“So che alla mia morte dovrò imputridire e che nulla del mio ego sopravvivrà. Amo la vita, ma disdegno di abbattermi al pensiero dell’annientamento”. Questa frase di Bertrand Russell (1872-1970) tratta dal saggio: Perché non sono cristiano del 1960, riproduce l’agnosticismo e l’ateismo (un altro suo saggio riporterà infatti il titolo: Io sono un ateo o un agnostico?) del filosofo e matematico gallese. Non a caso il pensiero politico e scientifico di Russell ha ispirato i cosiddetti “cavalieri del nuovo ateismo”, Richard Dawkins in testa.
Nato in una delle più potenti e nobili famiglie dell’aristocrazia britannica, i Russell di Bedford, il conte Bertrand Russell ha goduto, grazie al pedigree originario, di un seggio alla Camera dei Lords. Non si può prescindere tuttavia, per una adeguata comprensione del suo pensiero e per il suo livore antiteistico, dall’educazione puritana che ricevette, come egli stesso documentava nella sua corposa (ben tre volumi) autobiografia: “Io non sono nato felice. Da bambino il mio salmo preferito era: “Stanco della terra e carico dei miei peccati”. …Durante l’adolescenza, la vita mi era odiosa e pensavo al suicidio; ma questo mio proposito era tenuto a freno dal desiderio di approfondire la mia conoscenza della matematica”.
Sentendosi soffocare dalla vita religiosa e dal moralismo vittoriano, il giovane Russell iniziò quel suo peregrinare di donna in donna, che lo portò a convivere e a sposarsi parecchie volte e a pubblicare in proposito un “manuale”, Matrimonio e morale nel 1929. In quel saggio si possono trovare frasi come queste: “Il cristianesimo, così com’è organizzato, è stato ed è tuttora il più grande nemico del progresso morale del mondo”, “La nostra concezione di Dio deriva dall’antico dispotismo orientale, ed è una concezione indegna di uomini liberi…”, “La fede in una vita futura non nasce da argomenti razionali, bensì da emozioni”, “Il mondo non bisogno di dogmi, ha bisogno di libera ricerca”.
Il povero ossessionato Bertrand Russell voleva sempre anteporre, da razionalista e positivista qual era, la scienza alla religione: “Con il progresso del sapere e della tecnica, la felicità universale può essere raggiunta; ma il principale ostacolo alla loro utilizzazione per tale scopo è l’insegnamento della religione. La religione impedisce ai nostri figli di ricevere un’educazione razionale…”.
Per lui era doveroso comprendere le motivazioni più profonde al dilagare del male e affermava: “La causa fondamentale dei problemi è che nel mondo moderno gli stupidi sono sicuri di sé mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi”. Davvero esilarante che un personaggio come il conte Bertrand Russell non avesse dubbi a proposito! Nel saggio: Il trionfo della stupidità del 1933, nella pretesa di essere annoverato tra le persone intelligenti ricche di dubbi, ha precisato la sua totale assenza di stupidità. Nel 1951 ha ribadito pure un suo decalogo, il cui messaggio sostanziale era ancora: “Non sentirti assolutamente certo di nulla”. Avrebbe dovuto usare un altro avverbio più consono: “relativamente”; ma sappiamo che l’umiltà è una vecchia virtù cristiana a cui s’era disabituato.
15 commenti su “Bertrand Russell, l’ateo che si riteneva troppo intelligente per credere in Dio”
Raccontava la mia mamma che mia nonna di fronte alla boria di certi sapientoni esclamava spesso: “Poveretti, è la troppa intelligenza che li frega”.
Grande, nonna! Nella sua sapiente semplicità ci azzeccava in pieno!
Purtroppo, nella mia infelice giovinezza, ignorante di Dio, ho avuto la mente intossicata dalla lettura dei suoi libri. Quanti danni hanno procurato questi falsi
maestri!
Mi spiace moltissimo per la tua esperienza: ma possibile che su tanti suoi scritti (ne ho letti moltissimi) tu non abbia trovato qualcosa di logico, di saggio?
Giovanni.
Postilla: se si fanno continuamente fregare non sono nemmeno poi così intelligenti.
Vorrei aggiungere una piccola riflessione dopo essermi documentata su quanti anni avesse Russell al momento della morte: la bellezza di 98. Ebbene, ho notato più volte che molti personaggi che si sono dichiarati e che si dichiarano atei hanno vissuto e vivono a lungo: quasi che il Padreterno, nella sua infinita bontà e misericordia volesse loro concedere un gran tempo per convertirsi utilizzando proprio quel gran dono che è l’intelligenza. Peccato che in molti è prevalsa e prevale la sciocca superbia.
Un ateo è un povero sciocco perché non comprende la cosa più importante che è quella di salvarsi l’anima per l’eternità…..comunque adesso sono 49 anni che Russell crede nell’aldilà, dato che ci sta dentro per sempre!
Sarà in buona compagnia. Cesare piccotti sciocco.
L’essere umamo sperduto in un universo
infinito dove non esiste nè il tempo né lo spazio ha esercitato la sua fantasia per credersi superiore agli altri infiniti esseri viventi
Molto odio di sé dell’odierno Occidente votato al suicidio assomiglia a questo odio di Russell per l’idea stessa che esista un Dio, un ordine superiore dell’universo.
pienamente d’accordo con il pensiero di Russell e soffermarsi sul fatto che fosse stato un Grande egocentrico è solo un limite che fa entrare l’individuo nel giudizio,cosa estremamente limitante al libero pensiero e ad una sana interpretazione personale
Con una simile infanzia ed educazione ipocrita e radical chic, l’ateismo è stata una reazione più che legittima. Peccato non abbia cambiato idea nella sua lunga vita
B. Russell: “La causa fondamentale dei problemi è che nel mondo moderno
…………………..gli stupidi sono sicuri di sé mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi”.
Russell avrebbe fatto scelta assai saggia a riflettere su chi veramente fossero quelle persone che lui definiva ‘stupide’ e su quelle altre che definiva ‘intelligenti’. Avrebbe infatti compreso che le prime erano quelle che, nella loro ignoranza ed in virtù di essa, avevano conservato una grande dose di innoccenza propria dei bambini, mentre le seconde – a cui lui stesso apparteneva – questa innoccenza l’avevano interamente perduta ed era stata sostituita dai dubbi.
Avrebbe anche compreso che stupidità andava compresa come Fede, mentre intelligenza come Ragione. Ora, trovandosi lui in un mare di dubbi a causa del fatto di avere perduta la Fede delle persone stupide, la sua Ragione gli avrebbe fatto comprendere che i dubbi della sua vita gli imponevano una scommessa a cui non poteva sottrarsi: o scommettere sulla ‘temporalità’ della vita terrena, oppure scommettere sulla ‘eternità’ della vita celeste. Una scommessa oltremodo facile, essendo inerente al concetto di ‘scommessa’ l’obiettivo ultimo di vincere, e di vincere quanto più possibile. Chi mai, infatti, scommetterebbe a perdere e a perdere grosso? Nessuno, ovviamente, specialmente quando ci si trova di fronte a due eternità: quella della Felicità paradisiaca e quell’altra dell’infelicità infernale.
Contrariamente a quanto ci si attenderebbe da un uomo intelligente come Bertrand Russel, ci troviamo di fronte alla scioccante decisione di un Russell che scommette stupidamente a perdere, puntando tutto sulla temporalità della vita terrena! Eppure la Ragione – quando la Fede viene meno – può – e fu infatti intesa da Dio – per portarci a Lui. NON nel caso del nostro Russell, purtroppo, forse per aver clamorosamente mancato il punto che la Ragione che lo faceva intelligente gli proveniva dal Creatore che lui mai riconobbe, invasato com’era dal suo ateismo!
Caro jb Mirabile- Caruso (posso chiamarti semplicemente jb?)tu ti stai riferendo ad un argomento risalente a Pascal ed alla sua famosa scommessa; questo argomento è veramente di un livello basso e bieco; la fede secondo questa visione dovrebbe basarsi su un tornaconto, cioè su un banale calcolo di convenienza: non voglio morire per cui la posta in gioco è la vita eterna; se un dio me la garantisce mi CONVIENE credere in lui ed allora ho fede in lui; ma che razza di fede è questa? Ma come fai a credere in qualcosa perchè conviene? Si tratta della peggiore disonestà e disintegrità intellettuale possibile come del resto Bertrand Russel aveva più volte sottolineato. Quasi tutte le religioni promettono una sorta di vita nell’aldilà; come si fa a non rendersi conto che trattasi di una marea di storie anche puerili che attutiscono il terrore che la mente umana ha del nulla? Ma cosa c’è di così terribile nel morire? dice Richard Dwkins: hai il privilegio di vivere cioè proprio a te è toccato di vincere a questa sorta di super enalotto cosmico su miliardi di miliardi di miliardi di combinazioni di atomi, molecole, pianeti, galassie, miliardi di anni e milioni di spermatozoi di tuo padre, su un pianeta confortevole con montagne , fiumi, mari una natura che più meravigliosa e varia di così non si potrebbe immaginare… e non ti basta? Ma cos’altro vuoi? Qualsiasi “modello ” di aldilà che la tua mente impaurita ti possa suggerire, impallidisce di fronte alla complessità del mondo reale e del pianeta che ti è toccato…
E cosa si dovrebbe fare, poi in questo “aldilà”? beati voi che sapete tutto! Ogni religione ha un suo aldilà ed io francamene mi trovo un pò in difficoltà su quale scegliere.. cioè voglio dire, quello che mi conviene di più…..quello cristiano prevede una sorta di stasi eterna abbagliati da una luce (?);…mah.. detto così mi sembra un pò noiosetto… a questo proposito se la nostra evoluzione ci avesse fatti ciechi (come molti animali lo sono e semplicemente perchè anzichè essere animali che amano la luce, amano l’oscurità tipo le talpe) avremmo un paradiso buio ed un inferno luminosissimo (abbagliante appunto) il primo sottoterra ed il secondo in cielo; e poi è anche pieno di donne, ma che, o non l’hanno mai data, o se ciò è successo, lo hanno fatto molto raramente; devo dire che il paradiso dei musulmani è molto più attraente se non fosse per le eccessive implicazioni di stampo diciamo leggerissimamente maschilistico; eh…però ce ne toccano 70 a testa… hai presente? a volte mi chiedo se NON CONVENGA (sempre utilizzando il tuo argomento della convenienza…) convertirsi all’ Islam, pensa che spasso: oasi, con abbondante acqua (ma non c’entrerà per caso col fatto che tutta la vita i mussulmani di acqua ne hanno vista e ne vedono sempre un pò pochina?), con datteri, miele, palme e tutte ste donne , e mica delle racchie, no, bellissime, che ti soddisfano continuamente (e suppongo senza alcun bisogno di alcun inibitore di fosfodiesterasi)… pensiamoci! Quello dei Greci antichi (l’Ade) invece conviene non scieglierlo perchè diventeresti una sorta di spirito- zombie e sempre triste, malinconico… roba da spararsi un colpo… Ciao eh…
Le cose che scrivi sono molto interessanti, una religione di conveniemza che ti garantisce di esistere felice per l’eternità. È vero la vita è una condizione straordinaria, ma purtroppo finendo nel nulla più assoluto non ne avremo più memoria, come se non fossimo mai esistiti. L’unica consolazione e che non potremo soffrire della nostra condizione.
Vorrei dissentire il titolo che, evidente provocazione, altera tuttavia la realtà, e descrive fallaciamente e in modo riduttivo Bertrand Russell.
B. R. non amò le etichette, dunque non si definì mai in alcun modo. Pur tuttavia, noi oggi, per necessità sociale, lo chiamiamo “ateo” -preferirei usare il termine che lo descrive meglio: antiteista-.
All’età di diciotto anni scartò l’ultima ipotesi, circa la veridicità dell’esistenza di un essere di natura divina.
In primis, il filosofo sostenne che Dio, nelle religioni in toto, fu definito per dogmi, dunque non per dimostrazioni logiche, ma per mezzo di postulati a priori, non dimostrabili: il postulato non può dimostrare se medesimo. In secundis, Russell sostenne che il cristiano dovette preferire, di fronte al dubbio dell’aldilà, non l’utilità del credere in Dio solo per assicurarsi nell’eventualità il Paradiso, ma lo studio della dimostrazione di questa verità per mezzo della ragione.
Si noti che una delle frasi meno conosciute, ma determinanti, per capire l’umiltà intellettuale dello filosofo, è: “Non vorrei mai morire per le mie idee, perché potrebbero essere sbagliate”.
NS