Incominciamo dai numeri, considerati sempre aridi, algidi, per dire poi che cosa c’è dietro, e quanto, e come, e perché. Dunque, nel 2019 (anno centenario di costituzione della loro associazione: Ana), gli alpini in congedo hanno raccolto e quindi donato 6.003.655,75 euro ed hanno prestato lavoro gratuitamente per 2.545.634 ore.
Volendo monetizzare questo lavoro gratuito, stando alle tariffe vigenti in Lombardia, cioè euro 27,52 all’ora, ne viene fuori un totale di 70.055.847,68 euro. Complessivamente, quindi, la solidarietà alpina ammonta a 76.059.503,41 euro!
Oggetto di questa generosità? Comunità locali per oltre il 50 per cento; poi, la protezione civile, parrocchie, scuole e giovani, anziani, Banco alimentare, manifestazioni patriottiche, sport, enti benefici, missioni, alpini in armi.
Delle 80 sezioni Ana in patria, quella che ha dato di più è anche quella col maggior numero di soci, cioè Bergamo. La sezione orobica ha totalizzato 272.900 ore lavorative prestate gratuitamente ed ha raccolto e donato 948.727,29 euro. A seguire: Brescia, con 159.333 ore lavorative e 692.660 euro; Trento, con 137.867 ore lavorative e 249.042,68 euro; Verona, con 106.860 ore lavorative e 255.847 euro; Vicenza, con 137.393 ore lavorative e 148.998,52 euro; Torino, con 108.386 ore lavorative e 91.719 euro; Varese, con 63.385 ore lavorative e 241.256 euro, e via elencando. Per l’estero, significative le operazioni compiute dalle sezioni di Belgio, Canada, Francia, Germania, Svizzera, Gran Bretagna, New York, Sud Africa, Scandinavia.
Ci fermiamo qui, coi numeri. Per arrivare a quel che cosa ci sta dietro, accennato all’inizio. È semplice e grandioso nel contempo. Ci sta un cuore, il grande cuore degli alpini, che in questo paese, in questa temperie, a questi chiari (o meglio, scuri, verrebbe da dire!) di luna, fra corruzioni, opportunismi, scelte compiute non secondo coscienza, bensì per convenienza, si offre a chi ha un bisogno, e poi alla riflessione di tutti gli italiani, politici e personalità pubbliche in primis.
I numeri citati costituiscono la parte forte, per così dire, del Libro Verde della Solidarietà scarpona, che ogni anno viene pubblicato a cura del Centro Studi del sodalizio delle Penne Nere, con l’accompagnamento di fotografie, illustrazioni varie, grafici, riferimenti a particolari settori dell’Ana, come quello dell’ospedale da campo, eccetera eccetera.
E non manca, ovviamente, la presentazione di questa edizione (2019, appunto) del Libro Verde, da parte del presidente nazionale del sodalizio, ingegner Sebastiano Favero. Il quale esordisce con un riferimento d’obbligo: “È trascorso un secolo da quell’8 luglio 1919. Un secolo dalla costituzione dell’Ana. Un secolo che ha visto due guerre mondiali, trasformazioni epocali, stili di vita e sistema economico mutati radicalmente”.
Ma… “Gli alpini riuniti sotto al cappello della grande famiglia dell’Associazione sono riusciti ad adattarsi a decenni così diversi tra loro grazie allo spirito di sacrificio e al senso del dovere. Quella naja, scuola di vita per migliaia di giovani, ha saputo imprimere nei più la capacità di adattamento, il desiderio di spendersi per gli altri, la forza di continuare sulla strada dei Padri, con la schiena dritta e il cappello sulla testa”.
E i numeri di questo Libro Verde? “Sono numeri che raccontano le imprese non leggendarie, ma quotidiane, costanti, caparbie di uomini che sanno ancora assaporare il piacere dell’amicizia, il gusto di aiutare senza alcun ritorno (eppure mediatico!), il bisogno di ricordare i Caduti e coloro che sono ‘andati avanti’, in montagna come nei piccoli paesi e nelle metropoli…”.
Ecco, si evince dalle parole di Favero e dal dettaglio dei numeri, rilevati sezione per sezione, gruppo per gruppo, questa capacità di sacrificio, di impegno per gli altri. Non c’è chi non abbia chiesto, a cui non sia stato dato da parte delle penne nere, veramente valorose in guerra, generose sempre, in tempo di pace, su di un fronte incruento, certo, ma quanto mai lungo e irto di difficoltà.
Verrà spontaneo al lettore chiedersi, e chiedere, a questo punto, quale sia stato il ruolo degli alpini in congedo in tempi di Coronavirus. Ma questo lo si leggerà nel Libro Verde 2020. Per intanto, basti sottolineare l’impiego dell’Ospedale da campo dell’Ana in quel di Bergamo, e la presenza dei volontari della Protezione Civile scarpona un po’ dovunque, anche se poco o punto ne hanno scritto i giornali o ne hanno mostrato le televisioni.
Anche il 2019, tornando a questa edizione del Libro Verde, e per dirla con il Presidente nazionale, è stato “un anno intenso speso da protagonisti, un anno che ci ha visto ancora una volta costruire qualcosa per l’Italia”. E a questo punto viene da osservare: ma “questa Italia”, li merita “questi alpini”?…
P. S. Chi scrive non ha prestato il servizio militare di leva nel Corpo delle Penne Nere, per cui l’entusiasmo che può trapelare da quanto scritto è certamente… disinteressato. È l’elogio, è l’entusiasmo di un italiano che cerca di vedere e di indicare il bene, laddove si trova, e di constatare che in un vocabolario (quello degli alpini, appunto) si possono trovare ancora parole come generosità, disinteresse, solidarietà, impegno, sacrificio, dignità, onore.
2 commenti su “Solidarietà alpina: questi sì che sono numeri verdi”
Gli Alpini sono davvero una parte ancora sana della nostra società. Sempre, W GLI ALPINI!
VIVA TUTTI GLI ALPINI: SEMPRE GRANDI EROI ANCHE SE MODESTI E SILENZIOSI!!!!
CHE IL SIGNORE LI RICOMPENSI NELLA GIUSTA MISURA!!!!!!
MA QUESTO POTRA’ AVVENIRE PURTROPPO SOLTANTO IN CIELO.
PERCHE’ NOI TERRESTRI…..