“Be bop e beat generation si fondono in un’unica new vision, che opera una frattura
con i valori e linguaggi dominanti, per cantare le liberazioni da tutto”
Un’influenza incisiva e devastante per l’esplosione del ’68 (anche musicale) è stata quella costituita dai poeti statunitensi della “Beat Generation”, conosciuti in Italia soprattutto attraverso l’apporto di Fernanda Pivano (1917-2009), che ha tradotto e fatto tradurre numerose loro opere e che è l’autrice della frase riportata sopra in corsivo. In special modo Jack Kerouac (1922-1969), autore del famoso romanzo: “On the road” e Allen Ginsberg (1926-1997), che ha scritto a sua volta il best seller: “Howl” (L’urlo), hanno notevolmente influenzato i costumi, i gusti, le scelte della generazione a loro successiva.
“On the road” (“Per la strada”) è divenuta un’espressione per connotare un atteggiamento, uno stile di vita anticonformista e ribelle; “Howl” è diventato l’emblema di un urlo di liberazione da una società oppressiva e quindi ha veicolato politiche, rivendicazioni sociali e sessuali (lo stesso Ginsberg era dichiaratamente omosessuale) che hanno inevitabilmente portato ad una rivoluzione di scelte ed a mutamenti, compresi ovviamente quelli dei gusti musicali.
Non a caso alcuni personaggi dei loro romanzi degli anni ’50 ascoltavano il cosiddetto “be bop” (in particolare le musiche di Charlie Parker e Dizzy Gillespie), ossia un tipo di jazz che contrastava l’easy listening delle big band che facevano swing.https://www.youtube.com/watch?v=IebackS9RPc
In questa rubrica musicale invitiamo quindi a verificare il confronto/contrasto tra lo swing anteguerra e il be bop post-bellico, considerando le suggestive musiche dei maggiori interpreti dello swing come Benny Goodman (1909-1986) o Glenn Miller (1904-1944) e quelli del be bop come Charlie Parker (1920-1955) e Dizzy Gillespie (1917-1993). Nel brano proposto di be bop: https://www.youtube.com/watch?v=09BB1pci8_o
si possono ascoltare i virtuosismi tecnici del sassofono di Parker, della tromba di Gillespie e della batteria di Max Roach (1924-2007).
Da ricordare infine che Charlie Parker ha rappresentato, con la sua prematura morte avvenuta nel 1955 a 35 anni, dovuta alla dipendenza da alcool e droghe pesanti, l’icona dell’artista ribelle talentuoso e trasgressivo. I poeti della “Beat Generation” e molti solisti e gruppi degli anni’60 e ’70 avevano, alla pari di Charlie Parker, grossi problemi di dipendenza da alcool e droghe.