Con questo articolo si conclude l’analisi dei contenuti dell’ultimo intervento di Don Julian Carron, Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, fatto il 27 febbraio 2016 all’Assemblea con i Responsabili di Comunione e Liberazione in Italia (clicca qui per leggere l’intervento di Carron pubblicato nel numero di marzo 2016 di Tracce, rivista ufficiale di CL ). Per leggere la prima parte di questa analisi, clicca qui. Per leggere la seconda parte, clicca qui. Per leggere la terza parte, clicca qui .
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“La fede non deve essere difesa”. A questa erronea e fuorviante “presenza originale” auspicata da Carron e dai suoi cattivi maestri personalmente e con forza mi oppongo.
di Fabio Trevisan
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Qual è quello sguardo che il Concilio Vaticano II ha introdotto ? Carron rimanda all’Allocuzione di Paolo VI all’ultima sessione pubblica del Concilio, dicembre 1965: “Non mai forse come in questa occasione la Chiesa ha sentito il bisogno di conoscere, di avvicinare, di comprendere, di penetrare, di servire, di evangelizzare la società circostante, e di coglierla, quasi di rincorrerla nel suo rapido e continuo mutamento”. In queste drammatiche parole di Paolo VI si denota un affanno, un’ansia di rincorrere un mondo in continuo cambiamento.
E’ questo un giusto atteggiamento?
Carron evita di porsi e di porre questa domanda, mettendosi nella direzione auspicata dal Concilio: “La Chiesa del Concilio, sì, si è assai occupata, oltre che di se stessa e del rapporto che a Dio la unisce, dell’uomo, dell’uomo quale oggi in realtà si presenta: l’uomo vivo, l’uomo tutto occupato di sé, l’uomo che si fa soltanto centro d’ogni interesse…”. Riprendendo ancora Paolo VI: “L’umanesimo laico profano alla fine è apparso nella terribile statura ed ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema ? Poteva essere; ma non è avvenuto. L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani ha assorbito l’attenzione del nostro Sinodo. Una corrente di affetto e di ammirazione si è riversata dal Concilio sul mondo umano moderno…. Il magistero è sceso a dialogo con il mondo”.
In questo discorso sta tutta la cifra della “presenza originale” auspicata da Carron, che raccoglie lo spirito del Concilio e lo fa proprio, come rimarcato dalle sue stesse parole: “Siamo ancora sollecitati da questo invito del Concilio ad avere una simpatia e un affetto per l’uomo concreto, a scendere in dialogo con chiunque, ben sapendo che per essere persuasivi non basta ripetere la dottrina, ma occorre un’esperienza vissuta”. Anche lo stesso fondatore del movimento, Don Giussani, viene ricondotto da Carron nell’orizzonte conciliare e conciliante: “Noi dovremmo essere i primi a comprenderlo, perché Don Giussani ha cominciato il movimento proprio con questo sguardo, con questo tentativo di dialogo”.
Altro che apologetica, barricate, dimostrazioni di piazza, enunciazioni dottrinali! Ai poveri movimentisti reazionari post-sessantottini, Carron sta dicendo che non hanno capito nulla di quello sguardo che il Concilio ha introdotto. Ecco, in definitiva, l’autentica questione: “L’uomo reale, di cui parla il Concilio, come lo si convince?”. A cui segue la risposta di Carron: “O lo leghi alla sedia oppure, dopo avergli detto tutto quello che devi, sei costretto a “permettergli” l’esperienza che intende fare”.
Ci sono parecchie contraddizioni: da una parte si vuole dialogare (“dopo avergli detto tutto quello che devi”) ma dall’altra sai che è inutile e non convincente e quindi quello che conta è la prassi, l’esperienza (“sei costretto a permettergli l’esperienza che intende fare”).
A me sembra molto strano. Immaginiamo una persona dinanzi ad un precipizio: io dovrei provare a convincerlo con le parole di non fare quel salto nel vuoto ma se, nonostante tutti i miei tentativi di rassicurarlo, quello insistesse nel precipitare nel vuoto, lascerei fare quell’esperienza! Qualcuno potrebbe dirmi che ho esagerato il paragone e che non è vero che il mondo sia sull’orlo di un precipizio. Resta il fatto che devo comunque fare in modo che il male non venga compiuto. Per Carron invece è il metodo dell’esperienza l’unico da perseguire: “Se fossimo disponibili a seguire il metodo dell’esperienza, da sempre praticato da don Giussani, questo ci risparmierebbe tante discussioni inutili. E’ inutile forzare le persone a fare le cose senza che compiano liberamente una verifica, perché si cresce solo vivendo”.
Umilmente aggiungerei che si cresce vivendo bene, denunciando il peccato e i mali e lottando, con l’ausilio dei Sacramenti e della Grazia santificante, contro il Nemico e i suoi agenti. Al contrario Carron, facendo proprie le parole del gesuita padre Antonio Spadaro postula la fine dell’epoca costantiniana, rifiutando radicalmente l’idea dell’attuazione del regno di Dio sulla terra. Una militante ciellina delle Marche ha sintetizzato il messaggio del Presidente della Fraternità di CL: “La fede non deve essere difesa”. A questa erronea e fuorviante “presenza originale” auspicata da Carron e dai suoi cattivi maestri personalmente e con forza mi oppongo.
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(fine)
12 commenti su “Cosa significa una “presenza originale” ? Quarta ed ultima parte – di Fabio Trevisan”
Loro (i masso-comunisti) rifiutano il Regno di Dio sulla terra, cioè rifiutano la Chiesa come società mistica del “Già e Non ancora” – che era un grande riferimento di don Giussani, se ben ricordo.
Vogliono a ogni costo il Paradiso in terra: paradiso nel senso edenico, del Buuon Selvaggio, dell’ Isola dei Famosi.
NON ESISTE PECCATO, né schiavitù a Satana, né opzione tra Vita e Morte eterna, né Redenzone, né Punizione Divina (soprattutto!!), né valore salvifico della sofferenza (di Cristo e nostra). Esiste solo il peccato di dire che il Peccato esiste.
Vietato vietare! Il Paradiso è terrestre, DIETRO di noi – non celeste, DAVANTI e SOPRA di noi.
Laudetur Teilhard de Chardin
il rapporto con ciò che ci circonda viene influenzato con il riferimento che abbiamo in noi stessi con ciò che ci costituisce nella sua essenza; se siamo arrendevoli con il Male che ci assale senza tregua e innalziamo bandiera bianca ad ogni piè sospinto saremo di conseguenza portati ad innalzare bandiera bianca nella società lasciando campo libero anche lì al Male;quindi una frase del tipo “la fede non deve essere difesa “è devastante come devastante è l’insegnamento assorbito che l’ha partorita!
Sono basita. Tanto più che quell’orribile affermazione “la fede non deve essere difesa” è pronunciata da una mia conterranea. Ma come si fa a buttarsi sempre dalla parte dove tira il vento? Perché questo si fa in CL: al tempo di Benedetto, tutti per Benedetto, oggi, al tempo di Francesco, tutti per Francesco. Così come in politica: al tempo di Berlusconi tutti per Berlusconi, poi con Monti, poi inviti alla Bonino e via discorrendo, sempre al seguito del potente di turno o per lo meno di quella figura che rappresenta l’andazzo del momento. Questo atteggiamento che non avrei mai immaginato quando ad un certo punto della mia vita provai una certa simpatia per CL, pensando che mi corrispondesse, mi dà davvero la nausea e ringrazio Dio di essermene allontanata ancora in tempo per non esserne travolta.
Sono stato recentemente, di passaggio, a Corinaldo, cara signora.
Sono capitato per caso di fronte alla casa in cui abitava nel 1934 la madre di Santa Maria Goretti (Martire nel 1902). Una lapide ricorda che lì l’assassino chiese perdono alla signora Assunta.
Aveva trascorso 27 anni in galera, visitato dal vescovo di Noto (che certamente non gli disse “Dio ti ama come sei”). Uscito nel 1929, aveva atteso cinque anni prima di inginocchiarsi di fronte alla madre della fanciulla santa.
Cordialmente
Caro Raffaele, quelli erano anni in cui ancora si parlava alle coscienze e si parlava così bene che anche gli assassini a volte comprendevano l’orrore del proprio peccato: così come accadde a Serenelli, con l’aiuto della grazia e di Maria che aveva ucciso, la quale gli aveva promesso di aspettarlo in paradiso. A quei tempi ormai remotissimi, la misericordia non era ancora spacciata a buon mercato!
E così Alessandro Serenelli è “nella Casa del Padre” con la ragazzina santa.
Mentre tantissimi spediti in Paradiso per direttissima, oggigiorno, rischiano di essere in un tremendo Purgatorio… per essere ottimisti!
Carron non poteva usare parole migliori per spiegare l’apostasia. Di CL. medesima.
L’esempio del precipizio è calzantissimo ed è il criterio che ha adottato la Chiesa per 1960 anni e che solo la presunzione di questi santoni conciliari ed eretici vuole buttare via. Per la perdizione dell’uomo. Mons. Lefebvre l’ha chiamato ” il colpo da maestro di satana”.
“E’ inutile forzare le persone a fare le cose senza che compiano liberamente una verifica, perché si cresce solo vivendo” : secondo questo pseudo-ragionamento tutte le leggi sono da abolire, anche le leggi anti-mafia e anti-corruzione che tanto piacciono al suo idolo Bergoglio!
Rispondo a Tonietta, che aveva chiesto chiarimenti sulla conterranea delle Marche. Nel quindicinale diocesano “Presenza” di Ancona-Osimo leggo, in un articolo di Anna Bertini a commento della presentazione del libro: “La bellezza disarmata” di Carron avvenuta domenica 28 febbraio nell’aula magna dell’Università Politecnica delle Marche, citando lo stesso autore: “La fede non ha bisogno di essere difesa. Il punto è, piuttosto, se noi crediamo ancora nel fascino della bellezza disarmata della fede”. Affermazione che è l’esatto opposto di quello che diceva Chesterton, grande scrittore cattolico di cui curo una quindicinale rubrica (e ringrazio Paolo Deotto) e di cui molti ciellini si fregiano di conoscere. Sentite cosa diceva Chesterton: “Non si può amare una cosa se non si desidera combattere per essa”. Ha ragione Carron o Chesterton? Io sinceramente sto dalla parte di Chesterton. Grazie a tutti per i commenti. Fabio Trevisan
Sante parole quelle di Chesterton. Come non combattere per una cosa che si ama? Eppure una delle innumerevoli e reiterate frasi che costellano l’universo ciellino è “Tutto mi sta a cuore”: Strana, dunque, questa mutazione genetica che scuote nell’intimo e stravolge il pensiero di giussaniana origine. Dove sono finite le battaglie d’un tempo?E quello sguardo verso l’Infinito? O l’adesione fedele a quel “Tu” che continuamente ci provoca?
Si può, cari signori di CL, cessare di difendere una eredità e una bellezza di questa portata, lasciandola alla vaghezza di una ricerca che avviene solo vivendo? Mi viene in mente Lepanto: se non fosse stata difesa la fede così strenuamente e così valorosamente, meritando anche l’aiuto della Santissima Vergine (la Madonna della Vittoria), che sorte ci sarebbe toccata?Probabilmente quella che ci toccherà adesso.
Trovo sdolcinate in modo imperdonabile le espressioni: “il fascino della bellezza disarmata” e “la fede non deve essere difesa”: questo significa in altri termini corteggiare la sconfitta. Dove è finito il monito paolino a rivestirsi delle armi della luce? La svenevolezza modernizzante dello stile mi ha sempre impedito di interessarmi a CL e qui si dimostra foriera di debolezza dottrinale.
“Mors et vita duello / conflixere mirando”.
Per tutto il filone gnostico/neoplatonico/cataro/massonico, Morte e Vita sono due aspetti della “Ruota che gira” – uno non esiste senza l’altro