ECCLESIA 2043. In marcia con Cleto – di Infausto Presagio, inviato de Il Repubblichiere

San Giovanni Maria

 Ci voleva il piccolo Cleto a dare la sveglia al Pianeta. Nel diciannove fu una giovane ragazza nordica, poco più che bambina, a dare il via con le sole sue forze al più imponente e spontaneo movimento per la salvezza del Pianeta. Allora la minaccia principale era il riscaldamento globale causato da quella bestia dell’uomo, che aveva un imperdonabile vizio: vivere. Già, ma questo è il meno: voleva vivere nutrendosi di altri esseri viventi che avevano il suo stesso diritto di esistere, e forse un pelo in più. Così compiva sistematicamente stragi di mucche, genocidi di maiali, olocausti di pollame. Come se non bastasse si cibava anche di ortaggi, esseri viventi anche loro: non si contavano le mattanze di carote, zucchine e cavolfiori.

Ma l’aspetto più intollerabile era un altro: aveva la turpe abitudine di procreare perpetuando la sua specie; qualcuno addirittura lo faceva in modo naturale. Fortunatamente l’attività venne proibita quando le istituzioni europee recepirono, tramutandola in legge, la riforma della procreazione voluta dall’OMS (Organizzazione Mondiale per la diffusione della Sifilide).

In breve successe questo: approfondite e spiacevoli ricerche svelarono che le mucche dopo aver fatto colazione emettevano nocivissimi gas serra dal di dietro, così grazie alle denunce dell’AFM (Anti-Fart Movement) e la sua succursale italiana CDCP (Cittadini Democratici Contro la Petofilia) fu lanciato dalla CEEO (Commissione Europea sulle Emissioni Organiche) un bando intitolato suggestivamente “Non una di più”, per cercare di risolvere lo sgradevole problema. Alla faccia di chi riteneva inutili le istituzioni comunitarie.

Il bando fu vinto dall’innovativa startup italiana Ri.Peto, brevettando particolari tappi catalitici per trasformare la CO2 degli scarichi bovini in aria profumata e salubre, almeno in apparenza. Gli slogan più comuni che circolarono per alcuni anni furono “Be smart, don’t fart” (internazionale), “Qui pète ne fait pas la fête” (paesi francofoni), “Wer furzt nicht feiert” (germanici), “O emissor será emetido” (portoghesi), e via dicendo.

La CECS (Commissione Europea sui Cibi Sconvenienti) inaugurò uno stringente, sottolineiamo stringente proibizionismo per quanto riguardava tutte le piante appartenenti alla famiglia delle leguminose: lenticchie, fave, ceci, lupini, arachidi, tamarindo, con particolare riguardo al fagiolo in ogni sua variante. Nel primo anno dall’entrata in vigore della normativa, in una delle maggiori retate di merce clandestina si ricorda che vennero sequestrati in una sola cantina nei pressi di Correggio 2,5 quintali di borlotti, 1,8 di cannellini, 1,2 di toscani e 0,8 di bianchi di Spagna, insieme a pericoloso materiale controinformativo costituito perlopiù da copie pirata di vecchissimi film spaghetti-western risalenti anni ’70 e luridi volantini di sedicente controinformazione titolati “Una flatulenza vi seppellirà”.

Solo qualche anno dopo le leggi proibizioniste, e dopo aver dotato tutti i mammiferi di grossa taglia del dispositivo catalitico Ri.Peto, si scoprì che oltre essere tale dispositivo causa di particolare suscettibilità nelle povere bestie, il gas di risulta che producevano i tappi, detto sCOr3 (solfito minimo al monossido di carbonio radioattivo in molecole da 3 atomi), aveva l’effetto collaterale di accumularsi nell’atmosfera un filo sotto lo strato di ozono, creando uno strato di sCOr3 impermeabile al calore del sole.

Questo era un grosso problema: il clima iniziava a raffreddarsi. Lo era tantopiù che il Pontefice dell’epoca, Calvino I, avendo appena concluso il sinodo interecumenico, dialogante e protofobico sull’emergenza aerofagica planetaria, con la sua prima esortazione post-sinodale “In medio stat flatus” aveva senza riserve abbracciato la maleodorante causa, istituendo addirittura un’apposita commissione denominata SC9, composta da nove cardinali, diciamo così, esperti in materia.

La commissione fu immediatamente sciolta, l’esortazione ritirata, le prove cancellate, le normative riformate, i brevetti nascosti. Si presentò in tutta la sua gravità il problema di recuperare e smaltire miliardi di dispositivi catalitici ubicati là dove non batte il sole, e che a conti fatti producevano più danno che beneficio all’atmosfera.

A tutt’oggi non è ben chiaro come sia andata a finire la faccenda. Si sa per certo che molti esemplari di bovidi maschi non la presero affatto bene e presero ad incornare chiunque osasse avvicinarsi, ma non è questo che ci interessa.

Ciò che preme e che è diventato oggetto delle proteste riguarda la prossima glaciazione che gli scienziati ci hanno prospettato con certezza matematica a causa dei gas di cui sopra. Stime attendibili ci dicono che entro il 2060, fra poco più di tre lustri, se non cambieremo radicalmente le nostre abitudini una terribile ondata di gelo si abbatterà sul nostro pianeta, con temperature medie che scenderanno anche di 0,03 Celsius rispetto alle attuali.

A fronteggiarsi nei prossimi mesi nell’ambito del neoambientalismo saranno le tre scuole di pensiero rimaste in seguito ai molteplici scismi avutisi in seno al gretismo degli anni venti, che andiamo a sintetizzare:

1) Gli evacuazionisti. Rappresentano la corrente più pessimista, essendo convinti che la Terra stia per collassare e sia ormai irrecuperabile, per cui vorrebbero lasciarla al suo triste destino e sponsorizzano la colonizzazione di altri pianeti vergini simili al nostro, già individuati. Il più vicino finora noto è a duecentottantasette milioni di miliardi di anni luce, ma in un modo o nell’altro dicono che lo raggiungeremo.

2) I riduzionisti. La loro filosofia è “A mali estremi, estremi rimedi”. A ben vedere sono i più pragmatici: inutile girarci intorno, la popolazione mondiale è attualmente di 9,5 miliardi, di cui almeno 9,4 totalmente inutili per il sistema produttivo attuale, in cui la maggior parte delle attività sono svolte da macchine senzienti. Ergo, una dolce e indolore “exit strategy” per i Sapiens superflui più che necessaria è doverosa.

3) I cletòmani. Sono così chiamati i seguaci di Cleto, la giovane creatura che per prima ha lanciato l’ultimo allarme nell’indifferenziata generale. Si tratta di inguaribili idealisti che per evitare ulteriori problemi in futuro si battono per l’abolizione delle emissioni di qualsiasi tipo di gas entro il 2050. Ciò comporterà qualche piccola scomodità, ma ci assicurano che sarà ampiamente ripagata. Ad esempio non potremo accendere i fornelli (stop al metano o al GPL), non potremo riscaldarci se non con stufe a pedali o, per i più abbienti, a legna (è previsto un ritorno ai combustibili fossili, che già stanno tornando di gran moda tra chi se lo può permettere). Sostengono la necessità di sostituire l’apparato digerente dei grandi mammiferi, a partire dall’uomo, con qualcosa di inedito che si alimenti a rifiuti organici e non produca scarti di alcun tipo. Non è ancora stato inventato, ma sono fiduciosi. Sono infine per l’abolizione della mobilità umana. Grazie all’impianto neurale divenuto ormai d’obbligo per l’intera popolazione mondiale non è più necessario per l’uomo spostarsi materialmente per fare nuove esperienze psicofisiche, per cui si può evitare di sovraccaricare l’atmosfera di tutte quelle particelle che vengono emesse anche solo per uscire di casa. Ognuno, dal confortevole e pratico forno in cui verrà concepito non dovrà più uscire fino alla morte. E oltre, essendo il forno anche crematorio.

Il movimento cletòmane, forte anche dell’appoggio dell’ecumene clericale conciliata, attualmente detiene il 73 percento dei consensi, e come sapete la direzione che abbiamo intrapreso in quanto civiltà post-civile è quella da loro proposta.

Solo in qualche sparuta comunità cattolica pre-conciliata sappiamo che si praticano ancora clandestinamente indebiti espropri come la mungitura delle mucche, la tosatura delle pecore, o riti barbari come l’uccisione del maiale e altri scempi del territorio tipo la raccolta della frutta e la coltivazione dell’orto. Tracce di primitivismo allo stato puro, che presto verranno debellate.

Quel modo di vivere aveva portato il caos climatico: inverni freddi, estati calde, primavere e autunni miti, a volte persino piovosi. Neve che si scioglieva generando acqua in modo improvviso, acqua che evaporava contribuendo alla formazione di minacciose nubi. E poi inutili venti che sollevavano polveri, foglie che cadevano, torrenti che scorrevano. Un vero caos climatico.

Per sensibilizzare l’umanità sul nuovo pericolo in agguato, l’era glaciale, ieri il piccolo Cleto è sceso in piazza, in modo del tutto autonomo, chiamando a raccolta amici, conoscenti, cento e passa milioni di followers da tutto il mondo che spontaneamente si sono mobilitati per la causa più nobile. Cleto, a soli tre mesi, una volta preso coscienza dell’allarme ha imparato a scrivere, il giorno dopo ha aperto un’agenzia internazionale affilliata all’ANO (Assemblea delle Nazioni Onanìte, che ricordiamo essere l’erede dell’ONU), e il terzo giorno era già l’essere vivente più seguito su TwittaGram. Il quarto, in marcia.

Pensate che il PD (Partito Demofobico), sempre attento a valorizzare le belle novità, non solo lo ha tesserato, ma gli ha dato pure la presidenza ad honorem, e si vocifera che lo metteranno come candidato unico alle prossime primarie. Sarà la prima volta in politica per uno della sua specie.

Lui, così piccolo, così spontaneo, con la sua bandierina con su scritto “Be cool, don’t freeze!”, e tutti gli altri dietro: “Be smart, don’t fart!” eccetera.

Grazie a quella giovane ragazza nordica, anni fa abbiamo salvato il Pianeta dal global warming. Grazie a Cleto, piccolo pappagallo australiano, lo salveremo dal global freezing.

2 commenti su “ECCLESIA 2043. In marcia con Cleto – di Infausto Presagio, inviato de Il Repubblichiere”

  1. E no eh! Al dispositivo posteriore per le mucche avevo già pensato io ieri sera, chiedendo a mio marito quale Dottor Slump lo avrebbe inventata e quale disinteressato governo green sarebbe stato il primo a renderlo obbligatorio. Facciamo attenzione che se qualcuno lo legge magari l’idea ce la ruba davvero.

  2. Geniale come al solito. Ormai aspetto questo appuntamento fisso per farmi quattro sane risate, sperando che non producano per effetto involontario collaterale post-prandiale emissioni di solfito minimo al monossido di carbonio radioattivo in molecole da 3 atomi 🙂

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