di Piero Laporta
Tutto sommato, meglio Pietrangelo Buttafuoco, sempre convinto che l’Islam farà strame dell’Occidente denervato; meglio Buttafuoco che i deliri del marchese Paolo Flores d’Arcais.
Mentre i pellegrini, incuranti se il Tevere fosse più largo, strariparono ringraziando Dio per Giovanni Paolo II, il marchese servì le brioches rancide di Hans Kung, sedicente teologo cattolico, trastullandosi col sogno d’un Cristianesimo in ritirata.
Intanto, dove va l’Islam? Da Petersburg alle vignette su Maometto, il dibattito è ammanettato da stereotipi. Le fatwe contro il disegnatore accendono parole non meno effimere di quelle che seguono al massacro del padre pakistano della figlia svelata, per poi blaterare col preservativo in testa di chiesa pedofila, simoniaca, omofobica.
Gli ebrei, dal canto loro, sembrano distanti, sembrano; tutt’al più vigilano su Sua Santità Pio XII di venerata memoria. Meglio, direi, così impareranno a conoscerlo.
C’è tuttavia una novità rovente. Gli stessi potentati che sbarrarono la Costituzione europea ai valori cristiani, gustando le brioches avariate, si beano coi mussulmani a spararsi gli uni gli altri, sghignazzando come Lawrence d’Arabia coi beduini di Awda ibn Harb Abū Tāyih a scannare i devoti mussulmani di Aqaba. Fu, ça va sans dire, una rivolta pure quella, una rivolta araba quanto quella libica d’oggidì.
Nel trittico delle religioni monoteiste del Mediterraneo, la frattura attraversa il versante islamico, quello che parve più agguerrito. L’evento non è la morte di Osama bensì la Triplice laicista che gabella per “primavera” la rovente macelleria islamica.
Influirono, direte, tradimenti e sete di potere. S’aggiunse la forza tecnologica della Triplice, cui neppure bisognano truppe terrestri, bastandogli aeree mirabilia chirurgiche. Tutto ciò non è però causa efficiente della tragedia mussulmana. Negli ultimi anni anche la contrapposizione fra ebrei e mussulmani fu alquanto fiacca, con qualche comprensibile eccezione. Infine, chiusa la sceneggiata iraqena (ricordate? armi di distruzione di massa…), solo Ignazio La Russa non capisce che persino gli ebrei d’Israele si chiamano fuori, dopo aver eccitato per decenni la borsa petrolifera londinese. Non rimaneva che far scannare mussulmani da mussulmani, come nella Belle Époque.
Oriana Fallaci ha toppato: l’Islam è vulnerabile, spaccato. Domanda: il Corano ha risposte per ogni singolo uomo nelle piazze in rivolta? Oppure favorirà l’avvicendamento d’una giunta militare a un Rais, che poi trascolori in tribunale islamico? Il Corano ha risposte alla modernità, ai diritti umani, alle libertà individuali, al web e alla voglia di fare bisboccia nel week end?
Se dite sì, ricordate che mille persone, sbarcando ogni dì a Lampedusa, testimoniano il contrario. Voi testimoniate dal sofà; loro rischiando la ghirba per mare; io presto più fede a loro. È un’invasione? Forse ma più di tutto è una penetrazione della nostra cultura nelle loro teste. Se quindi torniamo ai pellegrini straripanti sul Tevere, essi sono trionfanti a dispetto d’ogni Triplice trama. Se Carlo e Maria amano la libertà, la gioia, la sicurezza e la democrazia, e comprendono che questi doni di Dio sfumano dove sfuma il Cristianesimo, perché negare che questo concetto sia agevole anche a Mohamed e Fatima, quantunque sfugga al marchese Flores d’Arcais?
Si ruppe un triplice forte equilibrio cui consegue una crisi profonda, da cui esce straordinariamente rafforzata la Chiesa cattolica, che non combatte verso alcuno ma sollecita alla fratellanza. Si realizza una condizione analoga all’equilibrio che ruppe Giovanni Paolo II, il quale presumeva, prima dell’attentato, che bastasse vincere il comunismo per ottenere la pace. No. La contrapposizione Est-Ovest ebbe un terzo polo nei potentati dell’uno e dell’altro fronte che locupletavano sul confronto democrazia-comunismo. La risposta, come si sa, fu violentissima, e non per caso oggi nuovi demoni avvelenano la verità dell’attentato nel vano tentativo d’alimentare il furore. Oggi sono a un bivio anche i fratelli Ebrei. Possono, rimanendo se stessi, seguire la sollecitazione di Giovanni Paolo II, oppure preferire un’attesa vigile e tuttavia sterile se non catastrofica perché, come disse un guitto, “Finché c’è guerra c’è speranza” com’è il credo disperato della Triplice nelle cui trame s’intravvede un’umanità al martirio, con o senza la morte di Osama. Occorre tuttavia ricordarsi sempre della lezione di Giovanni Paolo II: non avere paura perché infine “non praevalebunt”.