Una volta si diceva segui i soldi. Oggi nella società del post Covid, per capire chi si trova nella cabina di regia delle scelte politiche, si dovrebbe dire “segui il farmaco”. Ecco perché la stretta di mano tra Anthony Fauci e Roberto Speranza sul futuro non stupisce. Perché in effetti il groviglio di rapporti e gli intrecci di interesse riconducono buona parte della politica al potere fino al settore farmaceutico-sanitario: un settore, non c’è che dire, in questi mesi in piena crescita. I milioni spesi nel mondo per i nuovi sieri o per i vecchi ne sono solo l’ultimo, proficuo, tesoro.
Prendiamo ad esempio gli attori che in questi ultimi anni hanno giocato un ruolo fondamentale in Italia nel campo della sanità e contestualmente in ambito politico. Se dunque dobbiamo seguire il farmaco non possiamo non partire dalla Toscana, centro nevralgico della politica e delle manovre del great reset. Siamo nel 2012: Enrico Rossi, fresco presidente della Regione, appena insediato, spinge per la diffusione ad ampio raggio dei vaccini.
Facciamo un passo indietro: Rossi, da tempo ruotante nel panorama politico toscano sempre in area comunista, poi vicino all’Ulivo e infine fondatore del partito Democratico, è già assessore regionale alla Sanità e come tale, tra l’altro, nel 2005, diventa pioniere della pillola abortiva RU486 (utilizzata nella fattispecie in ambito ospedaliero senza sperimentazione) e della fecondazione assistita, introdotta sempre dalla Toscana, con i solito primato, nei livelli essenziali di assistenza. Insomma un bravo progressista.
Appena due anni dopo essere stato eletto, porta a casa dall’Europa un risultato a suo dire “importantissimo per l’economia e il futuro della Toscana”: 23 milioni di euro di nostri fondi che permetteranno a Novartis, potentissima multinazionale svizzera del farmaco, di realizzare a Siena uno stabilimento pilota per sviluppare vaccini innovativi destinati ai Paesi in via di sviluppo. In altre parole il completamento del progetto voluto dalla fondazione di Bill Gates.
Nel 2017, poi, si distingue per la proposta di legge regionale di introdurre l’obbligo vaccinale per accedere agli asili e alle materne. Iniziativa che altri afferenti allo stesso partito politico hanno sposato: vedi Bonaccini in Emilia Romagna, per esempio. A proposito: stupisce, o forse no, come già nel 2017 il responsabile della sanità del PD, Federico Gelli, parlasse di una proposta di legge nazionale che prevedesse la penalizzazione e financo la radiazione di tutti quei medici che ne sconsigliavano l’utilizzo. Col senno di poi… un film già visto.
Nel frattempo, sempre nel 2017, insieme a personaggi del calibro di Bersani, D’Alema e ultimo ma non meno importante, Roberto Speranza, Rossi fonda il partito Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista.
Contestualmente, a cavallo tra il 2013 e il 2015, quando presidente della Repubblica divenne Mattarella dopo l’abbandono di Napolitano, la regione subì lo scossone Mps con la scalata ad Antonveneta che di fatto affondò il colosso bancario, come certificato anche dalla Bce dell’allora presidente Mario Draghi. Dal 2015, Pier Carlo Padoan al Ministero dell’Economia, il pacchetto MPS passò a grande maggioranza proprio nelle mani dello Stato italiano, e proprio nelle mani del Ministero dell’Economia e delle Finanze di cui, dal 2021, è divenuto titolare il bellunese Daniele Franco.
Vi starete chiedendo cosa c’entra Mps con il comparto sanitario: ebbene nel 2009 la fondazione controllava al 100% la società scientifica Biotech che poi nel 2015 fallì. Non solo: Mps fu quella che pose praticamente il primo mattone della Fondazione Toscana Life Sciences (TLS), il polo che oggi è sulla bocca di tutti per i progressi scientifici e per le collaborazioni oltreoceano illustri. Tra i soci fondatori, guarda un po’, anche la Regione Toscana.
La Toscana Life Sciences è il Parco Scientifico italiano per eccellenza, calamita per aziende start-up e spin-off attive nell’ambito farmaceutico, biotecnologico, diagnostico e delle tecnologie biomediche innovative.
Intendiamoci, la terra toscana è da sempre stata la Vaccine Valley di casa nostra. Pensiamo all’istituto Sclavo di Siena: fondato nel 1904 dallo scienziato Achille Sclavo, ha posto le basi per lo sviluppo dell’industria senese delle biotecnologie e dei vaccini. Nel 1976 la Sclavo fu assorbita da Eni e divisa poi in diversi tronconi (Marcucci, Bayer e Novartis) fino al 2014 quando il segmento vaccinale venne ceduto alla Glaxo la quale vendette poi i vaccini antinfluenzali alla Csl.
Poco male: la Glaxo continuò a investire a Siena centinaia di milioni di euro sotto la guida di Rino Rappuoli, guru dei vaccini e uomo della Glaxo. Come si intuirono, mettiamola così, le potenzialità del comparto, la cittadina toscana divenne il perno della ricerca scientifica.
Per tornare a Rossi, i rapporti tra l’allora assessore alla Sanità toscano e il polo TLS vanno a gonfie vele, tanto che, finanziamenti di ricerca a parte, nasce l’Ufficio per la valorizzazione della ricerca biomedica e farmaceutica (UVaR).
Al Toscana Life Science, inoltre, viene assegnato dalla Regione anche un ruolo strategico nella creazione del corrispondente Distretto tecnologico delle Scienze della vita. Nel 2016, in pieno secondo mandato di Rossi alla presidenza della Regione Toscana, e con Renzi, già catechizzato dai Clinton e da Hollande, alla guida del Paese-Italia, il polo scientifico entra definitivamente in società: a San Francisco partecipa a un evento in occasione della conferenza annuale healthcare nientemeno che di JP Morgan. Negli anni il polo integra anche le realtà ipertecnologiche e digitali di altre aziende, portando sotto lo stesso tetto la transizione sanitaria e quella digitale. Quando si dice che il transumanesimo non è complottismo.
Il 2016 è l’anno in cui Bill Gates parla all’Istituto Superiore di Sanità alla presenza del presidente Walter Ricciardi e dell’allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Il magnate in quell’occasione ha ringraziato pubblicamente Matteo Renzi per il sostegno al Global Fund, organizzazione sanitaria non governativa con sede in Svizzera afferente allo stesso Bill Gates e a Rockefeller.
Il 2017 è l’anno dei 12 vaccini della Lorenzin che riceve alla Casa Bianca il prestigioso incarico dell’Italia quale “guida nei prossimi cinque anni per le strategie e le campagne vaccinali nel mondo”. Lorenzin che, come responsabile del Forum salute del Partito democratico (non sappiamo che significhi ma esiste) in epoca pandemica si occupa di salute mentale, con particolare riferimento ai bambini, e che casualmente nelle interviste dichiara espressamente di ispirarsi alle linee guida del World Economic Forum di Klaus Schwaab, il pioniere del transumanesimo, del great reset e della quarta rivoluzione industriale.
Torniamo a noi. Nel 2020, in pieno caos Covid, MPS assume ruoli strategici nell’affaire vaccini. Un successo tutto italiano è quello messo a segno dalla senese (sempre lì) AchilleS Vaccines, azienda biotech impegnata nello sviluppo di vaccini e biofarmaci ad alto contenuto tecnologico, universali e sostenibili, grazie al ruolo di investitore istituzionale svolto da Fondazione Monte dei Paschi di Siena (FMPS) in collaborazione con Toscana Life Sciences (TLS).
La scale-up senese, incubata presso TLS, ha infatti ricevuto un finanziamento di 10,8 milioni di euro da parte dell’EU Malaria Fund, partenariato pubblico-privato nato con l’obiettivo di supportare piccole e medie imprese attive nella ricerca di nuovi farmaci contro la malaria e altre malattie infettive con elevato impatto in termini di salute pubblica, come Covid19.
L’intera operazione riconducibile a EU Malaria Fund consentirà l’attrazione sul parco scientifico di Siena di risorse finanziarie europee fino a 46 milioni di euro in 5 anni. Tra i soggetti che partecipano al fondo, la Commissione Europea, la Banca Europea degli Investimenti, neanche a dirlo, udite udite, la Bill&Melinda Gates Foundation, molto attiva se si tratta di Zanzare, e, di nuovo, la Fondazione Monte dei Paschi di Siena. Nota a margine: il Fondo finanzia le società innovative attraverso venture capital, prestiti che verranno rimborsati in caso di successo del prodotto o rimessi in caso di fallimento.
Altro fatto importante. Nel 2020 il polo scientifico senese riceve la visita nuovamente dell’ex governatore Rossi e di Speranza, i quali hanno approfondito le attività di ricerca sugli anticorpi monoclonali. Poi nel 2021, anno della morte del primario dottor De Donno, primo scopritore della naturale terapia monoclonale, viene siglato l’accordo tra ministero dello Sviluppo economico, Regione Toscana, Toscana Life Sciences Sviluppo e Invitalia per investire 38 milioni per lo sviluppo a Siena di anticorpi monoclonali contro il Covid. Operazione che non va granché a buon fine se è vero come ha affermato con la lacrima agli occhi (ancora lui l’uomo vaccini) Rino Rappuoli che la sperimentazione è arrivata a uno stop perché i monoclonali prodotti sembrerebbero poco efficaci contro Omicron.
E arriviamo cosi al 2022: la fondazione MPS offre 8 milioni di euro per l’acquisto dei laboratori ex Siena Biotech. Indispensabili, si legge, per l’ampliamento del Toscana Life Sciences. La quale, non lo avevamo specificato, ha nel suo board Sergio Abrignani, già al lavoro per la Rockefeller University, chiamato contemporaneamente a far parte del comitato tecnico scientifico del governo e che, da buon tecnico esecutore, non smette di richiamare all’obbligo vaccinale quando addirittura non va a puntare il dito contro i bambini non sierati dichiarandoli colpevoli di contagiare.
Con lui, sorpresa, ancora il collega Rino Rappuoli, già professore e collaboratore sempre della Rockefeller University a New York. Il tutto fino agli ultimi giorni: con i 360 milioni di euro di investimento (fondi del PNRR) promessi nel polo di Siena con la collaborazione di Fauci per la creazione dell’hub contro le pandemie (che molte avranno a venire come diciarato da Bill “sfera di cristallo” Gates).
Ma non mi dire: chissà perché i nomi che girano da due anni a questa parte sono sempre quelli. Le stesse persone che si danno la mano, che fanno cose, che sono amici, collaboratori. La stessa rete. Un groviglio incredibile tra politica e sanità. E se seguiamo i soldi (ops volevamo dire i vaccini… magari con tecnologia a microchip), arriviamo tutti a un itinerario molto ben definito: Toscana, Usa, politica e certe élite. Che sia un caso? Ai posteri (sopravvissuti) l’ardua sentenza.
1 commento su “Anche il Bel Paese ha la sua Vaccine Valley”
Lei ha parlato, giustamente, di “groviglio incredibile tra politica e sanità” al punto di tralasciare due ulteriori aspetti della vicenda toscana che, mi auguro, voglia riprendere in un prossimo intervento. Mi riferisco alle presunte capacità (innate, direi) di questi personaggi di saper amministrare facendo riferimento ai disastri di bilancio seminati qua e là. Inoltre sarebbe interessante il disegno del quadro di famiglia anche di passati assessori toscani, tutti strenuamente abbarbicati a poltrone pubbliche (e che, poltrone !).