“Dear Mr. Fantasy” è il nome di questa rubrica musicale che citerà canzoni di singoli o di gruppi, stranieri e italiani, che hanno influenzato il ’68. Visti i numerosi commenti suscitati dalla breve rubrica precedente: “Il ’68 e la musica”,abbiamo inteso proseguire la lettura critica di quegli anni attraverso l’esplorazione del vasto panorama musicale che va dal rock’n’rollal blues, dal folkaljazz, dalla musica celtica al rythm’n’blues, dal country al progressive rock e così via, attraverso generi e sottogeneri musicali diversi. Il compito che ci siamo prefissi è e sarà soltanto quello di fornire un’interpretazione critica non esaustiva del brano menzionato, né tantomeno di fornire tutte le indicazioni del singolo autore o del singolo gruppo. Pertanto, ci potranno essere ulteriori spazi di approfondimento, alla luce del tanto materiale a disposizione (dischi, testi, note biografiche, ecc.). La lettura che abbiamo voluto dare alla “colonna sonora di quegli anni” (“formidabili” per qualcuno come Mario Capanna) è inserita all’interno della costatazione di un processo di secolarizzazione, che ha visto la progressiva marginalizzazione o addirittura espulsione della presenza di Dio dalla vita dell’uomo. Quindi, nella società moderna non poteva rimanere esente da questa carica rivoluzionaria la musica, ossia i suoi interpreti, più o meno consapevoli di questo fenomeno di contestazione generale e generazionale.
“L’ordine sta rapidamente scomparendo ed il primo ora sarà l’ultimo poi
perché i tempi stanno cambiando”
Molti cantautori di casa nostra e nel resto del mondo hanno avuto come riferimento il personaggio di Bob Dylan, nato negli Stati Uniti nel 1941. Nel 1963 Robert Allen Zimmerman (di origine ebraica, questo era per esteso il suo vero nome) compose una canzone, sin dal titolo emblematica e preannunciatrice del vento rivoluzionario che avrebbe portato al ‘68: “The times they are a-changin’”, che divenne di fatto un inno generazionale e un prototipo della cosiddetta “canzone di protesta”https://www.youtube.com/watch?v=e7qQ6_RV4VQ
Accompagnato da chitarra acustica e armonica a bocca, strumenti che rappresentavano i due generi musicali di ispirazione, il blues e il folk, Dylan fuse nel testo la lotta per i diritti civili e politici con il rifiuto della società borghese moderna, scagliandosi contro ogni sorta di autorità, come si evince dal testo rivoluzionario che qui diamo per esteso:
Venite intorno gente, dovunque voi vagate ed ammettete che le acque intorno a voi stanno crescendo ed accettate che presto sarete inzuppati fino all’osso.
Se il tempo per voi rappresenta qualcosa, fareste meglio ad incominciare a nuotare o affonderete come pietre, perché i tempi stanno cambiando.
Venite scrittori e critici che profetizzate con le vostre penne e tenete gli occhi ben aperti: l’occasione non tornerà e non parlate troppo presto, perché la ruota sta ancora girando e non c’è nessuno che può dire chi sarà scelto. Il perdente di adesso sarà il vincente di domani, perché i tempi stanno cambiando.
Venite senatori, membri del congresso, per favore date importanza alla chiamata e non rimanete sulla porta; non bloccate l’atrio, perché quello che si ferirà sarà colui che ha cercato di impedire l’entrata: c’è una battaglia fuori e sta infuriando e presto scuoterà le vostre finestre e farà tremare i vostri muri, perché i tempi stanno cambiando.
Venite madri e padri da ogni parte del Paese e non criticate quello che non potete capire: i vostri figli e le vostre figlie sono al di là dei vostri comandi. La vostra vecchia strada sta rapidamente invecchiando: per favore, andate via dalla nuova, se non potete dare una mano, perché i tempi stanno cambiando.
La linea è tracciata, la maledizione è lanciata; il più lento adesso sarà il più veloce poi ed il presente adesso sarà il passato poi.
L’ordine sta rapidamente scomparendo ed il primo ora sarà l’ultimo poi, perché i tempi stanno cambiando.
Mi hanno sempre impressionato quelle due ultime frasi ed in particolare “la maledizione è lanciata” che, unita “all’ordine che sta rapidamente scomparendo”, costituiscono un vero grido di battaglia che fa piazza pulita di ogni autorità, da quella divina (sottintesa) a quella civile e politica fino alla liquidazione dei padri e della famiglia.
Da notare il prefisso a- del titolo della canzone, che va inteso come rafforzativo e che intende sottolineare il tributo (riferendosi nella grafia ai secoli precedenti) al repertorio tradizionale folkloristico irlandese e scozzese, a cui la melodia si è ispirata.
Quella canzone precedette di poco l’assassinio del Presidente John F. Kennedy, avvenuto a Dallas il 22 novembre 1963, tanto che scosse lo stesso Dylan al punto da vedere in quel clamoroso omicidio l’opposizione estrema ai “tempi che stavano cambiando”. Il brano fu reinterpretato da molteplici gruppi, dai Byrds https://www.youtube.com/watch?v=uq4pe0cKQc0 ai Beach Boys e da singoli artisti, da Bruce Springsteen a Phil Collins, da James Taylor a Carly Simon.
Lo pseudonimo di Bob Dylan fu un tributo del cantautore statunitense alla poetica di Dylan Thomas (1914-1953), scrittore e drammaturgo di origini gallese morto a New York. Da ricordare che, sempre a New York, Bob Dylan si era trasferito nel 1961 per far visita a quello che considerava musicalmente il suo principale ispiratore, Woody Guthrie (1912-1967), tra i folk singer più conosciuti ed apprezzati nel panorama artistico statunitense.
4 commenti su “DEAR MR. FANTASY. I cambiamenti epocali cantati da Bob Dylan – di Fabio Trevisan”
Quale perfida magia è stata usata per far sì che anche adesso che capisco cosa c’era dietro, l’ascoltare queste canzoni produce l’effetto “segui il pifferaio magico”?
È una canzone bellissima, l’autore stimatissimo di questi contributi persegue la sua critica ideologica senza venir meno ad un grande amore per la musica! Bravo!
Mi è piaciuto molto l, articolo. Ho sempre amato questa canzone e Bob Dylan in tanti bei brani ha spesso cantato, con le splendide melodie, i “cambiamenti epocali” per indurci alla riflessione.
Interessante questo testo su Bob Dylan. Curioso che non sia ancora chiaro l’origine del suo nome. A volte leggo sia dedicato a Dylan Thomas, altre volte no. Chissà dove sta la verità. Grazie comunque e buona rubrica. Paolo baldessarini Nago