Se non fosse in atto, sui fatti di Ucraina, una tragica, gigantesca opera di falsificazione degli eventi e di diffusione di menzogne, ci sarebbe da sghignazzare nel constatare la riesumazione, nel linguaggio politico atlantista-mondialista, di espressioni quali “Occidente”, “Valori occidentali”, “Civiltà occidentale” addirittura “Mondo libero”. Apparentemente, un nostalgico remake dei tempi della Guerra Fredda, dello spirito bellicoso contro il Grande Nemico dell’Est, che non è più l’URSS, ma la Russia di Vladimir Putin.
Certo, per chi ancora è in grado di esercitare una sia pur rudimentale capacità di riflessione, può apparire sorprendente sentir definire “mondo libero” quei paesi molti dei quali sono stati ristretti e rinchiusi, negli ultimi due anni, in un severissimo, spesso feroce, regime di controllo fisico, sanitario e sociale a causa di una pandemia che pure solleva qualche dubbio nella sua origine, nella sua natura, nella sua gestione, nelle sue cure, nei suoi vaccini. Questo “mondo libero” è stato messo ai ceppi da una dittatura di salute pubblica, con un controllo quasi totale dei media, inoculazioni obbligatorie, l’emarginazione sociale, professionale e il silenziamento dei dissidenti, la perdita del lavoro per i disubbidienti, bambini sottratti alla potestà delle famiglie, provvedimenti liberticidi, sospensione dei diritti, calunnie, diffamazioni, menzogne istituzionalizzate. Abbiamo visto manifestanti contro il regime sanitario manganellati a sangue in Italia, in Francia, in Germania, in Olanda. In Canada si è giunti al punto di sequestrare i conti correnti a chi mandava offerte ai dimostranti anti-restrizioni.
Non è grottesco l’uso di espressioni quali “civiltà occidentale” o “mondo libero” da parte di un presidente ultra-liberal come Biden, sulla cui elezione i sospetti di brogli non sono mai stati completamente dissipati?
Ma, innanzi tutto, esiste veramente un “Occidente” rappresentato dalla “unione sacra” dell’Europa e degli Stati Uniti, ovviamente a guida di questi ultimi? E, ammesso che esista in quanto imposta dai vincitori della Seconda Guerra Mondiale (NATO e annessi), l’Occidente è veramente una comunità di culture e di valori condivisi? C’è, oggi come ieri, un’indiscutibile comunanza di interessi tra Gli USA e l’Europa?
In realtà l’idea di un Occidente che comprenda gli Stati Uniti (o addirittura gli attribuisca la leadership) è relativamente recente. Oswald Spengler, quando scriveva quel capolavoro della morfologia della storia che è il Tramonto dell’Occidente, si riferiva all’Europa, non agli Stati Uniti, distantissimi anche dal suo orizzonte storico, metapolitico e antropologico. E quando nel 1925 Henri Massis, intellettuale cattolico vicino all’Action française pubblica Défence de l’Occident, il suo riferimento è alla civiltà europea e cristiana. Maurice Bardéche nel 1952 riprese il titolo Défense de l’Occident per fondare una delle più importanti riviste della Destra europea ed egualmente il suo Occidente coincideva con l’Europa: degli Stati Uniti non salvava nulla, se non l’esperienza Confederata esaltata nel suo libro Sparte et les Sudistes.
D’altronde è implicito nell’atto di nascita gli Stati Uniti il rifiuto dei valori europei, e ciò è particolarmente vero per la componente puritana dei primi flussi migratori. Ispirati da una visionaria e fanatica interpretazione letteralista dell’Antico Testamento, vedono nelle nuove colonie quella “luminosa città sulla collina” che poi ispirerà l’ “eccezionalismo” americano, il famigerato “destino manifesto” e la presunzione di essere “nazione redentrice”. Tutta la storia degli Stati Uniti è intrisa di questo antieuropeismo politico e culturale. I Padri Fondatori dichiararono di fuggire dalle “depravazioni dell’Europa”.
L’America è la terra egualitaria e di eguali: “La condanna dell’aristocrazia europea divenne un topos dell’ideologia americana dell’uguaglianza repubblicana”, scrive Romolo Gobbi nel suo America contro Europa. La dottrina Monroe venne proclamata nel 1823 contro i paesi europei e persino la Guerra Civile fu, più che una improbabile “guerra per la liberazione degli schiavi” (diversi Stati del Nord erano schiavisti e Lincoln rimase, fino alla fine della guerra, indifferente al tema dalle schiavitù), uno “scontro di civiltà” tra il Nord puritano, industrialista, protezionista e il Sud aristocratico, europeizzante, agrario e favorevole al libero commercio. Nel 1898 gli Stati Uniti aggredirono la Spagna per impossessarsi di Cuba e delle Filippine. Sugli interventi in Europa degli USA in questo secolo credo che ci sia poco da dire, è storia ben nota.
Vale la pena riportare, perché emblematica del “sentire americano”, l’affermazione di un esperto americano di diritto internazionale, il quacchero conservatore William Cullden Dennis, che nel 1974 scriveva: “Dato che Dio ci ha favoriti, abbiamo il diritto di cercare di fare in modo che le altre nazioni si sottomettano alla nostra volontà”. Quindi è quanto meno dubbio che possa esistere culturalmente e politicamente un’ecumene denominabile “Occidente euratlantico”, come sostenuto da Samuel Huntigton. L’espressione “Magna Europa”, che piace tanto ad alcuni cattolici teo-con, è solo una risibile giustificazione dell’imperialismo antieuropeo degli USA, così come è altrettanto risibile l’affermazione di questi teo-con secondo cui la Rivoluzione Americana, notoriamente guidata da massoni, sia stata ispirata alla Magna Carta, ai diritti medievali e sia contrapponibile alla Rivoluzione Francese.
Quasi sempre gli interessi strategici dell’Europa, o meglio dei paesi europei, divergono da quelli degli Stati Uniti, nonostante la camicia di forza della Nato e delle centinaia di basi americane. Ecco perché l’espressione “Occidente”, in un’accezione euro-atlantica, è opinabile e persino intellettualmente pericolosa, perché veicolo di una ideologia anti-europea e che implica la sottomissione del nostro continente.
Scrive con chiarezza Franco Cardini: “’Occidente’ non è una cosa, una realtà geostorica o geoculturale: è una parola equivoca, che ha subito nel tempo una serie di slittamenti semantici e il cui attuale significato è tanto recente quanto equivocamente e perversamente diverso da come lo intendono molti europei convinti che esso ed Europa siano quasi sinonimi. […] La categoria di Occidente è un’invenzione ideologica”. Significative sono anche le appassionate parole di Alain de Benoist tratte da Il nemico principale del 1982: “l’Europa non può essere confusa con l’’Occidente’ […]. Questo spazio non è il nostro. I suoi interessi non sono i nostri […]. Bisogna farla finita con questo termine ‘Occidente’, che – dal momento che la semantica sfocia surrettiziamente in una falsa geopolitica – ci taglia arbitrariamente fuori dall’Est europeo e ci pone nel campo americano. […] Noi siamo a pronti a batterci per la difesa del continente e del modello europeo. Non ci batteremo per la “difesa dell’Occidente”.
Chiarito il significato strumentale e mistificante di “Occidente”, quali sono allora quei “valori occidentali” ipocritamente invocati da Biden e, in Italia, tra gli altri, persino da Walter Veltroni? L’ex sindaco di Roma ha infatti così dichiarato: “La guerra non è solo alla Nato o alla UE, è proprio ai valori dell’Occidente. E li elenca: “La libertà di pensiero, di parola, di impresa, di stampa, di organizzazione politica e sindacale. La libertà culturale e quella religiosa. La libertà, sì anche quella, dei propri comportamenti sessuali, delle scelte di vita”.
Che i “valori dell’Occidente” proclamati dai liberal fossero rappresentati anche dalla libertà di gay-pride o di stili di vita che includano l’uso di spinelli e droghe, lo sapevamo da tempo. Però è sorprendente che un signore che ha iniziato la sua carriera politica nell’organizzazione giovanile del Partito Comunista, eletto consigliere comunale nelle file del Partito Comunista, poi deputato al Parlamento con il Partito Comunista, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista inneggi oggi alla libertà di pensiero, di parola, persino d’impresa, persino quella culturale e religiosa.
Potremmo comunque osservare come i recenti provvedimenti restrittivi contro la pandemia non abbiano certo rispettato queste libertà, compresa quella religiosa con la chiusura delle chiese. A proposito di libertà di parola, la dottoressa De Mari, medico e intellettuale cattolica, è stata recentemente condannata dalla magistratura per aver criticato un circolo di propaganda omosessualista. La sempre pendente legge Zan, se introdotta, metterebbe in galera chi osasse leggere in pubblico le parole di San Paolo contro la sodomia e le decine di passi della Bibbia di condanna per queste “scelte di vita”, come le definisce Veltroni. Facebook, Twitter, Instagram censurano sistematicamente ogni manifestazione di pensiero non in linea con la dittatura della politically correctness. Leggi come la Scelba/Mancino puniscono severamente il pensiero non-conforme. Scrive Marcello Veneziani nel suo recente libro La Cappa:“Chi ha idee difformi in tema di diritti civili, salute, storia, sessi, chi difende le differenze naturali, la famiglia, la nascita secondo natura e la vita secondo tradizione entra in una sfera di interdizione che passa dalla riprovazione al veto. E’ vietato nutrire un’opinione difforme dal canone in tema di fascismo e antifascismo, di razzismo e nazismo, di storia e massacri”.
Il generale Carlo Jean, esperto di strategia e consulente politico di altissimo livello, così esalta l’Unione Europea che “rappresenta democrazia, benessere, libertà di circolazione, diritti civili”. Insomma, la consueta retorica liberal dei “diritti civili” (sempre scelti e definiti da “loro”). Ma se togliamo il velo della menzogna a queste belle parole, ecco comparire la vera agenda mondialista per cambiare non solo il mondo, ma anche, secondo l’antica visione gnostica, l’animo degli uomini. Se guardiamo alla realtà dei fatti, i “valori dell’Occidente” perseguiti dalle élite mondialiste sono ben altri: la distruzione della famiglia, la legittimazione e l’imposizione dell’omosessualismo e del genderismo, l’abortismo, l’eutanasia, il neo-malthusianesimo, la negazione della libertà di pensiero e di parola per i dissidenti, l’imposizione della “correttezza politica”, l’antirazzismo e l’anticolonialismo, le persecuzione del cattolicesimo con leggi liberticide, la distruzione anche fisica delle chiese, la denigrazione sistematica della Dottrina e della Tradizione cattolica (e la Chiesa del concilio e del post-concilio non è innocente, al proposito), la corruzione delle parole, l’imposizione di un vocabolario censurato, falso e falsificante, la sistematica denigrazione della storia, della cultura, della civiltà dell’Europa bianca e cristiana, la distruzione dei monumenti, la cancel culture, il femminismo sguaiato e violento, l’immigrazione selvaggia e barbarica, la sostituzione dei popoli, l’ambientalismo menzognero, antiumano, regressivo e suicidario. Questi “valori” imposti del mondialismo liberal hanno uno scopo: la distruzione della nostra civiltà come questa si è formata nei millenni.
Siamo di fronte a una situazione paradossale. I valori profondi e millenari della civiltà e della cultura europea sono stati traditi, negati e perseguitati nell’Europa “occidentale”, mentre sono restaurati e rivendicati nella Russia post-sovietica. In Europa occidentale le chiese vengono chiuse, talvolta vandalizzate o incendiate (dagli islamici, dai satanisti, dai laicisti?). L’Unione Europea ha cercato di vietare gli auguri di Natale e la stessa parola. In Russia è invece in atto una straordinaria rinascita del sentimento religioso: dalla caduta del comunismo sono state costruite o ricostruite più di 30.000 chiese. In molte Università anglosassoni lo studio di Shakespeare, di Chaucer, di Milton è stato proibito: sono antisemiti, razzisti, antifemministi. Ci si può laureare in Letteratura inglese senza conoscerli. In un’altra Università, la lettura di 1984 di Orwell è sconsigliata, e pour cause, dal “loro” punto di vista. Il filosofo “eurasiatista” Aleksandr Dugin ci ammonisce: “l’Occidente non è più quello della cultura mediterranea romano-greca, né il Medioevo cristiano. L’Occidente ha tagliato le proprie radici e oggi rappresenta l’anticivilizzazione.”
Vi ricordate delle Femen, isteriche dimostranti femministe ucraine seminude che occuparono Notre Dame a Parigi, danneggiando l’altare e arredi sacri? Vennero assolte dalla magistratura francese. Andarono poi a berciare in Piazza San Pietro contro i cattolici (furono quasi linciate da fedeli “retrogradi”, non ancora intossicati dalla retorica buonista e inclusiva bergogliesca). Erano strapagate da Soros e reclutate tra le prostitute. E vi siete dimenticati delle Pussy Riot, un altro gruppo vandalico-anarco-femminista, stavolta russo, che entrò nella Cattedrale Ortodossa di Mosca, orinò sull’altare e urlò “puttana” al Metropolita Kirill? Arrestate, la Chiesa Ortodossa e l’opinione pubblica russa chiesero pene severissime. Ma l’Unione Europea, l’intellighenzia occidentale, giornalisti e scrittori, “artisti” di Hollywood intimarono a Mosca la loro immediata liberazione. E infatti Putin le liberò qualche mese dopo, nonostante le proteste di moltissimi russi. Il prezzo pagato ai buoni rapporti con la “Magna Europa”.
Ecco, non vi sembra che le Femen e le Pussy Riot possano ben rappresentare quei presunti “valori occidentali” cantati da Biden, da Veltroni e dagli intellettuali del mainstream mondialista? Nel 2009 Barak Obama pronunciò una frase altamente significativa di questi “valori”: “Noi non abbiamo un passato, abbiamo soltanto un futuro”. Nessuna storia, nessuna radice, nessuna eredità, nessuna tradizione. Solo la cancel culture. I “valori occidentali” sono basati su un nichilismo becero e violento, sulla “dittatura del relativismo”, sulla legittimazione di ogni perversione in nome dei “desideri”, sulla inversione della morale. Stiamo diventando una società di invertiti, in senso antropologicamente esteso. Scrive don Nicola Bux, teologo, liturgista e intellettuale cattolico: “La Russia ha recuperato le radici cristiane che l’Europa ha smarrito”. Per chi sa ben leggere la storia e anche la cronaca, la frase è sorprendentemente veritiera.
Molti, in Europa e persino tra i cattolici, si sono indignati per le parole del Patriarca di Mosca Kirill che, si ricorderà, ha recentemente definito, con straordinaria acutezza e una visione metastorica degli eventi: “scontro metafisico” quello attualmente in corso. E, con altrettanta acutezza, ha indicato l’atteggiamento nei confronti dell’ideologia omosessualista l’elemento forse emblematicamente più discriminante tra i valori della Tradizione e quelli liberal. Scrive Kirill: “Prova di fedeltà ai valori occidentali. Oggi è imposta una prova di fedeltà a questo potere mondiale, una sorta di lasciapassare per quel mondo “felice”, un mondo di consumo eccessivo, un mondo di apparente “libertà”. Sai cos’è questo test? La prova è molto semplice e allo stesso tempo terrificante: si tratta di una sfilata dell’orgoglio gay. La richiesta di molti di avere una sfilata dell’orgoglio gay è una prova di fedeltà a quel mondo molto potente; e sappiamo che se le persone o i paesi rifiutano queste richieste, non fanno parte di quel mondo, ne diventano estranei.”.
Quella di Kirill è una forzatura polemica? Niente affatto. La risoluzione del Parlamento europeo dell’11 febbraio 2021 sull’attuazione dell’accordo di associazione tra l’UE e l’Ucraina criticava la distanza dell’Ucraina dalle condizioni imposte a tutti i paesi che vogliono entrare nell’Unione e in particolare rilevava che “le persone LGBTI e gli attivisti femministi continuano a essere vittime di incitamento all’odio e attacchi violenti e che i rom sono vittime di un linguaggio discriminatorio e di discorsi di incitamento all’odio da parte delle autorità statali e locali e dei media”. E ancora gli eurocrati lamentavano che le autorità ucraine “si sono rifiutate in numerose occasioni di avviare indagini in relazione a denunce di reati generati dall’odio o discorsi di incitamento all’odio presentate da persone LGBT, in particolare manifestanti dei Pride, a causa dell’assenza, nel codice penale, di norme che dispongano il perseguimento dei reati di incitamento all’odio o di violenza fondata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere; che l’ECRI ha raccomandato la modifica del codice penale al fine di contemplare tali motivi e considerarli circostanze aggravanti.” E’ esattamente come denuncia Kirill: per l’ingresso e la permanenza nel club europoide è richiesto che le autorità dei vari paesi facciano propria l’ideologia omosessualista e, come prova, proteggano e sponsorizzino i defilé omosessualisti e siano introdotte leggi come la liberticida legge Zan. E indigna rilevare che le pressanti condizioni della UE per un eventuale ingresso dell’Ucraina sulla protezione delle “minoranze” LGTB e rom dell’Ucraina, venissero imposte mentre nel Donbass russo i civili venivano massacrati a migliaia dalle bande ucraine. Ma su questo genocidio l’UE ha sempre taciuto. Ancora un’ennesima dimostrazione di quali sono i veri “valori” dell’Europa dei tecnocrati liberal: quel “sistema della menzogna” denunciato da Solženicyn.
Il Patriarca conclude con un ammonimento che dovrebbe far riflettere tutti i cristiani: “Quindi ciò che sta accadendo oggi nelle relazioni internazionali non riguarda solo la politica. Si tratta di qualcos’altro e molto più importante della politica. Si tratta della salvezza umana, di dove l’umanità si troverà: alla destra o alla sinistra di Dio Salvatore.” (l’omelia si può trovare su Ricognizioni del 14 marzo). Più laicamente Aleksandr Dugin, in una recente intervista a LaVerità, nota che la lotta: “è con il globalismo, con l’oligarchia mondiale, con il liberalismo e la fine della storia. Liberalismo contro Tradizione”.
E allora, di quali valori stiamo parlando, per l’Europa? Di quelli tradizionali, di sempre, di Grecia, di Roma, quelli del Medio Evo, di Dante, di Shakespeare, delle battaglie di Lepanto e di Vienna, della Vandea, della Cruzada spagnola, o i disvalori dei “diritti civili”, dell’omosessualismo come ideologia obbligante, delle liberticide leggi anti-omofobia, delle chiese incendiate, del Natale proibito, dell’utero in affitto (l’Ucraina era in testa alle classifiche al mondo per questa orrenda pratica), del femminismo aggressivo?
È di tutta evidenza che quella “lotta metafisica” citata da Kirill ha come obiettivo, da parte dell’Occidente liberal-mondialista, l’imposizione a tutto il mondo, non solo all’Ucraina e alla Russia, di questi disvalori. E’ la versione potenziata e ancor più incattivita della bushiana “esportazione della democrazia”.
Nel famoso discorso di Harvard, Aleksandr Solženicyn chiarì con fermezza che il rifiuto totale del modello sovietico non significava affatto l’accettazione del modello “occidentale”: “Se mi chiedessero: vorrebbe proporre al suo paese, come modello, l’Occidente così com’è oggi? dovrei rispondere con franchezza: no, non potrei raccomandare la vostra società come ideale per la trasformazione della nostra. Data la ricchezza di crescita spirituale che in questo secolo il nostro paese ha acquisito nella sofferenza, il sistema occidentale, nel suo attuale stato di esaurimento spirituale, non presenta per noi alcuna attrattiva.”
Riusciranno gli inferi Signori del Caos liberal-mondialisti a portare le Pussy Riot al Cremlino sulla punta delle loro baionette?
1 commento su “L’equivoco dei “valori dell’Occidente” e l’inganno della “Magna Europa””
Il catalogo qui sopra riportato dei “valori dell’Occidente”, che il Potere vuole ferocemente imporre a noi tutti, è completo e ci dà un’idea chiara del pensiero (dell’anima) di Lorsignori. Probabilmente gil Stati Uniti avevano (e hanno) più anime, anche anime sensibili alla verità e alla giustizia. Negli ultimi decenni sembra essere prevalsa l’anima più radicale, sovversiva, nichilista, che ancora a fine anni Settanta era relegata in una esigua minoranza intellettuale e universitaria. A riprova, basta confrontare le produzioni Disney per bambini di allora e di oggi.