Si avvicina l’Assemblea generale dei vescovi convocata a fine mese per l’approvazione del nuovo messale romano ed evidentemente si rende necessario preparare il terreno accarezzando i nostalgici della ortodossia. Così, li si invita a pregare san Michele Arcangelo (contro le insidie di Viganò) e poi, obtorto collo, si condanna persino l’aborto come omicidio dell’innocente (tanto quanto le morti per fame o per naufragio). Insomma, un buffetto ai tradizionalisti con contestuale strizzata d’occhio all’amica Bonino che resta annoverata, ci mancherebbe, tra i “grandi d’Italia” e del Vaticano. Ma il vizio principale delle parole pronunciate ieri da Bergoglio sull’aborto, ce lo indica padre Vittorio Veneziani in questa breve nota, quanto sofferta.
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Procura un dolore immenso la consegna della Verità a noi fatta da Dio nella Scrittura e dal Figlio Suo Gesù Cristo nei Vangeli e per mezzo della Tradizione Viva della Chiesa, quando non è considerata nella Sua totalità. La Catechesi di ieri in apparenza è stata molto forte nel descrivere la malvagità dell’uccisione degli innocenti nel grembo materno.
Tanto più necessario, tuttavia, diventa puntualizzare un aspetto fondamentalissimo che, almeno apparentemente, rischia di essere trascurato, pena il travisamento di tutto l’impianto di fede. Nella Catechesi si parla una sola volta direttamente del Padre, che ci ha creati. Dalla Scrittura e da Gesù stesso si comprende che è Dio l’Unico Autore della Vita. Il Vangelo di Giovanni, nel Prologo, dice che il Verbo era (È) Dio e che in Lui era (È) la Vita. Per questo uccidere è “rubare” a Dio; in sostanza, è “uccidere Dio”. Questo è il fondamento ultimo di tutto ciò che riguarda la Vita.
Gesù ha dato la Sua Vita per testimoniare il Suo essere Figlio del Padre Celeste perché l’unica Verità è nel Padre, che è Dio. Da questo deriva il fatto che Lui, Figlio del Padre, è Dio, in quanto proviene da Lui. Per questo ogni Suo insegnamento e ogni Sua azione sono insegnamenti e azioni di Dio e per Dio. Tutta la Vita di Gesù è un costante cercare Suo Padre, Dio, accettando in tutto la Sua Volontà. Lui voleva fare presente che Dio stesso si era avvicinato a noi per mezzo di Lui, al fine di riconciliarci con Lui e riavvicinarci a Lui. Nel testimoniare di essere Figlio di Dio (il che Gli è costato la Vita), ha dato il vero senso alla nostra vita, che è quello di essere chiamati a diventare pienamente Figli di Dio. Solo arrivando a essere una cosa sola con Dio, la nostra esistenza troverà l’unica sua pienezza.
Se, quindi, siamo chiamati ad essere figli di Dio, significa che la Paternità di Dio è l’unica cosa importante che possa definire la nostra esistenza. E Paternità significa Vita, Vita che è esclusivamente “proprietà” di Dio. San Paolo dice che Gesù Cristo rimetterà Sé stesso e ogni cosa al Padre perché Lui sia Tutto in tutti. Trascurare, anche per distrazione, che la Vita è da Dio e che la Vita è Dio stesso (poiché Dio comunica in essa il Suo stesso Essere) e senza di Lui non può esistere alcuna Vita (pure l’inferno esiste perché ci è data da Dio la possibilità di “negare la vita” e rifiutare la Comunione con Lui), rischia seriamente di annacquare anche i contenuti più profondi della nostra Fede e magari porre ostacoli nel cammino verso la Vita Eterna.
1 commento su “Servono parole chiare sulla vita – di padre Vittorio Veneziani”
Sacrosante parole: ma da un papa che dice (ritorno da Dublino, fine agosto 2018) che il problema dell’aborto è antropologico, “umano”, e che lui non permette che se ne parli partendo dalla religione, cos’altro si potrebbe aspettarsi? Trascurare che Dio è autore, padrone e proprietario della vita (parole forti, fuori moda), e ripiegare su un più cauto e scorrevole (in senso deteriore) “amante” della vita, non è una distrazione ma un altro pezzettino di un programma deliberato.