Padrini e madrine: quando il prete parla chiaro

«C’è un giudice a Berlino» sentenzia un disgraziato di Postdam, il mugnaio di Bertold Brecht, che vuole far valere il suo diritto sul mulino. «C’è un prete a Marruci» sentenziamo noi, che vogliamo far valere il catechismo e la dottrina. Proprio a Marruci, frazione nel comune di Pizzoli, provincia L’Aquila, regione Abruzzo, troviamo un parroco che fa bene il suo mestiere. Anche – se occorre – ricordando l’ovvio. E occorre, purtroppo. Tuttavia, come i lettori sanno bene, a ricordare l’ovvio con i tempi stralunati che viviamo, nella chiesa eretica che sappiamo, uno rischia grosso: se non il rogo almeno gli strali pontifici, la censura e lo sputtanamento mediatico.

Mauro Medina, così si chiama il “don” in quest’angolo di mondo, è un semplice curato di campagna, anzi di montagna. Certo gli hanno appiccicato addosso l’etichetta di tradizionalista, qualunque cosa significhi. Ma nell’ultimo numero del bollettino parrocchiale, che da queste parti si chiama “La lucciola informa” e si presterebbe a ironie se non fosse più che serio, sotto l’intervento di un padre Lucas Prados che amaramente constata che «è sempre più frequente la comunione sacrilega di coppie non sposate», ecco appunto, l’ha combinata davvero grossa. Cioè si è messo a discettare di padrini e madrine, di chi può assumere il ruolo e chi no, insomma di situazioni irregolari e per nulla edificanti, addirittura di false autocertificazioni. Ovvio che certa stampa ebbra di laicismo e di aperture, con i suoi commentatori che non appartengono alle classi subalterne, possa pigliare la lezione non troppo bene. Giochiamo d’anticipo, quindi.

Che scrive, don Medina, di enormemente terrificante? La verità di sempre. Che riepiloga di drammaticamente urticante? Le norme di sempre. Perché, va bene, passi pure l’eccezione che conferma la regola, ma ormai siamo alla valanga di eccezioni che sotterra le regole. Premessa: sembra al reverendo «opportuno richiamare alcune indicazioni e norme circa la vera funzione dei Padrini e Madrine, sia per il Battesimo che per la Cresima, anche al fine di evitare penose discussioni con il rischio di turbare la serena preparazione e celebrazione di questi sacramenti».

Dunque, punto primo: «L’unica, vera ragione per cui la Chiesa prevede la presenza di Padrini e Madrine è quella – e solo quella – di porre accanto al battezzando o cresimando, oltre i genitori, un cristiano normale, che prega, partecipa abitualmente ai Sacramenti, vive seriamente la sua fede in famiglia, sul lavoro, nella società, ed è conosciuto come tale. Infatti dovrà poter aiutare il figlioccio, soprattutto con l’esempio personale, a vivere la testimonianza cristiana».

Punto secondo: «Il criterio primario di scelta quindi non può essere semplicemente quello della parentela anche stretta, né dell’amicizia di famiglia, né tanto meno della maggior disponibilità a fare regali, ma quello della fede».

Terzo: «Tenuto conto di questa precisa funzione dei Padrini e delle Madrine, si comprenderanno facilmente le condizioni poste dalla Chiesa per l’accettazione delle persone presentate. In particolare ricordiamo che occorre (cfr. Canone 874 1-2-3-4 ): essere cattolici e aver ricevuto il sacramento del Battesimo, della Cresima e dell’Eucarestia; aver compiuto i 16 anni e condurre una vita conforme alla fede e all’incarico che si assume; per gli sposati essere in situazione matrimoniale regolare. Quindi: i divorziati risposati; gli sposati solo civilmente; i conviventi; NON possono essere ammessi come Padrini e Madrine. Tutti i Parroci sono tenuti ad osservare tali norme: perciò, nel caso che non si verifichino le condizioni previste, non è possibile ricoprire tale incarico!».

Con i tempi stralunati che viviamo, nella chiesa eretica che sappiamo, con certa stampa ebbra di laicismo e di aperture, con i fedeli secolarizzati che si abbeverano a fonti pastorali massicciamente inquinate, con la situazione caotica di innumerevoli parrocchie, facile trovare qualcuno che di fronte a un testo così limpido e puntuale possa ambire alla notorietà e stracciarsi le vesti. Vi si legge pure un essenziale NB o Nota Bene: «Se pur conoscendo queste norme, una persona, senza avvisare il parroco o presentando una autocertificazione falsa, si propone di fare il padrino o la madrina anche se non gli sarebbe consentito dalla sua condizione di vita, commette sicuramente un’ingiustizia nei confronti di Dio e di tutta la comunità cristiana. Si assume in tal modo una grave responsabilità davanti a Dio della quale dovrà un giorno renderne conto».

Questo si chiama parlar chiaro, finalmente. C’è un sacerdote a Marruci di Pizzoli. Grazie a Dio, non è uno di quei prevosti confusi che non sanno bene neanche loro per quale ragione si trovano alla guida di una comunità, né cosa fanno, né perché lo fanno. «C’è del marcio in Danimarca» sentenzia una guardia reale amletica, il Marcello di William Shakespeare.

7 commenti su “Padrini e madrine: quando il prete parla chiaro”

  1. Rarissimi preti così.
    Un parroco di mia conoscenza ha permesso che fosse madrina di Cresima una tale la cui famiglia, compresa lei, si dichiara completamente atea.
    Di che parliamo più? 🙃

    1. Il padrino di mio figlio è un sacerdote, era un grande amico…Con il tempo ha cambiato qualcosa nella sua vita e si è allontanato da tutti.Chiesto più volte spiegazioni , ma mai data una e mi ha detto che fare i padrini sono cose da terronii.Un’ undici anni fa l’ ha fatto volentieri. Non si è più interessa di mio figlio , anche dopo quando ha saputo che aveva dei problemi di salute.Io e mio marito abbiamo passato anni durissimi.Non è venuto alla sua comunione e quando gli abbiamo portato la bomboniera ha fatto false promesse al bambino , rendendosi un simpaticone.Quando celebra’ i Sacramenti non si vergogna? In questi anni duri abbiamo avuto grandi amici vicini.Il prossimo anno il ragazzino farà la Cresima e si sceglierà lui il padrino.Se sceglierà un amico divorziato e il nostro parroco non vorrà, mio figlio non farà la Cresima.Se no chiameranno il suo padrino don che a fare l’ ipocrita ci riesce tutti i gg così andiamo al ristorante a festeggiare.Vedremo!

  2. Che dire allora dei battesimi ai bambini di famiglie straniere di cui non si verifica nemmeno se i padrini sono almeno battezzati o appartenenti alla religione cattolica?

  3. Tra tante regole “bislacche” e legate ad un epoca storica -per fortuna- superata, trovo che quella dei padrini sia una delle poche con cui sono pienamente d’accordo.
    La domanda di chi battezza e sceglie come esempio cattolico per i figli persone che discordano dalle regole dovrebbe essere: perché battezzo?
    Se la gente fosse coerente con le sue idee non dovrebbe proprio battezzare i bimbi e magari questo creerebbe l’occasione VERA di un dialogo con la chiesa e non la solita ipocrisia…

  4. “dovrà poter aiutare il figlioccio, soprattutto con l’esempio personale, a vivere la testimonianza cristiana”
    Comprensibile e lodevole intento, e regola, che approvo.
    Ma, in pratica, le persone rispondenti ai requisiti sono così rare che -nei fatti- rispettare la regola significherebbe non aver modo di dare i sacramenti ai figli. Vorrei vederlo a Milano quel parroco. Non per gli strali, ma perché si troverebbe, lui per primo, a scelte drastiche

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