… famiglia, scuola, parrocchia. E’ un continuum, per così dire, di “assenze”. I risultati, alla fine, si vedono
di Giovanni Lugaresi
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Il bullismo giovanile, che un tempo aveva una certa connotazione “parolaia”, ai nostri giorni ne ha assunto un’altra, pericolosa per gli aspetti di violenza e di viltà assunti.
Violenza, perché c’è un branco (non un gruppo, sia chiaro: un branco!) che preso di mira un/a coetaneo/a o un/a ragazzo/a di età inferiore, lo/la intimidisce, lo/la offende, lo/la colpisce fisicamente. E’ una doppia violenza: morale e fisica.
Viltà, perché appunto, se non sono in branco, questi eroi senza macchia e senza paura si guardano bene dal passare a vie di fatto. E’ un aspetto, questo della vigliaccheria, non abbastanza sottolineato nei commenti dei media.
In altri tempi, c’erano le bande di ragazzi che si affrontavano anche a sassate, ma esisteva un certo codice di comportamento non scritto, ma condiviso, per cui ci si affrontava, ci si prendeva a botte, ma mai si prendeva di mira, da parte dei più, il singolo.
Anche questo è uno dei frutti di una mala educazione che dalla famiglia spesso priva di ideali, di valori, di punti di riferimento moralmente, umanamente spiritualmente forti, passa poi ad altri settori della società più in generale. Dopo la famiglia, la scuola, dove agli insegnanti è proibito (di fatto) richiamare all’ordine bambini o ragazzi privi di un minimo di rispetto, menefreghisti a fronte dei richiami di quegli gli insegnanti che devono stare bene attenti non a quello che fanno (per esempio prendere per un orecchio un bambino e metterlo dietro la lavagna, per carità!), ma financo a quello che dicono. Perché, poi, non è che andando a casa a lamentarsi, i mascalzoncelli ricevano un di più di rimprovero dai genitori. Anzi, trovano in famiglia alleati agguerriti che l’indomani si recheranno a scuola e metteranno sotto processo il malcapitato insegnante che ha redarguito l’alunno.
Situazioni che incominciano fin dalle scuole elementari…
E qui, ecco la carenza gravissima, in certi casi spaventosa, degli adulti. Perché se bambini e ragazzi e giovani si comportano come si comportano, appare evidente l’inadeguatezza di genitori che giustificano tutto, sempre, comunque (o quasi). Incomincia lì la mala educazione dei nostri giovani. Parole come rispetto, doveri (prima dei diritti), dignità, senso dell’onore, responsabilità, solidarietà, e dunque generosità, non appartengono al vocabolario di quegli alunni, perché le loro famiglie un tal vocabolario non consultano dal momento che non ce l’hanno!
Poi ci si meraviglia della cattiveria dimostrata da questi balordi che insidiano la compagna di classe, che le usano violenza, che la inducono alla disperazione? Ipocriti, vergognosamente ipocriti, e poi ancora vigliacchi nel non assumersi le proprie responsabilità, scaricando sempre su qualcun altro la colpa della cattiva azione…
Si arriva così a casi limite di ragazze deboli, prive di ancoraggi forti, che si fanno sopraffare dallo scoramento, dalla disperazione e magari compiono un gesto estremo.
Poi, al funerale, come si è visto a proposito dell’ultimo suicidio della ragazza di Cittadella, in chiesa compagne di scuola leggono pensieri, poesie, dichiarazioni, e si fanno lanci di palloncini all’uscita… A parte il fatto che i preti dovrebbero tornare a celebrare i funerali come si deve, senza tante spettacolarizzazioni e protagonismi, lasciando caso mai all’esterno della chiesa i discorsi (più o meno pertinenti, più o meno validi), ma che senso ha tutto ciò?
E anche qui, uomini di Chiesa non all’altezza della loro missione. Indicare, sottolineare, predicare il silenzio, il valore del silenzio in certe occasioni, no? Anche qui, il lasciar correre su canti profani all’interno del tempio, quando soprattutto in un funerale occorrerebbe la serietà, la sacralità di un rito?
Il fatto è che ai giorni nostri, anche nelle parrocchie si tollera troppo, si lascia correre sui comportamenti, si incomincia con il non avvertire bambini e adolescenti delle cose di Dio, per dare tanto, troppo, spazio, a quelle del mondo… Per trovare (avere) le quali non occorre certamente andare all’oratorio e in chiesa.
Ecco: famiglia, scuola, parrocchia. E’ un continuum, per così dire, di “assenze”. I risultati, alla fine, si vedono – purtroppo!
3 commenti su “Alle radici del bullismo – di Giovanni Lugaresi”
purtroppo non si possono controllare le trasmissioni televisive. I messaggi sono deleteri per i giovani e forse non solo. L’istruzione dei genitori e degli insegnanti e’ stata sostituita da quella della televisione. Sempre storie di violenze e notizie ossessionanti.
Ultima “assenza” sopravvenuta è poi quella del servizio militare obbligatorio, il quale, per quanto fosse ormai divenuto anacronistico il mantenimento di un esercito di leva, una qualche funzione educativa ce l’aveva.
Tommaso Pellegrino – Torino
Ecco questo è il punto: nonostante tutte le continue denunce da parte del corpo insegnanti e dei genitori della vittima NON SUCCEDE NIENTE!! Tutti gli sforzi che facciamo non servono a niente, e credetemi se ve lo dico: la mia è una scuola di bulli. PIENA DI BULLI. Sono scattate diverse denunce per bullismo e molestie sessuali da parte di alcuni soggetti di cui non farò il nome perché non li conosco, ma sono scattate. E mi ritengo fortunata di non esserne la vittima.