di Roberto Algranati
Le vere origini ideologiche della legislazione abortista sugli aggiornamenti di Riscossa Cristiana
Sono un medico e desidero sottoporre all’attenzione alcuni aspetti “medici” della legge 194/78 che mi sembrano particolarmente importanti: 1) La legge 194 (come le altre leggi permissive in materia d’aborto del mondo occidentale) non è stata richiesta dai medici, né in particolare dai ginecologi, ma è stata voluta esclusivamente dai politici. La ragione è che, già negli anni ’70, erano quasi completamente scomparse le indicazioni all’aborto terapeutico (inteso come mezzo assolutamente indispensabile per salvare la vita della madre o per evitare danni gravissimi alla sua salute) grazie allo straordinario sviluppo della medicina avvenuto a partire dagli anni ’50. Anche la mortalità per aborto clandestino era molto rara ( circa 30 decessi all’anno, lo 0,2% della mortalità femminile in età feconda). Per quei casi rarissimi in cui, per ragioni mediche, l’aborto terapeutico era assolutamente indispensabile, questo era legalmente possibile anche prima della legge 194 ricorrendo all’articolo 54 del codice penale (stato di necessità). Negli anni ’70, quindi, i medici italiani non chiedevano un allargamento delle indicazioni dell’aborto legale ma nuove leggi che permettessero i trapianti d’organo. Queste sì erano necessarie per salvare delle vite umane, non la legge 194. 2) La legge 194, mai richiesta dai medici, è stata invece tenacemente voluta dai soli politici esclusivamente per motivi ideologici. Le ideologie che promuovono le leggi abortiste, entrambe di origine anglosassone, sono: a) l’ideologia femminista radicale che vede nella scelta della donna (choice) fra proseguire o abortire un suo diritto irrinunciabile per la parificazione della donna rispetto all’uomo e alla società. b) L’ideologia antinatalista neomaltusiana che ispira la potentissima IPPF ( International Planned Parenthood Federation) che, a partire dal 1969, promuove in tutto il mondo leggi permissive in materia di aborto con lo scopo di abbattere, anche con questo mezzo, la crescita della popolazione mondiale. Fin dall’inizio degli anni ’70 questa politica è fortemente sostenuta e finanziata dai Presidenti Democratici degli USA, da numerose fondazioni nord-americane ed è stata sponsorizzata dall’ ONU tramite l’UNFPA (United Nations Fund for Population Activities), e dall’Unione Europea. 3) Per promuovere la legge 194, negli anni ’70, i politici (Pannella in testa) hanno ipocritamente assunto il ruolo di difensori e promotori della salute delle donne. Secondo loro era indispensabile approvare una legge permissiva in materia di aborto legale perché ogni anno in Italia morivano per aborto clandestino 20.000-25.000 donne. Queste cifre sono state divulgate da giornali come il Corriere della Sera e La Stampa e sono state riportate anche in tre disegni di legge depositati in Parlamento nel 1972. Se queste affermazioni fossero state vere la Soc. Italiana di Ostetricia e Ginecologia e anche la Magistraturase ne sarebbero accorte ben prima dei politici. Cifre assurde, allora mai ufficialmente smentite né dalla Società di Ostetricia e Ginecologia né dai competenti organi della Magistratura. Queste menzogne inaudite hanno però contribuito potentemente all’approvazione della legge 194. 4) La sentenza della Corte Costituzionale n° 27 del 12/ 2/ 1975 afferma la liceità costituzionale del solo aborto terapeutico diretto a proteggere non solo la vita, ma anche la salute della madre. La sentenza però precisa: “…… ritiene anche la Corte che sia obbligo del legislatore predisporre le cautele necessarie per impedire che l’aborto venga procurato senza seri accertamenti sulla realtà e gravità del danno o pericolo che potrebbe derivare alla madre dal proseguire della gestazione……. “. Perciò non sono costituzionalmente ammissibili né l’aborto a semplice richiesta della donna nei primi 90 giorni di gravidanza, né l’aborto eugenetico. Come ha fatto allora il legislatore a legalizzare “di fatto” l’aborto a richiesta e l’aborto eugenetico? Ha regolamentato per legge il solo aborto terapeutico, stabilendo però che nei primi 90 giorni di gravidanza è la sola donna che, a suo insindacabile giudizio, valuta se l’aborto è necessario per la sua salute fisica o psichica e decide di richiederlo al Sevizio Sanitario, che è obbligato ad eseguirlo. Nel caso di “rilevanti anomalie o malformazioni” l’aborto è legale fino alla 24a settimana di gravidanza perché mettere al mondo un figlio malato o con una malformazione rappresenta un “pericolo” per la salute, anche solo psichica, della madre persino quando la malformazione o la malattia potrebbero essere corrette o guarite prima o dopo la nascita. Conclusione: In trent’anni sono stati eseguiti in Italia cinque milioni di aborti, tutti “formalmente terapeutici”, per salvaguardare la salute fisica e psichica della madre, in un’epoca in cui il progresso della medicina ha quasi del tutto azzerato la necessità del vero aborto terapeutico e permette di tutelare la salute delle donne e dei nascituri in modo ben diverso . Al contrario i politici, con la legge 194/78 e con la collaborazione dei medici non obbiettori, sono riusciti ad uccidere un numero di vite umane superiore a quello che, nello stesso periodo di tempo, ha ucciso il cancro. Questo è un fatto umanamente e scientificamente inaccettabile, e in questo campo la medicina è diventata serva dell’ideologia.