di Marco Lepore* (da La Bussola Quotidiana)
01-03-2011
Mentre la polemica su scuola statale e scuola paritaria continua a dividere gli schieramenti con argomentazioni spesso pregiudiziali e ideologiche, noi proviamo a fare chiarezza cercando anzitutto di spiegare di cosa stiamo parlando. In Italia (dati statistici del MIUR, Ministero Istruzione, Università e Ricerca) esistono oggi poco più di 13mila scuole paritarie, in gran parte (quasi l’86%) gestite da enti non-profit, sia di origine religiosa che laica. Di queste, circa 9.500 sono scuole dell’infanzia, 1500 le primarie, poco meno di 700 le secondarie di primo grado e poco più di 1400 le secondarie di secondo grado; gli alunni che le frequentano rappresentano più o meno il 12% della popolazione scolastica totale, che ammonta a circa 8 milioni e 800 mila studenti.
A seguito della legge 62/2000, che ha riconosciuto la parità a tutte le scuole private purché in linea con determinati requisiti fissati dalla legge stessa, è stato riconosciuto alle scuole paritarie un magro contributo finanziario che nell’anno 2006 ha raggiunto il suo apice (circa 530 milioni di euro), che poi è stato sistematicamente messo in discussione dalle successive leggi finanziarie, fino a prevedere tagli pesantissimi (oltre il 45%), scongiurati (solo in parte, purtroppo) grazie alle veementi proteste di alcune associazioni di famiglie, scuole ed enti gestori.
In sostanza, allo Stato ogni alunno di scuola paritaria costa annualmente 584 euro nell’infanzia, 866 nella primaria, 106 nella scuola secondaria di primo grado, 51 nella secondaria di secondo grado. Sono cifre ridicole, ancor più se paragonate al costo annuale di un singolo alunno di scuola statale: 6.200 euro per la scuola dell’infanzia, 7.300 per la primaria, 7.700 per la secondaria di primo grado, 8.100 per la secondaria di secondo grado (Dossier Agesc, 2007). A conti fatti, dunque, l’esistenza delle scuole paritarie garantisce allo Stato un risparmio annuo di oltre 6 miliardi di euro (praticamente una finanziaria…), che è quanto spenderebbe se tutti gli alunni che le frequentano passassero alla scuola statale.
Molti sostengono che il governo toglie risorse alla scuola statale per darle alla scuola privata; alla luce di questi dati, bisognerebbe affermare proprio il contrario. La maggior parte delle persone (anche quelle che scendono in piazza a gridare slogan fuori dal tempo e contro ogni evidenza) non sa che le risorse destinate annualmente alla scuola statale ammontano a circa 43 miliardi di euro, e che se volessimo dare alle paritarie la cifra che ad esse spetterebbe in base alla percentuale numerica dei suoi iscritti (12%), il contributo dovrebbe ammontare a oltre 5 miliardi di euro, dieci volte in più di quanto, faticosamente, viene riconosciuto attualmente. Insomma, sul bilancio totale dell’istruzione, la scuola paritaria rappresenta meno dell’1%. E’ davvero sensato affermare che sottrae soldi alla statale, mettendola in difficoltà? La verità vera, purtroppo, è che la scuola statale italiana è un sistema pachidermico, poco efficiente e poco efficace: stando al documento “La scuola in cifre 2008” (Quaderno curato dalla Direzione Generale per gli Studi, la Statistica e i Sistemi informativi del MIUR), il percorso scolastico di un ragazzo che frequenti regolarmente, senza ripetere, la scuola statale italiana dall’infanzia al diploma, costa circa 129 mila euro. Dall’infanzia a tutto l’obbligo il costo è di 86 mila euro, mentre per i ripetenti il costo sale dell’8-11% . Si tratta di valori espressi ai prezzi del 2006, che considerano le spese per i docenti, per il personale amministrativo, per i servizi generali e di assistenza scolastica, nonché gli eventuali aiuti alle famiglie per il diritto allo studio, mentre non sono caricate, invece, le voci relative alla edificazione e gestione degli immobili (che sono di proprietà dei Comuni o delle Province), che le scuole paritarie devono necessariamente considerare.
Quanto costa, invece, alla famiglia, il percorso completo di un alunno di scuola paritaria? Calcolando una media di 3mila euro l’anno (retta medio-alta), si arriva intorno ai 48-50 mila euro. Ora ci chiediamo: è davvero conveniente questa campagna denigratoria contro le scuole paritarie? Se non le si ama per adesione ideale, almeno si ammetta la loro utilità economica!
In realtà, questo è il passo che in questi ultimi tempi hanno fatto diversi politici tradizionalmente contrari ad esse, così che si è venuto a creare una sorta di consenso bipartisan nei confronti della parità (consenso, tuttavia, non ancora sufficiente per giungere a una piena parità…). Non altrettanto, purtroppo, pare accadere nella società civile, entro la quale albergano ancora ostilità e pregiudizi a non finire.
Eppure il diritto/dovere all’educazione e istruzione è riconosciuto dalla nostra Costituzione e appare come una palese ingiustizia (sia sotto il profilo del diritto, sia sotto quello del banale calcolo economico) che le famiglie debbano pagare sia la retta alla scuola paritaria, sia le tasse per l’istruzione statale di cui non si avvalgono, se in nome della libertà di scelta educativa decidono di iscrivere i propri figli ad una scuola non statale.
*CdO Opere Educative