Nel paese dei camaleonti, ogni tanto è bene raccontare anche la Storia, lasciando da parte l’agiografia, soprattutto perché non si parla di santi… Non è polemica fine a sé stessa. È solo il recupero di un bene perduto: l’informazione onesta. Il certificato di iscrizione al PNF e un’interessante foto “di regime”.
di Lino Di Stefano
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Ieri sera 18 luglio 2014, durante la trasmissione televisiva ‘Matrix’, il Direttore de ‘Il Giornale’ di Milano, Alessandro Sallusti, rintuzzando alcune affermazioni di Sergio Cofferati relative a Nilde Iotti (1920-1999), osservò, appunto, che l’intera carriera della futura Presidente della Camera si era svolta all’insegna degli insurrogabili appoggi politici di Palmiro Togliatti. Il quale, aggiungiamo noi, lasciò la moglie Rita Montagnana e un figlio, per unirsi a Leonilde, detta Nilde, che era più giovane di lui di 27 anni.
Queste affermazioni sono talmente incontrovertibili che, all’epoca, suscitarono diverse polemiche, molti malumori, tante dissidenze e molteplici opposizioni non solo nelle più alte sfere del partito, ma anche nei militanti che si riconoscevano in quella compagine politica. Ma non ci fu nulla da fare perché egli era il capo del PCI e pertanto, secondo la logica vigente in quei tempi, c’era poco da discutere.
Ora, dopo l’unione con Togliatti, la carriera politica della Iotti prese il volo diventando, essa, dopo la guerra, componente dell’Assemblea Costituente e, in seguito, più volte deputata al Parlamento di cui fu tre volte Presidente. Fin qui, non abbiamo rivelato nulla di nuovo per il semplice fatto che tali notizie sono conosciute alla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica nazionale.
Ciò che, probabilmente, molti non sanno è che la futura parlamentare ed esponente di spicco del PCI esordì, in campo politico, nella sua Reggio Emilia – dov’era nata nel 1920 – come iscritta al P.N.F. dal 5 ottobre 1942, proveniente dalla G.I.L. con la XVI^ leva fascista, come risulta dal documento che trascriveremo ‘in toto’, più avanti.
Ma c’è di più, perché, di recente, la ‘Stampa Reggiana’, diretta dal giornalista Ercole Spallanzani, ha pubblicato – in un numero di maggio di qualche anno fa – la foto che vedete a destra, risalente, più o meno al 1942-’43, nella quale è ben visibile, in seconda fila, l’insegnante Iotti Leonilde fu Egidio’ fra un nugolo di dirigenti in divisa fascista come, tra l’altro, è effigiata in uniforme fascista, la Iotti medesima fra diverse docenti donne e molti gerarchi, tutti impegnati in una parata scolastica del regime.
La futura deputata comunista e Presidente della Camera è còlta con le braccia conserte e con la riga al centro dei capelli, interamente concentrata a seguire la manifestazione che dall’attenzione profusa dai partecipanti doveva essere di sicuro molto importante e molto impegnativa. Nel giro di qualche anno, precisamente, nel 1943 – a seguito del 25 luglio e dell’infausto armistizio dell’8 settembre – la Iotti, come la quasi totalità degli italiani, divenne antifascista iscrivendosi immediatamente al PCI clandestino.
Non senza aver maturato, ‘ipso facto’ fortissime convinzioni anti-regime e filo-resistenziali, diventando altresì, portaordini e responsabile del Gruppo Difesa della Donna, lei che era stata autorevole esponente della G.I.L. ed iscritta al Partito Nazionale Fascista. Stranamente, la giornalista e scrittice Mirella Serri della ‘Sapienza’ di Roma, nel suo ottimo saggio, ‘I redenti’ (Corbaccio, Milano, 2005), non menziona la Iotti, pur includendo, nel volume, esponenti fascisti minori, in seguito approdati su altre rive e, secondo lei, ‘redenti’, perché priva del coraggio di chiamarli ‘traditori’.
Ora, la maggior parte delle biografie tace sui trascorsi fascisti della defunta Presidente della Camera promuovendola subito quale illustre rappresentante della Resistenza emiliana dimentica, evidentemente, che il passato non si può cancellare con un tratto di penna visto che esso sta lì sempre in agguato per ricordarci ciò che siamo stati e ciò che siamo, in seguito, diventati. Lo stesso Alessandro Natta, anch’egli, a suo tempo, segretario del PCI – ritratto con altri amici, in divisa fascista, quando era studente alla ‘Normale’ di Pisa, in una fotografia pubblicata dalla Rivista ‘L’Eco della Versilia’, il 31 luglio 1986, negò l’evidenza sostenendo che all’epoca aveva più capelli. E, infatti, il segretario del Partito comunista vinse la causa contro la Rivista la quale dovette pagare tutte le spese processuali ed altri danni.
Ed ecco il documento integrale – con firme autografe e marca da bollo da L. 6 – relativo all’appartenenza della Iotti al Partito Nazionale fascista:
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10 commenti su “Nilde Iotti e la tessera n. 1105040 del Partito Nazionale Fascista – di Lino Di Stefano”
La Iotti, che se ne intendeva, fece come Athena Parthenos faceva ogni qualvolta, lei dea olimpica, tornava da un incontro amoroso: si tuffava nei fiumicelli dell’Arcadia miracolosamente recuperando, con questi lavacri, la verginità. La resistenza fu il grande Arno dove a migliaia i fascisti risciacquarono i loro panni sporchi sbiancandoli al sol dell’avvenire. In questa loro condotta fu assai efficace la stampa e la storiografia di regime democristiano che ce li presentò immacolati. Da Zangrandi a Bocca, a Fo e a tanti altri. Riguardo alla storica Mirella Serri, non se la sua sia stata omissione per mancanza di documenti o manovra di soccorso. D’altra parte, non fanno così i postcomunisti che, come Veltroni, negano di essere stati PCI?
…Pietro Ingrao (il “camerata Ingrato”, come lo definì Almirante), Eugenio Scalfari…
La lista sarebbe lunga assai! direbero a Napoli. La buonafede difficilmente é provabile, soprattutto quando i contegni ex post, sono stati forieri di cospiqui benefici materiali, acquisiti senza il benchè minimo scrupolo morale.
Non voglio spezzare lance a favore di eventuali “compagni”, che peraltro non ho mai avuto e mai avrò (come del resto di camerati) però è vero che durante il ventennio tutti erano neri e dopo l’8 settembre tutti sono diventati magicamente bianchi o rossi…
Se una foto o un documento attestano che la Iotti era fascista questa non mi sembra una notizia così “clamorosa”…ha fatto quello che tantissimi italiani in quell’epoca hanno fatto…il veto “peccato” è stato quello di passare alla faccia opposta della stessa medaglia…
Renato Fioretti:
Caro Giacomo, non sono d’ accordo. Non è vero che tutti fossero fascisti e improvvisamente, bianchi o rossi. E’ vero che il fascismo riempiva le piazze, ma è anche vero che gli antifascisti c’erano; anche a prescindere delle generalizzazioni che sono sempre sbagliate.
Ti faccio solo qualche esempio, di carattere familiare; senza bisogno di citare i tanti antifascisti noti.
Mio nonno – mi onora avere il suo nome e cognome – era uno di quegli antifascisti “veri”. Licenziato dalla Banca d’Italia – aveva rifiutato di giurare fedeltà al regime, con tre figli a carico, – trascorse gli anni del fascismo tra Regina Coeli, Ponza e Campagna. Il figlio Ugo, mio padre, della leva del 1921, dopo l’8 settembre, militare in Albania, rifiutò di aderire al neo costituito esercito della RSI e preferì – evidenzio preferì – essere deportato in Germania. Tornò dopo oltre 2 anni. Quelli erano i veri antifascisti, Giacomo. Sicuramente pochi, ma, credimi, esistevano. Io sono orgoglioso di potermene…
Articolo interessante, anche un po fuori dalle righe di quel politically correct di cui tutti siamo nauseabondi. Sappiamo che dopo la liberazione non era fascista nessuno e la celebrazione del 25 aprile e’ nu po’ una farsa. Aggiungo, aperta parentesi, che siamo l’ unico Paese ad avere di fatto due feste nazionali con il 2 giugno, chiusa parentesi.
La domanda e’ : il cambio del cavallo in corsa e’ una disciplina del passato o e’ ancora praticato? Domanda retorica; ma vedere colui che vorrebbe ancora rappresentare un elettorato cattolico farsi partecipe di una oscena proposta che vede accostare le parole gay e matrimonio, e che viene fatta passare come una una battaglia di civilta’…
” … … nel 1943 – a seguito del 25 luglio e dell’infausto armistizio dell’8 settembre – la Iotti, come la quasi totalità degli italiani, divenne antifascista … … ”
Mi viene in mente una battuta di Totò (Mi pare che fosse lui): durante il fascismo l’Italia contava quarantacinque milioni di fascisti; caduto il fascismo, quarantacinque milioni di antifascisti. Totale: novanti milioni di italiani!
La battuta era di Giovannino Guareschi, che ne fece pure una vignetta su Candido..
la frase è di Winston Churchill.
e il grande giornalista Bocca? e il fascistissimo Scalfari? Si dice con una battuta che il 25 luglio del 1943 (caduta del Fascismo) nel giro di 24 ore la popolazione italiana raddoppio di numero: 30 milioni di fascisti il 24 luglio, 30 milioni di anti-fascisti il 26 luglio! e facciamo calare un velo di decenza sui dintorni dell’8 settembre del 1943 per amore di Patria…se mai è esistita!