San Roberto Bellarmino è stato uno dei grandi campioni della Controriforma cattolica. Fu un grande teologo, un autentico Defensor Fidei, arcivescovo e cardinale, e fu proclamato dottore della Chiesa il 17 settembre 1931 da papa Pio XI. Bellarmino era un gesuita, ma per strani motivi attualmente non viene mai citato da autorevoli esponenti della Compagnia di Gesù. Per la cultura secolarista, Bellarmino è una sorta di leggenda nera, essendo stato il protagonista del celebre processo a Galileo Galilei.
Non solo: la sua instancabile azione a difesa della fede cattolica, gli valse l’appellativo di “martello degli eretici”. Presso le chiese protestanti in Germania ed in Inghilterra furono istituite specifiche cattedre d’insegnamento per tentare di fornire una replica agli argomenti dell’ortodossia cattolica magistralmente difesi da Bellarmino.
Era nato a Montepulciano, in provincia di Siena. 4 ottobre 1542, da una famiglia della piccola nobiltà. Fin da piccolo ebbe una salute precaria e una forte vocazione religiosa. A diciotto anni, affascinato dalla figura di Sant’Ignazio di Loyola, al carisma del quale legò poi tutta la sua vita, decise di entrare a far parte della Compagnia di Gesù.
Fin da giovane mostrò ottime qualità doti letterarie e insegnò materie umanistiche prima a Firenze e poi a Mondovì, sempre in scuole del suo ordine religioso. Nel 1567 iniziò a studiare in modo sistematico teologia a Padova, dove approfondì la teologia di San Tommaso d’Aquino. Avendo dimostrato ottime qualità di predicatore, fu inviato nel 1569 a Lovanio, nelle Fiandre, allora facente parte dei Paesi Bassi spagnoli; qui aveva sede quella che ai tempi era una delle migliori università cattoliche e il giovane Bellarmino vi completò gli studi teologici, trovando inoltre l’ambiente adatto per acquisire una notevole conoscenza sulle eresie più importanti del suo tempo.
Dopo l’ordinazione sacerdotale avvenuta a Gand nel 1570, guadagnò rapidamente notorietà come teologo e come predicatore. A Lovanio gli fu conferito l’insegnamento della teologia. Si distinse in quegli anni per la sua dotta eloquenza e l’efficace capacità di controbattere validamente e inoppugnabilmente le tesi protestanti. Fu così chiamato a Roma da papa Gregorio XIII che gli affidò la cattedra di “Controversie”, cioè di Apologetica, da poco istituita nel Collegio Romano, attività che svolse fino al 1587.
Da poco tempo si era concluso il Concilio di Trento e la Chiesa cattolica, attaccata dalla Riforma protestante aveva necessità di rinsaldare e confermare la propria identità culturale e spirituale. L’attività e le opere di Roberto Bellarmino si inserirono proprio in questo contesto storico della Controriforma. Egli si dimostrò adeguato alle difficoltà del compito. Gli studi che intraprese per applicarsi nell’insegnamento e nelle lezioni, confluirono successivamente nella sua grande e più famosa opera di più volumi: Le controversie, cioè Disputationes de controversiis christianae fidei adversus hujus temporis haereticos.
Questa monumentale opera teologica rappresenta il primo tentativo di sistematizzare le varie controversie teologiche dell’epoca, ed ebbe un’enorme risonanza in tutta Europa; senza sviluppare nessuna aggressione polemica nei confronti della Riforma, ma solo usando gli argomenti della ragione e della tradizione, Bellarmino espose in modo chiaro ed efficace le posizioni della Chiesa cattolica.mA tutt’oggi non esiste altra opera di tale completezza nel campo apologetico.
Bellarmino non eccelse solo come teologo e insegnante, ma anche come padre spirituale. Fu lui a guidare negli ultimi anni della sua vita san Luigi Gonzaga, giovane gesuita e grande santo patrono della gioventù cattolica.
Nel 1599 il papa lo fece cardinale, e gli consegnò la berretta rossa con il titolo di Santa Maria in Via, indicando la motivazione di questa nomina con le parole: “La Chiesa di Dio non ha un soggetto di pari valore nell’ambito della scienza”. Si racconta che Bellarmino tentò in tutti i modi di far cambiare idea al papa, non volendo ricevere questa carica, ma il pontefice alla fine glielo impose con la superiore autorità.
Negli anni successivi Bellarmino fu bonariamente descritto come “il gesuita vestito di rosso”, in relazione all’abito cardinalizio che contrastava con la tonaca nera dei gesuiti. Nonostante questa nomina, egli non cambiò il suo austero e sobrio stile di vita e tutte le sue rendite e gli introiti economici conseguenti alla sua nomina e alle sue attività, furono massimamente devolute per i poveri.
Bellarmino fu in quegli anni coinvolto nel caso di Giordano Bruno, col quale il cardinale gesuita ebbe alcuni colloqui tentando di fargli abiurare le molte tesi eretiche, anche con l’intento di salvargli la vita.
In seguito Bellarmino fu il protagonista del caso Galilei, dove occorre sottolineare come hanno fatto già gli storici più seri e obiettivi, che Galilei non fu mai condannato per eresia, avendo egli obbedito ai precetti del Sant’Uffizio.
Tutti i documenti dimostrano chiaramente che il cardinale Bellarmino ebbe rapporti molto cordiali se non amichevoli con lo scienziato, sia epistolari che diretti. Bellarmino fu anche impegnato nel difendere i diritti dei cattolici inglesi, aspramente perseguitati durante il regno di Elisabetta I.
Negli ultimi anni di vita il cardinale continuò l’austero modo di vivere che aveva sempre praticato, dedicando molto del suo tempo alla preghiera e ai digiuni, nonostante la sua salute piuttosto precaria. Continuò a fare molte elemosine ai poveri, ai quali lasciò praticamente tutti i suoi averi, tanto che fu sempre molto amato dai romani; contribuì a far concedere l’approvazione pontificia alla fondazione del nuovo Ordine della Visitazione di San Francesco di Sales; si impegnò per la beatificazione di San Filippo Neri; inoltre portò a termine la stesura di un “grande catechismo” e di un “piccolo catechismo”, quest’ultimo in particolare ebbe notevole successo e fu ampiamente utilizzato fino a tutto il XIX secolo; infine compose un piccolo e anch’esso famoso testo De arte bene moriendi oltre che una sua Autobiografia.
Fu nominato Camerlengo del Sacro Collegio dal 9 gennaio 1617 all’8 gennaio 1618. Successivamente fu Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti e poi della Sacra Congregazione dell’Indice.
Visse ancora per assistere ad un altro conclave, quello che elesse Gregorio XV nel febbraio 1621. La sua salute stava rapidamente declinando e nell’estate dello stesso anno gli fu permesso di ritirarsi a Sant’Andrea al Quirinale, sede del noviziato dei gesuiti, per prepararsi al trapasso. Qui spirò il 17 settembre 1621. Di lui disse Francesco di Sales che era stato “fontana inesauribile di dottrina”.
Tra due anni, nel 2021, ricorreranno i 400 anni della sua morte. L’auspicio è che la Chiesa possa celebrare in modo conveniente questa ricorrenza, riproponendo la figura e l’opera di questo santo grande apologeta. L’apologetica deve fare fronte in ogni tempo a nuove sfide, ma alcune rimangono sempre uguali. Per questo, gli insegnamenti apologetici di Bellarmino non sono affatto passati di moda. Le sue Controversiae costituiscono un punto di riferimento, ancora valido, per l’ecclesiologia cattolica sulle questioni circa la Rivelazione, la natura della Chiesa, i Sacramenti e l’antropologia teologica. In esse appare accentuato l’aspetto istituzionale della Chiesa, a motivo degli errori che allora circolavano su tali questioni. Tuttavia Bellarmino chiarì anche gli aspetti invisibili della Chiesa come Corpo Mistico e li illustrò con l’analogia del corpo e dell’anima, al fine di descrivere il rapporto tra le ricchezze interiori della Chiesa e gli aspetti esteriori che la rendono percepibile. In tempi difficili come quelli in cui viviamo, abbiamo bisogno di guardare come esempio a questo difensore della fede, maestro di retta dottrina.
3 commenti su “S. Roberto Bellarmino, 17 settembre”
una volta i difensori della dottrina cattolica venivano premiati con la canonizazione,oggi ahimè vengono isolati,o peggio sospesi a divinis….. ….sarà dura che nel 2021 venga celebrata la nascita al cielo di questo grande santo,l’attuale vescovo di Roma che trasuda eresia da tutti i Pori, non avrà simpatia per chi gli eretici li combatteva……
Illusione, caro dott. Gulisano! Bellarmino non solo non sarà ricordato, ma se per caso se ne ricorderanno, lo faranno vergognandosene e tenendosene quanto più possibile distanti.
Presso costoro si respira un’aria sempre più mefitica. Giusto stamattina in tv un bell’endorsement (parola di.gran moda ultimamente) da parte dei frati di Assisi al costituendo osceno governo.
Che nausea!
Molto gentile cara Tonietta (ho sempre apprezzato moltissimo i suoi commenti!), ma un solo possibile “”rimedio”” è pregare l’Arcangelo MICHELE perché ci aiuti ai vincere queste ultime diaboliche battaglie!!!!!