Il pandemonio più socio-politico che sanitario che si è abbattuto sulle nostre vite poco meno di un anno fa, oltre a violentarne usi e costumi che pensavamo incomprimibili perché consustanziali all’umana natura, ha finito anche per rimescolare l’organigramma dei rapporti interpersonali di ciascuno di noi.
C’è chi si è affidato cadavericamente alla tutela televisiva, rinunciando a priori – per ignavia, per paura, per pigrizia o per convenienza – all’esercizio del pensiero in proprio. Costui si è trovato automaticamente e felicemente arruolato nell’esercito regolare dei cittadini responsabili e, per contratto, è tenuto a stanare e depennare dall’agenda i nuovi nemici esistenziali, reducti ad unum senza troppi complimenti nell’unico grande nemico oggettivo della società terapeutica: il mostro negazionista, antivaccinista, complottista. Trumpista pure, giusto per non farsi mancare nulla.
A tal punto giunge la semplificazione primitiva abbracciata dal popolo degli appecoronati, irretiti dal terrorismo di regime fino a cedere tutto – libertà, vita, affetti, lavoro, salute: crepi l’avarizia – in cambio del mantenimento artificioso della paura salvifica, quella che protegge dal Male Unico e dall’untore diffuso.
C’è chi, per contro, alla confortevole teledipendenza preferisce la piana ma scomoda osservazione della realtà e si ritrova ipso facto nelle fila dei sovversivi tanto pericolosi da meritare l’apartheid sociale e sinanco familiare. Dal canto suo costui – che invero non nega nulla tranne l’impostura autoevidente che marcia su di noi a passo totalitario – non può non ammettere che la separazione dai propri ex simili è cosa purtroppo ineluttabile, visto il muro di incomunicabilità che il bigottismo virale (inteso come cieca devozione, e contagiosa, ai dogmi mediatici e scientisti, benedetti pure dai gerarchi postcattolici, of course) ha eretto trasversalmente a ogni appartenenza e a ogni vincolo pregresso.
Questa divaricazione sociale non è destinata a rientrare, bensì ad aumentare sempre di più. Dividerà amicizie, affetti, famiglie. Genererà dolore, lo compenserà in parte col conforto di stringere legami imprevisti e tanto forti quanto l’emergenza (più socio-politica che sanitaria, appunto) impone, e la gravità del momento accelera. Del resto, c’è un precedente storico al quale la fenomenologia dell’ora presente si avvicina sempre di più ed è quell’universo concentrazionario i cui connotati deformi e disumani sono ormai minacciosamente prossimi a quelli del nostro universo quotidiano.
Il reticolato ha mutato sostanza, ma l’Arcipelago Gulag non è un capitolo chiuso, e anche di questo dovremo tenere conto.
PSICOLOGI E PSICOPOLIZIOTTI Nel great reset del mio microcosmo personale, mi è toccato (in parte) ricredermi su una categoria che consideravo – lo confesso – integralmente degenere. Non so bene se alcuni psicologi che ho conosciuto di recente siano da considerarsi un errore di sistema, e propendo per ritenere di sì, ché l’eccezione c’è sempre e da sempre serve a confermare la regola: ci sono i casi in cui l’uomo, con la sua coscienza, prevale sulla (pur performante) formazione ricevuta, resiste all’ambiente bazzicato e, nell’ora della verità, mostra se stesso. Come che sia, la notizia è che esiste una minoranza di psicologi rigorosi, di buon senso, buon cuore e buona volontà. Le loro armi e la loro esperienza sul campo ci sono preziosi.
Non sono loro quelli che l’ordine professionale – che, come tutti gli ordini professionali, appare ridotto a un grumo di potere corporativo, dispotico e asservito a logiche politiche, economiche e ideologiche – sguinzaglia tra la gente per convertirla al ben-pensiero universalmente obbligatorio. Grazie al Covid si è aperta infatti, per i mercenari di categoria, un’altra grande occasione di arrembaggio, con annessi introiti e visibilità sociale, ovvero carriera.
Un nuovo esercito di soccorritori della psiche è stato allestito dalle istituzioni scolastiche per abbordare i più giovani nel loro luogo di lavoro: col pretesto dell’emergenza e dei suoi innegabili effetti destabilizzanti; col mandato tacito, ma inequivoco, di scrutare nella loro intimità e, magari, risalire a ritroso ai bachi dell’ambiente nel quale sono stati cresciuti e formati, in primis ovviamente quello familiare. Anche questo fa parte dell’arcipelago in allestimento.
IL MONOPENSIERO CIVICAMENTE CORRETTO Non è difficile identificare quale sia questo monopensiero a cui tutti vanno plasmati fin dalla più tenera età e con cui tutti alla fine debbono convenire, con le buone o con le cattive. I nostri benefattori istituzionali ci hanno invero facilitato questo compito, facendo del monopensiero una materia scolastica a se stante e – come si addice alla sua importanza capitale – obbligatoria e trasversale. Obbligatoria significa che non si scappa, a tutti tocca sorbirsela, dall’asilo fino all’università. Trasversale significa che deve permeare tutte le altre materie di studio e che, dunque, tutti i docenti sono tenuti ad aggiornarsi abbeverandosi a un solo, inderogabile, orizzonte ideologico. In definitiva, l’intero palinsesto curricolare, per tutte le scuole di ogni ordine e grado, viene colorato e aromatizzato dalle tinte e dai sapori preparati in un unico laboratorio. Quale sia questo laboratorio, è informazione che, criptata nel nome rassicurante della supermateria, si manifesta senza veli nel suo programma così come nella manualistica di riferimento.
La supermateria si chiama nuova educazione civica ed è la “novità” a connotarla: non ha nulla a che vedere infatti con la sua omonima antesignana, che era parte, in passato, del cursus studiorum degli scolari quale appendice della storia e che serviva a fornire loro i rudimenti del diritto costituzionale e le nozioni elementari relative all’ordinamento dello Stato. Ora l’educazione civica è tutt’altra cosa: è sinonimo di Agenda ONU 2030, dove è la fonte a contrassegnare il contenuto. Si tratta cioè di un recipiente di concetti, parole, formule, “valori” del repertorio caro alla centrale mondialista, quella dove prestano servizio permanente i vari Soros, Gates, Bergoglio e compagnia filantropica. Sicché il recipiente – in cui già è travasata in blocco la ormai scaduta Agenda 21, ispiratrice delle visioni oniriche di Casaleggio padre – si riempirà mano a mano di tutto quanto risulti funzionale agli interessi della oligarchia che regge le sorti dell’orbe terracqueo. La militarizzazione sanitaria della plebe fa ovviamente parte del gioco, come l’informatizzazione e la robotizzazione pervasive, come tutti i filoni ideologici, a partire dall’ecologismo gaio per finire alla liquefazione identitaria e sessuale: insomma, l’Agenda contiene il catalogo aggiornato dei motivi cavalcati dalla propaganda, sempre in groppa a un suggestivo apparato pseudovaloriale fatto di slogan tanto orecchiabili quanto fraudolenti da dare in pasto, panem et circenses, alla massa in avanzato stato di lobotomizzazione.
È questo il brodo di coltura nel quale vanno bollite le nuove generazioni, con un coperchio ermetico sopra il pentolone che non permetta a nessuno di saltare fuori. Ecco a cosa serve la sorveglianza speciale affidata alla categoria di cui sopra. O meglio, al suo specchiato ordine professionale. A fare il coperchio.
I GUARDIANI DEL POTERE Ed eccoci qui. La nota del Ministero dell’Istruzione del 4 novembre 2020, n. 1746 porta ad oggetto «Trasmissione del Protocollo d’intesa con il Consiglio nazionale Ordine degli psicologi e indicazioni per l’attivazione del supporto psicologico nelle istituzioni scolastiche». L’obiettivo della – peraltro finanziariamente onerosissima – manovra ministeriale (protocollo d’intesa e nota operativa) è quello «di fornire supporto psicologico a studenti e docenti per rispondere a traumi e disagi derivanti dall’emergenza Covid-19 e per fornire supporto nei casi di stress lavorativo, difficoltà relazionali, traumi psicologici e per prevenire l’insorgere di forme di disagio e/o malessere psicofisico».
Avevamo già scritto delle insidie legate alla diffusione capillare di psico-esperti nella scuola – insidie coerenti con la ragione stessa che sta alla base del loro incarico – e già avevamo suonato campanelli d’allarme. Ora il vento dell’emergenza, che soffia senza requie da tutti i canali dell’informazione certificata, porta nuova linfa e nuovi denari a un disegno già esecutivo e amplifica il suo retrogusto sinistro, di fatto autenticamente totalitario.
Ogni scuola, dunque, ha a disposizione un finanziamento vincolato e difficilmente non ne approfitta. Magari lo fa senza pubblicità, organizzando all’insaputa dei “pazienti” un servizio completo di assistenza spirituale collettiva e /o di terapia di gruppo. Succede anche questo; tanto, nel circo equestre che porta la ragione sociale di scuola, nessuno se ne accorge.
È dal lontano 1990 che sono operativi i CIC (Centri di Informazione e Consulenza), istituiti per la prevenzione e la cura delle tossicodipendenze nelle scuole superiori, e successivamente estesi agli altri gradi di scuola nonché dotati ovunque di un raggio di azione pressoché illimitato, a generica e generale promozione del “benessere” degli scolari.
La legge 107 “la buona scuola”, per parte sua, tra le tante belle trovate ha inflitto erga omnes, rendendoli obbligatori, i corsi e i progetti sulle cosiddette competenze relazionali ed emozionali, di cosiddetta educazione affettiva e sessuale e altre scemenze assortite, appaltate sempre ai ben noti “esperti” di cervelli altrui.
La rete quindi era già stesa e pigliava dentro tutti gli incolpevoli studenti, non solo quelli che volontariamente accedessero allo sportello di aiuto psicologico, ma anche quelli che la lectio magistralis dell’”esperto” di sesso e dintorni, nonché guardone dei fatti altrui, se la sarebbero volentieri risparmiata.
I NUOVI POTERI DEI GUARDIANI DEL POTERE Ma ecco che in tempo di pandemia – soprattutto di pandemica demenza – il provvidente Stato sociale mette in moto una giostra ulteriore, assai remunerativa per l’Ordine e per i suoi affiliati, assai infida per chi la scuola la vive e la frequenta immaginando magari, candidamente, sia ancora (almeno in parte) un luogo di formazione libera e non un campo di rieducazione forzata, tipo arcipelago.
A bordo della nuova giostra – questa la bella novità – stavolta salgono anche i docenti. Ritenuti bisognosi in quanto tali di accompagnamento psicologico, tanto da giustificare un servizio assistenziale incorporato nel rapporto con l’ente datore di lavoro; e sono quelli che per mestiere dovrebbero guidare e formare i cittadini di domani. Il che non suona particolarmente rincuorante.
Ma non è solo questo. Succede che, tra le «diverse attività di supporto al benessere professionale» del docente, siano contemplate: la «partecipazione (dell’“esperto”: ndr) ai Consigli di Classe per un confronto su eventuali situazioni problematiche»; o «attività formative su temi centrali per la didattica»; o ancora «colloqui individuali per gestire le differenti esigenze professionali e le dinamiche del gruppo classe».
Questa è solo una delle libere interpretazioni dello spartito ministeriale, servita bell’e pronta da uno zelante dirigente ai docenti del proprio istituto e all’insaputa sia degli studenti sia dei loro genitori. Ma è un esempio, reale, molto indicativo del senso e del precipitato di una iniziativa attraverso cui qualcuno mira, quatto quatto, a fare un bel frullato di pensieri, parole, opere e di ruoli che, all’interno dell’istituzione, dovrebbero rimanere distinti. E liberi. Siamo di fronte a uno smottamento ulteriore nelle dinamiche già alterate tra i diversi soggetti che operano all’interno dell’istituzione scolastica, ancora una volta in nome dell’interesse prevalente del “gruppo classe”, nuova entità ipostatizzata che si pretende di omogeneizzare per via di indottrinamento massivo.
Allo psicologo di turno – nel caso in esame, un’unica figura totipotente – vengono attribuiti poteri eccezionali, tali da legittimare una indebita ingerenza nella sfera privata non solo dei docenti, ma soprattutto di alunni e famiglie, senza che di ciò sia data alcuna informazione diretta agli interessati o sia richiesta loro alcuna autorizzazione. L’“esperto”, oltre a essere investito a priori della capacità e del potere di influire sulla didattica in materie delle quali è presumibilmente all’oscuro, è ammesso d’ufficio a partecipare ai Consigli di Classe, laddove questi sono organi istituzionali dalla configurazione tassativa determinata dalla legge (cfr. Dlgs 297/94, art. 5), e ciò per evidenti motivi di tutela della riservatezza degli studenti, oltre che della autonomia dei docenti nella loro attività di insegnamento.
Accade così che una scuola intera, in virtù di una decisione monocratica del dirigente, è posta sotto lo sguardo clinico di un “grande fratello” chiamato a raccogliere le confessioni di ragazzi in fase di crescita e, insieme, quelle di loro insegnanti; in tal modo, costui è posto nelle condizioni di maturare un’idea non solo e non tanto sul singolo che si sottoponga volontariamente al suo esame, quanto sulle complesse e delicate dinamiche di un’intera comunità scolastica – travolgendo anche chi non lo voglia – attraverso l’elaborazione personale di informazioni incrociate sensibili, provenienti non già da canali istituzionali, oggettivi e verificabili, bensì da canali privatissimi, insondabili, per definizione soggettivi e parziali.
Ora, se non è difficile immaginare come una simile interferenza rischi di produrre l’effetto paradosso di alimentare disagi, diffidenza, delazione, sospetto, ritorsioni, resta in ogni caso un’aberrazione che i panni di tutti, dei volenti e dei nolenti, vengano, ex auctoritate, messi a lavare nella stessa vasca e sciacquati con la stessa acqua. Cioè, all’interno dell’esclusivo orizzonte mentale, morale e “culturale” del sedicente esperto.
BOICOTTIAMOLI In attesa dell’avatar che ne sostituirà le prestazioni, l’aspirante grande fratello munito del titolo e del patentino di “esperto” sbriga le operazioni di spionaggio familiare commissionate dai burocrati di regime, per spremere l’intimità degli scolari, manipolare la loro mente, procacciare informazioni all’apparato. Non per nulla i commissari sovietici usavano i bambini come strumenti di intelligence per stanare i dissidenti. Non per nulla l’obiettivo principe dell’allerta sanitaria perpetua è la stretta decisiva verso il controllo totale, panottico, del suddito collettivo.
Ma la macchina procede alimentandosi della ignoranza, spesso incolpevole, di molte delle sue vittime. Forse non tutti sono disposti, conoscendola, ad accettare una intrusione così occhiuta e penetrante nello spazio inviolabile della propria intimità e dei rapporti interpersonali che corrono dentro la scuola, e insegnano a vivere senza bisogno dell’occhio clinico del tutore polivalente. Forse, boicottare questo degrado organizzato coi soldi del contribuente, ancora si può.
7 commenti su “Covid, Psico-scuola & Nuovo Totalitarismo”
Non so trattenermi, è più forte di me, ….. non sembri irriverente: “Azzolina che scuola!”
Tristezza cosmica, Elisabetta. I “liberi pensatori”, e “liberi muratori”, stanno conformando il mondo secondo i voleri delle loro Logge, e le istruzioni del loro “grande architetto”. Presto precipiteranno dal loro “cielo”, come lucifero…..
Buon anno con la Regina delle Vittorie, e buon combattimento!
Il Cielo vero è con noi!
Bruno PD
Buongiorno,
ho apprezzato l’articolo e, purtroppo, sono d’accordo per quanto riguarda le serie preoccupazioni espresse in esso. Sono uno psicologo e formo psicologi, e ammetto la quasi totale incapacità di professionisti seri, empatici ed umani di fronte alla pressione sociale che spinge realmente verso la disumanità e verso la percezione di potere di un essere umano sull’altro. Alcuni di noi stanno letteralmente buttando la loro vita nel cercare di formare ragazzi, professionisti che siano dalla parte di chi “ha bisogno”, dalla parte dei piccoli, dalla parte del “benessere” e della “salute”, della gioia, dell’ottimismo, del perdono. Ma appena quei giovani, quei professionisti, entrano nella società vengono riformattati e tutto ciò che sembra sappiano usare è il framing: tutte le conoscenze acquisite prendono magicamente un’altra forma.
Per ora stiamo fallendo e chiedo scusa. Ma non è detta l’ultima parola.
Ma infatti, qualche giorno fa sono rimasta sconcertata leggendo un avviso affisso al portone di un istituto comprensivo, quindi scuola elementare e media, pubblicizzante un servizio di supporto psicologico per alunni, genitori e insegnanti, che sostanzialmente dava la possibilità ai bambini di rivolgersi a uno psicologo autonomamente, senza informare i genitori, mi è parsa una follia
“…Boicottare questo degrado organizzato coi soldi del contribuente, ancora si può. “.
Dopo un articolo così drammatico e purtroppo terribilmente vero, questa frase da tanta speranza e tanta “energia” da rimboccarsi le maniche e continuare a lottare, perchè “…ancora si può”!!! Sono un insegnante di Religione cattolica della scuola primaria, catechista di piccoli e giovani, guida sincera e confidenziale di genitori e adulti in genere. Insegno a scuola da 33 anni, con gioia ! Amo i miei ragazzi, credo nell’efficacia del mio lavoro e soprattutto credo profondamente nei “contenuti” del mio insegnamento, che si sintetizzano in una Persona : Gesù Cristo!!!
Ho ricevuto in questi lunghi anni infinite confidenze (spontanee, non richieste), da parte dei miei alunni: drammi famigliari, solitudini abenormi che son costretti a sopportare alla loro tenera età; inoltre ho ricevuto confidenze da per te dei genitori, riguardo gravi difficoltà, richieste di consigli, sia nel campo educativo che famigliare in genere. Nessuno mi ha “dato” questo incarico così delicato, non ho ricevuto nessun “mandato”, eppure il mio cuore la mia coscienza , nel tempo e senza volerlo , mi suggeriva che non si può insegnare in maniera asettica senza considerare il mondo complesso dei ragazzi e le loro difficoltà. Ma tutto ciò è accaduto spontaneamente, naturalmente, come semplice conseguenza di un rapporto di fiducia reciproca, di rispetto di ogni persona, di autorevolezza. Non si può svolgere un ruolo così delicato, intimo e personale, “calato dall’alto”, come incarico istituzionale, freddo ed arido. Anche considerando la massima buona fede di chi organizza e la buona volontà degli operatori preposti, non è un rapporto meccanico ed asettico che può aiutare un bambino, un ragazzo, un giovane a confidarsi spontaneamente, a superare eventuali difficoltà , per crescere e maturare armonicamente. Figuriamoci cosa accadrà con la MALA FEDE di chi ha progettato diabolicamente tutto ciò!!!
“Boicottiamo” dunque, facciamo ancora in tempo , ma dovremmo essere uniti, essere “rete”, organizzarci…. Io ci sto!!!
Pazzesco.Non ho parole.Sembra di essere nel libro di Orwell. Complimenti x l’articolo e per le risposte.Boicottare, informare,aver fiducia nella verità. La Provvidenza ci aiuterà. Grazie x il vostro coraggio.
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“Ma il disegno di Dio non può essere fermato, non può essere corrotto, degenerato, bloccato, il disegno di Dio, il disegno di riportare l’uomo alle sorgenti della felicità e della pace, va avanti e Gesù ne è l’ultima porta, l’ultimo ponte.”
L’ articolo della dottoressa Frezza è pieno di verità, una verità ormai difficile da esprimere senza essere bollati con epitéti pesanti da parte di chi abbraccia il pensiero unico. Ma il compito delle persone ancora consapevoli ed egregie, ossia fuori dal gregge guidato dai “lupi rapaci” travesititi da agnelli benefattori e umanitari, è quello di mantenere alto il livello di coscienza e di rimanere fedeli alla realtà dei fatti. Sono questi i tempi in cui si svela il malinteso, in cui l’impostura spudoratamente si manifesta, in cui la scelta da parte nostra è un obbligo di coscienza. Come insegnante sono chiamata in causa, sono chiamata a prendere una posizione chiara. La scuola è un crocevia culturale e umano fondamentale per ogni comunità che rappresenta e sappiamo che da anni ormai le istituzioni stanno minando inesorabilmente le sue fondamenta. Non c’è più la possibilità di affidarsi ad una ideologia o ad un leader religioso in grado di condurre una battaglia in nome della giustizia e della libertà individuali. Siamo in un deserto di umanità e di pensiero, in un momento cruciale di grande solitudine e disorientamento, popolato da scribi e farisei. Ma non mancano le persone ancora vive intellettualmente e spiritualmente, insegnanti, psicologi, medici, individui liberi che possono fare rete, comunicare e creare un campo di coscienza attivo e vibrante. Il cambiamento arriverà, non sarà facile il passaggio, richiederà scelte difficili, con separazioni tra parenti e amici. La soluzione non arriverà dalle istituzioni, mai, ma solo dall’iniziativa coraggiosa dei singoli.
“Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.” (Mt 10,34). Non è la lotta armata, ma la scelta interiore che ci indicherà la giusta via. Grazie dottoressa Frezza per offrire sempre il suo prezioso contributo alimentando pensiero e anima di persone ancora in grado di comprendere ciò che sta accadendo.