CULMEN ET FONS – rubrica settimanale di Andrea Maccabiani

Le particolarità del tempo di Pasqua

La celebrazione della S. Pasqua è il centro di tutto l’anno liturgico. La sua importanza è sottolineata anche da tanti piccoli segni che nella liturgia cambiano per il periodo pasquale:

L’abito corale papale

Il salmo 30 così recita: “Hai mutato il mio lamento in danza,la mia veste di sacco in abito di gioia“. Questa citazione ben si collega all’antica usanza di mutare l’abito corale papale durante la S. Pasqua e la sua Ottava. Anzittutto chiariamo alcuni termini. Per abito corale si intende l’abbigliamento da coro dei prelati, utilizzato fuori dalle cerimonie liturgiche in cui si utilizzano i paramenti sacri appositi. Quello papale prevedeva la vesta talare bianca, la fascia bianca con ricamato lo stemma, le scarpe rosse e le calze bianche, il rocchetto, la mozzetta e la stola rossa. Nel periodo invernale si utilizzava la mozzetta bordata di pelliccia di ermellino bianca, mentre nel periodo estivo quella di seta. La particolarità del tempo pasquale prevede che questo abito diventi tutto bianco per la festività della Pasqua e per la sua Ottava; papa Benedetto XVI ha esteso questo uso per tutto il tempo liturgico pasquale fino alla Pentecoste. L’abito pasquale risulta dunque così composto: veste bianca, fascia bianca con stemma, scarpe rosse, calze bianche, rocchetto, mozzetta damascata bianca con pelliccia di ermellino e stola bianca. Si noti che in questo caso la stola non ha valore liturgico ma è parte integrante dell’abito corale, pertanto il colore è fisso secondo questi abbinamenti.

Al di là della descrizione estetica e del fisiologico sorrisino che può nascere pensando a tutti i gravi problemi che affliggono la chiesa odierna, mi pare interessante sottolineare la bellezza simbolica di questo segno. Dopo le penitenze quaresimale il Sommo Pontefice rivestiva degli abiti esclusivamente riservati a questo periodo dell’anno, caratterizzati dal colore bianco, simbolo della luce e della gioia della Resurrezione. E’ la Chiesa che smette di indossare l’abito penitenziale e riprende l’abito della gioia, richiamando anche la simbologia battesimale.

 

abito corale ordinario nella versione invernale
Benedetto XVI indossa l’abito corale pasquale
Giovanni XXIII con l’abito pasquale e il camauro, cappello invernale che completava l’abito che però non mutava colore!

 

 

Il Regina Coeli

Anche nella distribuzione tradizionale della preghiera quotidiana c’è un piccolo cambiamento: la recita dell’Angelus tre volte al giorno viene sostituita dal Regina Coeli, antichissima preghiera di saluto alla S. Vergine che richiama il trionfo del Figlio sul peccato e sulla morte. Il suo autore è sconosciuto, anche se una pia leggenda fa risalire la sua origine al tempo di S. Gregorio Magno. Essendo la città di Roma colpita da grandi pestilenze e calamità, il papa ordinò una grande processione al mattino di Pasqua, recando lui stesso l’immagine della S. Vergine:

“Al ritorno dall’ultima processione, come San Gregorio stava per passare il ponte del Tevere che collega la città al quartiere del Vaticano, cori angelici cantarono nell’aria queste parole: Regina caeli, laetare, alleluia ! Quia quem meruisti portare, alleluia ! Resurrexit sicut dixit, alleluia ! Regina del cielo, rallegrati, alleluia ! Perché quello che meritaste di portare, alleluia ! E’ risuscitato come ha detto, alleluia ! Nello stesso tempo, San Michele apparve, circondato da una eclatante luce, sulla cima del mausoleo di Adriano. L’Arcangelo ripose una spada scintillante nel suo fodero, per annunciare che il corruccio celeste era calmato dalle suppliche, e che Roma stava per essere liberata dall’orribile epidemia. In effetti, da quel momento la peste non fece più nessuna vittima.

Questa apparizione dell’Arcangelo colmò il cuore del pontefice e del suo popolo d’un santo rispetto e di una pia riconoscenza. Cadendo in ginocchio, ed alzando gli occhi al cielo, San Gregorio ispirato gridò: Prega per noi Iddio alleluia ! Pregate per noi, alleluia ! ripeté la folla con tanto fervore quanto con entusiasmo. La processione finì con un cantico di azioni di grazie. ” (da: http://www.miliziadisanmichelearcangelo.org/content/view/743/98/lang,it/)

Benedetto XIV nel 1742 ha stabilito che il Regina Coeli sostituisse l’Angelus per il tempo pasquale.

Ecco il testo latino con versetto e orazione finale:

Regina coeli, laetare, alleluia.
Quia quem meruisti portare, alleluia.
Resurrexit, sicut dixit, alleluia.
Ora pro nobis Deum, alleluia.[2]

Al testo originale si aggiungono il Versetto e l’Oremus finale:

V. Gaude et laetare, Virgo Maria, alleluia.
R. Quia surrexit Dominus vere, alleluia.
Oremus: Deus, qui per resurrectionem Filii tui Domini nostri Iesu Christi mundum laetificare dignatus es, praesta, quaesumus, ut per eius Genetricem Virginem Mariam perpetuae capiamus gaudia vitae. Per eundem Christum Dominum nostrum. Amen.

La melodia gregoriana, semplice e maestosa, è diventata ormai conosciuta e eseguita:

 

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