“L’Italia non è solo l’ultima colonia di chi ha vinto la Seconda Guerra Mondiale, ma l’unica a essere colonia anche di chi l’ha persa e questo a ormai più di settanta anni di distanza”. (Massimo Viglione) ============== ==================
di Piero Vassallo
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Contro la sconsolata e quasi perfetta assenza di organizzazioni politiche fedeli alla tradizione, e al vuoto desolante e squillante, da cui ha origine la metamorfosi libertina della destra nazionale, la affollata scolastica d’ispirazione tradizionalista dà segni ostinati di una sorprendente vitalità, che (forse) prepara il risveglio degli elettori dal coma liberal-libertino, in cui l’Italia è discesa attratta da illusorie vie d’uscita dalla cultura della sinistra atea ossia dalla perfetta non cultura di Berlusconi e Fini.
Contro i muratori della desolazione agisce instancabilmente l’editore Marco Solfanelli, che in questi giorni propone una robusta antologia (Considerazioni sulla dissoluzione) di saggi e articoli di Massimo Viglione, autorevole interprete di una strategia finalizzata a sottrarre il tradizionalismo cattolico dalla suggestione democristiana, iscritta “nel 25 aprile, festa del mitra e delle foibe”, e dalla oscura mitologia disunitaria.
Viglione afferma che la cultura della destra politica deve aggiornarsi ovvero comprendere che il nemico della Cristianità e dell’ordine civile non risiede a Mosca ma a Washington, capitale della finanza mondialista e fomite dell’eversione. Prodotto squisitamente americano è infatti l’insanabile deficit della politica democristiana: “una destra vera, cioè cattolica e tradizionale, antitetica alla dissoluzione rivoluzionaria, non è mai esistita in questa repubblica”.
Visto l’incombente pericolo del sincretismo religioso, promosso e applaudito dall’ostilità occidentale alla tradizione e alla storia degli italiani, Viglione, respinta la suggestione liberale insieme con le estenuanti mitologie antirisorgimentali, sostiene energicamente che “l’unita politica [della nazione italiana] è un valore che non può essere messo in discussione, pena la distruzione economica de Paese e – quello che nessuno dice – l’invasione del territorio peninsulare e la più completa umiliazione della nostra civiltà e società”.
Ora il modello politico, che Viglione propone agli italiani refrattari al radical chic, esclude il vano e impotente nostalgismo mentre assume quale modello l’amor di patria, oggi vivente come antidoto al falso ecumenismo e al meticciato culturale.
Si esce dal velleitarismo onirico imitando la legislazione della civilissima e refrattaria Ungheria, che contempla, fra l’altro, il cristianesimo come religione base del popolo ungherese, la protezione della vita del feto sin dal concepimento, la promozione della famiglia costituita da un uomo e una donna.
L’attuazione in Ungheria di un disegno politico conforme alla tradizione civile dei cattolici destituisce il nominalismo della destra libertina, rappresentata da Mara Carfagna, diventata fiera sostenitrice dei diritti dei pederasti, “forse consigliata dal suo amico Italo Bocchino”.
La luce insana del libertinismo, infatti, si diffonde a macchia d’olio nelle magioni degli eversori e dei pornografi di destra.
Lo stile di vita libertino, che ha per base la folla delle mignotte politicanti e/o rampanti e per vertice una senescente oligarchia di erotomani affranti e smidollati, contagia la destra italiana, abbassandola al livello del lupanare elegante.
L’avversario della tradizione italiana non è più solo a sinistra ma ovunque. Scrive Viglione “Esiste un partito del tutto trasversale, che è di fatto la testa d’ariete del mondo omosessualista, abortista, immigrazionista italiano che fa da sponda alla Rivoluzione mondialista, sinarchica e sovversiva in atto a livello planetario”.
Il deserto occidentale suggerisce e quasi costringe a cercare aiuto nell’oriente della politica: “Forse Putin è un po’ cattivo e pericoloso, pensa la gente, ma davvero ha tutte le colpe? E soprattutto davvero stavolta i buoni siamo noi?”
Contro Putin, l’Occidente, “il peggiore dei mondi possibili”, che alza le bandiere dell’eutanasia, dell’usura, del libertinismo, della sodomia, del nudismo, dell’ecumenismo d’accatto “è davvero giustificato a quintuplicare le forze d’attacco al confine della Russia, tradendo peraltro tutti gli accordi internazionali degli anni Novanta?”
Viglione osa alzare lo sguardo sulle pie cause della decadenza occidentale e di conseguenza afferma che “è innegabilmente evidente che l’attuale crisi ha le sue radici anche (non solo) nello spirito di innovazione buonista partito dal Concilio Vaticano II e accresciutosi senza fine nei decenni post-conciliari”.
La crisi della Cristianità, infatti, ha origine dalla smania di avvicinare la fede al delirio agonico in atto nella mente dei moderni, una frenesia che ultimamente è insorta, con ingiustificato rigore, contro l’ordine dei francescani dell’Immacolata, avanguardia della pietà vivente oltre l’infelice e disastrosa avventura della teologia progressista. Viglione rammenta la follia che sconvolge i cattolici intossicati dalla ciancia dei nuovi teologi, ad esempio “le suore americane che predicano aborto, libero amore, libera omosessualità, sacerdozio femminile”.
A proposito del delirio imperversante nella mente dei teologi post conciliari, Viglione rammenta che il cardinale Oscar Maradiaga, in un saggio intitolato Parlare di Dio nel mondo, ha scritto che “la Rivoluzione francese, ed essa soltanto, occupa il posto di rivoluzione autenticamente umana”.
Il delirio clericale è ridicolizzato e sconfitto dal rumore delle sue parole d’ordine. Squilli dell’inutilità contestata dal cardinale Ercole Consalvi a Napoleone, che minacciava la imminente distruzione della Chiesa cattolica.
La discendente cometa del bonapartismo perenne testimonia l’inutilità della guerra contro la Chiesa cattolica e giustifica la fedeltà irriducibile dei fedeli che osano sognare il vero paradiso in terra, “il mondo dei doveri, il mondo del Decalogo dettato da Dio per la salvezza degli eletti”.
6 commenti su “Considerazioni sulla dissoluzione – di Piero Vassallo”
ma questi sudamericani sono tutti così sballati?
Caro Trevia anche il card. Martini sosteneva che la chiesa è rimasta indietro di 200 anni.
“La verità, quando incombe il pericolo, deve essere predicata pubblicamente, né deve farsi il contrario per il fatto che alcuni se ne scandalizzano”.
(San Tommaso d’Aquino)
è in questi giorni la notizia di una possibile restaurazione dello Zar in Russia, nella persona dell’ultimo discendente dei Romanov. Se ciò si dovesse realizzare, l’Europa occidentale potrebbe rivendicare il trono degli Asburgo, nel nome di un nuovo Sacro Romano Impero.
Giuda e gli ebrei speravano nel liberatore politico di Israele e avevano con loro noente meno che Gesù! Non speriamo nel passato visto che il Signore fa nuove tutte le cose! Sia quel che sia, noi il regno dovremmo averlo e coltivarlo nel cuore. Buona Pasqua!
eh già,martini lo avevo scordato.e anche io sognerei un nuovo sacro romano impero!magari!