di Stefano Arnoldi
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C’è un personaggio nella saga de Il Signore degli Anelli: Gollum
Questo esserino, all’apparenza inoffensivo, è senza dubbio la figura più ambigua e misteriosa della saga: mentre tutti gli altri personaggi sono schierati o per il Bene o per il Male, egli è sempre in bilico, pronto a favorire l’uno o l’altro a seconda della sua propria necessità e convenienza. Persone siffatte sono sparse per ogni dove, non fatta eccezione la Chiesa odierna: anzi, di questi tali, ne è infestata.
Qualche giorno addietro, sul sito de La nuova Bussola Quotidiana, è stata pubblicata una riflessione accorata e puntuale di Mario Palmaro sulla situazione attuale della Chiesa e del papato, alla quale sono seguiti articoli di “risposta” di Cascioli e Introvigne.
Tuttavia nessuno di tali interventi è entrato nel merito degli argomenti posti da Palmaro (e forse se ne sono ben guardati dal farlo…) ma tutti si sono più che altro preoccupati di difendere il personale punto di vista del rispettivo autore, cioè il modo con cui si concepisce il proprio essere cattolico.
Mons. Livi ha sintetizzato al meglio tali posizioni/modus vivendi: ” […] Palmaro ha esposto di nuovo i suoi dubbi circa l’opportunità (per la pastorale) e l’efficacia (per l’evangelizzazione) degli atteggiamenti e delle parole di papa Francesco; Cascioli, ha replicato ribadendo la linea editoriale della Nuova Bussola Quotidiana, che non ritiene giusto che i cattolici manifestino sui media le proprie opinioni critiche nei confronti del Papa: meglio insistere a chiarire all’opinione pubblica la verità cattolica garantita dal Magistero, e poi confidare nell’indefettibilità che Cristo assicura sempre alla sua Chiesa. Infine Introvigne ha creduto di poter giustificare quegli orientamenti dottrinali e pastorali di papa Francesco che Palmaro criticava, riconducendoli alla teologia e alla spiritualità gesuitica […]”.
Per la cronaca, anche padre Cavalcoli è intervenuto (su La Voce di don Camillo) per lanciare le sue invettive contro chi osi anche solo avanzare perplessità o richieste di chiarimenti rivolte a particolari pronunciamenti del Pontefice: “[…] Il Papa – sostiene il padre domenicano – incontra aspre e ingiuste critiche o dissenso radicali, fino all’accusa di modernismo e di eresia presso piccole e mordaci formazioni di cattolici sedicenti tradizionalisti, i quali già da decenni, a cominciare dal Concilio Vaticano II, vedono nel Magistero pontificio deviazioni, viltà, debolezza, opportunismo, modernismo, evoluzionismo, cedimento agli errori della modernità, compromessi col mondo, disprezzo per la liturgia.
Non ogni tradizionalismo però è così ingiusto, diffamatore e irriverente verso il Papa, ma esistono anche cattolici tradizionalisti, i quali, nel pieno rispetto del Concilio e del Magistero postconciliare, trovano nella pastorale del Papa, accanto a chiari, incoraggianti e addirittura entusiasmanti aspetti positivi, una propensione esagerata per i temi del progressismo e del liberazionismo e un’insufficiente attenzione ai valori della tradizione […]“.
Ora, apprese le opinioni di padre Cavalcoli (i veri tradizionalisti sono come lui mentre tutti gli altri sono piccole e mordaci formazioni di cattolici sedicenti tradizionalisti) e appreso ancor meglio che chi non la pensa come lui è sprezzantemente liquidato come ingiusto, diffamatore e irriverente verso il Papa (il quale Pontefice, di conseguenza, se anche ci dicesse di gettarci nel pozzo avrebbe tutta la pretesa di essere ubbidito…secondo i tradizionalisti alla padre Cavalcoli), appaiono davvero curiose le posizioni descritte da Cascioli e Introvigne.
Sostenere che i cattolici non devono manifestare sui media le proprie opinioni critiche nei confronti del Papa ma meglio farebbero a confidare nell’indefettibilità che Cristo assicura sempre alla sua Chiesa, ebbene, ciò non può che lasciare allibiti.
La teoria del nascondersi dietro un dito, tra l’altro, appare anche ridicola se non fosse che chi la professa fa davvero sul serio: si è davvero convinti che non parlare di un problema significhi negarne l’esistenza o mascherarlo quanto basta perchè nessuno si accorga della sua ingombrante presenza.
Ma non è con uno stratagemma siffatto, puerile per giunta, che si risolve la questione: chi si professa cattolico dovrebbe saperlo meglio di altri. Per due motivi. Primo: compito del cristiano è dire la verità, non nasconderla (e dirla anche se spiacevole, per un puro atto di onestà verso la Verità, verso se stessi e verso gli altri. Sicché anche la scelta di tacere diviene spesso una forma di menzogna. E’ il caso, ad esempio, dei nostri onorevoli politici che, per tirare avanti a campare, guardandosi bene dal portare alla luce il vero stato disastroso della realtà, non trovano altro espediente possibile che il ricorso alla menzogna, finendo inesorabilmente a giocare a chi le spara più grosse: il risultato di cosa sia divenuto lo Stato italiano è sotto gli occhi di tutti).
Secondo: risolvere il problema confidando nell’indefettibilità che Cristo assicura sempre alla sua Chiesa significa sconfessare il dovere che Cristo ha richiesto e richiede ad ogni suo discepolo: vivere una fede militante, non passiva, ma assolutamente improntata alla testimonianza, testimonianza di ciò che è vero e smascheramento di ciò che è falso. Troppo facile nascondersi dietro un: ci penserà la Provvidenza. Certo, la Provvidenza è sempre all’opera ma a patto che alla (sua) chiamata faccia seguito la (nostra) risposta, altrimenti potrebbe ben decidere di andarsene altrove. Dunque, come anche testimoniato da molti Santi che hanno veramente amato il Corpo mistico di Cristo, non lesinare critiche a ciò che non riguarda l’infallibilità magisteriale, non solo è lecito ma anche doveroso, per il bene della Chiesa e della salute spirituale dei suoi membri; e certamente per amore del Papa che è e deve essere la guida del gregge, non certo un primus inter pares!
Ma ancora più allucinante appare la posizione suggerita da Introvigne secondo cui, davanti a discorsi ambigui o che generano nei fedeli confusione, disorientamento, e talvolta anche imbarazzo, non solo è del tutto superfluo rivolgersi, come logico, al diretto interessato che li ha proferiti, ma, al contrario, è bene improvvisarsi suoi portavoce e interpreti con la pretesa di spiegare ciò che quelle parole in realtà avrebbero inteso dire. Un vero doppio salto carpiato con giravolta mortale come nemmeno al circo se ne vedono più. Tale scelta sciagurata non può che irrimediabilmente sfociare nell’altrettanto sciagurata situazione di trovarsi a giustificare discorsi che rimangono aperti a qualsiasi interpretazione, anche le più stridenti e lontane dalla dottrina cattolica (e, per inciso, proferiti da chi non si è nemmeno degnato nè ritiene importante o necessario dover spiegare, specificare o rettificare!).
Ebbene, prendendo in esame queste due visioni di vivere la propria cattolicità, vien da chiedersi: sarebbe questo il servizio al Corpo mistico di Cristo? O non forse un modo cinico come un altro per far passare come dei poveri fessi i fedeli che hanno il sacrosanto diritto di ricevere dalla Chiesa la verità oltre che la fede? Fede e ragione non sono le due facce di una stessa medaglia? … Mah, talvolta sembra che si parli di economia, non di essenza della vita. Eppure in gioco non c’è l’esame di una manovra finanziaria e delle correzioni eventuali da apportare, una volta costatato l’ impatto negativo sulla vita materiale della gente; qui c’è in gioco il destino eterno di ciascun essere umano, dove non servono a nulla giochetti di palazzo o furberie varie per raggiungere il traguardo, la cui conquista non può che avvenire in un sol modo: con una vita vissuta senza ambiguità, senza viltà, senza falsità e senza interessi personalistici di sorta. Tutto il resto è aria fritta.
Non è vestendo i panni di Gollum, ricorrendo alla furbizia o alla menzogna, che si può pretendere di difendere e di vivere la Chiesa: così la si demolisce dall’interno.
Invece di costruire, continuamente si distrugge…divenendo complici, più o meno inconsapevoli, proprio di quella regia terrificante e spregevole che, di questi tempi, è all’opera più che mai per assoldare simpatici esserini, apparentemente innocui ma in realtà assai operosi e devastanti.
fonte: Corsia dei Servi
5 commenti su “Gollum. Riflessioni sul dibattito tra Palmaro, Cascioli e Introvigne – di Stefano Arnoldi”
Non so se anch’io debba annoverarmi fra i Gollum, ma ho l’impressione che alla fine di tutte queste considerazioni fatte da diverse personalità. si ha l’impressione che il relativismo sia entrato anche nella Chiesa. Si, ci sono diverse sensibilità e carismi, ma uno solo è il Signore! A che cosa servono questi dibattiti e queste discussioni se poi, invece che portare all’unica Verità, ci portano ad altre divisioni e contrapposizioni. Se qualcuno vuole, mi risponda! Grazie.
Cosa ci vuole perchè i normalisti si rendano conto della situazione? che nel 2017, in occasione del V centenario, sia beatificato o quanto meno riabilitato Lutero?
Sul sito santi e beati, non solo è presente la sezione “Santi della RIFORMA”, ma, fra questi figura la moglie di Lutero:
http://www.santiebeati.it/Riforma/.
Gli ortodossi sono presenti a qui: http://www.santiebeati.it/Orientali/. Notasi in particolare “Sant”‘Alessio Toth, ex-cattolico, che ha apostato http://www.santiebeati.it/dettaglio/93680
http://www.santiebeati.it/dettaglio/95440
I normalisti accetteranno tutto. Psicologicamente, troveranno il modo per poter sopportare anche i festeggiamenti ed eventuali “beatificazioni” che ci attendono nel 2017. In ogni caso, nel 2017 si festeggia anche il centenario dell’apparizione della Madonna a Fatima. Sarà interessante vedere come la chiesa ufficiale intende mettere assieme i due anniversari. Anche se non mi sorprende più nulla di come si comportano i membri della chiesa conciliare, tuttavia provo sempre dolore vedere bravi religiosi e laici compiere le più assurde acrobazie verbali pur di tentare di salvare capra e cavoli. Bisogna proprio non volere vedere che i confini della chiesa cattolica stanno scomparendo del tutto.
Grazie per i link dei santi eretici e scismatici. Avevo dei sospetti ma spesso non cerco proprio per paura di cosa potrei trovare.