Ieri sera il nostro Maestro, Vate e Direttore, ospite alla trasmissione Che ore che sono, incalzato dalle domande del giornalista investigativo più impavido e intraprendente del salotto mediatico globale, il dottor Falsio Salivatio, ha dato una magistrale lezione a tutti i neurospettatori. Il divino Eusebio Scorfani, con il suo candido crine, tale che pareva illuminare non solo lo studio, ma pure le dimore del popolo tutto, in ispecie quello più colto e informato che grazie al suo lucido e misurato eloquio veniva elevato ad una dimensione ultraterrena di sapienza e verità, giungendo a vette di conoscenza mai sperimentate prima nonché ad una consapevolezza simile a quella degli dei, insomma lui, l’uomo che sussurrava ai pontefici (e questi eseguivano), ci ha disvelato da par suo gli eventi dell’ultimo trentennio. L’uomo che, si narra verso i centodieci anni, trovandosi ad un certo punto faccia a faccia con il Creatore, lo guardò negli occhi e gli disse: ”No, decido io quando è ora”, e ritornò a vivere, seppur dentro un conservatore criogenico. Essendo egli, tra gli altri titoli onorifici, anche storico, filosofo, letterato, poeta, filologo e teologo, chi meglio di lui, pardon, Lui, poteva saziare la nostra sete di conoscenza?
Difficile riassumere con parole umane il flusso di sapienza emanato dal Direttore Supremo nella serata salottiera di ieri, ma ci proveremo per sommi capi.
Non riuscendo a nascondere l’umiltà che lo caratterizza, dopo il saluto il Maestro ha iniziato ricordando che lui non si era limitato a prevedere con trent’anni di anticipo il corso che avrebbe preso la storia, ma la storia si era svolta secondo una certa sequenza di eventi proprio perché erano quelli che lui aveva predetto. Tanto per cominciare.
E difatti gli stravolgimenti mondiali che hanno messo a soqquadro il mondo negli ultimi decenni seguono precisamente le linee guida da egli dettate nei giorni immediatamente precedenti la sua crio-inumazione volontaria, procedura alla quale si sottopose per fare in modo che l’umanità potesse godere della sua lungimiranza più a lungo possibile. Plausibilmente per sempre. Da allora egli d’abitudine si fa congelare la domenica sera, riposa in stato di ibernazione fino al sabato mattina, dopodiché viene disgelato, rinvenuto e rifocillato giusto per poter esercitare la sua somma arte omiletico-letteraria a nostro incommensurabile beneficio, ovvero iniziare a dettare ai suoi servitori ciò che definire editoriale sarebbe alquanto riduttivo. Diciamo perciò che egli produce l’opera d’arte giornalistica che verrà pubblicata il giorno successivo a tutta pagina sul qui presente Repubblichiere (edizione festiva multidimensionale).
Da oltre vent’anni la preziosa esistenza del nostro Maestro procede scandita da questo celestiale rito, che viene eccezionalmente interrotto a volte, in giorno feriale, unicamente per onorare della sua presenza la trasmissione Nove meno un quarto, condotta da Pippi Strudel, la prima giornalista-presentatrice risultante da un ibrido tra robot e bambola gonfiabile (i detrattori, tutti incarcerati per sospetti rigurgiti sovranisti, sostenevano che fosse dotata della femminilità del primo e dell’intelligenza della seconda).
Inizia il fuoco delle domande:
“Sua Eminenza, lei ha recentemente pubblicato un poema in versi di cui vorrei subito leggere il proemio…”
E.S.: “Se proprio insiste”.
Giro giro tondo / casca il mondo / casca la terra / tutti giù per terra.
Qua parte la prima standing ovation. Dopo venticinque minuti di applausi il conduttore riprende in mano la situazione da par suo:
“Sua Eccellenza, come ci si sente ad aver umiliato il Sommo Poeta sul suo terreno?”
E.S.: “Perché? Lei sta insinuando che esiste un altro Sommo Poeta?”.
“Mi scusi tanto, sono mortificato, volevo dire: come ci si sente ad essere l’Unico Grande Sommo Poeta dell’umanità?”
E.S.: “Bene, grazie.”
Seconda standing ovation.
“Qual è il segreto del successo del suo nuovo giornale, Il Repubblichiere, nato dalla fusione dei due principali e più controcorrente quotidiani italici?”
E.S.: “Beh, vendere tante copie.”
A questo punto gli suona l’impianto telefonico.
E.S.: “Pronto, certo presidente, domani pubblicheremo lo speciale celebrativo della nuova direttiva UECIP sulla regressività delle imposte. Sicuro, ci sarà anche la recensione con caldo invito all’acquisto del saggio ‘Che ve ne fate dei risparmi?’ del dott. Caro Crudarelli. Come no, come gadget omaggio allegheremo senz’altro ‘Staremo meglio quando starete peggio’, l’ultimo saggio del prof. Monte Mari. Mandi pure i finanziamenti, la saluto.”
E.S.: “Era il presidente Jean Paul Bunker”
“Gli porti i miei sbrodolosi ossequi. Passiamo ad altro: come vede l’attuale situazione geopolitica, dall’alto della sua onniscienza?”, butta giù duro Falsio.
E.S.: “E’ colpa di Bernardoni se il sistema democratico non funziona…”
“Ma Bernardoni… è deceduto nel venticinque…” scappa detto al conduttore in un attimo di smarrimento.
E.S.: “E’ colpa sua lo stesso. Vede, il Cavaliere era troppo ricco, non era possibile che fosse persino più ricco e più popolare di me. Era giusto che morisse, se l’è meritato.”
L’intervistatore a questo punto non può trattenersi ed entra in una specie di estasi mistica durante la quale inizia ad emettere liquidi da tutti i pori. Pare veda cose invisibili agli altri, apparizioni estasianti ma inaccessibili ai non adepti. Le domande che pone da questo momento sono come dettate dallo Spirito dell’Umanità che si manifesta in quel momento nella sua persona cercando di assorbire il senso dell’esistenza da colui che solo può emanarlo.
“Come ci si sente ad essere depositario di ogni verità?”.
E.S.: “La verità non esiste. La verità sono io. Quindi io non esisto”.
Pausa. Talete, Pitagora, Socrate, Platone, Aristotele, Anassimandro, Nemesio, Menestore, Demofane, Zenone, Epicuro e tutti gli altri improvvisamente scompaiono. Il pubblico impiega qualche minuto per capacitarsi della perla, anzi, del diamante di saggezza che gli è appena stato donato. Dopodiché qualcuno inizia a piangere, qualcuno perde conoscenza, qualcun altro si strappa le vesti in diretta perché se è vero che lui non esiste niente ha più senso. E soprattutto, stavolta parte una lying ovation (ovazione sdraiata) mai vista prima.
Quando la situazione si normalizza, altra domanda, scomodissima: “Mi permetto di muoverle un’osservazione critica. Qualcuno afferma che Lei e il Creatore siate da considerare sullo stesso piano; come risponde ad una tale infamia nei suoi confronti?”
E.S.: “É semplice: perdono loro, perché non sanno quello che dicono.”
Il pubblico a questo punto, di fronte a tanta benevolenza del Maestro nei confronti dei suoi detrattori, non riesce a trattenersi. Chi riesce a raggiungerlo prima di finire calpestato dai concorrenti gli si getta ai piedi in atteggiamento adorante aspettando che Egli ponga la sua taumaturgica (anche se un po’ fredda) mano sul suo capo in modo da infondergli saggezza e sudditanza. I miracolati che vi riescono prima che le guardie svizzere facciano spazio intorno a lui a suon di manganellate rimarranno segnati per tutta la vita. Anche gli altri a dire la verità.
E.S.: “Adesso basta, mi ha stufato, pongo io una domanda: lei, signor Salivatio, chi dice che io sia?”
Il conduttore sbianca. Cosa dire per non offendere in mondovisione il supremo Padre di tutti i direttori? Quale definizione dare che sia sufficientemente pomposa per la mirabolante personalità che si trovava dinnanzi? I secondi passano che sembrano ore, e non gli viene in mente niente di adeguatamente ossequioso.
Ad un certo punto il vuoto della scatola cranica si riempie. Alzatosi dalla sedia ed inginocchiatosi al suo cospetto pronunzia: “Maestro, nel nostro misero idioma terreno non esistono parole adeguate per definirla”. Detto ciò, senza risparmiarsi, dalla cavità orale srotola l’organo che nei vertebrati superiori esercita funzione tattile e gustativa mentre nell’uomo presiede anche all’articolazione dei suoni del linguaggio. A questo punto il tappeto percorrendo il quale si congederà il Maestro può dirsi pronto.
6 commenti su “ECCLESIA 2043. L’uomo che sussurrava ai pontefici – di Infausto Presagio, inviato de Il Repubblichiere”
Ma scusi, in che lingua parla Lei? Per caso involontariamente in massonico?
Esilarante!! Poteva essere invitato allo ‘sció’ anche il presenzialista – prezzemolo – Massimo Giannini, affibbiandogli un adeguato nomignolo secondo il gustoso ed apprezzabilissimo estro giornalistico dell’Autore. Complimenti!, visti i tristi tempi che corrono (CHE TEMPO CHE FA…), una sana e ironica risata è più che salutare… Grazie.
Il Santo curato d’Ars diceva:”
Lasciate una parrocchia per vent’anni senza prete e si adoreranno le bestie”.
Purtroppo dal concilio vat. 2 di veri preti ne sono rimasti veramente pochi, e così siamo già arrivati ad avere addirittura chi adora con colapasta in testa, un dio spaghetto (pastafariani).
Se la chiesa cattolica odierna proseguirà sul cammino intrapreso in questi ultimi decenni, penso che nel 2043 si dialogherà con tanta inclusione (ed indigestione) anche con loro.. Che Nostro Signore Gesù Cristo ci aiuti.
Di tutte le cronache tragicomiche dal 2043, questa è la più spassosa. Finché possiamo, ridiamo. Grazie di cuore.
Di puntata in puntata cresce l’ ironica arguzia del nostro Presagio.
Di pari passo cresce la curiosità sulla sua identità.
Ah.Ah spassossimo articolo e la Pippi un delirio…di risate…grazie