Se penso all’amico Mario Palmaro, la prima cosa che mi viene in mente è lo stile. Certo, di lui ci è rimasto qualcosa di ben più importante: i suoi scritti, articoli e libri, la sua testimonianza di impegno per la vita e per la verità. Ma anche lo stile, soprattutto in tempi come questi, è qualcosa di molto importante, può addirittura essere una forma di testimonianza.
Ogni volta che incontravo Mario rimanevo colpito dal suo modo di fare così elegante, sia quando era un incontro amichevole a quattr’occhi, sia quando ci trovavamo per una conferenza o un convegno di fronte al pubblico. Mi spiace di non essere mai stato con lui a San Siro a vedere una partita dell’Inter, perché sarebbe stato interessante vedere se il suo stile rimanesse immutato anche sulle gradinate del Meazza. Mario infatti non era un intellettuale avulso dalla realtà. Dalla filosofia del diritto passava tranquillamente a disquisire di contropiede, di difesa a zona, di scudetti vinti o perduti. Mario era un appassionato di calcio, ed era un grande sostenitore dell’Inter, a cui aveva anche dedicato due libri. Viveva questa passione con tutto il senso dell’umorismo che gli era proprio e l’autoironia che è di ogni interista che si rispetti. E anche in ambito calcistico Mario aveva il suo stile: era un tifoso da settore “distinti”, da buon padre di famiglia.
Qual’era, dunque, lo stile di Mario? Quello di un vero gentiluomo all’antica. Lo vedevi da quando ti veniva incontro: soprabito, giacca, gilet, cravatta e, quando faceva freddo, il suo elegante borsalino scuro. Questo look ora viene definito anche vintage, o retrò, termini che indicano un certo gusto per il passato. Mario certamente aveva un occhio di riguardo per il passato, per quanto di meglio la storia, la cultura, la teologia di un tempo hanno di bello e di buono da offrirci. In un’epoca afflitta dal neoterismo, dal culto ossessivo del nuovo, Mario testimoniava che il passato era invece una ricchezza da non sprecare e a cui attingere.
Il suo stile dunque era ricco di una cura per il bello, per l’ordine. Era una eleganza sobria. E non sto parlando solo di giacche o cravatte, ma anche di parole e gesti, dove Mario esprimeva sempre un garbo, un’educazione, una gentilezza sempre più rari in una società di baluba come la nostra, dove vige la legge per cui chi grida di più la vacca è sua. Questo stile non veniva mai meno, nemmeno nei dibattiti più appassionati, a confronto con interlocutori antagonisti. Mario non perdeva mai la calma, rispondeva puntualmente e rispettosamente. Un vero gentleman dell’apologetica. Un modo di essere, di comportarsi, di porsi che era già un esempio prima ancora che iniziasse a parlare. Un modo e un modello.
Caro Mario, come sarebbe bello essere come te.
Paolo Gulisano
2 commenti su “Che bello avere il tuo stile, Mario – di Paolo Gulisano”
Bellissimo articolo. Grazie !!!!!!!
Proprio vero.
uno stile inconfondibile da vero signore; un’eleganza nei modi di fare e nel comportamento di altri tempi.
Grazie Mario anche per questo.