CONFUSIONE
di Andrea Moretti
La sera del 3 febbraio 20.. il tempo era brutto. Il cielo coperto minacciava neve. Faceva freddo. Il signor S. percorreva la statale 213, diretto alla città di X, dove peraltro non arrivò, perché la macchina gli fu sottratta da due rapinatori che, travestiti da poliziotti, avevano istituito un posto di blocco.
Il sig. S. non era uomo da scoraggiarsi. Rialzatosi il bavero del cappotto, si incamminò verso la città di Z, che distava pochi chilometri, dove avrebbe trovato di sicuro un treno per arrivare a X.
Qui giunto, e vista l’insegna del Commissariato, pensò che la prima cosa da fare fosse denunciare il furto dell’auto, sicché entro e si rivolse al piantone: “Buonasera, ho subito una rapina. Mi hanno portato via l’auto. Vorrei fare la denuncia”.
“Certo”, disse il piantone, “ma deve rivolgersi alla Polizia”.
“Ma questo non è appunto l’ufficio di Polizia?”.
Il piantone spiegò: “No, vede, questo è il comando della Finanza. Abbiamo messo l’insegna del commissariato di Polizia per trarre in inganno i contrabbandieri”.
“Ah, interessante, e ne catturate molti?”.
“Quasi nessuno, rispose il finanziere travestito da poliziotto, perché hanno preso l’abitudine di travestirsi da carabinieri, e non si capisce più nulla”.
“Beh, comprendo” disse il sig. S. “ma io dove devo andare?”.
“Oh, è molto semplice”. Il piantone accompagnò il sig. S sulla porta e gli indicò un’insegna luminosa in fondo alla strada: “Ecco, vede quell’insegna ‘Ristorante’? Lì c’è il commissariato”.
Il sig. S si incamminò, arrivò al Ristorante e vi entrò. Dapprima fu stupito, perché si trovò proprio in una sala da ristorante. Ma subito si fece avanti un uomo che accennò un saluto militare e gli disse: “Desidera?”
Il sig. S spiegò che voleva denunciare il furto dell’automobile, e fu accompagnato nel retro del ristorante, dove un poliziotto molto cortese compilò la denuncia, gliela fece firmare, e rilasciò copia. Il sig. S ringraziò e chiese: ”Ma chi sono quei signori seduti in sala da pranzo?”
“Colleghi, rispose il poliziotto, stanno facendo l’intervallo mensa. Sa, nascondendoci dietro l’insegna di ristorante, possiamo agire meglio in segreto contro la malavita”.
“Capisco. Ma volendo invece mangiare un boccone, dove devo andare?”.
“Guardi, quando esce da qui, prenda la prima via a destra. Lì troverà due vetrine con l’insegna “Farmacia”. Fanno dei primi ottimi, cucina casalinga”
“Farmacia?”
“Esatto, Farmacia”.
Il sig. S. arrivò alla Farmacia, entrò, e un cameriere lo accolse subito. “Il signore desidera cenare? Prego, per di qua”.
Nel retro della Farmacia si trovava un’ampia sala di ristorante. Il sig. S mangiò e, al momento di pagare il conto, chiese: “Ma perché avete messo l’insegna della farmacia?”.
“Sa, rispose il cameriere, è per evitare i controlli dei NAS. Abbiamo avuto i controlli dell’Asl, ma quelli controllavano solo che non ci fossero medicinali scaduti. Però da un pezzo non vengono neanche più gli ispettori dell’Asl. L’ultima volta sono venuti travestiti da operai dell’Azienda del gas, poi li abbiamo persi di vista”.
Il sig. S ringraziò e uscì. Trovò facilmente la Stazione e notò con sollievo che nell’edificio della stazione c’era proprio una stazione. Sul cartellone delle partenze vide che c’era un treno per X alle 22.00. Aveva giusto il tempo per fare il biglietto e si avvicinò allo sportello. Non c’era nessuno, ma dopo pochi istanti il sig. S notò un giovanotto con la tuta da idraulico e la borsa degli attrezzi che entrava in tutta fretta nel retro della biglietteria. Il giovanotto si infilò una giacca da ferroviere e venne allo sportello.
“Buonasera, disse il sig. S, vorrei un biglietto per X, col treno delle 22.00”.
“Ma alle 22.00 non c’è nessun treno in transito” disse il giovanotto.
“Ma, l’ho letto or ora sul tabellone delle partenze…”
“Ah, quello. No, non ci faccia caso. Quello è un tabellone falso, lo facciamo così apposta per ingannare i sabotatori. Se uno vuole sabotare una linea, la sabota sempre all’orario sbagliato. Ecco, prenda pure l’orario ufficiale”
Il giovanotto diede al sig. S un fascicolo con scritto in copertina: “Borsa merci di N. Rilevazione dei prezzi all’ingrosso degli agrumi”.
Il sig. S vide che c’era un treno per X alle 22.14, e prese il biglietto. Poi andò al binario ad aspettare.
La stazione era deserta. Faceva freddo e un sottile nevischio iniziava a cadere. Il treno per X arrivò in perfetto orario, e il sig. S trovò posto subito in uno scompartimento vuoto. Fece appena in tempo a vedere, mentre il treno ripartiva, che il giovanotto che gli aveva venduto il biglietto si allontanava dalla stazione vestito da prete, leggendo il breviario.
Di lì a poco entrò nello scompartimento un tipaccio, con l’aria da barbone, gli abiti malridotti e sporchi, i capelli e la barba arruffati.
“Biglietto, prego!”.
“Ma lei chi è?” chiese il sig. S
“Scusi, ha ragione” disse lo strano individuo. Estrasse di tasca la tessera e il distintivo da controllore. “Controllore”. E poi, intuendo la domanda del sig. S, disse: “Ci vestiamo così per trarre in inganno gli evasori”.
“Capisco” disse il sig. S. “E ce ne sono molti di evasori?”.
“Moltissimi, una vera piaga, ma è sempre più difficile pescarli”.
“E come mai?” chiese il sig. S
Il controllore-mendicante rispose: “E’ molto semplice. Gli evasori, fattisi astuti, si sono messi a pagare il biglietto, e così non possiamo più sanzionarli”.
“Però, a questo non avrei mai pensato” rispose il sig. S. Il controllore verificò il biglietto, lo restituì e se andò.
Il resto del viaggio fu senza storia. Il treno arrivò a X e il sig. S scese, attraversò la stazione, dopo aver visto il macchinista che scendeva dalla locomotiva vestito da fantino, battendosi il frustino sugli stivali.
Era tardi, la città era deserta, faceva freddo. Il sig. S provò un gran sollievo entrando nel palazzo dove occupava un piccolo appartamento. Finalmente al caldo, si cavò il cappotto, e si fregò le mani con soddisfazione.
Quanto aveva visto, era più che sufficiente. Aprì un cassetto del comò ed estrasse il trasmettitore ultra-stellare. Iniziò il rapporto per i suoi superiori, al comando generale del pianeta n.418/W. Spiegò che l’invasione della Terra poteva iniziare anche subito, e sarebbe stata una passeggiata. Aveva potuto infatti constatare coi suoi occhi che i terrestri erano ormai nella confusione più totale. Nessuno era quello che sembrava essere, nessuno sapeva con precisione chi fosse la persona che aveva di fronte e con ogni probabilità ormai pochissimi capivano ancora chi erano realmente loro stessi.
In una tale confusione mentale, come avrebbero potuto opporre la minima resistenza?
Il sig. S terminò il suo rapporto, e se ne andò a dormire soddisfatto.