di Cesaremaria Glori
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All’arresto di Navalny mi sono chiesto perché questo attivista russo si sia attivato proprio nel momento in cui il rapporto Trump-Putin stava immettendosi in una direzione di coordinamento delle operazioni in Siria. Uomini come Navalny, in uno Stato così controllato e con un apparato di sicurezza efficiente come quello russo, non si muovono se non hanno la certezza di non rischiare troppo. Con l’avvento al potere di Trump c’era da attendersi un affievolimento delle continue piccole provocazioni contro la Russia di Putin che provenivano dagli ambienti democratici più vicini ad Obama (in realtà al Pentagono). Ed infatti questo affievolimento c’è stato ma a corrente alternata, stante l’insistenza democratica, soprattutto attraverso i media, a continuare nelle provocazioni. Miliardari d’assalto e Media sono schierati da tempo contro la Russia di Putin e cercano in ogni modo, attraverso campagne di stampa e la diffusione a mezzo stampa e video, di influenzare l’opinione pubblica mondiale sul pericolo rappresentato da Putin e dalla Russia.
Gli Stati Uniti di Obama avevano perso la faccia dopo l’intervento di Putin in Siria, grazie al quale la situazione, che vedeva il regime di Assad sempre più prossimo al crollo, è mutata e il governo di Damasco è passato all’offensiva con un innegabile successo. Quel successo portò Erdogan a più miti consigli e a cercare col capo del Cremlino un rapporto meno teso se non proprio amichevole. Il voltafaccia del satrapo turco fu un amaro scacco per la politica estera americana, giacché la Turchia ha sempre rappresentato, da Stalin in poi, un fedele alleato della politica statunitense e degli alleati dell’America. Ora la Turchia ha mostrato con Erdogan la sua vera faccia. Faccia che per gli Armeni e per i Greci (anni 1919-22) non è mai stata diversa da quella mostrata dal dittatore di Ankara.
L’avvento di Trump aveva scombinato lo scacchiere mondiale, giacché le sue dichiarazioni, prima e dopo il suo insediamento, avevano posto lo sconcerto nell’ambiente della dirigenza politico/economico/ mediatica e militare della superpotenza americana.
In sordina, ma alacremente, le forze conservatrici e militari statunitensi hanno cominciato ad attivarsi in più direzioni, nel più assoluto riserbo, ma con ampio risalto mediatico su tutto ciò che di negativo si poteva diffondere sulla Russia e sui suoi alleati. Ma non era sufficiente. Occorreva muovere le proprie pedine anche all’interno della Russia appoggiandosi a tutti gli aspiranti antagonisti di Putin, sia sul piano strettamente politico che su quello ideologico e alternativo all’attuale nazionalismo favorevole ad un ritorno alle tradizioni. La larga percentuale di non credenti e di atei, infausta eredità del settantennio sovietico, lasciava ben sperare in una promettente riuscita. Il, tutto sommato, modesto rilievo della contestazione di Navalny e la reazione contraria suscitata nel corpo tradizionale del popolo russo, hanno fatto capire subito che su quel versante dell’animo russo c’è poco da sperare. La Russia è assai compatta attorno al suo leader. Occorreva stornare altrove l’attenzione e far accadere qualcosa di nuovo che provocasse una violenta emozione a livello mondiale, in simultanea con azioni terroristiche all’interno della stessa Russia, di modo che essa fosse assorbita ad allargare i controlli e ad ampliare le misure di sicurezza interna a scapito dell’attenzione e della immediata reazione, seppur soltanto mediatica e diplomatica, al teatro bellico ove il governo russo si trova maggiormente impegnato, cioè la Siria e il Medio Oriente.
Ecco così, con sospetta coincidenza, avvenire l’episodio equivoco, incomprensibile sul piano strategico e politico, dello scoppio di Idlis. Come ha ben messo in rilievo Giampaolo Rossi su “Il Giornale”, un bombardamento con armi chimiche non provoca soltanto 60/70 morti. Il gas, che è volatile, ha un raggio di diffusione ben maggiore di una bomba, anche se si trattasse di una bomba ad alto potenziale esplosivo, eccezion fatta per un ordigno nucleare tattico. Se veramente l’attacco fosse avvenuto dall’alto, i morti si sarebbero contati a centinaia e non soltanto fra gli avversari ma anche fra gli antagonisti di Damasco che li fronteggiavano. Sul piano politico e strategico quell’attacco è talmente stupido e controproducente che non si può fare a meno di pensare che sia stata una vera e propria trappola fatta scoppiare da chi aveva tutto l’interesse a provocare la reazione da parte di chi, poi, l’ha effettivamente posta in atto.
Questa trappola sembra sia stata fatta scattare apposta per ricompattare la coesione del popolo americano, ultimamente palesemente diviso e disorientato, e per indurre il presidente Trump a ribadire in modo energico e unilaterale che gli Stati Uniti, con la loro tradizione democratica, non possono restare inerti di fronte ad atti di inutile e mostruosa barbarie. La trappola, quindi, ha funzionato sia in ambito interno che estero. Quel che preoccupa, a questo punto, è la personalità di Trump, così facile ad essere suggestionato da eventi ancora oscuri e sui quali non c’è assolutamente alcuna certezza. Più che rafforzare gli USA questa trappola sembra un boomerang, perché ha dimostrato che il timone statunitense è in mano ad una persona che può essere indotta ad atti avventati e pericolosi per la pace mondiale. Trump si è lasciato, probabilmente, persuadere dall’ambiente militare del Pentagono, che ha avuto facile gioco puntando proprio su quell’orgoglio americano tanto esaltato dal neo presidente statunitense, sia prima che dopo la sua elezione. Un governo equilibrato e prudente avrebbe dovuto, innanzitutto, accertare immediatamente le responsabilità dello scoppio di Idlis e avvertire il Cremlino che non sarebbero state lasciate impunite le responsabilità di quel misfatto e chiedere anche la collaborazione per accertare la esatta dinamica dell’accaduto. Chi vuole veramente la pace cerca la collaborazione dell’antagonista per accertare violazioni al processo di pacificazione. La ritorsione è stata precipitosa, avventata e non suffragata, almeno sino ad ora, da vere e proprie responsabilità oggettive. Chi ha messo in moto questa ritorsione sapeva bene che avrebbe incontrato il plauso di coloro che quella guerra hanno scatenato e contribuito ad invelenire, cioè l’Arabia Saudita e i suoi alleati locali, nonché la Turchia avida di impossessarsi della parte occidentale della Siria, sia per soffocare la volontà di autonomia dei Curdi ansiosi anche essi di costituirsi in Stato,sia per tornare a porsi come guida del mondo mussulmano.
Quel che è avvenuto ha ricompattato gli Stati Uniti. Repubblicani e Dem sembrano soddisfatti dell’accaduto, ma è una vittoria di Pirro. La Turchia, anche in questa occasione, ha dimostrato di agire in singolare autonomia, voltando ancora una volta le spalle, questa volta a danno di Putin. Sembra avere ritrovato un’intesa con gli USA, ma è ormai inaffidabile per chiunque voglia intervenire in quell’area. Erdogan è diventato tanto più arrogante e demagogo quanto più il mondo non mussulmano risulta diviso e in preda ad una incertezza sul proprio futuro. Se l’avvento di Trump aveva portato a sperare in un mutamento di rotta e ad una più equilibrata politica, sia interna che estera, volta a ridare ossigeno all’economia interna americana e a sradicare il pericolo planetario del terrorismo, si dovrà ricredere. Trump non ha una personalità tanto forte da contrapporsi allo strapotere del Pentagono e della Finanza Globalizzata governata da un numero non elevato ma quanto mai influente di soggetti. Il nuovo presidente americano si è rivelato, in questa occasione, per quel che veramente è. Una persona non all’altezza di guidare lo Stato più potente del mondo in un momento di crisi morale, politica e religiosa (Sì, c’è anche questa crisi che è tutt’altro che un elemento secondario della crisi generale in atto).
E l’Italia? E l’Europa? Ascoltare Gentiloni, la ministra (o quel che è) Mogherini, Junker, la Merkel, Hollande: che pena! Tutti appiattiti sulla politica americana. Servi sciocchi di un capo indeterminato e pericoloso. Speriamo che almeno la Chiesa non si sbilanci anche essa a condannare l’ancora incerto colpevole del misfatto di Idlis.
Siamo in pericolo tutti quanti e soltanto Dio può scongiurare la catastrofe. La Guerra del 1914/19 scoppiò a causa di un semplice (ah, quanto sono inefficaci le parole dell’Uomo!) attentato a un erede al trono. Ce n’erano stati tanti altri nella storia dell’Uomo, ma mai in un momento storico in cui le ideologie avevano messo da parte Dio portando l’Uomo a credere di essere alle soglie di uno splendido futuro. Ben meno di quel che è oggi, giacché proprio oggi l’Uomo crede di avere preso in mano il potere della sua riproduzione, quel potere che Dio ha riservato a Se stesso. Ma confidiamo nella Santissima Vergine di Fatima. Questo è il suo anno, ma occorre pregare per agevolarne il compito. Chiedete, pregate e vi sarà dato, ma occorre pregare e non lamentarsi soltanto sperando che Dio provveda a tutto. Un minimo di collaborazione ci vuole.
7 commenti su “Che cosa sta maturando negli Stati Uniti? – di Cesaremaria Glori”
Sulla nostra testa passa l’asse Washington-Gerusalemme (proclamata, in piena illegalità, “Capitale Eterna e Indivisibile dello stato di Israele”, diversi anni fa)
Un’ipotesi ipercomplottista: supponiamo che “lorsignori” avessero deciso qualche anno fa che fosse il tempo di far scoppiare la terribile III guerra mondiale. Occorre un cattivo per farla scoppiare, e non potendo contare sulla “prima mossa” di Putin o di qualche governante pazzoide dell’estremo oriente hanno deciso di fabbricarsi in casa il cattivone e così hanno fatto in modo che fosse eletto Trump, che gioca la parte del supercattivo, (è contro i gay, antiecologista, populista, costrisce i muri…) insomma è l’uomo ideale per fargli far scoppiare una guerra. In realtà Trump è uno di loro e recita una parte che gli hanno assegnato. La guerra deve scoppiare, ma il fronte “progressista” deve avere le mani pulite.
Ho sempre davanti agli occhi la scena del cartone animato dei Simpson di molti anni fa. Già sapevano, già era previsto che Trump sarebbe stato eletto
Quella che è avvenuta nella notte tra il 6 e 7 aprile è la più grottesca e stupefacente messa in scena degli ultimi anni. Non dimentichiamoci che sono i giorni di un probabile impeachment nei confronti del Signor Trump e proprio in questi giorni il Signor Trump licenzia il cattolico seguace di Julius Evola, Bannon, e spara 59 missili, tecnologicamente avanzatissimi, di cui 23 hanno solo graffiato la pista della base, danneggiando vecchi aerei che non servono quasi a niente, gli altri 36 non si sá che fine abbiano fatto, forse abbattuti. Aggiungiamo che i russi sono stati largamente avvisati e, nonostante questo, non hanno messo in funzione nè i radar e nè il sistema antimissile. Insomma, anche un imbecille qualche domandina se la farebbe. Tra i tanti, il Signor Luttwak si compiace del fatto che con Trump gli USA torneranno sceriffi. Strano sentirlo dire da chi ha studiato l’Impero romano a fondo e ha indagato le cause strategiche della sconfitta lunga, della caduta e della fine di Roma. Strano che Luttwak, studioso di Bisanzio, tralasci molte cose attualissime, come sempre.
Una Terza Guerra Mondiale, ma senza bombe atomiche, altrimenti sarebbe la fine pure di chi l’ha scatenata. Quanto all’argomento, la penso proprio come Glori: solo un imbecille – che sta vincendo la guerra – potrebbe commettere una idiozia del genere. Proiettili con gas letale ne è pieno il Medio Oriente e il pianeta. Questa è stata una provocazione in cui nessuno crede, ma che tutti i nemici di Putin e di Assad utilizzano. Gli Stati Uniti già ci hanno dado dimostrazione di usare le bugie per scatenare le guerre. Ricordate quella bottiglietta esibita davanti alle telecamere con i materiali velenosi per accusare Saddam Hussein e per assaltare e invade l’Iraq?
Ricordate Giulio Regeni, torturato, ucciso e fatto trovare il giorno in cui arrivava in Egitto la delegazione italiana per fare affari con Al-Sisi? Al-Sisi sarebbe stato così imbecille da fare ciò, soprattutto verso un giovane “curioso e ingenuo”, ma per niente spia di qualcuno? Qualcuno voleva fare le scarpe ad A-Sisi: forse un suo nemico interno; meglio ancora i servizi segreti occidentali per danneggiare l’Italia.
Se c’è un castigo è perchè i cattolici hanno tradito. Purtroppo la divisione dei capri dagli agnelli non si farà qua, in vita, ma la farà Gesù nel giudizio particolare e poi universale. Pertanto chi si aspetta che i cattivi vengano sconfitti e i buoni trionfino sarà deluso, perchè quando Dio fa pulizia, solitamente è il momento dei martiri, solitamente sono i giusti che patiscono (qui), perchè il loro sangue rivitalizzi le anime oggi morte spiritualmente e moralmente. Aspettiamoci dunque di patire, ma speriamo di rimanere fedeli fino alla fine e guadagnarci il Paradiso.
A me pare che Trump possa avere degli scheletri negli armadi, di cui qualcuno si serve per ricattarlo e costringerlo a rimangiarsi ciò che aveva detto prima… (nella delusione di tutti a mio avviso, non ricompattando un bel niente). Ma per nostra fortuna è Gesù il Signore della storia: qualunque male succeda, è Lui che lo farà terminare.
Non c’è che dire. L’analisi mi pare sia profondamente (e tristemente) obiettiva e ponderata. Dolorosamente, non può passare inosservato nemmeno il breve accenno all’assoluta mancanza di autonomia politica dell’Europa e del suo codazzo di politici, servi del pentagono tutti implotonati sull’attenti. Fa male (sempre) constatare lo stato in cui si è ridotto il continente un tempo culla del Cristianesimo.. Concordo anche con la Signora Meneguzzi, anche io penso che l’impulsività di Trump (sicuramente nota caratteriale propria) sia anche dovuta a qualche scheletro ben noto agli avvoltoi di cui, suo malgrado, si è dovuto attorniare. Non resta davvero che affidarci alla Santissima Vergine e al Suo diletto figlio e Nostro Redentore.