Per sostenere distinzioni inutili e portatrici di confusione, si cerca anche di travisare le chiare e nette posizioni di Mario Palmaro. Non accettiamo questa gravissima scorrettezza.
di Marisa Orecchia (*)
.
Leggiamo nuovamente su un sito Internet cose vecchie: la distinzione tra abortismo “umanitario” e “libertario” e la proposta della “strategia del carciofo”. Per quest’ultima poi c’è chi esprime una certa inquietudine, dolendosi del fatto che non sia utilizzata dai pro life
A chi evidentemente scopre solo adesso la strategia del carciofo ( a parte ovviamente quella di cavourriana memoria) e la raccomanda caldamente a tutti i pro life, vorrei dire che si tranquillizzi: questa “strategia” è stata messa in atto da sempre dai pro life..
I Centri di aiuto alla vita proprio nell’intento di sostenere la donna e di evitare l’aborto hanno cercato da sempre di infilarsi in quei piccolissimi varchi che i cattolici di sinistra, che si erano adoperati per rendere la 194”presentabile”, avevano aperto , spacciandoli per importanti conquiste e ammantandoli con i panni dell’abortismo umanitario. Dell’abortismo cioè che consente l’aborto non in nome di una rivendicata intoccabile libertaria autodeterminazione, ma di quello che considera l’aborto un male necessario, da evitare, se possibile, aiutando la madre.
Da sempre la politica del carciofo è la strategia prevalente attuata dai volontari per la vita che per sottrarre bambini all’aborto si sono impegnati in ogni direzione, cercando di aggregare attorno all’obiettivo di contrastare l’aborto, persone, associazioni, costruendo case di accoglienza, inventando telefoni di pronto soccorso, istituendo progetti per sostegno economico e via dicendo.
Da sempre i pro life hanno cercato di entrare nei consultori familiari e nei presidi sanitari che rilasciano il certificato di aborto,hanno interloquito con medici, amministratori, hanno stipulato con candidati alle elezioni patti per la vita da qualcuno definiti con una certa enfasi nuovi patti Gentiloni. Hanno contrastato l’introduzione delle pillole del giorno dopo, dei cinque giorno della RU 486. Insomma, si sono spesi senza risparmio.
Appare evidente a questo punto che il carciofo ha poco a che fare con la difesa della vita nascente.
Dobbiamo amaramente costatare infatti che nonostante i 160.000 bambini salvati in questi trentasei anni e che giustificano ampiamente il lavoro profuso, l’abortismo libertario ha vinto la partita. Nella cultura, nell’opinione pubblica e nel suo ruolo di apripista ad ogni altro attentato contro la vita umana e l’antropologia giudaico-cristiana. L’ha vinta per un motivo assai semplice: l’abortismo umanitario di fatto non si dà, non esiste. E’ la menzogna sotto la quale si nasconde l’abortismo libertario, lo specchietto per le allodole per quanti si sono illusi e si illudono che sia possibile contrastare con la sola buona volontà e l’impegno, la terribile ideologia di morte espressa sempre e in ogni caso dall’aborto, anche quando veste panni lacrimevoli e pietosi. Si può forse basare una strategia di salvezza e di vita su una realtà di morte? Trentasei anni di esperienza dovrebbero metterci tutti d’accordo su questo: la legge 194 è una legge di morte che merita solo di essere abrogata.
La strategia del carciofo, che ci viene adesso proposta come cosa nuovaforiera di chissà quali miracolosi risultati – e che, occorre ribadirlo, continueremo a mettere in atto con tutta la nostra tenacia nella speranza di salvare ogni tanto qualche vita – non ci porterà lontano.
Suona un po’ strana in questo momento la proposta di una strategia che in tanti anni ha dimostrato il suo limite e non è riuscita ad arginare l’innumerevole moltitudine di aborti che si sono consumati.
Ma non è solo strano, è anche gravemente ingiusto voler utilizzare Mario Palmaro per sostenere le proprie traballanti idee, citando quanto Mario ebbe a scrivere a proposito della distinzione dell’abortismo tra le due categorie di abortismo libertario e umanitario. Nel suo primo libro, che fu la sua tesi di laurea, “Ma questo è un uomo – indagine storica, politica, etica, giuridica sul concepito”, Palmaro ci offre una disamina completa del fenomeno aborto e delle teorie che lo sostengono. Cita per completezza quanto a proposito aveva precedentemente scritto Lombardi Vallauri. Non ne adotta le prospettive.
Non vogliamo esprimere giudizi su chi si arroga il diritto di falsificare le chiare e nette posizioni di un amico che ci ha appena lasciato. Ognuno potrà valutare la correttezza di un tale comportamento!
Ciò che pensava Mario Palmaro dell’abortismo si evince seguendo il filo rosso degli infiniti interventi, delle numerose pubblicazioni che hanno punteggiato tutta la sua vita – ché mai Palmaro cessò di battersi contro l’aborto e la cultura che ne è alla base – ed è espresso chiaramente anche nell’ultimo paragrafo dell’ultimo comunicato stampa, il n. 150, che egli scrisse, come presidente di Verità e Vita pochi giorni prima della morte. Lì l’abortismo è citato senza aggettivi: non c’è abortismo umanitario, libertario o altro. C’è abortismo e basta, perché ogni aggettivo è inutile.
.
(*) Presidente di Federvita Piemonte
]]>
6 commenti su “Ancora su abortismo “umanitario” e “libertario” e su “strategia del carciofo”. Ma c’è di più – di Marisa Orecchia”
Grazie, Dottoressa, delle Sue chiare parole. Quell’articolo, cui Ella fa riferimento, tanto pudico nella forma, quanto eticamente chiaro nella sostanza, ha lasciato molti di noi senza parole. Auguriamo a certe persone di capire a che livelli di bassezza morale conduce la teoria del male minore, anche quando viene camuffata da teoria del bene possibile, che è, invece, tutt’altra cosa. Nonappena si accetta di chiamare Guido da Lusignano, cioè traditore dei compagni d’arme e vile, chi non si piega ai compromessi politico-ecclesiali, che tanto male hanno fatto al Movimento per la Vita (Casini [Carlo] docet), si offendono tutti coloro che, a vario titolo ed a vario livello, si sono impegnati e si impegnano, senza intravedere personali vantaggi, per la lotta alla piaga genocidaria dell’aborto e, tramite questa lotta, contro ogni attacco alla vita. Riprendere, per esaltarlo, quell’articolo, mi sia consentito dirlo, letteralemente infame (non si trovano parole per definirlo), ed accostarvi il nome di Mario Palmaro, addirittura citando fuori contesto alcuni suoi scritti, per accreditare l’idea della sua connivenza con certe posizioni, a poche ore dalla sua morte, si commenta da solo. Grazie, Dottoressa, anche per questa sua bella lezione di stile.
La lotta contro la cultura della Morte sarà ancora lunga ed è più che mai opportuno denunciare gli “errori” (chiamiamoli così) ed i cedimenti che possono solo fare il gioco del nemico, indipendentemente dagli apparenti e momentanei successi che possano sembrare offrire.
Grazie di fare chiarezza, ma andrebbe fatta soprattutto in ambito ecclesiale, dove si trova la resistenza maggiore alla chiarezza.
Francesco Bernardini – NO194 Rieti
Deve andare avanti, come con Mario Palmaro, Verità e Vita. Grazie Marisa
Complimenti alla dott.ssa Orecchia per l’articolo cristallino e al Dott. Carlo Manetti per il Suo commento.
I limiti che la 194 pone all’aborto sono poca cosa, un piccolissimo varco nell’abortismo libertario, ma ci sono, e per quanto possibile vanno: 1) utilizzati; 2) gradualmente ampliati.’ nell’ottica della guerra senza quartiere all’aborto, da condurre a tutti i livelli, culturale, politico giuridico, amministrativo. Cosa non va in questa strategia? l’articolo di libertà e persona è chiaro e non si presta a fraintendimenti, nè sostiene il male minore, come neppure giudica “buono” l’abortismo umanitario, che qualifica come un male.
Mi sembra che abbiate gravemente frainteso, ed anche che non sia chiaro per nulla quale strategia alternativa intendiate proporre.
Non ci possono essere “scappatoie” l’aborto sarà sempre un male, mai “minore” e la legge 194 INIQUA in ogni suo punto. Non si può renderla migliore, non servono frasi, punti e virgole tolte o aggiunte: è iniqua e dal punto di vista legale non “sarebbe neppure da rispettare perchè contraria al bene comune”.