Nell’intervista al cardinal Giuseppe Betori – Avvenire 10/7/2017 – si ha conferma di una prossima correzione del testo evangelico, così come voluta dal Papa Francesco I, d’intesa con i più dotti biblisti in circolazione. “Un Lavoro di squadra”, osserva compiaciuto il presule fiorentino, che ha stabilito essere, il passo di Matteo 6, 13 “E non ci indurre in tentazione” del tutto inaccettabile poiché – ragionano Papa Francesco, il cardinal Betori e la squadra dei biblisti – Dio, che è somma bontà ed infinita misericordia, non può mai ‘indurre’ in tentazione. Pertanto, posta tale ‘verità’, il verbo incriminato va sostituito con altro più corrispondente alle predette divine bontà e misericordia.
Ed ecco, allora, uscire dal cilindro del vocabolario conciliare la magica soluzione sostitutiva: “Non ci abbandonare alla tentazione”, formula che, pur non essendo – al settembre 2018 – stata sancita in AAS, vien recitata qua e là. Una formula, come abbiam detto sopra, che determina una doppia nefasta deriva: teologica e semantica e di cui ci apprestiamo a rendere conto e ragione.
Il N. T., come si sa, è scritto in lingua greca che, pur diversa essendo dall’aramaico parlato da Gesù, è testo canonico su cui si fondano l’intera Rivelazione e il ‘Depositum fidei’. Ciò per dire che, greca o aramaica la versione, niente cambia ai fini della inerranza della Parola di Dio fattosi uomo.
Cosa dice, allora, Gesù (Mt. 6, 13)?. Dice testualmente “kài mè eisenègkes emàs èis peirasmòn, allà rysai emàs apò tù ponerù”, corrispondente al latino della Vulgata di San Girolamo“et ne nos inducas in tentationem sed libera nos a malo”, cioè, “E non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male”.
Papa, cardinal Betori e squadra di biblisti affermano che Dio non induce in tentazione. Bene, ci dicano allora, che cosa voglion significare le tante prove – vere e proprie induzioni in tentazione – a cui, come racconta il V. T., il Signore sottopone Israele, i profeti, Abramo, Giobbe, così come recita il salmo 138, 1 e come si legge nel N. T. – vangelo di Matteo 4, 1/11 – lo stesso Gesù essere indotto in tentazione, messo alla prova come espressamente recita il testo greco “Tóte o Iesùs anèchthe éis tèn érmon ypò tù Pnèumatos peirasthènai ypò tù diabólu” – Tunc Iesus ductus est in desertum a Spiritu, ut tentaretur a diabolo – Allora Gesù fu condotto nel deserto dallo Spirito (Santo) perché fosse tentato dal diavolo.
Non c’è ragione per dilungarci a dimostrare quanto presuntuosa ed offensiva sia la decisione di cancellare il verbo ‘indurre’ per ‘abbandonare’ in quanto è chiarissimo, anche ai ciechi, il potere e la volontà che Dio ha di imporre prove, cioè, ‘indurre in tentazione’, così come bene recita il salmista.
Gravissimo atto di protervia culturale e di ribellione, pertanto, si pone, sotto l’aspetto teologico, siffatto tentativo di correggere il Verbo di Dio ritenuto non al passo dei tempi. Eresìa, non v’è dubbio.
Ora, se con la sostituzione di ‘indurre’ con ‘abbandonare’ s’è compiuta, riferita al versante teologico, un’azione eretica e un’offesa a Colui che è Verità, sotto quello semantico s’è raggiunto il massimo del ridicolo. I soloni, che pretendono di rettificare Cristo, sono naufragati nel mare del tragicomico peggiorando ancor il criticato ‘indurre’. Noi, pertanto, con l’ausilio della sola analisi etimo/logico/semantica dei due verbi – indurre/abbandonare – dimostreremo come l’adozione del secondo realizzi una visione addirittura sacrilega. Vediamoli.
a – Indurre. Verbo che ricalca il latino ‘in-ducere’ – condurre verso – e che, nelle varie e molteplici circostanze in cui viene flesso, sta a significare un dinamismo con cui un soggetto spinge e/o viene spinto a comportamenti, gesti per lo più negativi come: indurre in errore, indurre a delinquere . . . Ora, considerando l’etimo e la semantica, si può notare come nel composto in-durre sia presente un iniziale moto a cui il soggetto collegato non viene necessariamente coartato a cedere tanto, che l’indurre in tentazione altro non è che un ‘tentativo’, operazione che sollecita un alcunché ma non a condurlo a termine. Abbiam detto sopra che Dio ‘mette alla prova’ sì come appare, fra i numerosi, dagli esempî di Giobbe e di Gesù, due che, in modo diverso, seppero respingere l’induzione dandoci il modello per come si possa superare un momento critico.
Fatto, pertanto, chiaro che lo ‘indurre’ del Padre Nostro esprime la volontà di Dio secondo la quale Egli mette alla prova, non è automatico che l’uomo debba cadere nel peccato in quanto il suo libero arbitrio, illuminato e ammaestrato dalla Legge divina, gli permette la conoscenza del Bene e del male e, quindi, la volontà di resistere e vincere.
Colui che pratica sport estremi, l’acrobata, il rocciatore, mette se stesso alla prova, si ‘induce’ nel rischio non perché debba sicuramente fallire ché non avrebbe senso alcuno sfidare il proprio limite se non venisse posta a priori la volontà di superare la linea che segna le due aree: la sconfitta e la vittoria.
b – Abbandonare. Verbo di etimologìa varia che gli specialisti riconducono a un antico francese “à ban donner” – dare in balìa di – o ad un “a bando dare” – proscrivere, lasciare definitivamente. Comunque lo si usi, mantiene un significato di larga univocità, e cioè: lasciare qualcuno/qualcosa senza aiuto, senza protezione, dimenticare volontariamente o non qualcuno/qualcosa. Insomma, il concetto che ne vien fuori dice come l’abbandonare valga azione che, riferita alla nuova formula del corretto Padre Nostro, farebbe di Dio un Essere perfido o scordarello che, caduto l’uomo in tentazione, ve lo lascia senza aiuto, senza possibilità di recupero, senza mezzi di riscatto, disinteressandosi di lui. Ora, sarebbe paradossale che nella preghiera, insegnataci da Cristo stesso, si chieda al Padre di non ‘abbandonarci’ alla tentazione, di non lasciarci soli e privi del suo aiuto. Una pezza, come ben si avverte, peggiore del buco che si vorrebbe rammendare, a gloria del Pontefice, del cardinal Betori e della squadra degli acculturati biblisti.
Noi ci sentiamo in dovere di consigliare costoro a non avventurarsi in conflitti con la Parola di Cristo ché la sconfitta, così come la figuraccia, è sicura, oltre che lo scotto da pagare.
Cosicché, appare chiaro come la sostituzione del dinamico indurre con lo statico abbandonare renda un pessimo servigio alla Verità e riveli la smania revisionistica della neoChiesa che, per modellare una pastorale a sola caratura umana, fa la pesa alla Parola di Dio. Ma la rivoluzione bergogliana, che gronda misericordia da ogni artiglio, va avanti inarrestabile fidando sulla parola (!) di p. Arturo Sosa, attuale ‘papa nero’, il gesuita che afferma come, per essere bravi cristiani di oggi, sia necessario contestualizzare storicamente, cioè secondo l’hegeliano ‘zeitgeist ‘ – lo spirito del tempo – la Parola di Cristo il quale, lo si dica chiaro e schietto e lo si sappia, non disponeva di registratori vocali, per cui – come si dice in tali casi – “Verba (Christi) volant” – le parole (di Cristo) volano.
58 commenti su “Il “Padre nostro” in versione sacrilega – di Luciano Pranzetti”
dicono questi stessi ‘teologi’ che Dio somma bontà e somma misericordia non può “indurre in tentazione” nessuno. Sono gli stessi che sostengono che chiunque esca dal conclave, comunque e a prescindere, è l’eletto di Dio. Se così stanno le cose, che cosa è l’elezione ‘divina’ di papi come questo Bergoglio se non un colossale indurre in inganno il popolo cristiano per mano direttissima di Dio?
Se Dio è creatore di tutte le cose visibili ed invisibili, allora è creatore anche delle tentazioni che incontriamo nella nostra vita. Quindi possiamo chiedergli, che nella sua bontà non ci destini delle tentazioni, che temiamo, a causa della nostra fragilità, di non riuscire a superare indenni. Ed è tutto regolare, in quanto può scegliere cosa creare e cosa non creare.
Nella versione minacciata dai biblisti, come sottolineato da Pranzetti, si ammette che Dio debba scegliere tra abbandonarci e non abbandonarci. Se potessi pensare che potrebbe abbandonarci non potrei avere fede in Lui.
Amici RC; questo stesso argomento era stato trattato lo scorso 08.10, ed avevo espresso i miei dubbi sul verbo “abbandonare”. Ora mi viene un sospetto. Innanzitutto la nuova traduzione non quadra teologicamente: come si può ammettere che il Creatore abbandoni la propria creatura? E’ un’affermazione improponibile. Oltretutto, sembra un ricatto: “se mi abbandoni, e ritiri o distogli da me la tua Grazia, ecco che io mi danno per colpa Tua!”. Un risultato mezzo eretico e mezzo blasfemo. Ma forse c’è di peggio, ed è qui il mio sospetto; tutto questo ha il sapore disgustoso del luteranesimo, poiché se presupponiamo che Dio abbandona a se stesso l’uomo, ed oltretutto nel momento pericolosissimo della tentazione, la conseguenza è quella di ammettere come Dio decreti per il peccatore l’eterna dannazione, la quale non è più invece il frutto di una scelta sciagurata dell’uomo che ha abbandonato la Grazia divina. Non è che stanno cercando di “protestantizzare” tutta la teologia della Grazia e della giustificazione? Mi sto sbagliando? Da Gotham, il Pinguino.
Infatti i protesranti del nord europa hanno già corretto il Padre nostro nello stesso senso.
Concordo con questa interpretazione. Puro luteranesimo, a piccole dosi così il buon cattolico adulto medio progressivo non se ne accorge.
Che si stia cercando di “protestantinizzare” la teologia è già da tempo che lo vediamo! Che dire allora del “pro multis” della consacrazione del calice cambiato (non tradotto) col “per tutti” nella nuova messa?
Se Dio non “Induce” in tentazione, è errata anche quella di ” non abbandonarci” in tentazione, se Dio non induce nessuno allora non abbandona nessuno, personalmente in privato o alla Messa lo recito in Latino.
Ottima scelta, caro amico, anch’io alla messa cerco di recitare in latino tutto quello che posso e mi ricordo : il Sanctus, il Pater, “et cum spirito tuo”, “Deo gratias”, ecc. Ovviamente mi guardo bene dall’associarmi alla frase “non son degno di partecipare alla Tua mensa”, sostituendovi la preghiera del centurione. Niente strette di mano, comunione in bocca previa genuflessione e, durante la preghiera dei fedeli (quasi sempre insulsa e sessantottina) come durante l’omelia (nel migliore dei casi filoprotestante o filoebraica) mi ritiro in me stesso e prego in latino, prevalentemente l’Ave Maria, il Sub Tuum praesidium, il Memorare, il Sine Labe Originali Concepta…
Chiedo scusa, dalle sue parti non c’è la Messa “antica”?
Catholicus: “Ovviamente mi guardo bene dall’associarmi alla frase
……………..”non son degno di partecipare alla Tua mensa”,
………………sostituendovi la preghiera del centurione”.
Ho una domanda da porLe, Catholicus, che mi riguarda personalmente: non trova Lei moralmente problematico l’attendere una Messa “una cum”? Voglio dire: non c’è una grave ed inconciliabile contraddizione in noi di persuasione sedevacantista nell’attendere una Messa che implica la nostra comunione con un papa che noi non riconosciamo essere tale? Siamo proprio sicuri che noi salviamo le nostre anime attendendo una Messa – e confessandoci e comunicandoci – in uno stato d’animo profondamente conflittuale e fondamentalmente falso?
Ho smesso, negli ultimi mesi, di attendere la Santa Messa domenicale presso la FSSPX proprio a causa della spiacevolissima sensazione di prendere in giro me stesso mentre prendevo in giro la Fraternità di cui non condivido, tra l’altro, la relazione contraddittoria con la falsa autorità romana che autorità NON è. Grazie per la Sua cortese attenzione.
anch’io mi pongo questo problema, ma me lo pongo anche se andassi al non una cum dove sono gallicani eretici pure loro e con la radice del satanista Lienart…mi associo a Gnocchi: dove sta la Chiesa gerarchica oggi? Inoltre anche i lefevbriani celebrano una cum… che bel pasticcio…
angela: “…mi associo a Gnocchi: dove sta la Chiesa
………..gerarchica oggi?”
Per quanto riesco a comprendere – in mancanza di un intervento di Gesù che ridia alla Chiesa il Suo Papa – la sola soluzione di emergenza possibile è il singolo validamente consacrato che celebra, sua sponte, la Messa “NON una cum”. La “una cum” non è soluzione possibile! Don Floriano Abrahamowicz, in Italia, fa proprio questo dopo essere stato espulso, se non vado errato, dalla FSSPX: una espulsione certamente nulla perché nessuno può imporre ad un sacerdote di celebrare la Messa ‘una cum’ quando il sacerdote vede nel supposto Pastore un lupo mascherato!
Così come un semplice fedele NON può imporre a se stesso/a – e questa è la mia personale situazione – di vedere un Pastore dove vede chiaramente, invece, un lupo mascherato. Per questo dico che la ‘una cum’ non è soluzione possibile almeno per coloro che vedono il lupo e non possono, ovviamente, far finta di non vederlo!
Grazie per avere interagito. Speriamo che anche Catholicus condivida con noi il suo pensiero.
Già in «Amerio e il Padre Nostro da (non) cambiare», pubblicato pochi giorni fa, si legge che «[…] tanto il verbo latino quanto quello greco sono di quelli (e non son pochi) che si adoperano in un senso forte e in un senso attenuato: non significano più l’azione che il soggetto fa ma quella che lascia fare . […] Così qui ne nos inducas vale non lasciarci cadere.».
Queste considerazioni – però – valgono per il latino e per il greco, non impediscono il fatto che in italiano «e non ci indurre in tentazione» suoni… infelice (soprattutto a chi non ha studiato né il latino né il greco, e a cui non viene in mente che la traduzione possa aver tradito qualcosa). Mi pare che il “guaio” – qui come altrove – sia stato prodotto dalla traduzione in lingua volgare.
Ciò premesso, se l’alternativa alla formula corrente citata è considerare l’ipotesi che Dio ci abbandoni, per chiedergli di non attuarla… meglio lasciare le cose come stanno!
Va detto che Dio induce a prova tutti, ha iniziato con Adamo e Eva e lo dice a Caino: il male è alla tua porta ma tu dominalo… e poi prima mise alla prova gli Angeli. Vuole essere amato, non è un padrone che gli basta avere schiavi, perciò ci lascia liberi di sceglierLo o rifiutarLo.
Io continuerò a recitare questa meravigliosa preghiera, il Padre Nostro appunto, dettata da Gesù agli apostoli, come mi ha insegnato (da sempre) il Catechismo della Chiesa Cattolica.
Ma questo papa invece di pensare alle questioni serie, che in questo momento attanagliano la Chiesa, come si permette di cambiare le Sante Parole che ci ha insegnato Gesù?
Cara Signora Vittoria, lei mi ha tolto la parola di bocca. Anche io continuerò a recitare il Padre Nostro, in italiano o in latino, così come per 2000 anni lo hanno recitato i grandi Santi. I quali non si sono davvero sentiti “tentati” da Dio anzi, proprio perché dicevano “ne nos inducas in tentationem” aono diventati Santi.
Mamma mia! Si cominciano a fare le bucce anche alla Sacra Scrittura. Insomma, secondo questi “eruditi”, fino ad oggi ancora non si è saputo bene cosa abbia detto veramente Gesù quando ha insegnato il Padre Nostro? Di questo passo tra qualche anno verranno fuori i sapientoni di turno che modificheranno ancora perché scopriranno che neanche “abbandonarci ” è corretto ed è meglio “affascinarci”. Perché no? Perche non pregare il Padre di “non affascinarci con la tentazione”. Davvero lo spirito della “novità” è diabolico!!!
Cocco-party : incredibile ma vero, stando a quanto si legge qui :
https://apostatisidiventa.blogspot.com/2018/10/cocco-party.html Bergoglio si rifiuta di rispondere a mons. Viganò, dandolo in pasto ai giornalisti di regime, fa la vittima, poi chiede consiglio al card. Coccopalmerio per sanzionare il monsignore ribelle. Si, chiede consiglio al cardinale implicato nello scandalo di mons. Capozzi, beccato durante un’orgia gay a base di droga nei palazzi vaticani, dove non avrebbe diritto a risiedere (ma che gli è stato concesso da Bergoglio su pressioni di Coccopalmerio). Poi la comica finale : il consigliere che dovrebbe indicare al papa come punire chi ha denunciato la lobby gay all’interno del Vaticano è ptrobabilmente gay egli stesso e, cosa incredibile e scandalosissima, era presente all’orgia, la presiedeva in certo qual modo; appena lo videro, i poliziotti gli dissero di andarsene perché stava per iniziare la retata !
…(segue)
1 29 giu 2017 – «Vaticano, fermato un monsignore: festini gay e droga al Palazzo dell’ex Sant’Uffizio» – https://gloria.tv/article/nPTMKUEjA3vy17zRWKMR18Vk2
Ho confuso tra il party in sé e la presenza del card. Coccopalmerio ad esso: come non detto (anzi, scritto).
(seguito e fine) … E’ questa la Chiesa di Cristo ? qualcuno ci crede ancora ? sono questi i nostri pastori ? vomitevoli, dalla prima sede i in giù. Quando avrà uno scatto d’orgoglio, di santo zelo, il “popolo in cammino” (per dove? verso l’inferno, guidato da questa gente qua?) marciando sul Vaticano per gettarne fuori a calci nel sedere questi traditori di Cristo ? Il discorso ricalca in parte anche la situazione dell’Italia, dell’attuale governo, nei confronti della cricca massonica alla guida dell’Europa …
Catholicus, le viene da vomitare per questo? Allora le consiglio – sempre che non l’abbia già letto – questo bell’articolino: “La verità su McCarrick? Follow the money!” E’ di Aldo Maria Valli, ed è stato pubblicato da guelfonero su radiospada.org/2018/09/affaire-vigano-la-verita-su-mccarrick-follow-the-money/ in data 03.09.2018. Altro che sterco del diavolo! Qui stiamo affondando tutti nel peggiore liquame.
tu invece sei di un’umiltà disarmante… Siete gente che beve tutte le notizie dei massmedia senza andare alla radice e vedere COSA E’ VERO, di ciò che i media diffondono. Vedasi come esempio questa notizia, di oggi, cioè una smentita del card. Becciu su infondate accuse al card. Coccopalmerio su un fatto avvenuto al suo segretario, e già manipolato quando è stato diffuso: il monsignore non è stato arrestato durante un festino… ma questa è stata la notizia diffusa e creduta da tutti.
https://twitter.com/AngeloBecciu/status/1050397053841563648
Dal signor Becciu nojn comprerei mai un’auto usata, tanto per usare il paragone che usano gli americani quando si tratta di dare un giudizio su un candidato alle elezioni presidenziali. Figurarsi se credo ai modernisti scelti e cooptati dal dttatore argentino; ad essi non attribuisco alcun titolo ecclesiastico, per non offendere 2000 ani di storia di Santi, Martiri, dottori della Chiesa. Li segua chi vuole, ‘sti modernisti, la mia Chiesa si ferma a Pio XII, la Chiesa conciliare non mi rappresenta né mi appartiene. Pace e bene.
Siccome immagino che il “tu” sia io, O.Cobblepot, allora le chiedo: secondo lei questa sarebbe una smentita seria? 1. Una smentita non la si dà l’11.10 di un fatto divulgato il 05.07 (3 mesi e 6 gg. dopo). 2. Che mons. Capozzi sia stato arrestato in casa sua lo sapevamo già (ilFattoQuotidiano.it). 3. Quello che a lei ed a Becciu sembra sfuggirvi è che qui il problema non è quello della location, ma quello dei motivi dell’arresto; Capozzi non è stato arrestato per il furto di un chilo di mele al mercatino rionale, ma perché è stato pizzicato dagli sbirri della Gendarmeria Vaticana non solo perché era strafatto, ma – e soprattutto – perché si dava alla “gaia gioia” con i pantaloni abbassati (spero le sia chiara la metafora). Se Becciu pensava di farci fessi con questi trucchetti da prestidigitatore della lingua, si sbaglia di grosso! Il Pinguino.
E’ la prima volta che scrivi, Maria?
Fino ad oggi c’ero solo io e molti penseranno a me leggendoti.
Ci vogliamo organizzare con un numero?
Per esempio un 2 dopo il tuo nome perché sei venuta dopo,
oppure un 1 dopo il mio. D’altra parte il nostro nome è troppo diffuso per non essere ripetuto.
Si potrebbe pure aggiungere l’iniziale del cognome.
Che ne pensi?
è la prima volta e l’ultima, sicuro. La Chiesa non va avanti con le critiche. E chi critica è proprio chi non ha niente da fare.
se la Chiesa in 2000 anni non si fosse difesa dai porci e dagli eretici a quest’ora saremmo tutti ariani, ebioniti, nestoriani, ortodossi orientali, luterani…. e allegramente sodomiti…..e chi critica ne ha le scatole piene di veder chiamare cattolici i porci e i maiali ed i cani tornati al loro vomito…x il futuro cattolico perché se fosse solo x ognuno di noi singolarmente sarebbe meglio rinchiuderci in una grotta a meditare e pregare e zappare….mediti lei che cita un nome santo…
Dici bene Maria.
C’è chi pensa di salvare il mondo con chiacchiere che puzzano di peccato da qui all’altro mondo.
La preghiera del giusto, invece, “penetra le nubi” muovendo l’Onnipotenza e realizzando i piani di Dio.
Fermo restando che per me è un’assurdità modificare anche un solo iota del Padre Nostro, proprio perché la tentazione e la prova sono parte imprescindibile della vita cristiana mi chiedo a quale scopo prego il Padre affinché mi tenga distante da esse. Che cosa implica questa richiesta nella vita del cristiano?
A mio giudizio, caro Stefano, la richiesta di cui stiamo parlando (presente senza il minimo dubbio nel testo greco, cioè nell’originale evangelico, del “Padre Nostro”) significa: “Padre Nostro, tu ci conduci verso di Te attraverso un percorso pieno di seri ostacoli. Guidaci, Ti preghiamo, su un cammino non troppo irto di TENTAZIONI, cioè di occasioni di peccato. Tu sai meglio di noi che il solo, vero danno che possiamo causare e di cui possiamo subire le conseguenze è il peccato.”
E’ sicuramente sensato quello che dici, ma è una richiesta che mi suona comunque oscura. Il Padre è l’unico capace di sapere quando e come permettere ad una tentazione di affacciarsi, anche perché è il solo in grado di sapere che per certo dispongo delle armi sufficienti a superarla. Considerato appunto che la tentazione è per il mio bene (per i meriti, p.es.), con quale scopo mi prodigo in questo tipo di richiesta? Ha forse qualcosa a che vedere con l”allontana da me questo calice’ di Nostro Signore Gesù?
L’ “Allontana da me questo calice” è qualcosa di immenso: sia per l’immenso orrore di quel calice (Tutto il male del mondo), sia per l’incredibile estraneità fra il Cristo, IL SOLO Giusto, l’Agnello Innocente, e anche la semplice ombra del Male.
Parlando di noi, invece, io sento quella “domanda” nei termini seguenti: “La Tua Provvidenza, o Padre Celeste, non ci dimentica e non ci abbandona. Però, rivolgendoci direttamente a Te come Tuo Figlio ci ha insegnato, Ti preghiamo: regalaci un percorso non troppo difficile. Vogliamo arrivare a Te, alla fine della vita, ma non troppo stanchi e sfibrati. In Paradiso non si va in carrozza, è verissimo; ma vorremmo venirci in triciclo, non in barella!”
Tutto condivisibile, ma vi faccio una domanda: in Portogallo da tempo si dice :”non lasciarci cadere”, e mi pare analoga la formula spagnola.
Sapete per caso quando sono state adottate queste formule, e se vi è stata o meno opposizione in questi paesi?
Grazie, buon lavoro e un ricordo da Fatima, a tutta la redazione e a tutti i lettori del sito!
Bruno PD
Mah! Francamente non mi sembra una cosa tanto grave da gridare al sacrilegio! Se non erro, già Papa Wojtila aveva sollevato questa questione, ma pur di dire male di Bergoglio tutto fa brodo.
Caro Camerata, nella mia specie di ex parrocchia si cinguetta quel “non ci abbandonare” già da diversi anni, direi dai tempi (e non gli ultimi) di Benedetto XVI regnante, con tanto di fervorini esplicativi più o meno dello stesso tenore degli attuali. E’ chiaro che non sia un problema “di Bergoglio” e che trovi le sue radici molto prima, come molte deviazioni dottrinali: ma il fatto è che tutto ora esplode incontenibile e, cosa più grave, con acclamazioni di giubilo e di respiro “rinnovatorio” non solo dal mondo ma dalla ex chiesa stessa.
Che costoro che amano prostrarsi al mondo ed alla carne..siano migliori da dover migliorare la Chiesa di 2000 anni…. strano è, dato che la stanno demolendo da decenni, quindi il loro occulto scopo è diabolico, ma studiato a tavolino e preparato da decenni….non fanno nulla se non x demolire meglio
Il discorso è molto semplice. Sin dall’inizio ho pensato al “non abbandonare” di Dio alla tentazione come una forzatura e una cosa peggiore di quello che si pensa non essere nelle caratteristiche di Dio e cioè indurre in tentazione. L’esempio è Cristo Crocefisso, Gesù sulla Croce ebbe la sensazione di essere abbandonato da Dio, Dio non Lo aveva abbandonato, era Gesù che in quella tremenda angoscia del corpo e dell’anima non sentiva più l’amore di Dio, sicuramente Gesù ebbe la tentazione di non credere all’amore del Padre e chiede “Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato” ma subito dopo “Padre tutto è compiuto, (ho fatto la Tua Volonta”) rimetto nelle Tue Mani il mio Spirito! Gesù fu indotto nella suprema tentazione ma la superò e la risposta di Dio Padre è stata la Resurrezione.
Ma il sig. Jorge Mario non ha altro a cui pensare!?!? Sì, purtroppo per lui. Troppi foschi pensieri gli affollano la mente e lo tormentano (la costante perdita di popolarità, i dubia, il demone Viganò, i cardinali predatori, i cani selvaggi, i party gioiosi al sant’Uffizio, capitan Salvini protettore degli italiani …); ed ecco allora che il vecchio Omissis, per distogliere l’opprimente attenzione del mondo sui suoi guai e lenire così le sue ambasce, ha deciso di cambiare il Padre Nostro, per correggere niente po’ po’ di meno che l’Autore della Preghiera per eccellenza, che tanti santi hanno recitato per 2000 anni con fede e amore … “et ne nos inducas in tentationem, sed libera nos a Bergolio. Amen”
“Non ci abbandonare alla tentazione”… beh, anche così mi accontenterei, se bastsse per non essere più lasciato nelle mani di questi Truffatori!
C’è anche questo versetto da considerare comunque:
“Nessuno, quand’è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno.” (Giacomo 1,13)
…e difatti tutto è spiegato intendendo: “non lasciarci cadere nella tentazione”.
Chiaro che è il Diavolo il tentatore, ed è altrettanto chiaro che Dio lascia il diavolo tentare, perchè nella tentazione si manifesti la fede in Lui; anzi, prima ancora (come nel caso defli Angeli) Dio lascia libera l’insorgenza nelle sue creture intelligenti della possibilità della scelta, perché Dio, come ovvio per l’amore, vuole dei figli che abbiano potuto scegliere liberamente di riconoscerlo e di amarlo, contro l’opzione di fare per contro loro, senza di Lui.
Noi preghiamo il Signore perché “non c ‘induca in tentazione”, pardon, che “non ci lasci cadere nella tentazione” ( se piace di più) di mandare tutto a carte quarantotto – la sua Chiesa , la sua Presenza, la sua Parola- vedendo questi mistificatori continuare a vendersi come Vicari suoi. In questo rischio sappiamo è in gioco la nostra fede. E perché non soccombamo nella tentazione , chiudiamo la preghier con l’invocazione: “Sed libera nos Domune a malo”.
O vogliamo una fede in Dio nell’incoscienza?
“Ci sono delle menti che muovono il web e questa è la cosa che mi ha colpito e di cui forse dovremmo prendere più consapevolezza. Le notizie, anche solo di ricette, alcune volte sono storpiate, approssimative, inesatte… così è anche per tutto ciò che riguarda la religione, Dio e soprattutto la Chiesa. Se digiti: Chiesa cattolica Roma, su qualsiasi motore di ricerca ti escono notizie per lo più negative, se non fake news; non ti appaiono di certo le centinaia e migliaia di persone che spendono la loro vita per cambiare il mondo. Gli articoli o i servizi sugli scandali sappiamo che fanno molti più followers.” (https://www.agensir.it/chiesa/2018/10/12/il-potere-virtuale-forma-e-deforma-tanti-giovani/)
Per me la questione è molto semplice: se il “non ci indurre” è andato bene per 2000 anni va bene anche adesso.
E non sarà Ceccouno e un manipolo di cardinali (molti dei quali finocchi a quanto pare) a farmi cambiare idea.
I cattolici sono sempre meno, ma se sono tutti come voi è meglio così. Grog, nessuno desidera che tu cambi idea, perché il tuo basso livore ti può solo peggiorare.
Ma insomma, chi è poi alla fine questo San Girolamo che tradusse “et ne nos inducas in tentationem”? In fondo solo un modesto Padre della Chiesa. E chi era costui di fronte al Regnante Pontefice (?), al cardinal Betori, allo stuolo di biblisti e canonisti che hanno deciso il cambiamento? Di vescovi che lo accettano e lo impongono acriticamente?. San Gerolamo era solo ispirato dalla sua cultura e dalla Tradizione apostolica, mentre gli innovatori sono illuminati, ma che dico, abbagliati dal concilio, dallo spirito del concilio, dal postconcilio. Adesso cambiamo preghiere millenarie, ma non abbiamo anche cambiato le parole della S. Messa? Il “pro multis”, il “tollis”, il “Deus Sabaoth?”. E allora?
Fuor di ironia, meno male che leggo qui sopra di persone che non solo non cambieranno le parole del Padre Nostro, ma che continueranno, silenziosamente nella S. Messa, a recitarlo in latino, come continuerò a farlo io, anche le volte che non partecipo alla S. Messa di sempre, ma alla messa modernista.
In Francia ancor peggio, ormai da Natale é stata imposta la versione ” e non farci entrare in tentazione”.
In pratica si chiede a Dio di neanche entrarci in una qualche prova, non solo di non esservi abbandonato.
Sono ignorante in cose di teologia e studi di lingue antiche ma veramente mi sono trovata di fronte ad un dubbio proprio leggendo la parte del vangelo sulla tentazione di Gesù nel deserto. Se la prova, debitamente superata con la sua Grazia, aumenta i meriti e ci forgia alla santità, chi é più santo di Gesù da non averne bisogno ? E se questa frase cambiata é volta a riconoscerci deboli, a tal punto da chiedere di non entrare in prova, non si sbaglia comunque sapendo che le prove che Dio permette non sono mai al di sopra delle nostre forze?
Quindi ho deciso di recitare il PN in italiano. Ma se ora cambiate anche la versione italiana ..
Il Pater Noster quando dice: et ne nos inducas (in-duco) in tentationem (tentatio-tentationis) traduce alla lettera : Cai me eisenenkes eis peirasmon. Le parole peirasmos e tentatio significano “PROVA, Tentativo” per cui la traduzione in italiano più giusta, secondo me, è: non METTERCI ALLA PROVA.
“Me eisenenkes” (testo evangelico originale): “Non introdurci, non farci entrare”. Non c’è il minimo dubbio, neppure una sfumatura di incertezza interpretativa.
“Prima eravamo non-tentati, poi Dio ci fa entrare in una situazione in cui siamo tentati”.
Raffaele: “Prima eravamo non-tentati, poi Dio ci fa entrare in una
…………..una situazione in cui siamo tentati”.
Le dispiace specificare, signor Raffaele, e possibilmente anche elaborare quando ‘prima’ e quando ‘poi’? Grazie per la Sua cortesia.
Nulla di importante, carissimo. Scrivo “prima” e “poi” a livello di spiegazione scolastica/grammaticale. Come dire “prima” non ero in un luogo, “poi” ci sono, se in mezzo c’è il verbo “sono arrivato”.
La Verità è solo….
Verità scritta nella Sacra Bibbia….
Non dovranno essere apportate variazioni su testi scritti dal dito della mano di Dio…..
a tutti questi buonisti
e teneri misericordiosi
che guai se pensi a un Dio Tentatore,
vorrei chieder se rispondermi sanno
come è successo che gli Angeli
poi dannati al fuoco eterno
si son trovati in ribellione
contro Dio il Creatore,
quando ancor non esisteva
nessun diabolico tentatore.
Ottima osservazione. È probabile che il significato profondo di quella petizione ci resti comunque oscuro, per cui la traduzione “non ci abbandonare alla tentazione” non ne colga che un aspetto parziale, per quanto presente, tralasciandone altri che non riusciamo ancora a comprendere.
bbruno: “…come è successo che gli Angeli / poi dannati al fuoco
…………eterno / si son trovati in ribellione / contro Dio il Creatore /
…………quando ancor non esisteva / nessun diabolico tentatore”.
È successo, signor poeta bbruno, che non per gli Angeli era stata mai pensata dal Creatore la prova da superare per vivere in Sua comunione: gli Angeli, infatti, erano così di gran lunga superiori agli Uomini che prova da superare non occorreva.
Occorreva, invece, per gli Uomini che Angeli non erano. Ora, che la tentazione sia stata esercitata da Lucifero e non direttamente dal Creatore è un particolare di nessuna importanza per il fatto che la tentazione NON contiene la malignità che noi “erroneamente” le assegniamo, in quanto essa è la necessaria, indispensabile forza motrice con cui il nostro sistema del libero arbitrio è operativo: no tentazione… no energia con cui il libero arbitrio possa operare…e, quindi, no Uomo che inesorabilmente regredisce ad animale.
Che Lucifero abbia tentato Eva malignamente rimane un fatto esclusivamente suo.
Come, Mirabile-caruso, non occorreva per gli Angeli una prova da superare? Se il diavolo, come diavolo, non è stato creato da Dio, da dove è uscito il diavolo? Se il diavolo si è prodotto dalla ribellione contro Dio, come è potuta succedere questa ribellione, partendo poi essa da colui che era il più bello e intelligente degli Angeli? Dio mette alla prova tutte le sue creture intelligenti, gli Angeli prima e gli uomini poi, perché superando la prova diano prova di amare Dio. Come è scritto: “il Signore vostro Dio vi mette alla prova per sapere se amate il Signore vostro Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima.
Dove è il problema? Noi non chiediamo a Dio di non essere messi alla prova, tentati cioè, ma di superare la prova; chiediamo di non essere travolti dalla tentazione (in-dotti, inghottiti nel suo vortice), e, perciò, di essere liberati -salvati-dal male, che è quel vortice.
Il Bergoglio e la sua squadra di biblisti (poveracci) non hanno di meglio da fare? Lasiamoli perdere. E preghoam come sempre:
Et ne nos inducas in tentationem, sed libera nos a malo.
…ma ancora non capisco, Mirabile-caruso: se il diavolo, come diavolo, non è stato creato da Dio, da dove è uscito il diavolo? Se il diavolo si è prodotto dalla ribellione contro Dio, come è potuta succedere questa ribellione, partendo poi questa da colui poi che era il più bello e intelligente degli Angeli? Dio mette alla prova tutte le sue creture intelligenti, gli Angeli prima e gli uomini poi, perché superando la prova diano prova, esse, di amare Dio. Come è scritto: “il Signore vostro Dio vi mette alla prova per sapere se amate il Signore vostro Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima.
Dove è il problema,? Noi non chiediamo a Dio di non essere messi alla prova, tentati cioè, ma di superare la prova; chiediamo di non essere travolti dalla tentazione (in-dotti, inghottiti nel suo vortice), e, perciò, di essere liberati dal male, che è la pretesa di fare senza Dio.
Il Bergoglio e la sua squadra di biblisti (poveracci) non hanno di meglio da fare? Lasciamoli perdere.
E continuiamo a pregare: Et ne nos inducas in tentationem, sed libera mos a malo.
… e la pecorella smarrita arranca come può, sola nella notte buia e tempestosa della nuovissima zona pastorale, in cerca del pastore.
Possibile che non ci sia un accolito, un catechista, un diacono, un parroco o un viceparroco, un vescovo o un arcivescovo… nessuno che ci faccia chiarezza… forse la Perpetua?
E non solo sul cambiamento del Padre nostro, ma su ciò che si sta drammaticamente verificando nella nostra Chiesa dopo il CVII: Apostasia, a volte goccia a goccia o, come ora, con bomboni d’acqua e tutt’altro che santa!
Possibile che nessuno parli della parte segretata del terzo segreto di Fatima, riguardante proprio le parole di Maria santissima sull’apostasia nella Chiesa a cominciare dai suoi più alti vertici?
Parlano tanto di accoglienza, dialogo, ponti, cammino insieme, niente giudizi, ascolto, tolleranza… ma per chi?
Clandestini, massoni, abortisti e sodomiti, ma per coloro, che nonostante tutto cercano umilmente di rimanere cattolici, riservano respingimenti, mutismo, muri, discriminazione, giudizio senza ascolto e in quanto a tolleranza… beh lasciamo…