SAN NICOLO’ STENONE
memoria liturgica: 5 dicembre
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Ogni mese l’Autore ci presenta una figura di santo, un volto a cui guardare, un esempio da seguire, un maestro da ascoltare, un amico le cui parole – e le cui opere – ci possano davvero essere di conforto nell’avventura difficile ma affascinante dell’essere cristiani.
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La Chiesa può annoverare tra i suoi santi veramente ogni tipo di persona, dai più umili ai più importanti, che sono poi coloro che spesso fanno fatica – per le tante tentazioni- a percorrere la via della santità. E’ il caso di Nicolò Stenone (in danese Niels Stensen) un grande scienziato, medico ed anatomista, naturalista, geologo, paleontologo, nonché sacerdote e vescovo. Un altro preclaro esempio di come si può coniugare scienza e fede in perfetta armonia.
Niels nacque a Copenaghen nel 1638 in una famiglia di pastori luterani. La Riforma protestante in Scandinavia si era realizzata radicalmente, eliminando in modo pressoché totale la presenza cattolica. La religione dominante era quella luterana, e Stenone crebbe in un ambiente di profonda e severa religiosità luterana.
Si sentiva fortemente attratto dalla Medicina, e si avviò agli studi prima all’Università di Copenaghen, poi in Olanda ad Amsterdam e a Leida. Fu già in tale periodo che si distinse per le sue ricerche anatomiche, concentrate sullo studio del cervello umano, sul sistema circolatorio e su quello ghiandolare, che lo avrebbero presto condotto alla scoperta del dotto parotideo.
Quando a ventisei anni ottenne il titolo di Dottore in Medicina presso l’Università di Leida, si era già conquistato una fama straordinaria. Le sue importanti scoperte anatomiche non mancarono tuttavia di attirargli l’invidia di alcuni maestri e l’incomprensione di grandi pensatori a lui contemporanei.
Dopo un soggiorno di studio a Parigi e a Montpellier, Stenone, ormai famoso a livello internazionale, venne chiamato a Firenze da Ferdinando II dei Medici come medico personale. Quella nobile famiglia che aveva scelto Cosma e Damiano, primi santi medici, come propri patroni.
Il periodo fiorentino ebbe un’influenza determinante sull’itinerario spirituale dello scienziato danese. In Toscana, infatti, maturò la sua conversione alla fede cattolica.
A Firenze affinò anche le sue qualità scientifiche, affiancando alla medicina ricerche di paleontologia e geologia, ma anche dedicandosi allo studio della teologia biblica e patristica.
Nel 1672 venne richiamato a Copenaghen, dove, per gli straordinari meriti scientifici, venne insignito dal re Cristiano V del titolo di “Regius anatomicus”..
Durante tale soggiorno in patria, durato due anni, arrivò a maturare in lui la vocazione sacerdotale. Ricevette l’ordinazione tre anni dopo a Firenze, ormai sua patria spirituale. Ma solo due anni dopo tornò ancora nel Nord Europa, in seguito alla nomina a vicario apostolico per la Scandinavia, con sede ad Hannover.
In seguito venne nominato vescovo ausiliario di Munster, dove svolse un’intensa attività pastorale. Due anni dopo tuttavia rinunziò alla dignità episcopale per dedicarsi all’attività apostolica come semplice sacerdote. Circa un anno più tardi, il 5 dicembre 1686, morì prematuramente, a soli quarantotto anni.
Non solo per i cattolici era morto un santo, ma anche per gli stessi luterani che lo stimavano ed ammiravano.
In seguito, il granduca di Toscana Cosimo III, suo grande amico ed estimatore, ne fece trasportare le spoglie mortali nella Chiesa di san Lorenzo a Firenze, dove sono tuttora ospitate.
Papa Giovanni Paolo II nel discorso tenuto in occasione della beatificazione del medico scienziato danese, disse: “Tutta la vita di Niels Stensen è stata un instancabile pellegrinare alla ricerca della verità, di quella scientifica e di quella religiosa, nella convinzione che ogni scoperta, anche modesta, costituisce un passo avanti verso la Verità, verso quel Dio da cui tutto l’universo dipende. (…)Il segreto della sua esistenza sta tutto qui: se egli è famoso per le scoperte fatte nel campo dell’anatomia, ben più importante è ciò che egli ci addita con le sue scelte di vita”.
L’attualità e l’esemplarità del grande medico e scienziato danese stanno in effetti nel modo in cui egli seppe coniugare l’impegno dello scienziato con l’umiltà e la coerenza del cristiano. Nell’epoca presente, in cui in modo a volte drammatico si delineano i pericoli di un progresso scientifico e tecnologico svincolato da chiari principi morali, la testimonianza di Stenone rappresenta un eloquente richiamo a ritrovare armonia nel rapporto tra fede e scienza.
Stenone cercò di leggere e comprendere il grande libro della natura, ma il sapere scientifico non rappresentava per lui il traguardo ultimo, il fine dei suoi sforzi, ma la via per accedere alle realtà ultime, a Dio. Come egli stesso ebbe a spiegare nelle sue opere, la finalità del vero ricercatore di anatomia è quella di far sì che attraverso il mirabile insieme dell’organismo ci si elevi alla nobile dignità dell’anima e, di conseguenza, mediante il prodigio di entrambi, ci si rivolga alla conoscenza ed all’amore per il loro autore.
Non a caso, lo stemma che Stenone si scelse è il disegno anatomico di un cuore sormontato dalla croce, e richiamandosi a tale stemma Giovanni Paolo II parlò per Stenone di scienza del cuore, scienza che in quanto conoscenza dell’Autore del creato e della vita, è insieme amore al creato e alla vita.
Un’altra nota fondamentale dell’itinerario scientifico e spirituale di Stenone fu la profonda umiltà. Pur essendo giunto a meritata fama per le sue geniali scoperte, il medico scienziato danese rifuggì sempre l’arroganza intellettuale e si mantenne sempre consapevole dei limiti del proprio sapere. Per lui essere scienziato significò sempre anzitutto porre lo sguardo sulle meraviglie di Dio nelle sue opere.
2 commenti su ““Cercate il volto dei santi” – rubrica mensile di Paolo Gulisano”
Che bella figura! Un luterano che si converte al Cattolicesimo. Oggi che il papa e la sua loggia di vescovame insegnano ai cattolici a vivere da protestanti, affidiamoGli la Chiesa.
Sia pure con dolore, devo dire che sarei d’accordo …