di don Pierpaolo Petrucci
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Sono già trascorsi cento anni da quando Papa Sarto ha lasciato la terra per il Paradiso, dopo una vita consacrata al servizio della Chiesa nel trasmettere instancabilmente la buona dottrina, infiammato di zelo per la salvezza delle anime.
Nato in una famiglia numerosa, secondo di dieci figli, Giuseppe crebbe all’insegna della Croce di Gesù, nello spirito di sacrificio che respirò fin dalla sua infanzia da genitori profondamente cattolici.
Basti ricordare la grande prova che subì la famiglia Sarto nel 1852, quando il padre Giovanni Battista morì, lasciando la moglie Margherita e la numerosa prole. Giuseppe, che aveva risposto alla chiamata di Dio entrando in seminario, aveva appena 17 anni. Gli amministratori del piccolo Municipio di Riese gli offrirono l’impiego occupato dal padre per aiutare la famiglia, ma l’eroica madre rifiutò per permettere al figlio di seguire la sua vocazione. Avrebbe pensato lei con il suo lavoro di sarta a garantire il pane quotidiano, lavorando giorno e notte. È in queste famiglie che Dio forgia i suoi santi.
Dotato di una salute di ferro il giovane Giuseppe, una volta sacerdote, si consacrò totalmente all’apostolato, sulla base di una profonda vita interiore. Era dotato di una sorprendente capacità di rapportarsi agli altri, traspirava la bonomia e la compassione per i poveri e questo gli apriva facilmente i cuori.
Durante tutta la sua vita si trovò a lottare contro gli errori del tempo che avevano già penetrato la Chiesa e che stigmatizzerà, una volta Papa, con il nome di modernismo, cloaca di tutte le eresie. Vescovo di Mantova nel 1884, diresse la diocesi con un grande realismo e acutezza di spirito, mostrandosi molto fermo riguardo tutto ciò che toccava la fede, nella giusta convinzione che soltanto su quella roccia che è Gesù Cristo si può fondare la società e l’allontanarsi dalla dottrina rivelata può produrre solo delle conseguenze catastrofiche anche per il vivere civile. Una grande fermezza e forza d’animo quindi ma accompagnata da una bonarietà che conquistava i cuori e in questo tratto di carattere è impossibile non percepire la somiglianza con Mons. Marcel Lefebvre, nella lotta che sostenne anche lui contro gli stessi errori, ormai professati dalle più alte autorità della gerarchia ecclesiastica.
Giuseppe Sarto, anche come Patriarca di Venezia, rimase fedele al suo programma: l’istruzione del popolo cristiano, la lotta contro le false dottrine. Combatté vivacemente il socialismo ed il liberalismo, mostrando con i fatti che la dottrina della Chiesa era la vera risposta alla questione sociale: incoraggiò le Casse Operaie parrocchiali, le società di mutuo soccorso e tante altre opere che gli valsero questa frase di un suo biografo: «A Venezia amò tutti ed era amato da tutti».
Negli undici anni in cui esercitò il Supremo Pontificato svolgerà un’opera straordinaria: dalla riforma della musica sacra a quella del diritto canonico, lo sviluppo degli Studi biblici, la pubblicazione del suo catechismo, vero gioiello di sintesi cristiana di una sorprendente attualità. Sarà chiamato il Papa dell’Eucaristia per aver insistito sulla possibilità di accostarsi alla Santa Comunione quotidianamente ed aver permesso ai fanciulli di ricevere il “Pane degli angeli” già all’età di ragione.
Ben cosciente che l’uomo della restaurazione cristiana è il sacerdote, si adoperò ad una profonda riforma spirituale ed intellettuale del clero. Nel 1908 scrisse la sua famosa esortazione Haerent animo, definita dal Card. Merry del Val «preciso e completo programma di perfezione e santità sacerdotale». La filosofia scolastica secondo i principi di san Tommaso sarà posta dal santo Pontefice come base degli studi in seminario e come barriera al modernismo che definì come «il compendio e il veleno di tutte le eresie che tende a scalzare i fondamenti della fede e ad annientare il cristianesimo» (Allocuzione alla Curia del 3 luglio 1907).
Nella sua enciclica Pascendi (3 luglio 1907) sviscerò, per condannarlo senza appello, questo gravissimo errore denunciandone chiaramente l’infiltrazione nella Chiesa: «I fautori dell’errore già non sono ormai da ricercarsi fra i nemici dichiarati; ma, ciò che dà somma pena e timore, si celano nel seno della Chiesa, tanto più perniciosi quanto meno sono in vista». Purtroppo questa penetrazione degli errori modernistici continuò anche dopo la sua morte fino al loro trionfo nell’ultimo concilio e generò la situazione che stiamo vivendo attualmente nella Chiesa.
Durante tutta la sua vita Giuseppe Sarto sarà fedele al programma enunciato nella sua prima enciclica: « Gli interessi di Dio saranno gli stessi Nostri; pei quali siamo risoluti di tutte spendere le Nostre forze e la vita stessa. Per lo che, se alcuno da Noi richiede una parola d’ordine, che sia espressione della Nostra volontà, questa sempre daremo e non altra: “restaurare ogni cosa in Cristo”». Cercare gli interessi di Dio, senza preoccuparsi di piacere al mondo: quale contrasto con la nuova attitudine inaugurata dagli uomini di Chiesa con l’ultimo concilio nel tentativo di conciliare sempre la Chiesa con il mondo! Che differenze con il Santo Pontefice che lungi dal ricercare il plauso dei media o il “politicamente corretto”, era pronto, per gli interessi di Dio, a dare anche la vita!
Ritracciando brevemente alcuni tratti della personalità di questo Pontefice subito si percepisce perché Mons. Lefebvre lo abbia preso come patrono per la Fraternità Sacerdotale da lui fondata. Trasmettere la fede, opponendosi con fermezza agli errori moderni penetrati nella Chiesa, e rigenerare la società tramite sacerdoti formati alla luce della dottrina di san Tommaso con una vita spirituale profonda: questo è l’ideale che illuminò tutta la vita del nostro fondatore sulla scia del Santo Papa.
Considerando la vita e le opere di san Pio X salta agli occhi con evidenza l’inconciliabilità del suo operato con quello dei pontefici del post-concilio e si può percepire come le nuove canonizzazioni dei Papi, realizzate in fondo per canonizzare quel Concilio di cui furono gli artefici ed i propagatori, siano inaccettabili. Come infatti si potrebbe venerare san Pio X che impiegò tutta la vita a combattere il Modernismo e allo stesso tempo un Giovanni Paolo II che al contrario si adoperò per diffonderlo nella Chiesa fino alle sue più estreme conseguenze?
Nel dramma della crisi attuale solo un nuovo Pontefice della stoffa di san Pio X potrà riprendere il timone della barca di Pietro che sta andando alla deriva. Per questo è importante pregare e preparare il terreno dove Dio sceglierà il suo eletto, raccogliendo l’insegnamento del Papa santo e cominciando prima di tutto da una profonda riforma personale fondata sulla buona dottrina da meditare e a cui conformare la propria vita senza nessun compromesso né intellettuale né pratico con lo spirito del mondo. Questa riforma deve estendersi poi alla famiglia fondata, come quella del Santo, sullo spirito di sacrificio nel saper accogliere generosamente i figli ed educarli secondo i principi cristiani.
Una vera opera di restaurazione sarà impossibile senza scuole veramente cattoliche che trasmettano integralmente l’insegnamento della Chiesa e formino così le nuove generazioni: «Giacché non per il solo fatto che vi si impartisce l’istruzione religiosa (spesso con troppa parsimonia) una scuola diventa conforme ai diritti della Chiesa e della famiglia cristiana e degna di essere frequentata dagli alunni cattolici. A questo effetto è necessario che tutto l’insegnamento e tutto l’ordinamento della scuola: insegnanti, programmi e libri, in ogni disciplina, siano governati dallo spirito cristiano sotto la direzione e vigilanza materna della Chiesa, per modo che la religione sia veramente fondamento e coronamento di tutta l’istruzione, in tutti i gradi, non solo elementare, ma anche media e superiore». (Pio XI Divini illius magistri, 31 dicembre 1929). Che Dio ci conceda di avere queste scuole!
Chi vuole veramente il fine deve prendere anche i mezzi per realizzarlo. Non aspettiamo che siano gli altri a cominciare ma partiamo da noi stessi.
Instaurare omnia in Cristo.
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