Un po’ per indole e un po’ per formazione tendo a starmene alla larga da tutto quanto sa di elettorale. Sarà per qualunquismo, sarà per vetero ma veramente veterofascismo, sarà manifesto e mai sopito anarchismo, oppure sarà, a voler fare il raffinato, per quel che Giorgio Gaber dice delle “Elezioni”. Come tutti, comunque, anch’io esco e mi guardo attorno per vedere cosa succede. Poi, forse come pochi, torno a casa, chiudo la porta e me ne sto volentieri per conto mio, completamente libero, dove Dio mi vede e il Grande Fratello no: senza scheda, senza matita copiativa e senza quel senso di oppressione generato dal dovere di mettere una crocetta nella speranza di cambiare il mondo.
Poi capita che un amico, uno dei pochi che continuo ad avere da decenni, mi dice di essersi candidato con Italia Sovrana e Popolare. Allora, per questa volta, le cose cambiano. Perché quel “Sovrana”, a mio sentimento contenuto nel “Popolare”, è l’unico concetto che mi attirato durante questa viscida campagna elettorale ben simboleggiata dall’ammucchiata al meeting ciellino di Rimini. Perché l’amico si chiama Paolo Gulisano, un amico con il quale ci capita anche di mandarci popolarmente e sovranamente a fanculo: devo dire più io che lui, perché lui è più buono di me. E perché l’ammucchiata destroide che denuncia la presenza di comunisti in posizioni di vertice nel partito nato dal lavoro di Francesco Toscano mi dà certi conati di vomito che una visita al seggio elettorale la meritano.
Dunque, il 25 settembre andrò a votare e voterò per Italia Sovrana e Popolare. Mi spiace solo che Paolo sia candidato nella circoscrizione Municipio XIV di Roma, zona Vaticano, e non potrò raggiungerlo direttamente dalla mia scheda. Ma siccome, oltre che per lui, ho grande affetto per quel “Popolare” che porta dentro come una matrioska il “Sovrana” eccomi a fare il mio dovere da bravo cittadino. Ed eccomi anche fare un breve chiacchierata con Paolo.
Domanda – Partiamo dal fondo. Chissà quanti ti avranno detto “ma quel comunista di Rizzo…”
Risposta – Marco Rizzo è entrato nel cartello elettorale promosso da Francesco Toscano non con lo scopo di realizzare la dittatura del proletariato – che non mi troverebbe certamente d’accordo – ma per cercare di mettere fine alla dittatura draghista realizzata negli ultimi due anni col pretesto dell’emergenza sanitaria. Su questo non possiamo che essere d’accordo, come sulla politica internazionale, che vede Italia Sovrana e Popolare chiedere la cessazione di invio di armamenti all’Ucraina e l’uscita dell’Italia dalla Nato. Quest’ultimo è indubbiamente un tema che sta a cuore ai comunisti fin dai tempi di Peppone, ma oggi è diventato una questione fondamentale per tutti, e ogni cittadino di buon senso non può che riconoscerlo. La Nato avrebbe dovuto sciogliersi già dal 1989. E visto che abbiamo citato il personaggio di Guareschi, Rizzo credo che sia l’ultimo della stirpe dei Pepponi, persone che militavano sotto la bandiera rossa animati da un desiderio di giustizia sociale, da un desiderio di difendere il bene comune. E se al reazionario don Camillo non faceva problema combattere per delle buone cause a fianco di Peppone, non fa problema neanche a me.
Domanda – Ho sentito con le mie orecchie chiederti durante una pranzo tutt’altro che elettorale “cosa pensa Rizzo sulla vita”? In genere questa domanda la fanno gli utili idioti chi si sono trangugiati decenni di tradimenti democristiani e poi di sbracamento programmatico e totale di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia eccetera, eccetera, eccetera…
Risposta – La difesa della vita è un tema che personalmente mi è estremamente caro. Ma le politiche contro la vita e contro la famiglia, se ben guardiamo alla storia, sono state realizzate da forze politiche radicali, da una sinistra più interessata alle agende internazionali libertine che dalla difesa dei diritti dei lavoratori. E se è stata una sinistra radical chic a volere determinate leggi, la resistenza opposta dal centro destra è stata quasi completamente inefficace. Non dimentichiamo che la legge 194 venne firmata da ministri democristiani, a cominciare da Giulio Andreotti, per puro machiavellismo. E i nuovi democristiani di oggi, sempre meno cristiani, offrono pochissime garanzie che difenderanno quelli che un tempo si chiamavano “valori non negoziabili”. Inoltre, ribadisco che anche l’impegno nel fermare gli abusi nella gestione dell’epidemia rappresentano una difesa della vita di tante persone, dai giovani agli anziani.
Domanda – Adesso, veniamo a te. “Sovrana e popolare”: come vedi la tua “Italia”? E cosa pensi che si possa fare in concreto?
Risposta – Negli anni scorsi si era aperto un dibattito sul concetto di sovranità, e subito il pensiero mainstream aveva iniziato ad utilizzare i termini “sovranismo” e “sovranista” in un’accezione totalmente negativa, come sinonimo (perché mai?) di razzista o suprematista. Credo invece che la questione della sovranità sia estremamente importante, direi una battaglia cruciale di libertà. Esiste un diritto alla sovranità, ovvero all’autodeterminazione, per i popoli, per i corpi intermedi, persino per i singoli individui. Oggi con il dispotismo che si è imposto con il pretesto epidemico, una serie di libertà personali sono state tolte: la libertà di circolazione, di lavorare, persino di potersi curare o di assumere o meno determinati prodotti farmaceutici. Dobbiamo recuperare la libertà e sovranità per noi stessi, per le nostre famiglie, per il Paese. Dobbiamo difendere i diritti e le libertà concrete che hanno subito una forte limitazione, e dobbiamo difendere anche le economie famigliari minacciate da quella crisi economica di dimensioni spaventose, che si sta profilando all’orizzonte, causata anche dalle scelte sciagurate in politica estera del governo Draghi.
Domanda – Quale è stato il motivo decisivo per cui ti sei candidato?
Risposta – Ho accettato la proposta di una persona come Francesco Toscano che negli ultimi anni ho seguito con attenzione per il suo impegno civile, culturale e politico. Il progetto, che è nato recuperando come l’idea di sovranità e anche quella espressa dall’aggettivo popolare, inteso come contrapposto all’elitarismo dispotico, mi ha trovato consenziente. Qualcuno mi ha detto che un impegno di tipo politico sarebbe stata la continuazione con altri mezzi delle mie battaglie in difesa dell’umano condotte come medico e come saggista e pubblicista. Infine, c’entra anche un libro: nei giorni in cui dovevo scegliere cosa rispondere alla proposta di Toscano, stavo leggendo un libro terribile, La quarta rivoluzione industriale di Klaus Schwab. Leggere quelle pagine è stato come affacciarsi sull’abisso. Se quello è il mondo nuovo che gli artefici del Grande Reset vogliono realizzare, occorre cercare di impedirlo con tutti i mezzi umani, culturali, spirituali e politici possibili.
Domanda – Che cosa faresti subito per spazzare via questi due anni di dittatura?
Abolizione del passaporto per poter lavorare, studiare, circolare e tutte le limitazioni alla libertà personale che sono stati imposti. Inoltre rendere la vaccinazione anti Covid facoltativa: chi lo gradisce la fa, chi diniega non deve subire discriminazioni o sanzioni. Istituzione di una commissione d’inchiesta su come il Ministero della Sanità ha gestito l’epidemia. Infine, riformare profondamente la Sanità pubblica.
Domanda – I programmi dei partiti sono sempre molto ricchi: a quali punti del vostro sei particolarmente legato?
Risposta – C’è un passaggio che dice “Siamo contro il politicamente corretto che cancella cultura e storia. Così come siamo avversi alla mercificazione dei corpi usati spesso a discapito dei ceti popolari”. Mi sembra un ottimo punto di partenza per rispondere agli incubi generati dal World Economic Forum. Così come quello che segue “respingere ogni ipotesi di transumanesimo”.
Domanda – Controcorrente anche in politica estera?
Sì. Stop all’invio di armi al regime di Zelensky, neutralismo, ricostruzione dei rapporti diplomatici. E, per quanto mi riguarda, un impegno a costruire anche un’Europa Sovrana e Popolare, riconoscendo la libertà e l’indipendenza a nazioni come la Scozia, e favorire il processo di runificazione dell’Irlanda. Il concetto di sovranità popolare vale anche a livello locale. Il tema del federalismo è stato completamente abbandonato da chi l’aveva cavalcato elettoralmente anni orsono, ma sicuramente deve essere ripreso, in base al diritto all’autodeterminazione, ma anche in base al principio di sussidiarietà, per cui una entità amministrativa più grande non deve schiacciare una più piccola, e non deve fare quello che può fare quella più piccola. Autonomia significa, ancora una volta, possibilità di libertà
Domanda – Quali sono gli avversari più pericolosi per il nostro futuro?
Risposta – I globalisti, il World Economic Forum, i transumanisti, che in politica sono assolutamente trasversali, presenti in tutti i partiti, e impegnati efficacemente a condizionarli.
2 commenti su “Paolo Gulisano & l’onorevole Peppone. Per un’Italia sovrana e popolare”
Grande Paolo. Mi dispiace solo che non voto a Roma.
Ho quasi sempre votato a destra (un paio di volte per la vecchia DC). Questa volta sono orientato per Italia Sovrana e Popolare e non mi fa nessun problema la presenza del comunista Rizzo. Tutt’altro. L’ho sentito più volte in TV (in particolare su Rete4) e lo considero uno dei pochi politici intelligenti. Debbo però confessare che, da ultimo, a rendermi perplesso sono i sondaggi elettorali, che mostrano ISP alquanto al di sotto non del 3, ma del 2%. Evidentemente sono ancora condizionato dal vecchio concetto del voto utile. Darò comunque un voto antisistema, ma, pur preferendo di gran lunga ISP, dovrò ripiegare su Italexit se solo questa è in grado (forse) di superare la barriera del 3%. Tuttavia non vorrei rimanere vittima dei sondaggisti. Quanto sono affidabili?
Mi piacerebbe avere al riguardo il parere dell’Autore dell’articolo.
Mario