Scriptorium
Recensioni – rubrica del sabato di Cristina Siccardi
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L’amicizia spirituale – di Aelredo di Rievaulx . Un trattato semplice con contenuti di eccezionale profondità spirituale, etica e psicologica, che si amalgamano in un prodigioso equilibrio fra analisi e sintesi. Grazie a questo libro ogni persona potrà comprendere i segreti, le meraviglie, gli incanti di un’amicizia spirituale in Cristo, quella che conduce al «riposo nella dolcezza di una carità divenuta reciproca».
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Pochi sanno che cosa significa «amicizia spirituale cristiana» e ancor meno l’hanno sperimentata. Ma se è raro il privilegio di poterla vivere, è comunque possibile accostarsi alla sua conoscenza, che apre a scenari di insuperabile bellezza, pace, serenità ed armonia e, una volta conosciuta, chi vuole vivere di Fede e nella Fede non può fare altro che desiderare di conquistarla.
Esiste nella Chiesa un Dottore in «Amicizia Spirituale»: raggiunse la sua “cattedra” non solo con la dotta elaborazione del pensiero, ma con la quotidiana aspirazione di metterla in pratica, e ci riuscì, tanto che migliaia di persone si legarono alla sua anima colma di Carità per Dio e per il prossimo. Il suo nome è Aelredo di Rievaulx, un monaco anglosassone, nato a Hexham nel 1110 e morto a Rievaulx (nel North Yorkshire) il 12 gennaio 1167, giorno in cui la Chiesa ne fa memoria liturgica. Egli forma con san Beranrdo de Clairvaux e Guglielmo di Saint Thierry la triade di primo piano nel rinnovamento cistercense del XII secolo.
Scrisse sette libri storici, due dei quali indirizzati ad Enrico II, re d’Inghilterra, consigliandolo su come essere un buon sovrano e dichiarandolo il vero discendente dei sovrani anglosassoni. Mise mano anche a numerosi testi di spiritualità, fra i quali Speculum charitatis (Lo specchio della Carità, scritto dietro sollecitazione di San Bernardo), De spirituali amicitia liber (L’amicizia spirituale) e il trattato di mistica cisterciense De Jesu puero duodenni (Gesù a dodici anni). Per le sue attività di valente scrittore ed amministratore fu chiamato «il San Bernardo de Clairvaux» del Nord Europa.
Il suo nome è dunque legato a Rievaulx, dove sorgeva una gotica abbazia, il più antico monastero cistercense dell’Inghilterra, di cui oggi si possono ammirare le imponenti rovine. Questo monaco che unì con grande dimestichezza le esigenze umane alle regole divine, giunse nell’abbazia nel 1112 e divenne un ottimo organizzatore e diffusore del suo Ordine. Silenzio, preghiera, studio della Sacra Scrittura (di cui sarà poi eccellente maestro) e alacre lavoro manuale furono oggetto della vita di sant’Aelredo.
È molto curioso il fatto che la perfezione delle sue opere abbia potuto contribuire al suo oblio: i suoi scritti più significativi furono infatti attribuiti a sant’Agostino, a Cassiodoro, a sant’Anselmo, a san Bernardo. Più che di una spiritualità cistercense, si dovrebbe parlare di una «teologia» della spiritualità cistercense. Talento letterario indiscutibile, egli è un artista della parola e i concetti avanzano, con impeto e dolcezza frammisti, come il fiume che corre e sbocca nel mare. La sua produzione letteraria e teologica è abbondante e di raffinata qualità. I Cistercensi erano abili nella scrittura: uomini che ricercavano l’arte del ben scrivere. Fu così che la scuola cistercense costruirà nello spazio di un secolo un’autentica «teologia della spiritualità» e del misticismo.
Sant’Aelredo è per la dottrina cristiana nel Medio Evo quello che Cicerone fu per l’antichità latina e quello che san Francesco di Sales sarà per il Rinascimento. Nella «luce di Agostino, dottore della Grazia, e di Bernardo, dottore dell’amore, Aelredo appare come il dottore per eccellenza dell’amicizia» leggiamo nell’introduzione dello straordinario trattato di Aelredo di Rievaulx, L’Amicizia spirituale a cura di Pietro M. Gasparotto (Cantagalli).
Seppure preparato sulle fonti pagane classiche, sugli scritti dei Padri della Chiesa e di autori contemporanei, sant’Aelredo supera tutti gli autori, sia nel contenuto che nella forma, ispezionando tutto ciò che concerne la sfera dell’amicizia cristiana. Divenne confidente di re David I di Scozia e dei suoi familiari, in particolare dei figli del sovrano, Enrico e Wadelfo, poi canonizzato. Nel 1147 venne eletto abate di Rievaulx, ufficio nel quale rimarrà vent’anni, fino alla morte.
L’abbazia era enorme e la sua attività lo era altrettanto, così come erano alacri i suoi contatti con il mondo esterno: a lui facevano riferimento per la direzione spirituale e per ottenere saggi consigli. «La vita e l’azione di Aelredo appartengono ormai anche alla vita della Chiesa e della società civile del suo tempo. Relazioni di amicizia con gli uomini politici di Scozia e di Inghilterra, sui quali ebbe sempre una benefica influenza; rapporti con vescovi, abati e scrittori del tempo; ruolo di arbitro in parecchie controversie; azione positiva per l’unificazione della nazione; fama di buon “predicatore”; talento di amministratore […] Non mancò neppure l’attività di “Missionario” tra i Picti del Nord della Scozia» (p. 22). Il numero degli amici, dei corrispondenti, di coloro che chiedevano di lui aumentava progressivamente… «L’ammirazione per la sua dolcezza, per il suo equilibrio proverbiale, per il suo tatto ed esperienza di direttore spirituale, gli facilita un intenso e fulgido apostolato basato su relazioni personali di amicizia» (pp. 22-23). Tutte le sue qualità furono il risultato di una costante vittoria dello spirito e della virtù.
L’autore preferito di sant’Alredo fu sant’Agostino e su di lui ebbero ascendente anche san Bernardo e Guglielmo di Saint Thierry, nonché la scuola teologica di Laon. Egli educò all’amicizia attraverso l’amicizia, anzi, portò alla tensione verso la carità perfetta attraverso l’amicizia vissuta, proprio per questo diede una splendida e insuperabile definizione di amicizia spirituale: «Il riposo nella dolcezza di una carità divenuta reciproca». Un’amicizia quella da lui proposta che arriva alle vette: «L’amicizia è la carità reciproca che arriva fino alla comunicazione di tutti i segreti». A questo grande ideale Aelredo ha dedicato tutta la sua ricchissima esistenza, consacrandosi alla sublime arte di consumato direttore spirituale, dentro e fuori l’abbazia e «Tutti quelli che entravano in contatto con lui avevano l’impressione d’essere diventati suoi amici!» (p. 27).
Si dice che la vita in lui ha sempre preceduto la teoria; cosa che emerge anche dalle sue pagine: egli illustra ciò che vive e lo fa con verità e spontaneità.
«Guai a chi è solo: quando cade non avrà chi lo sollevi!» (p. 106), scrive con impeto e soltanto coloro che sono predisposti alla bontà possono contrarre vere amicizie. «Parlando di bontà non voglio essere così deciso come certi che sostengono che nessuno è buono, se non colui cui nulla manca alla perfezione. Noi diciamo uomo buono a chi vive in questo mondo con sobrietà, con pietà e giustizia, per quanto è possibile alla condizione mortale. Chi non chiede nulla di disonesto ad alcuno, né lo fa se ne sia richiesto. Senza dubbio tra tali persone l’amicizia può sorgere, conservarsi e diventare perfetta» (p. 116). Dunque l’amicizia spirituale cristiana (legame più perfetto sulla terra) non può sussistere che fra i buoni, perciò «non si deve ricevere nessuna amicizia che sia sconveniente ai buoni» (p. 120).
Questo Maestro illustra tutti i vari gradi di amicizia, da quella «puerile», dove predomina il sentimento e deve essere evitata da coloro che vogliono godere dell’amicizia spirituale, a quella più perfetta, che si ricapitola in Dio. Nell’amico l’utile è una conseguenza dell’aggancio fra le anime: «Poiché dunque tra i buoni l’amicizia sorge sempre per prima e l’utile ne è una conseguenza, certamente è l’amore dell’amico che piace e non tanto l’utilità che ne viene da lui» (pp. 122-123).
In questo saggio la teologia si intreccia con la lirica, così la teoria diviene canto e la logica si amplifica nella poesia. La prudenza è buona compagna, sia dell’aspirante all’amicizia, sia di colui che già la vive ed elenca quattro gradi per salire alla perfezione dell’amicizia: la scelta, la prova, l’accettazione, perfetto accordo fra le cose divine e umane con carità e benevolenza.
La capacità letteraria dell’autore sta nel presentare un trattato semplice con contenuti di eccezionale profondità spirituale, etica e psicologica, che si amalgamano in un prodigioso equilibrio fra analisi e sintesi. Al termine di questo studio ogni persona potrà comprendere i segreti, le meraviglie, gli incanti di un’amicizia spirituale in Cristo, quella che conduce al «riposo nella dolcezza di una carità divenuta reciproca».
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L’amicizia spirituale – di Aelredo di Rievaulx – ed. Cantagalli (pag. 194, € 7,75) – per acquisti on line inviare una mail a info@riscossacristiana.it . Per le modalità di pagamento, clicca qui
4 commenti su “Scriptorium – Recensioni – rubrica del sabato di Cristina Siccardi”
Straordinaria recensione.
Ho questo libro, “ereditato” ma non letto e ora archiviato fra decine e decine di libri.
Lo cercherò e lo leggerò.
Penso però che purtroppo questo tipo di amicizia, direi quasi divina, è ora impossibile
o quasi da raggiungere.
Libro a dir poco sublime e molto profondo, sicuramente non alla portata di tutti!
In un’epoca in cui la vera amicizia è praticamente sconosciuta, e in cui si parla di essa in termini banalizzanti, ritenendola “una cosa da bambini e da adolescenti”, le pagine di quel libro sono delle autentiche boccate di aria fresca!
Veramente splendida presentazione. L’opera, prima m’era totalmente sconosciuta e, confesso l’ignoranza, anche l’autore.
questa presentazione mi induce a procurarmi il testo, quanto prima, appena dopo aver terminato la lettura di alcuni volumi che ho recentemente acquistato, fra gli altri quello della Presentatrice: “L’inverno della Chiesa”.
Grazie!
Mi unisco ai ringraziamenti degli altri lettori per questo bel contributo che propone la lettura di un classico poco noto della letteratura spirituale, e al contempo mi suggerisce una considerazione d’attualità. Premesso che è vero che al giorno d’oggi questi sentimenti alti e delicati sono difficili da praticare e da predicare, tanto più mi sembra desiderabile una nuova educazione sentimentale- Si scoprirebbe che il cristianesimo, lungi dall’essere sessuofobico, può condurci ad amare in modo veramente sublime…magari rileggendo anche Petrarca e i petrarchisti.