di Piero Nicola
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Per la verità, questa repubblica è sempre stata un’Eva scacciata dall’Eden e rea di non aver riconosciuto la propria colpa, la propria debolezza originale, e perciò ignobilmente nuda. Anziché ricoprire pudicamente le sue vergogne e fare ammenda rimettendosi al Re Creatore, essa si copriva di un velame che mostrava grazie di prostituzione, per le folle dei fornicatori.
Finché, ieri essa è arrivata a denudarsi. Beninteso, lo ha fatto circa un peccato veniale, ma che dimostra il principio del suo errore vergognoso. La Consulta ha riconosciuto l’iniquità della legge elettorale. Ne deriva inevitabilmente che il potere legislativo era, e resta, invalido, quindi che sono invalide le sue leggi, invalide le cariche da esso elette, compresa la massima carica del capo dello stato, invalida la stessa corte costituzionale, perché nominata per due terzi da parlamento e presidente della repubblica. Ed essa, contraddicendosi col dichiarare valido il parlamento, maggiormente si scredita. E commette abuso il presidente che convalida il potere di senatori e deputati, perché al di sopra della Consulta non è costituita alcuna altra autorità. È questo il secondo dei punti deboli, quanto illegittimi, della formazione dello stato. Il primo sta con tutta evidenza nella costituzione medesima.
Si è visto che la corte costituzionale ha deliberato su una questione in fondo minore: l’errata applicazione della volontà della gente manifestata col voto (sistema maggioritario nella formazione della camera, sistema differente nella formazione del senato, o questioni di questo genere, secondo le motivazioni della sentenza che la corte paleserà).
Ma poco importa di che cosa si tratti: il principio riconosciuto è che l’organo di suprema tutela della norma regolatrice della vita civile può sbagliare. Che poi sia quanto mai fallibile lo dimostra il fatto per cui non è mai intervenuto dichiarando illegittimo l’aborto e altre gravi infrazioni legalizzate, affatto contrarie alla morale naturale e divina riguardante la famiglia o la salute pubblica. Infatti, come gli eletti del popolo possono a loro discrezione disporre dell’etica, così il massimo organo preposto a giudicare le leggi, non ha Legge da cui rifarsi, ma soltanto una costituzione che chiude un giro vizioso, ammettendo la sovranità del popolo e dei suoi rappresentanti, i quali legiferano senza dover rispettare la Legge delle leggi, e pertanto sono in balia di reprobe passioni e reprobi interessi. Tornano a dimostrarlo le loro deliberazioni e la loro degradazione inarrestabile, che va dal divorzio all’eutanasia tollerata, al matrimonio di omosessuali, all’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso, e promette di giungere alla liberalizzazione delle droghe e di crimini ulteriori.
Cose risapute, che non smettiamo di denunciare. Ma, riprendendo il discorso, la grande contraddizione del sistema, da esso attuata in questi giorni, servirebbe a spogliarlo del manto di rispettabilità che ancora impressionava i creduli e gli ignavi.
2 commenti su “La Repubblica è nuda – di Piero Nicola”
sempre pungente, il nostro Piero Nicola!!!
Grazie: apre gli occhi ai miopi come me.