di P.Giovanni Cavalcoli,OP
Nel momento attuale della cultura cattolica, nel quale occorre da una parte più che mai l’unione delle forze e far chiarezza su cosa vuol dire essere cattolico, credo possa essere utile ed interessante un brevissimo confronto tra le due grandi e note figure di Jacques Maritain e del Card.Giuseppe Siri, anche se il discorso richiederebbe una trattazione ben più ampia di quella che può essere questo breve articolo.
L’interesse di ricordare questi due eminenti rappresentanti del mondo cattolico è dato non solo dall’importanza dei personaggi in sè stessi e dal vasto influsso che essi hanno avuto soprattutto nella seconda metà del secolo scorso sulla teologia, la filosofia, il costume, la vita ecclesiale e in particolare sull’impegno dei cattolici nella vita sociale e politica, ma è dato anche in relazione al loro atteggiamento nei confronti del Concilio Vaticano II e della sua interpretazione, questione oggi ancora assai viva, nonostante siano passati quarantacinque anni dalla chiusura della grande assemblea ecclesiale.
Le due illustri figure di cui parliamo sono congiunte da un comune, profondo amore per la Chiesa e fedeltà al Sommo Pontefice, da un grande attaccamento alla verità cattolica sostanziato da una vasta cultura filosofico-teologica ancorata alla scuola di S.Tommaso d’Aquino e alla grande Tradizione ecclesiale, in un costante impegno per la diffusione e la difesa della verità, ed in una condotta di vita esemplare, animata da una fede profonda, nella messa in pratica generosa dei doni ricevuti da Dio, l’apostolato intellettuale a servizio della Chiesa e dell’umanità nel laico Jacques Maritain, la guida illuminata ed illuminante di una grande diocesi italiana nel Principe di Santa Romana Chiesa, ardimentoso sostenitore e difensore della Sposa di Cristo, nel confronto rischioso ed a volta aspro con le potenti forze della modernità.
Collocando a parte questi due fattori di unità, dal resto fondamentali, tra queste due personalità, evidenti sono anche le differenze e, diciamo pure, anche un certo contrasto, di non sempre facile valutazione e discernimento, contrasto che ha suscitato moltissime discussioni e credo anche eccessive polemiche. L’uno e l’altro personaggio del resto non solo non sono mai stati oggetto di censure da parte della Chiesa, ma anzi hanno sempre goduto della stima e dell’approvazione dei Sommi Pontefici: il Maritain, notoriamente ammirato da Paolo VI, che gli consegnò, al termine del Concilio, il messaggio conciliare agli intellettuali; quanto a Giovanni Paolo II, il santo Pontefice nel 1982 scrisse una lettera di lode al filosofo francese indirizzata al prof.Lazzati in occasione di un congresso su Maritain organizzato dall’Università cattolica di Milano e nell’enciclica Fides et Ratio presenta il Maritain come maestro tra altri eminenti rappresentanti della cultura cristiana.
Quanto al card.Siri, sappiamo quanto seguito egli abbia avuto all’interno della Chiesa, tanto che, dopo la morte di Paolo VI, poco mancò che egli fosse eletto Papa, se egli, per la sua modestia, non avesse rinunciato alla proposta dei Cardinali.
Le differenze tra i due sono presto dette: si inquadrano in quella opposizione che, maturata nel cattolicesimo sin dall’epoca di S.Pio X tra conservatori e progressisti, venne in piena luce durante i lavori del Concilio Vaticano II, per continuare sino ad oggi in alterne vicende, che, se da una parte registrano un confronto reciprocamente rispettoso come è avvenuto tra Maritain e Siri, dall’altra purtroppo il confronto è degenerato nello scontro, che ha portato l’una e l’altra parte ad assumere atteggiamenti faziosi e scismatici per non dire eretici, uscendo dai legittimi confini di una sana dialettica tra posizioni reciprocamente complementari.
Mi riferisco ai partiti opposti dei lefevriani e dei modernisti, che ancor oggi creano serie difficoltà alla serena e costruttiva vita ecclesiale, un gravissimo problema che tutti i veri cattolici sperano che venga quanto prima risolto, perché si sta trascinando tra troppo tempo con serio danno per le anime e gravi intralci per la vera attuazione del Concilio.
Anche tra le due tendenze alle quali appartennero Maritain e Siri vi sono state reciproche incomprensioni, ma non certo come è avvenuto e sta avvenendo tra modernisti e lefevriani. Maritain vedeva nei tradizionalisti un’opposizione esagerata alla modernità, opposizione che aveva come conseguenza nella vita ecclesiale e nell’impegno temporale del cattolico un’eccessiva ritrosia riguardo alla collaborazione con forze politiche non-cattoliche.
Siri, dal canto suo, più attento del Maritain al valore della tradizione, vedeva non senza qualche ragione nel progressimo cattolico, e in particolare nel Maritain, un coinvolgimento eccessivo nel dialogo con la modernità, col rischio di sottolineare talmente l’autonomia del temporale, da farne quasi un polo per conto proprio separato dalla sfera superiore dei valori soprannaturali ed ultimi della vita del cristiano.
Il Cardinale esprime questa sua preoccupazione nel suo famoso libro Gethsemani del 1980, dedicato alla denuncia della tendenza modernista verificatasi dopo il Concilio, libro nel quale egli accompagna ad una giusta critica a Rahner e de Lubac, anche una critica al Maritain, dove viceversa a mio giudizio Siri non mostra di aver veramente compreso il filosofo francese accusandolo del suddetto dualismo, quando invece, per la mia lunga conoscenza del pensiero maritainiano, non avrei alcuna difficoltà a dimostrare (cosa impossibile nella brevità di questo articolo) che il Maritain, alla luce del pensiero tomista e degli insegnamenti sociali della Chiesa, sui quali si fondava, ci insegna proprio il modo per evitare quel nefasto dualismo e realizzare un “umanismo integrale”, nel quale l’impegno cattolico per il bene comune temporale è perfettamente ordinato al conseguimento delle finalità soprannaturali della vita cristiana.
Elemento che accomuna Maritain e Siri è l’aver capito ed apprezzato il vero senso del messaggio conciliare, il Maritain nella chiave di un sano progressimo rispettoso della tradizione, Siri dal punto di vista di un sano tradizionalismo aperto al progresso, ma affratellati entrambi nella comune cristallina fede cattolica e piena comunione con la Chiesa.
Il card.Siri, che passava presso alcuni per essere una reazionario contrario allo “spirito del Concilio”, diceva che “I documenti del Concilio dovrebbero esser letti in ginocchio”, mentre per il Maritain il messaggio conciliare era “il vero fuoco nuovo”. Mentre il Maritain che appariva ad alcuni come “modernista”, quegli stessi che accusavano ed accusano il Concilio di “modernismo”, era invece colui che ne Le Paysan de la Garonne fin dal 1966 ha previsto il risorgere del modernismo, falso interprete del concilio, e che ha sferrato un lucido attacco contro l’odierno modernismo, quale non si trova neanche tra i più agguerriti tradizionalisti.
Naturalmente è possibile riscontrare difetti nell’uno come nell’altro personaggio, ma che non intaccano la genuinità della loro fede cattolica e la generosità coraggiosa del loro servizio alla Chiesa, alla cultura ed alla società nel campo della giustizia e della pace.
Il dialogante Maritain ha scritto una critica rigorosa del comunismo. L’anticomunista Siri al termine della sua vita mostrò una sensibilità straordinaria per i problemi della classe operaia, sì da attirarsi la sua stima e riconoscenza. Vogliamo vedere entrambi questi campioni della fede ed esempi di virtù cristiana dal cielo intercedere per la pace della Chiesa oggi travagliata dalle divisioni ed alla ricerca della vera interpretazione ed attuazione del grande Concilio Vaticano II.