Alexis Carrel, riflessioni di un medico cristiano

Per vero dire, la nostra civiltà ha dimenticato di essere nata dal sangue di Cristo, ha dimenticato anche Dio”. Alexis Carrel (1873-1944) nelle Riflessioni sulla condotta della vita imputava all’evidente fallimento delle ideologie l’essersi discostate dalle leggi naturali e dall’ordine cristiano: “Nel mondo c’è un ordine. Le leggi naturali esprimono i modi di essere delle cose. Esse sono inesorabili, universali, silenziose ed eterne”.

Per il celebre fisiologo e chirurgo francese, Premio Nobel nel 1912 (a soli 39 anni) per la fisiologia e chirurgia fisiologica, non era soltanto il corpo dell’uomo a essere oggetto di studio e di ricerca, ma anche e soprattutto lo spirito. Nelle sue considerazioni egli mai dimenticava la vera natura dell’essere umano quale simbiosi di spirito e di materia. L’uomo e la donna erano quindi visti in una dimensione organica e integrale e denunciava, come nel saggio L’uomo, questo sconosciuto” del 1935, i tentativi di manipolarne le specificità: “La società moderna ha commesso il grave errore di sostituire, fin dalla più tenera età, la scuola all’insegnamento familiare, e vi è stata trascinata per tradimento delle donne che abbandonano i figli alle governanti per occuparsi della propria carriera, delle ambizioni mondane, dei piaceri sessuali, delle fantasie letterarie…”.

Carrel temeva quello che di lì a poco sarebbe veramente accaduto: la standardizzazione delle persone e l’omologazione verso il basso. Testualmente pronunciava queste parole: “Se gli uomini fossero tutti identici, sarebbe possibile allevarli, farli vivere, lavorare in grandi masse, come gli animali; invece ciascuno possiede la sua personalità e non può essere considerato un simbolo o un numero”.

Secondo il medico francese, la moderna civiltà tecnocratica era direttamente responsabile della confusione e del traviamento morale, intellettuale e spirituale del popolo: “La civiltà moderna si trova in una dannosa situazione perché non si adatta più a noi; essa è stata costruita senza conoscenza della nostra vera natura…benché costruita per noi, non è stata fatta sulla nostra misura”.

Quale era la “misura” corrispondente alla vera umanità? Cosa si sarebbe dovuto fare per elevare alla giusta dignità la persona? Carrel aveva individuato tre leggi fondamentali della vita, seguendo le quali si sarebbe potuto rispondere alle precedenti domande: 1) La legge della conservazione degli individui; 2) La legge della propagazione della specie; 3) La legge dell’ascesa dello spirito. Egli inseriva queste tre leggi in un quadro “organismico” come lui stesso descriveva: “In una comunità ‘organismica’ gli individui sono come gli organi del corpo, diseguali per struttura e potenza, ma uguali in quanto sono tutti essenziali e simili per la perfezione del cervello e dell’anima”.

In particolare, l’attenzione per l’ascesa dello spirito umano aveva portato a considerare e denominare Alexis Carrel come uno “scienziato mistico” (in questo senso va collocata l’operetta La Prière sul senso del sacro e sul valore della preghiera). Che cos’era quindi l’ascesa dello spirito e come questa legittima e nobile aspirazione, quanto naturale facoltà umana, era stata conculcata? Così rispondeva Carrel: “La società moderna ha commesso l’errore fondamentale di disobbedire all’ascesa dello spirito. Ha ridotto arbitrariamente lo spirito all’intelligenza. Ha coltivato l’intelligenza perché questa dà, grazie alla scienza, il dominio su tutte le cose. Ma ha ignorato le altre attività dello spirito, quali ad esempio, il sentimento morale, il carattere, l’audacia, il senso del bello, il senso del divino”.

Per Carrel, sempre secondo sue parole: “L’uomo non ha, come l’automobile, un conducente che provveda ai suoi bisogni poiché i bisogni dell’uomo sono molto più complessi… sono gli eroi e i martiri che oggi spingono la vita sul cammino misterioso per il quale si è avviata l’umanità fin dalle origini nell’abisso dei tempi”.

2 commenti su “Alexis Carrel, riflessioni di un medico cristiano”

  1. Sfido chiunque va a messa a dare testimonianza di qualche omelia in cui attraverso l’esempio dei santi si cerchi di elevare lo spirito dei fedeli e di avvicinarli alle realtà celesti. Un’abitudine persa purtroppo da troppo tempo.
    Di questi tristissimi tempi intrisi di carne e di materia l’esigenza dell’impegno sociale ha il sopravvento su tutto.

  2. D’accordo come sempre con Tonietta, aggiungo: quale prete avete sentito usare durante l’omelia della Messa la parola PECCATO??????

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