Dal volume “La Chiesa nostra Madre”, num. da 13 a 16
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Oggigiorno sono molti quelli che non vogliono ascoltare la vera dottrina sulla santa Madre Chiesa. Alcuni cercano di «reinventare» l’istituzione, con la folle pretesa di voler introdurre nel Corpo Mistico di Cristo una democrazia sul tipo di quella della società civile o, per dir meglio, sul tipo di quella che si pretende di promuovere: tutti uguali in tutto. E non vogliono capire che, per istituzione divina, la Chiesa è costituita dal Papa, assieme ai vescovi, ai sacerdoti, ai diaconi e ai laici. Così l’ha voluta Cristo.
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La Chiesa, per volontà divina, è un’istituzione gerarchica. Società gerarchicamente organizzata, la definisce il Concilio Vaticano II (Lumen gentium, 8), dove i ministri detengono un potere sacro (Lumen gentium, 18). E la gerarchia non soltanto è compatibile con la libertà, ma è al servizio della libertà dei figli di Dio (cfr Rm 8, 21).
La parola «democrazia» è priva di senso nella Chiesa, la quale — insisto — è gerarchica per volontà divina. «Gerarchia» peraltro significa governo santo e ordine sacro, e in nessun modo arbitrio umano o dispotismo infraumano. Nella Chiesa il Signore ha voluto un ordine gerarchico, che non deve degenerare in tirannia: perché l’autorità stessa è un servizio, come lo è l’obbedienza.
Nella Chiesa c’è uguaglianza: i battezzati sono tutti uguali, perché tutti figli dello stesso Dio, nostro Padre. In quanto cristiani non c’è differenza alcuna fra il Papa e l’ultimo a essersi incorporato alla Chiesa. Però questa radicale uguaglianza non significa possibilità di cambiare la costituzione della Chiesa, in ciò che Cristo ha stabilito. Per esplicita volontà divina c’è diversità di funzioni, che comporta anche una differente idoneità, e un «carattere» indelebile conferito dal Sacramento dell’Ordine ai ministri consacrati. Al vertice di questo ordinamento c’è il successore di Pietro e, con lui e sotto di lui, tutti i vescovi, con la loro triplice missione di santificare, di governare e di insegnare.
15
Le verità di fede e di morale — permettetemi l’insistenza — non si stabiliscono a maggioranza di voti: esse formano il deposito — depositum fidei — dato da Cristo a tutti i fedeli e affidato, per quanto riguarda l’esposizione e l’insegnamento autorevole, al Magistero della Chiesa.
Sarebbe un errore pensare che, dal momento che gli uomini hanno acquisito maggior consapevolezza dei legami di solidarietà che li uniscono, si debba modificare la costituzione della Chiesa, per farla procedere con i tempi. I tempi non sono degli uomini, neppure degli uomini di Chiesa; i tempi sono di Dio, che è il Signore della storia. E la Chiesa può dare la salvezza alle anime soltanto se rimane fedele a Cristo nella sua costituzione, nei suoi dogmi, nella sua morale.
Respingiamo, pertanto, il pensiero che la Chiesa — dimenticando il discorso della montagna — cerchi sulla terra la felicità umana; sappiamo, infatti, che il suo unico compito consiste nel portare le anime alla gloria eterna del paradiso; respingiamo qualunque soluzione naturalistica, che non valuti il compito primario della grazia divina; rifiutiamo le opinioni materialiste, che cercano di togliere importanza, nella vita degli uomini, ai valori spirituali; rifiutiamo allo stesso modo le teorie secolarizzanti, che pretendono di identificare i fini della Chiesa di Dio con quelli degli Stati terreni: confondendo l’essenza, le istituzioni, le attività della Chiesa, con le similari caratteristiche della società temporale.
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Ricordate le considerazioni di san Paolo che abbiamo letto nell’Epistola: O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi disegni e inaccessibili le sue vie! Chi mai ha potuto conoscere la mente del Signore? O chi mai gli fu consigliere? O chi gli ha dato per primo, sì da esigerne il contraccambio? Poiché da Lui, con Lui e per Lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen (Rm 11, 33-36). Davanti alle parole di Dio, come sono meschini i disegni umani che cercano di alterare ciò che Egli ha stabilito!
Ma non vi posso nascondere che, oggi, da ogni parte, si manifesta una strana abilità dell’uomo: non potendo nulla contro Dio, si accanisce contro gli altri, diventando un tremendo strumento del male, occasione e spinta al peccato, seminatore della confusione che porta a commettere azioni intrinsecamente cattive, facendole passare per buone.
L’ignoranza c’è sempre stata, ma in questi momenti l’ignoranza più grossolana, in materia di fede e di morale, si nasconde a volte dietro nomi altisonanti, apparentemente teologici. Per questo il mandato di Cristo ai suoi Apostoli — lo abbiamo appena letto nel Vangelo — riveste una pressante attualità: Andate e insegnate a tutte le genti (Mt 28, 19). Non possiamo disinteressarcene, non possiamo incrociare le braccia e chiuderci in noi stessi. Ci attende, nel nome di Dio, una grande battaglia di pace, di serenità, di dottrina.
3 commenti su “Il fine soprannaturale della Chiesa – omelia pronunciata il 28/05/1972 da San Josemaria Escrivà”
Oggi più che la democrazia mi sembra che si persegua l’omologazione al mondo.
Articolo encomiabile dalla prima all’ultima parola!
Ho apprezzato soprattutto il punto 15:
“Le verità di fede e di morale — permettetemi l’insistenza — non si stabiliscono a maggioranza di voti: esse formano il deposito — depositum fidei — dato da Cristo a tutti i fedeli e affidato, per quanto riguarda l’esposizione e l’insegnamento autorevole, al Magistero della Chiesa.
Sarebbe un errore pensare che, dal momento che gli uomini hanno acquisito maggior consapevolezza dei legami di solidarietà che li uniscono, si debba modificare la costituzione della Chiesa, per farla procedere con i tempi. I tempi non sono degli uomini, neppure degli uomini di Chiesa; i tempi sono di Dio, che è il Signore della storia. E la Chiesa può dare la salvezza alle anime soltanto se rimane fedele a Cristo nella sua costituzione, nei suoi dogmi, nella sua morale.
Respingiamo, pertanto, il pensiero che la Chiesa — dimenticando il discorso della montagna — cerchi sulla terra la felicità umana; sappiamo, infatti, che il suo unico compito consiste nel portare le anime alla gloria eterna del paradiso; respingiamo qualunque soluzione naturalistica, che non valuti il compito primario della grazia divina; rifiutiamo le opinioni materialiste, che cercano di togliere importanza, nella vita degli uomini, ai valori spirituali; rifiutiamo allo stesso modo le teorie secolarizzanti, che pretendono di identificare i fini della Chiesa di Dio con quelli degli Stati terreni: confondendo l’essenza, le istituzioni, le attività della Chiesa, con le similari caratteristiche della società temporale.”
Parole limpidissime, che, pur incise nella pietra, oggigiorno sembrano scritte sull’acqua…