Quando rivedo, con gli occhi della mente e del cuore, la mia Ravenna, due immagini balzano nitide, in primo piano. Entrambe negli spazi della basilica e di piazza San Francesco, in altri tempi denominati “Zona del silenzio”. Davanti alla tomba del Sommo Poeta, tre emblematiche figure: monsignor Giovanni Mesini (“il prete di Dante”), Antonio Fusconi (“la sentinella di Dante”, cioè il custode del sepolcro) e il grande Manara Valgimigli, che come direttore della Biblioteca Classense, soprintendeva anche a quel monumento.
La fotografia, più volte pubblicata, risale alla fine degli Anni Quaranta del secolo scorso. Di pochi anni più tardi (metà dei Cinquanta) è un’altra, scattata sempre in quel luogo, altrettanto significativa: vi compaiono infatti il medesimo monsignor Mesini e due giovani non a caso vicini a quella “Zona del silenzio”, fra i cui allori e verzure, spirava l’aria della poesia: Walter Della Monica e Toni Comello, i due “aedi”, che con il loro “Trebbo Poetico” (voce presente in tutti i dizionari della Lingua italiana e in storie della letteratura) stavano portando la voce dei nostri maggiori (da Dante e Petrarca a Ungaretti e Montale) sulle piazze, in sale e teatri di tutta Italia, fin in sperdute piccole realtà quale Tricarico, paese di Rocco Scotellaro.
Sovvengono, quelle immagini, oggi che tante cose sono mutate. Di quei personaggi ne è rimasto soltanto uno, con felici 92 primavere sulle spalle, Della Monica, per il quale nulla è però mutato rispetto a quei tempi là: intatto è rimasto infatti l’amore per la poesia e fino a pochi anni fa anche lo spirito organizzativo, la capacità di tradurre in fatti le idee, le buone ispirazioni, alla maggior gloria della cultura, e di Ravenna, s’intende.
Con una serie di iniziative in programma in città, torna per la ventiquattresima volta infatti “La Divina Commedia nel mondo”, con Dante che rivivrà per l’ennesima volta “nel suo bel San Francesco” (allora San Pietro Maggiore), che ne vide la prima sepoltura dopo la morte avvenuta nella notte fra il 13 e il 14 settembre 1321.
L’iniziativa ideata e organizzata da Walter Della Monica, quale seguito non soltanto ideale di quel “Progetto Dante” avviato nel 1995 per la lettura e il commento dell’intero opus magnum del Sommo Poeta da parte di Vittorio Sermonti, continua nel tempo rivelando una universalità davvero straordinaria.
Sono state 58, infatti, finora, le versioni della “Commedia” (perfino in persiano, cinese, giapponese, urdu, azero, armeno) presentate e illustrate da specialisti nella basilica di San Francesco, nell’àmbito delle manifestazioni del Settembre Dantesco, e in questa occasione, l’appuntamento è per venerdì 20 settembre con le recenti versioni spagnole – parteciperanno Raffaele Pinto e la lettrice Carmen Aldama.
Molta attesa c’è per la presenza di Walter Della Monica. Anche se due anni fa, al compimento delle sue felici 90 primavere, aveva passato il testimone di quel “Centro relazioni culturali” fondato in tempi ormai lontani, dopo l’esperienza unica, irripetibile del “Trebbo Poetico”, non di meno a quella sua creatura è rimasto vicino.
Grazie a Della Monica, il Centro relazioni culturali è stato un punto fermo nella storia di Ravenna (e non soltanto di Ravenna) per oltre quarant’anni, con presenze eccellenti di scrittori, storici, scienziati, studiosi di varia umanità: un percorso portato avanti oggi attraverso l’impegno dell’Amministrazione comunale.
Ecco, allora, “La Divina Commedia nel mondo” al ventiquattresimo appuntamento, ed ecco il prosieguo di un’altra iniziativa di Della Monica: il “Lauro Dantesco ad honorem”, un riconoscimento speciale dedicato, a partire dal 2010, a coloro che “con particolare e generoso impegno operano nel nome di Dante. In particolare, si premia la capacità di rendere vivo il lascito dantesco e di favorirne la conoscenza e la trasmissione”.
I primi insigniti, Sergio Zavoli, Laura Malagola, padre Alberto Casalboni, e poi Ezio Raimondi, Emilio Pasquini, Felice Mazzeo, Franco Gabici, Marco Santagata, Alfio Longo, Maria Cristina Mazzavillani Muti, Nicola Piovani; infine, Gaetano Chiappini e don Francesco Fuschini alla memoria, per fare un po’ di esempi.
Una felice idea partorita (sempre) da quella mente vivace di Della Monica che in questa edizione, il 20 settembre, tornerà… al mittente, per così dire. Nel senso che molto opportunamente il Comune e l’Assessorato alla cultura di Ravenna hanno deciso quest’anno di conferire un solo “Lauro Dantesco ad honorem” e di conferirlo proprio a lui. Una sorta di restituzione di quanto dato alla città, omaggio riconoscente a un uomo innamorato della poesia, che alla passione ha sempre unito senso pratico, alle idee la loro realizzazione, operando in prima persona, con generosità e senza altro fine che l’amore per la cultura e per la sua terra.
Rara avis, viene da commentare, soprattutto in tempi nei quali, anche per la cultura, chi si spende lo fa avendo fini ben diversi da un disinteressato amore… Onore dunque al patriarca Della Monica, passato dal Trebbo al Lauro.