C’era una volta il cattolicesimo, che aveva una visione del mondo “integrale” perché basata sulla massima considerazione del suo fondamento: Dio come “Logos”, creatore di tutte le cose, uomo compreso.
Questo cattolicesimo “integrale” sapeva bene che non esisteva dimensione del reale in cui Dio non avesse lasciato la sua impronta, pur essendo tale reale ben distinto e separato dalla sua Causa Ultima. L’uomo stesso veniva inteso principalmente come “immagine” di questo Creatore e, senza alcuno scandalo, suo fine ultimo veniva considerato ragionevolmente quello di conoscere, amare e servire quel Dio “perfettissimo” e trascendente, la cui esistenza poteva essere colta con l’uso della retta ragione a partire dal cosmo.
In questo contesto è chiaro che economia, moneta, finanza e politica, lungi dall’essere ignorate, rappresentavano strumenti utilissimi all’umanità per raggiungere il suo fine ma non certo fini in sé stessi. Economia, moneta, finanza e politica vennero studiate attentamente nel tentativo di coglierne il contributo alla realizzazione delle potenzialità della natura umana ma mai assursero al ruolo di idoli da adorare, di entità monadiche autoreferenziali, separate dal tutto.
La libertà veniva massimamente considerata, ma non come licenza, arbitrio soggettivo di decidere a piacimento cosa sia il bene e cosa sia il male, ma come privilegio concesso da Dio di aderire con piena avvertenza e deliberato consenso alla propria natura, alle leggi costitutive del proprio essere, raggiungendo così la felicità possibile e caduca di questa terra e preparandosi il terreno per quella imperitura ed eterna della vita oltre la morte.
Poi venne, sicura conseguenza del peccato adamitico e del Misterium Iniquitatis, alla fine di un lungo percorso di rivolta verso l’ordine del reale, il liberalismo, che ribaltò completamente questa prospettiva. Il Creatore, se proprio doveva esistere, divenne un Dio distante ed indifferente, retaggio di un paganesimo che sembrava superato ma che di fatto ritornò sotto queste nuove vesti. La libertà si ribaltò nella sua parodia e da adesione convinta all’essere divenne puro arbitrio volontaristico, da contenere e limitare con mezzi convenzionali e strumenti giuridici contrattualistici. L’economia, la finanza, la moneta, la politica persero la loro funzione di strumenti orientati alla pienezza umana e divennero teatro dell’esibizione di quella licenza sfrenata e di quelle pulsioni amorfe che, con tipico spirito diabolico e menzognero, i figli delle tenebre osarono chiamare libertà.
Così ciò che prima era vizio, adesso divenne virtù: il prestito ad interesse da usura condannabile come supremo male sociale si trasformò in strumento ed occasione di sviluppo; l’avarizia da male morale corrosivo si trasformò in supremo motore dell’economia; la concorrenza sfrenata da comportamento esecrabile si trasformò in anima del commercio; le menzogne e la palese opposizione alla retta ragione si trasformarono da veleno pubblico in opinioni degne del massimo rispetto; l’errore fu equiparato alla verità e tutte e due annegarono nel mare del relativismo e dell’indifferenza. Infine l’uomo, da immagine di Dio divenne Dio, per scoprire, con grande disorientamento e sconforto, di non essere altro che nulla.
L’atto ultimo di questa tragedia farsesca fu la nascita di quell’ibrido mostruoso, frutto degli abissi perversi di una ragione sfigurata, che si chiama cattolicesimo liberale.
Qui davvero la mente umana raggiunge i limiti più estremi della sua incoerenza, stravolgendo i principi basilari del suo funzionamento – i principi di identità e non contraddizione – quel limite oltre il quale il logos umano si disperde in sterile flatus voci.
Pensare che liberalismo e cattolicesimo possano in qualche modo incontrarsi vuol dire ribaltare millenni di teologia cattolica, di Tradizione ed il contenuto stesso della Rivelazione, vuol dire in sintesi sostenere che il Diavolo e Cristo, dopo un periodo di transitorio conflitto, possano alla fine trovare la loro sintesi ed andare a braccetto, in perfetto stile gnostico-cabalistico, per scoprirsi parte di un nulla supremo e globale, quel “Ein Sof” che la cabala ebraica conosce molto bene.
Denaro-debito bancario, tasse esose, debiti pubblici e privati insostenibili e in esponenziale aumento, perenne instabilità economica, sperequazione permanente ed ingravescente, partitocrazia corrotta e corruttrice: tutti questi mali vengono percepiti dal cattolicesimo-liberale come semplici incidenti di percorso e – in una sorta di teologia ribaltata – farisaicamente indicati come parte di quella valle di lacrime che i cristiani dovrebbero piamente abbracciare per espiare le proprie colpe.
Il guaio è che il cattolicesimo-liberale, ormai da molto tempo, è diventato un convitato di pietra che permea inconsapevolmente l’animo ed il pensiero di molti devotissimi cattolici, i quali, di fronte ai tanti problemi che il reale ci pone, assumono senza rendersene questa mappa erronea e sbagliata per orientarsi nel mondo, con tutte le conseguenze del caso.
1 commento su “Cattolicesimo liberale, il convitato di pietra”
Ebraismo, liberalismo, protestantesimo, credo massonico, destra esoterica e anche Islam sono uniti dalla percezione cabalistica di Dio, e vedono nel cattolicesimo di santa Romana Chiesa il nemico che si interpone tra loro e i loro “affari” materiali e spirituali.
Articolo illuminante.
Corrado Corradi