Sì, ma infondo cos’è la famiglia se non “L’ultimo baluardo resistenziale rispetto alla logica atomizzante del turbocapitale globalista [1]?”.Visto che in precedenza ne ho parlato bene, nessuno se ne vorrà se in questa occasione ne evidenzio i limiti, o i motivi di dissenso che dir si voglia. L’avrete riconosciuto dalla citazione, una delle tipiche asserzioni che potevano uscire solamente dalle labbra di Diego Fusaro.
Il noto e simpatico filosofo, famoso soprattutto per il pensiero non allineato e l’eloquio ricercato, in bilico tra lo straordinariamente efficace e la caricatura di se stesso, si è espresso essenzialmente a favore delle istanze tornate alla ribalta in seguito al Congresso delle Famiglie di Verona, ma con alcune riserve.
In uno degli innumerevoli video con cui ogni giorno invade la rete, il giovane intellettuale ha evidenziato come secondo lui la battaglia in favore della famiglia naturale, di per sé sacrosanta, sia stata portata ad eccessi inopportuni, verso lotte che poco hanno a che vedere con l’obiettivo primario e tali da nuocere alla battaglia stessa, “portando a una brusca virata verso una reazione che nulla ha a che vedere con il processo di emancipazione del genere umano”. Si riferisce in particolare alla riesumata questione della revoca della legge sull’aborto e alle posizioni ritenute intransigenti in quanto giudicanti l’omosessualità essere “contro natura”. Tutte cose da lui ritenute “esiziali”, ovvero deleterie, nocive alla causa.
Non interessa qua analizzare quanto ci sia di effettivo nella presunta virata e quanto invece di spauracchio enfatizzato dai media; l’aspetto che ci preme è constatare come lo studioso stavolta sbagli nel merito, su entrambe le questioni.
Se anche vi fosse stata una “viratina” contraria al “processo di emancipazione del genere umano”, sarebbe stata tutt’altro che esecrabile, perché contrariamente a ciò che fa intendere il nostro pensatore, è proprio questo processo che andrebbe fermato. Da cosa dovrebbe emanciparsi l’uomo, oggi che in molti ambiti ha a disposizione ben più libertà di quelle di cui sarebbe legittimato ad usufruire? Appare piuttosto chiaro che oltre alla doverosa emancipazione dalla schiavitù del capitale finanziario, il nostro auspichi in certa misura anche l’emancipazione dalle leggi di natura, palesando con ciò la sua funesta, inespungibile formazione progressista e rivoluzionaria.
“La legge sull’aborto così com’è, in estrema sintesi, mi pare corretta e giusta, in ragione del fatto che l’aborto è giusto combatterlo, ma non si pone fuori legge pensando di combatterlo. Ponendolo fuorilegge sopravviverà in altre forme clandestine come è sempre stato e a nocumento soprattutto delle famiglie più deboli economicamente”.
Fusaro, che solitamente ha il merito di essere additato come colui che canta fuori dal coro, in questa occasione si intruppa nella corrente del più comune mainstreamismo, manco fosse un qualsivoglia editorialista di “rotocalchi turbomondialisti” del Gruppo l’Espresso, di RCS, o degli insipidi fogli CEI.
“La lotta contro l’aborto deve essere una lotta culturale, paideutica vorrei dire; non basta porlo fuorilegge”.
Speriamo che quando suonerà l’adunata dei combattenti per fare la lotta paideutica non occorra conoscere il significato del termine, altrimenti temo non si potranno avere aspettative troppo elevate su una possibile vittoria. Scherzi a parte, è certo che “non basta porlo fuorilegge” l’aborto, ma è imprescindibilmente necessario farlo, almeno quanto la battaglia culturale. Che poi anche le leggi fanno parte di una cultura, e al contempo contribuiscono a crearla. Una vera cultura antiabortista, che non sia solo un ecclesial coacervo di buoni sentimenti, deve necessariamente portare a leggi antiabortiste, le quali a loro volta rafforzeranno la cultura che le ha generate, ricordando a tutti che quello è un crimine. Nientemeno.
“In secondo luogo, sono stati invitati non seri studiosi che potessero discettare di temi famigliari ma sono stati invitati spesso personaggi che, a mio giudizio, poco o nulla hanno a che vedere con una lotta culturale. Penso a personaggi africani che addirittura nel loro paese sono forieri di discriminazione e di reclusione per gli omosessuali; penso ad americani che sostengono essere l’omosessualità una barbarie e follie di questo genere”.
Vorrei far presente all’atarassico Diego che per parlare in modo sensato di famiglia non è necessario essere seri studiosi, anzi, forse oggi la seriosità disciplinare contribuisce ad estraniarsi dalla realtà portando ad ignorare l’evidenza, che è chiarissima ai semplici. Non è nemmeno necessario essere americani per giudicare come barbarie una società che accolga le marziane rivendicazioni omosessualiste; se questa è follia, prepariamoci a farci internare. Quando accadrà, parafrasando Guareschi diremo che: «Per rimanere sani di mente bisogna, a un bel momento, prendere senza esitare la via del manicomio.»[2]
Ma il peggio viene adesso:
“L’omosessualità è perfettamente secondo natura ed esiste come eccezione all’interno di una società umana che si basa sul modello eterosessuale e che tuttavia contempla anche la presenza dell’omosessualità come eccezione degna del pieno rispetto”.
Fusaro sembra incredibilmente cadere nell’errore naturalista per cui tutto ciò che si verifica spontaneamente è da considerarsi “secondo natura”; ma se è così per il regno vegetale e quello animale, dovremmo sapere che altrettanto non si può dire per l’uomo, il cui fine, con Zenone, è: “il vivere in accordo con la natura, cioè vivere secondo virtú, perché la natura ci guida alla virtú.”[3]Non certo seguire ciecamente gli istinti, come gli animali, ma vivere secondo virtù, secondo ragione, secondo logos. A questo equivale per l’uomo vivere secondo natura. Checché ne dica “lo Hegel”.
Se uno prova istinti autolesionisti significa che c’è un grosso problema e che l’ideale sarebbe rimuoverlo, non che sia bene assecondare quell’istinto. L’omosessualità, nella sua tipica manifestazione, porta a comportamenti autolesionisti come è fin ovvio comprendere (anche se oggi a dirlo si rischia un processo).[4]Cosa significa se non che si tratta di un istinto dannoso, da non assecondare, e di un atto contrario alla ragione, alla virtù, al logos, alla natura umana?
Nessuno nega che esista in taluni un istinto omosessuale, ma occorre negare fermamente che questo sia secondo natura. Nessuno nega il rispetto e la dignità di tutte le persone in quanto tali, ma occorre negare fermamente il “pieno rispetto” verso un comportamento nocivo e affermarne l’indegnità rispetto all’uomo.
Il “modello eterosessuale” assunto dalla società non è uno tra i tanti adottabili, come ancora sembra trasparire dalle parole del filosofo, ma è IL modello col quale una società ha speranza di progredire, o perlomeno di non degenerare troppo. L’unico possibile.
Descrivendo come “degna del pieno rispetto” l’opzione omosessuale, Fusaro in fondo non si discosta molto da ciò che affermano, propongono e sostengono le “élite cosmopolitiche e demofobiche del turbocapitale globalista”, che egli tanto, e molto giustamente, depreca.
Affermare che “la famiglia sia l’ultimo baluardo resistenziale rispetto alla logica atomizzante del turbocapitale globalista” ed accettare quelle che rappresentano minacce nei suoi confronti di entità almeno pari rispetto al suddetto turbocapitale globalizzato e ad esso sinergiche, certamente è un errore, che forse chi non è dotato di fede nel Logos divino non riesce a vedere così nitidamente.
Èda condividere certamente l’idea che “la famiglia sia l’ultimo baluardo resistenziale rispetto alla logica atomizzante del turbocapitale globalista”, ma non possiamo fermarci solo a questo.
La famiglia è l’ultimo baluardo resistenziale rispetto al disfacimento della civiltà, processo per cui il globalismo finanziario è uno dei più potenti strumenti, insieme alla negazione del valore della vita nascente e alla celebrazione dell’inversione sessuale.
Provo a dirlo col suo linguaggio: il distinto filosofo testé citato, in codesta contingenza ha posato una leggiadra estremità del suo pregevole arto inferiore sopra una ciclopica, aulente e ragguardevole deiezione organica.
Già che ci siamo, non ci facciamo mancare nemmeno una riverente ma ferma osservazione ad un altro tra i pochissimi stimati filosofi contemporanei, che in un recente articolo pubblicato su Panorama sempre sullo stesso argomento, in mezzo a numerosi concetti altamente condivisibili ha affermato:
Dobbiamo abituarci a considerare prioritaria e indissolubile la famiglia verticale, e variabile la famiglia orizzontale: quel che non può mai essere revocato è lo status di padri, di madri, di figli, e dunque il loro rapporto fondato sulla natura e sul destino, mentre può essere revocato lo status di coniugati e l’unione di coppia.[5]
No, noi non ci vogliamo e non ci possiamo abituare alla variabilità del coniugio. Il vento ci soffia contro con forza inaudita, e se proprio non riusciamo ad avanzare, almeno staremo fermi cercando di tenere la posizione. Se arretriamo di un millimetro, è finita. Se accettiamo questa revocabilità (e come società lo abbiamo già fatto), firmiamo la nostra condanna a morte.
Perciò, con la fiducia dei bambini, contro ogni evidenza dei (mis) fatti, confidiamo che un giorno possa essere revocata la revoca. Aspettare, sempre. Accettare, mai.
[1] https://www.youtube.com/watch?v=I2NWYhHarGU
[2] L’originale, in “Chi sogna nuovi gerani?”è «Per rimanere liberi bisogna, a un bel momento, prendere senza esitare la via della prigione.»
[3] Della natura dell’uomo, Zenone, citato in Zenone, maestro di felicità, Utet.
[4] http://www.ilgiornale.it/news/weird-news/chirurgo-silvana-de-mari-curo-omossessuali-40-anni-loro-1351450.html
[5] http://www.marcelloveneziani.com/articoli/che-resti-in-famiglia/
6 commenti su “Dalla paidéutica alla brace (se il filosofo mi cade sulla famiglia) – di Marco Manfredini”
Parafrasando…:
Ed il distinto filosofo testé citato, in codesta contingenza, ha avvicinato l’invereconda sua estremità ad un sinuoso, elegante, latteo, ceramico vaso onde riversarvi la sua aurea minzione ma, filosoficamente e paideuticamente ciarlando, “l’ha fatta fuori”.
D. Fusaro: “La lotta contro l’aborto deve essere una lotta
…………….culturale […]; non basta porlo fuorilegge”.
…………….”L’omosessualità è perfettamente secondo
……………..natura ed esiste come eccezione…”.
L’intero Codice Penale – ed anche quello Civile – sono idealmente superabili “culturalmente”. Propone forse Fusaro che, in attesa che l’ideale si concretizzi, aboliamo entrambi i Codici e precipitiamo nella barbarie?
L’omosessualità è una “eccezione”? Ma non è che Fusaro abbia preso la tessera del Club dei giochi semantici ed abbia aggiunto il termine ‘eccezione’ come evoluzione di quello già vecchiotto ‘orientamento’?
Cosa non si fa ai tempi nostri per sopravvivere nell’agio pagando il prezzo al ‘turbocapitalismo dominante’!!!
Fusaro: un’altra speranza fallita!
Tranquilli tutti ! Quando la ” Religione di pace ” arriverà a regalarci i suoi costumi , tutti questi dibattiti spariranno…
Anche se il fine resta l’abrogazione della 194, è purtroppo vero che il mezzo non può essere il ritiro immediato della legge, non sarebbe fattibile. Siamo ormai alla terza/quarta generazione di donne che quando sente “aborto” sente “diritto”, e non parlo solo delle mamme, ma ahimé, cosa che non cessa di lasciarmi ancora più incredula e schifata, delle mamme delle mamme, che in un cospicuo numero di casi (nel piccolo della mia esperienza da spettatrice, praticamente il 100%) sono proprio quelle che accompagnano le loro figlie liberate e autodeterminate ad abortire, e se proprio fanno uno sforzo, fanno loro il grande regalo del “è una tua decisione, scegli liberamente”, il che tradotto significa “se scegli di tenerlo te lo smazzi tu, ho appena finito di crescere te e tua sorella, scordati che mi rimetto a cambiare pannolini, e poi io ho il mio lavoro e la mia vita, e i soldi mi servono per farmi le vacanze sul Mar Rosso”. Un discorso già abberrante se fatto dalla madre, che comunque può essere spaventata, in preda agli ormoni, abbandonata, ma completamente inacettabile dalla…
(continua) e se da cattolico l’obiettovo resta appunto l’abrogazione, mi rendo conto che un politico è prima di tutto uno stratega, e che non può sempre andare dritto al bersaglio. Questo nonostante noi sia rimasta PER NIENTE impressionata dal tanto celebrato discorso della Meloni, che lungi dal sembrarmi un atto eroico, mi ha dato piú l’impressione di essere un’accozzaglia di commenti presi direttamente dalle discussioni online sui vari siti di ispirazione cattolica, opportunamente copiancollati (probabilmente neanche da lei stessa, piuttosto da qualche stagista, magari precario e sottopagato) per dire alla gente quello che voleva sentirsi dire e accaparrarsi un po’ di voti. Detto questo, non ritengo del tutto insensato prendere un giro più lungo, iniziando con quello che si ha. Con le (ottime) intenzioni NON si arriverebbe all’obiettivo, si farebbe solo un gran pasticcio (altro che rivoluzione).
Bravo Marco!
Anch’io sono rimasto deluso dal video in questione. Mi aspettavo che la forsennata diffamazione messa in moto contro il congresso di Verona avrebbe aiutato il giovane filosofo ad capire le ragioni per cui il turbocapitalismo sostiene lgbt, leggi abortiste e simili, e quindi a prendere una posizione più “estrema”, in merito.
Ma le posizioni più estreme della sua non sono inquadrate dall’attuale finestra di Overton sull’argomento. Uno schietto linguaggio “sì sì, no no”, in politica e nei salotti televisivi, è ammesso soltanto per dimostrare l’arte del linciaggio.
Quindi, non ci resta che biasimare noi stessi per aver riposto speranze eccessive in un giovane senza dubbio brillante, ma invitato in troppi talk-shows perché si possa confidare in lui (in proposito, un nostro proverbio ammonisce che “chi va a ddormì’ có’ lli regazzìni se retròa tuttu smerdàtu”!).
Ciò detto con tutto il rispetto per un personaggio che, fortunato lui, ha tutto il tempo per approfondire certe tematiche e trarne spunti per rendere un prezioso servigio alla comunità.
Michele…