… e il gioco è fatto. Il bullismo deve diventare, nell’immaginario collettivo, non più un generico atteggiamento di prepotenza dei ragazzi verso i compagni, ma semplicemente l’atteggiamento ostile verso il compagno che manifesti una qualche ambiguità sessuale. Di colpo il bullismo deve significare soltanto questo, comportamento ostile verso il fenomeno omosessuale in via di normalizzazione planetaria…
di Patrizia Fermani
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Dopo che si è lavorato giorno e notte per demolire il padre e il principio di autorità, a partire dai luminosi anni settanta, ad opera ultimata il risultato non poteva essere che quello già da tempo sotto i nostri occhi: una società acefala, senza un ordine di valori reali da rispettare e tanti valori fasulli imposti dai ciarlatani che guadagnano potere. Perché, una volta destituito il padre, un potere ben più forte vi si sostituisce sempre, quello degli impostori che si impossessano del caos. Essi possono dominare la massa sbandata anche con il profluvio delle parole fasulle, delle formule magiche con cui da sempre si trattiene l’attenzione delle piazze. Perché, quando viene meno la parola paterna autorevole, le parole vuote servono a colmare il nuovo vuoto del pensiero (e anche la Chiesa ci aveva messo del suo, cominciando ad intaccare la figura paterna per eccellenza del cattolico, cioè quella del Santo Padre).
C’è un nuovo fenomeno in cui si rispecchia il vuoto lasciato dalla figura paterna. E’ quello dei comportamenti incontrollati di bambini ed adolescenti, nella maggior parte dei casi, ormai, figli senza più famiglie stabilmente strutturate alle spalle.
Questi comportamenti incontrollati si manifestano e proliferano per contagio nelle scuole, dove anche gli insegnanti, privati anch’essi del principio di autorità, non possono fare altro che ignorare e lasciar fare. Si sa della prepotenza di bambini e adolescenti che, non avendo una guida credibile in famiglia, non possono fare altro che cercare di vessare i compagni sentiti più deboli e fornire loro anche un modello da riprodurre a catena.
Il fenomeno è reale e per tanti versi scontato e prevedibile. Ha anche assunto forse casualmente la denominazione di “bullismo”. E magari può indurre qualcuno a pensare che la gestione spensierata di matrimoni e divorzi cominci a generare i suoi frutti malati.
Ma ecco che esso appare subito anche come un ghiotto boccone da sfruttare ai nuovi manipolatori della società: i potentati dell’omosessismo, che mirano ad intaccare le nuove generazioni e sono già a buon punto attraverso l’opera di forte sostegno offerta loro da televisione, cinema, stampa ed editoria, in una alleanza formidabile e senza controllo.
La manipolazione delle parole ovviamente può essere ancora una volta la carta vincente.
La cupola omosessista ha fiutato l’affare. Il fenomeno è magari reale, è un forte elemento di disturbo per tutti. Ecco allora il momento propizio per trarne vantaggio. Se quello che si chiama bullismo ora viene sentito come un problema, bisogna dare alla parola un contenuto diverso da quello per cui è stata coniata, e volgere a proprio vantaggio il giudizio negativo, la preoccupazione della gente interessata: basta identificare gli atti di bullismo come atti di dileggio o di disprezzo verso l’omosessualità, e il gioco è fatto. Il bullismo deve diventare, nell’immaginario collettivo, non più un generico atteggiamento di prepotenza dei ragazzi verso i compagni, ma semplicemente l’atteggiamento ostile verso il compagno che manifesti una qualche ambiguità sessuale. Di colpo il bullismo deve significare soltanto questo, comportamento ostile verso il fenomeno omossessuale in via di normalizzazione planetaria, in modo da incassare, per trasferimento, tutta la insofferenza dei genitori che si trovano alle prese con la difficoltà di convivenza a scuola dei propri figli.
Così, se andiamo a leggere il dizionario approntato dai famigerati programmi scolastici messi a punto dai diversi uffici governativi e già imposti alle scuole alla insaputa dei genitori, alla voce bullismo leggiamo che esso è l’atteggiamento di derisione o di ostilità verso il compagno che ha atteggiamenti sessualmente ambigui, soprattutto attraverso i noti epiteti di uso corrente (v. Istituto A.T. Beck, “Educare alla diversità”, per le scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado).
Ora ogni discorso contro il bullismo è diventato automaticamente un discorso per la normalizzazione della omosessualità, delle sue varianti e dei suoi derivati. Un altro bel colpo di mano ai danni di una società sempre più ignara e confusa.
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1 commento su “Il bullismo. Un’altra arma della strategia omosessista – di Patrizia Fermani”
Verissimo, purtroppo un’altro bel colpo inferto dalla casta diabolica omossesista.