare dal malatino.
Ora non so cosa potrebbe accadere…..la fucilazione sulla pubblica piazza ?
Ciao Chiara..stavo leggendo. Adesso siamo a fine Giugno. Spero tu abbia potuto prendere il famigerato virus (anche se da non vaccinati è più difficile prenderlo) e tu abbia potuto avere il brandello di libertà vigilata a cui ci hanno ormai ridotto. Facciamo rete, restiamo informati…è l’unica soluzione. Con affetto, Giulia.
Articolo da incorniciare. Applausi veri
Si e’ venduta la propria ” essenza ” umana per un piatto di lenticchie, attratti dal “luccichio” di pseudo valori che ci sono apparsi come il nuovo e il moderno –
In una ipnosi collettiva , contro cui la nostra vera essenza accantonata e dimenticata nulla ha potuto , completamente in balia dei valori che ci vengono imposti , ne seguiamo i dettami da fedeli sudditi , del tutto ignari del la nostra vera ” umanita’ ” e dei valori morali che sono parte fondamentale della sua essenza .
Lucidissima analisi, molto ben scritta, per la quale ringrazio l’autrice. In questo delirio totale e generalizzato, l’unica cosa che mi dona un poco di pace è racchiuso nella riga conclusiva di questo bello scritto: mai e poi mai ci presteremo ad essere parte, ad essere complici, e mai e poi mai ci piegheremo. Non ci sarà obbligo, legge o punizione che ci farà cedere. Saremo anche pochi, ma siamo irriducibili. Un forte e sentito abbraccio a tutti coloro che resistono insieme a noi.
Purtroppo, segnaliamo la definitiva scomparsa della figura paterna maschile: castrati da decenni di usurpazione femminile dei ruoli, relegati al margine del consesso familiare, sconfessati dal transgenderismo imperante, non possono più essere di alcun aiuto nel cercare di ristabilire un minimo di equilibrio. È la polverizzazione della famiglia.
Sono un’insegnante che non ho ceduto e mai cedera’ mai questo sistema criminale! Dobbiamo resistere e combattere senza ne se se e ma ! La Verità ha la schiena dritta e non cede….Il tempo è galantuomo ,……
Non si dice una cosa essenziale: lo status affettivo, biologico delle donne, ma non solo, è stato modificato per poter essere messe, le donne, al servizio del capitale … E con il neoliberismo in modo ancora più brutale, togliendo anche quello, di servizi, che cercava di conciliare le due cose, lavoro e identità…
Non ho figli e credo nelle pari opportunità, ma questo non ha mai fatto di me un mostro, tantomeno ora, che sono anch’io inorridita dal vedere come tanti genitori lascino torturare e annichilire i loro bambini e facciano entusiasticamente la loro parte. Credo che la ragione sia altrove: nell’istinto alla prevaricazione e al dominio che questa dittatura ha fatto esplodere in chiunque disponesse di una minima quota di potere su qualcun altro, combinato con la frustrazione di essere diventati schiavi, che ha bisogno di sfogarsi su qualcuno di più debole, e con la consapevolezza dell’impunità data dall’accettazione sociale di questi comportamenti indegni. Poi ci sono anche genitori che vorrebbero qualcosa di meglio per i loro figli, ma non si muovono per pigrizia mentale. Ho cercato di aiutare alcune mamme preoccupate con informazioni sulle diffide alle scuole, l’istruzione parentale, ecc., ma la risposta è stata il silenzio. A me che non ho figli l’orrore che ha investito l’infanzia fa più male che a tante madri. A che specie apparterrò?
Che bello sapere di non essere sole, nella classe dei miei gemelli (anni 13) ma ancora con peso e struttura fisica da bambini sono rimasti solo in tre non vaccinati e per fortuna tutti e tre a Natale hanno fatto il Covid (SINTOMI INFERIORI ALL’INFLUENZA se non fossero statio rinchiusi per 21 giorni avrebbero potuto perderne solo 1 massimo 2) altrimenti avrebbero passato i prossimi mesi senza poter andare al cinema a teatro a sciare insomma gli avrebbero precluso libertà e spensieratezza che devono avere almeno a questa età. Come mai nessuno ci arriva questa è stata sicuramente una pandemia, ma ora non lo è più ora è solo business.
Non sono una no vax io sono vaccinata, a me ritengo serva a loro no. La libertà di pensiero e di poter scegliere per i nostri figli è insindacabile, i miei condividono le scelte e fortunatamente le sostengono. Resistete siete delle elonesse per i vs figli combattete
Mi fa piacere che esistano ancora delle mamme con senso critico e raziocinio che proteggono i propri figli. Io mi sono sempre vaccinata (ahimè anche con effetti collaterali di cui porto ancora le conseguenze), ma in
questo caso ho deciso di no. Leggendo e informandomi oltre la narrativa imposta. Personalmente non uso il termine “novax” perché è uno stereotipo creato dai media per fornire un nemico fittizio (in realtà il nemico è altrove, ovvero sopra i governi nazionali) e perché avalla tutto lo show del terrore e dell’odio che governi e virologi pagati hanno messo su.
Con rispetto, saluti.
Se, alla scomparsa dei dinosauri ha contribuito un meteorite, a quella del genere umano basterà la sua idiozia.
Bisogna combattere queste mostruosità con tutte le nostre forze e resistere per non scomparire.
claudio servalli
Gentile signora Frezza, la ringrazio per le sue parole, ogni suo articolo mi ricorda che il nostro primo dovere è di non dimenticare la nostra umanità.
Vorrei vederla al quirinale!
Non di gentaglia, abbiamo bisogno ma di persone vere, giuste che inquadrino la difficile realtà di questo periodo per quello che è, un proditorio attacco all’umanità!
È tutto alla rovescia. É stato sovvertito l’ordine naturale delle preferenze umane e anche il ruolo materno risulta snaturato, dopo che da tempo il nucleo famiglia è stato desostanziato. Il metodo è sobdolo, insistente, pervasivo, basato sul ricatto infame, sulla violenza autorizzata, sulle restrizioni e le “doverizzazioni”. Ora il buon cittadino è colui che esegue gli ordini. Le mamme si vergognavano già prima della loro funzione primaria legata alla protezione e alla creazione del “clima” familiare. E la loro sollecitudine senza amore era solo finzione. Ora siamo di fronte alla verità. Tutti gli allineati si trasformano in consiglieri e dispensatori di buone pratiche comportamentali, non parlano d’altro e sono veri mostri. Un elogio speciale ai docenti perfettamente ammaestrati e servi fedeli del potere nel diffondere menzogna e paura! Spesso mi chiedo come abbia potuto succedere un cambiamento così radicale, ma forse mi ero illusa io di vivere in una società migliore di quanto pensassi.
Grazie dottoressa Frezza per leggere questa realtà che ha dell’assurdo, ma che svela il vero livello evolutivo delle persone che ci circondano; grazie per sapere dare voce forte e decisa, senza compromessi, a chi ancora crede nell’amore umano e divino e a chi saprà resistere a questo abominio. Grazie.
Alcune volte mi è capitato di presentarmi a degli estranei e, durante la stretta di mano, prontamente mi veniva risposto “sono vaccinato”, e io “non importa”: lasciando l’interlocutore completamente esterrefatto. Questo aneddoto solo per confermare quello che scrive nel Suo bellissimo articolo: non conta più chi siamo, quanto siamo stati presenti nelle vite degli altri in momenti di bisogno, di quanta umanità siamo impregnati… conta solo la benedizione del siero: da una parte i giusti, dall’altra i blasfemi. E le femministe hanno un ruolo determinante sulla propaganda di omologazione delle “matrigne”.
Ho ascoltato stasera il suo intervento del 23 aprile a Bologna e, ammirata dall’ eloquenza del suo intervento, l ho cercata sul fatidico web: ho figli grandi e autonomi, insegno in un liceo e quindi non avevo contezza dei meccanismi scattati nelle famiglie con figli piccoletti….la ringrazio del suo scritto, che apre a riflessioni nuove, molto buie, purtroppo.